Uccelli
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UCCELLI

di Aristofane

Traduzione e adattamento di Livio Galassi

con

Giuseppe Pambieri – Lia Tanzi

Micol Pambieri

e con

Enzo Borrino – Marco Delle Fratte – Eduardo Enrichi

Luigi Iacuzio – Massimiliano Mursia – Simone Nenni

Scene: R. La Gioia Musiche: M. Forza

Regia: Giuseppe Pambieri

   

UCCELLI - Ritenuto il capolavoro di Aristofane, Uccelli, rappresenta l'esaltazione di un mondo fiabesco in contrapposizione al dissennato mondo umano. Pistetero ed Evelpide, stanchi della disonestà terrena, si rivolgono agli uccelli poiché li considerano gli unici esseri liberi e veramente onesti, e con l'aiuto di Upupa, prima uomo ora uccello, riescono a fondare insieme una nuova città nel cielo tra il mondo degli dei e quello degli uomini. Canti, cinguettii, pigolii e trilli accompagno in realtà quella che voleva essere la stessa fuga di Aristofane dalla scomoda città terrena. In questa nuova città non sono ammessi i disonesti, gli imbroglioni, le ingiustizie e anche gli dei dovranno arrendersi e cedere il loro potere agli uccelli. Come tutte le commedie di Aristofane, anche questa ha una struttura ben definita nell'alternanza di parti dialogate e di parti cantate. Accanto alla violenza della fantasia di Aristofane, che cerca frequentemente di rappresentare con figurazioni astratte e fantastiche, i valori della realtà.

 

 

ARISTOFANE - Poche sono le notizie biografiche. Di origine ateniese, la sua cronologia si può collocare approssimativamente tra il 455 e il 380 a.C. Pare che fosse di famiglia agiata e che il padre possedesse terreni nell'isola di Egina. E' assodato che non prese parte direttamente alla vita politica e non militò in nessun gruppo organizzato; tuttavia fu ostile al partito democratico ed agli indirizzi culturali dell'Atene postpericlea come provano i numerosi attacchi contro Cleone, Euripide, Socrate e i Sofisti. Ebbe tre figli che seguirono le sue orme nell'attività teatrale, anche se con modesti risultati. Della sua produzione gli antichi conoscevano 44 commedie, quattro delle quali erano ritenute spurie; la prima, I Banchettanti, andò in scena nel 427 sotto altro nome e le ultime due furono rappresentate postume. Noi ne possediamo 11: Acarnesi, Cavalieri, Nuvole, Vespe, Pace, Uccelli, Lisistrata, Tesmoforiazuse, Rane, Eclessiazuse, Pluto. Passando dagli Acarnesi al Pluto è possibile individuare una linea evolutiva che muovendo da una politicità risentita, approda attraverso più sbrigliate fughe all'utopia, nell'ambito ristretto del privato; rimane, tuttavia, costante la satira contro la nuova Atene o - che è lo stesso- la nostalgia di quella antica.