Una traduzione approssimativa potrebbe essere: "Prato delle Impronte". Si raggiunge in mezz'ora, con una dura camminata, partendo da Bonzanigo, frazione di Mezzegra. La stradina, in
buone condizioni ma con una pendenza micidiale, inizia a circa metà strada tra la chiesa di Sant. Abbondio ed il centro di Bonzanigo, a fianco di un bel rustico (semaforo).
All'inizio le indicazioni sono persino abbondanti ma giunti sul posto, niente fa capire di essere arrivati.
Si deve prendere, a destra, per una traccia in leggera discesa duecento metri dopo due casette nuovissime in pietra a vista, una delle quali è absidata (fa pensare ad una chiesa).
Solo poche decine di metri prima della deviazione un segnale capovolto, in alluminio, porta la scritta "Praa de la taca: 1 ora" (un errore?). Comunque, la strada semicarrozzabile
prosegue solo per poche centinaia di metri.
Subito dopo averla imboccata, questa traccia introvabile si trasforma in un largo sentiero affiancato da un muretto a secco. Altri pochi passi e si incontra un rustico, in cattive
condizioni, che un tempo doveva essere dotato anche di alloggio.
Fossile di Conchodon
(fotografato altrove).
Tutto sommato, oggi, sarebbe più esatto definire questo luogo "Busc de la Taca" perché l'incuria l'ha trasformato in un bosco e di prati ne sono rimasti ben pochi.
Risulta evidente che il terreno davanti alla casa doveva essere terrazzato con muraglioni degradanti verso il lago. Facile immaginare che fosse un bel posto, un tempo. Il panorama è
bello ancora oggi, anche se per fotografarlo si devono improvvisare esercizi di alto equilibrismo.
Questa è la realtà odierna, ora rimangono da spiegare le leggende. Quella più quotata parla di streghe e demoni che in questa posizione isolata, organizzavano incontri notturni
(naturalmente, oggi preferiscono le Maldive o altri luoghi alla moda). Un'altra, meno accreditata, racconta di animali scesi dall'Arca di Noè.
Forse queste storie di streghe non sono proprio solo fantasie, chissà?
Certamente, essendo ai margini delle enormi spaccature nella roccia che caratterizzano il Monte Crocione, tutta la pietra, sia quella affiorante che quella utilizzata per i
terrazzamenti, proviene da un mare tropicale antichissimo, nel quale vivevano molluschi di grandi dimensioni, i "Conchodon" che nella loro forma fossile, possono sembrara cuoricini,
per i romantici o impronte di zoccoli, per una civiltà contadina.
Trattandosi di una roccia calcarea, è soggetta a fenomeni di carsismo superficiale. Anche questo, quasi sicuramente, ha aiutato la nascita di dicerie e paure.
Insomma, il luogo emana un certo fascino, tuttavia, non mi pare che valga la pena di salire fin qui.
Sebbene sia sconsigliabile, forse, si può utilizzare questo percorso come alternativa alla prima parte della altrettanto dura mulattiera che sale da Viano e porta alla Bocchetta di
Nava anche se il raccordo tra i due tracciati è scomodo e sdrucciolevole mentre l'altra mulattiera è tutta in ottime condizioni.
Aggiornato luglio 2016
Il rustico in rovina al Praa de la Taca, Lago di Como.
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Praa de la Taca, strana impronta, Lago di Como.
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Praa de la Taca, panorama su Lenno e Mezzegra, Lago di Como.
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