«Bisogna poi aggiungere che tra i componenti
del linguaggio ordinario ci sono anche superstizioni, errori e fantasie
di ogni tipo, i quali a volte arrivano a superare la prova di sopravvivenza
(e tuttavia, perché non dovremmo accorgercene quando succede?).
Il linguaggio ordinario quindi non può certo essere l'ultima parola:
in linea di principio è possibile integrarlo, migliorarlo e sostituirlo
ovunque. Ma se non è l'ultima parola, è bene ricordare che
è la prima»
[cit. in Putnam, Mente, linguaggio e realtà,
Adelphi, Milano 1987]