PREFAZIONE

 

La favola è l’infanzia.

E’ l’infanzia del bambino al quale viene letta ma anche del genitore che la legge, nel momento di tepore e di intima condivisione che la lettura implica. Al tempo stesso è anche la nostra: di Ester che scrive, di Carlotta che disegna, e questo non solo e non tanto perché il così dolce lavoro ci riporta all’infanzia o perché in essa andiamo a scovare spunti d’ispirazione… Piuttosto perché creare una favola (e il lettore contribuisce) è creare un piccolo mondo dotato di significato, con le sue logiche e la sua magia, con tutto il suo potere di stupire, di affascinare, di insegnare. E proprio questo è il lavoro che ogni persona, nei giorni della propria infanzia, compie su quel mondo che, crescendo, si abituerà a chiamare “reale”.

In questo senso ci sentiamo di affermare che uno dei principali obiettivi pedagogici delle favole sia l’educazione alla creatività, ad un atteggiamento positivo e aperto a tutte le possibilità, un atteggiamento appassionato nei confronti della vita, volto alla crescita intesa come piacere e come impegno permanente cui attendere insieme, in collaborazione piuttosto che in competizione con tutti i propri simili (e dissimili).

Lo sguardo ben fisso all’affermazione di Italo Calvino - secondo la quale le favole “sono vere”, descrivono cioè in forma fantastica le dinamiche del crearsi di un destino verso la maturità - abbiamo cercato nella nostra immaginazione alcuni racconti che illustrassero l’importanza della fantasia nel rapporto attivo e costruttivo dei singoli e della comunità con la realtà in cui vivono - per creare in prima persona la propria storia individuale e collettiva - e l’originarsi di una felice e proficua convivenza dalla collaborazione di diversi componenti della comunità (vecchi e bambini, uomini e donne, potenti e subordinati, esseri umani e animali…) in vista di un fine comune.

 

Ester e Carlotta


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