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"ANFITRIONE" di Titto Maccio Plauto con Stefano Masciarelli – Adriana Russo E con Marco Poli – Cristina Caldani – Maurizio Annesi Rossella Fanelli – Maria Rosaria Boccato Scene e Maschere Musiche Coreografie Kim Marie Brittain Simone Sciumba Rossella Fanella Traduzione, Adattamento e Regia Maurizio Annesi
ANFITRIONE - Sul gioco degli equivoci è basato anche Amphitruo, l'unica commedia di argomento mitologico. Essa tratta della nota favola di Giove, che invaghitesi di Alcmena, moglie del re Anfitrione, durante l'assenza del re, impegnato in una guerra contro i Teleboi, si presenta a lei di notte nelle sembianze del marito. Di qui una serie di equivoci, che inducono Anfitrione a dubitare della fedeltà di Alcmena, finché nascono due gemelli, uno dei quali è figlio di Anfitrione e l'altro di Giove, Ercole, che strozza nella culla due serpenti; alla fine Giove si rivela, e Anfitrione è lieto dell'onore toccato alla moglie. Gli effetti più comici Plauto li ottiene dando grande sviluppo alle scene fra Sosia, servo di Anfitrione, e Mercurio che ne ha preso l'aspetto per tener mano alla tresca del suo divino padrone. Sosia giunge fino a dubitare della propria identità, ma rimane ostinatamente attaccato a ciò che i sensi e la memoria gli dicono, nonostante i pugni tremendi di Mercurio. Plauto stesso definisce questa commedia una tragicommedia, e usa spesso toni più elevati, come ad esempio nella descrizione della campagna vittoriosa di Anfitrione, nella rappresentazione della figura dignitosa di Alcmena, in certe parlate tronfie di Giove; ma l'intento del poeta è in ogni caso parodistico, e l'effetto che ne scaturisce è sempre comico, inerente al soggetto stesso: Giove infatti appare come un dongiovanni che abusa della sua potenza, e Mercurio è il tipo del bravaccio devoto. Del resto anche in altre commedie di Plauto il comico si accompagna spesso ad una grandiosità epica di linguaggio. PLAUTO, Tito Màccio (Titus Maccius Plautus) (Sarsina 254 ca - Roma? 184 a.C.) Commediografo latino. Di lui si hanno scarse notizie (forse fu attore e capocomico). Delle 130 commedie attribuitegli. Varrone Reatino ne indicò 21 come autentiche, pervenuteci con poche lacune: Amphritruo, Asinara, Aulularia, Bacchides, Captivi, Casina, Cistellaria, Curculio, Epidicus, Menaechmi, Mercator, Miles gloriosus, Mostellaria, Persa, Poenulus, Pseudolus, Rudens, Stichus, Trinummus, Truculentus, Vìdularia. Si tratta di palliate ispirate a modelli della commedia nuova greca (Difilo, Filemone, Menandro). In esse spesso e centrale la figura del servo astuto e imbroglione, ma affezionato al giovane padrone innamorato che aiuta, a danno del padre vecchio e avaro. La struttura è generalmente costituita da un prologo che spiega gli antefatti e da alternanza di diverbia (parti dialogate) e cantica (parti musicate e cantate). La comicità viene raggiunta attraverso situazioni particolari (es. scambi di persone) e l'abilità linguistica (battute salaci, doppi sensi, giochi di parole, neologismi, arcaismi). Plauto ebbe grande successo e fu riscoperto e imitato dall'umanesimo in poi, determinando i caratteri della commedia rinascimentale, e rimanendo fonte di ispirazione dei maggiori autori europei (L. Ariosto, N. Machiavelli. W. Shakespeare, B. Jonson. J.F. Regnard). |