La caratteristica principale dei rituali è di affrontare senza avere mai l’intenzione di ferire gravemente, in un affronto di tipo rituale non vengono mai attaccati i centri vitali principali di un altro animale della sua stessa specie, esistono rare eccezioni ma nessuna tra i mammiferi.

La differenza fondamentale è chiara: non si uccide in un rituale ma solo se serve in caso di sopravvivenza; in questo caso ci si trova in lotta con la propria censura mentale che impedisce di combattere contro un altro uomo come si farebbe contro un predatore: questo potrebbe costare la vita in quanto l’altra persona -già passata nella fase di predatore- non presenta questo tipo di censura.

Quello che distingue l’arte dei punti vitali dal budo è il fatto che manchino le mezze misure: non esistono le difese in quanto sono considerate trappole d’illusione, in natura li animali scappano o attaccano; in quest'arte si alleno la fluidità, le schivate e la rapidità per ritrovare quanto si è sopito dell’animale selvaggio che si è addomesticato ma comunque presente nella persona.

La vita ha una sola pulsione di base: la conservazione della cellula per la trasmissione della cellula, l’uomo conserva il 95% dei rituali “animali” sia in una situazione di vita sociale o estrema di sopravvivenza.

I nostri istinti derivano da pulsioni elementari la cui sola finalità è favorire la piu’ grande delle pulsioni: la sopravvivenza della specie umana.

Esistono sette rituali a cui l’uomo non sfugge ed esegue inconsciamente tutti i giorni:

rituale di provocazione

rituale di affronto

rituale di protezione del territorio

rituale di dominazione

rituale di selezione

rituale di seduzione

rituale di sottomissione

il fine è sempre e comunque la riproduzione della specie (alcune vite fanno solo questo: escono dalla crisalide, si riproducono e muoiono senza alimentarsi).

Il rituale di provocazione o intimidazione per scoraggiare un eventuale sfida

Non può essere definito aggressività ma si fa capire all’avversario tramite i gesti, le espressioni, urla, posture (come nel regno animale) che non ha nulla da guadagnare nel battersi.

Durante questo rituale piu’ risulta acuto il livello della voce meno risulta essere pericoloso l’avversario, di fatti questo è un segnale di paura come il rossore del viso e le pupille dilatate (presenza di adrenalina) lo stringere i pugni è pure segno di paura come la posizione eretta che non concede lo scatto immediato: può comunque succedere che un attacco venga sferrato ma questo risulterà maldestro e non causerà grossi danni.

La situazione opposta è rappresentata dall’impallidire dell’aggressore, dalle pupille strette (noradrenalina), l’assenza di grida, smorfie, abbassamento del centro di gravità che favorirà lo scatto: tutte queste caratteristiche indicano che l’aggressore è diventato un predatore in grado di attaccare in qualsiasi momento senza riserve.

L’ultimo caso descritto è sopravvivenza, nella prima situazione si è invece in presenza di un rituale.

Il rituale di  affronto

È il rituale in cui il molestatore, non essendo stato dissuaso, invita alla rissa. Anche in questo rituale non si uccide e non ci si ferisce mai gravemente in quanto esiste un’inibizione mentale molto forte.

Generalmente basta non raccogliere l’affronto ma non si deve essere uomo-animale per riuscirvi.

Il rituale di protezione del  territorio

Serve un territorio per cacciare, mangiare, riprodursi e vivere in famiglia; per avere e conservare questo territorio vitale si hanno cicli di rituali: intimidazione, provocazione, affronto e segnatura, il maschio “segna” con il suo odore i confini del proprio dominio –l’uomo non utilizza questo metodo ma il parallelismo con il fatto che urini contro alberi e muri anziché a terra è in relazione con questo fatto- la casa viene protetta con serrature, in alcune culture entrare nel territorio di un altro senza invito equivale a provocazione e si può essere uccisi.

Il rituale di  dominazione

Esso inizia nel mondo animale come in quello umano tra fratelli o sorelle per poi proseguire lungo tutto l’arco della vita (scuola, lavoro, famiglia) tra i cuccioli d’uomo –come per i cuccioli di animale- il gioco rappresenta un affronto rituale atto a stabilire le gerarchie di dominazione; nella società però questo rituale viene limitato ed oppresso in quanto si ritiene che non si bene litigare mentre dal punto di vista rituale è una cosa sana anche perché non si possono sopprimere le pulsioni innate.

A differenza del mondo animale, tra uomini civilizzati, esistono delle regole esterne che proibiscono i rituali e delle regole del rituale del mondo interiore che rimane invariato nel profondo dei geni –per motivi di sopravvivenza-

Il rituale di selezione o affronto

Secondo le leggi naturali ogni riproduzione deve essere necessariamente accompagnata dal miglioramento della specie, i maschi subiscono la selezione tramite il confronto tra di loro: il vincitore potrà fecondare la femmina.

Per la natura siamo uguali solo nella morte ma per tutto il resto “che vinca il migliore”

Il rituale di seduzione

Una volta stabilito, tramite il rituale di selezione, il maschio vincitore si passa alla “seduzione” della femmina tramite “gesti” codificati sia per il maschio che per la femmina.

Il rituale di sottomissione

Questo rituale nell’uomo è il meno rispettato a causa dell’Ego, di fatti l’uomo è incapace di scusarsi o chiedere perdono.

Nel regno animale la colpa viene immediatamente punita senza rischiarare il carcere; il rituale di sottomissione è una regola ferrea: esso disarma il dominante, il vinto si gira sul dorso mostrando le parti piu’ vulnerabili, in questo modo ha salva la vita.

Nel mondo dell’uomo “civile” fare una cosa del genere equivarrebbe a farsi uccidere in quanto l’uomo è peggiore degli animali…. In ambito umano, nel rituale di sottomissione, in caso di perdita della competizione si deve tenere la testa abbassata, non guardare negli occhi il rivale e non rispondere agli insulti umilianti, a volte è bene riconoscere verbalmente di aver perso ma in modo sincero senza trovare scusanti a se stessi altrimenti si aggraverebbe la situazione; in caso di vincita della competizione si applica comunque il rituale di sottomissione ma inversamente per smorzare lo stress e la frustrazione del perdente con frasi del tipo “tu eri il migliore … ho avuto fortuna …”

Chi possiede un Ego troppo marcato per eseguire questo rituale di distensione può attendersi solo complicazioni con aggravanti di odio e vendetta.