La competenza testuale 

 

GENERALITA’

Per competenza testuale si intende quella abilità linguistica che consente:

-         sul versante della fruizione : di ricevere, decodificare, comprendere il significato complessivo e lo scopo di un testo, apprezzandone il valore e la bellezza.

-         Sul versante produttivo : di progettare un testo avendo chiaro lo scopo, di scegliere le parole e le espressioni, di codificarle in forma comprensibile, gradevole, corretta.

 

IL TESTO

Il testo, che in qualche caso può essere formato anche da una sola parola (Es.: il grido “Aiuto”), è in genere costituito da molte parole organizzate in frasi e periodi. Frasi e periodi che, però, debbono essere legati fra loro da relazioni. Da alcuni, infatti, il testo viene definito come “un insieme di frasi che hanno in comune alcuni elementi che ci permettono di dire che esse formano un’unità e non una molteplicità” (Ciseri). Per altri il testo è la vera “unità di significato”. Non la parola o la frase o il periodo costituiscono una “unità di significato” ma soltanto il testo nella sua interezza. Un esempio di come una frase estrapolata da un testo possa essere ambigua è il seguente: “La vecchia porta la sbarra” . Solo il testo nella sua interezza ci svelerà se si tratta di una donna vecchia che trasporta una sbarra ovvero di una vecchia porta che sbarra un’uscita o un’entrata.

 Quali sono, dunque, le relazioni, gli elementi comuni che fanno, di un insieme di periodi, un testo ? Quali sono, insomma, le caratteristiche che deve possedere un testo per essere definito tale ?

Esaminiamole in dettaglio:

LE CARATTERISTICHE DEL TESTO

Coreferenza : Consideriamo il seguente breve testo: “” La Juve ha vinto a Milano perché l’Arizona è uno stato americano mentre Garibaldi è partito da Quarto “”. E’ fin troppo evidente che le tre frasi, anche se apparentemente collegate da connettivi linguistici appropriati (perché , mentre) si riferiscono a contesti completamente diversi, hanno, cioè, referenti diversi. Manca, quindi, l’attributo della coreferenza.

Coesione : Consideriamo, ora, il testo: “”Gabriella disse a Marco di aprire la finestra, usciva il fumo, lei soffriva di asma “” In questo caso le frasi mancano di coesione, cioè non sono collegate dagli opportuni connettivi. Introducendoli nel modo, ad es., seguente : “”Gabriella disse a Marco di aprire la finestra, così usciva il fumo, perché lei soffriva di asma”” si ottiene la necessaria coesione.

Nota sui connettivi linguistici  In una ricerca del 1978 Lumbelli rilevò come fra bambini parlanti la stessa lingua e dello stesso livello scolastico fossero rilevabili notevoli differenze nel comportamento durante la lettura e nella comprensione delle storie lette.

Alcuni riescono a collegare le varie sequenze della storia (contestualità) , si pongono e pongono domande per capire meglio, vedono storie organizzate e colgono le finalità comunicative dell’insieme.

Altri lasciano le sequenze staccate percependo fatti sconnessi e occasionali, non pongono domande e si accontentano di quello che hanno capito, trascurano i fattori portanti e colgono soltanto i dettagli da cui sono abbagliati.

 Questo fatto induce a pensare che una causa importante che determina il comportamento degli altri sia da ricercare nel fatto che costoro, probabilmente, hanno difficoltà a comprendere la funzione dei connettivi linguistici, forse anche quelli grammaticali, quasi sicuramente quelli logici. E’ infatti evidente che se non si coglie il significato dei connettivi logici non è possibile cogliere le relazioni spaziali, temporali, causali…che legano le varie sequenze che, così, rimangono staccate, a sé stanti.

Così in un  testo quale: “”Il re del mare era vedovo da molti anni, ma c’era la sua vecchia madre che pensava a tenergli in ordine la casa””  è necessario riconoscere la funzione dell’aggettivo possessivo sua e del pronome gli per cogliere la relazione fra il re del mare, la mamma del re del mare, l’ordine che la mamma del re del mare teneva nella casa di lui, cioè del re del mare.

 E’ proprio per non fare incontrare ai bambini difficoltà di comprensione che gli autori, talvolta, usano molto parsimoniosamente tali connettivi, preferendo forme più semplici come la ripetizione dei nomi. Es.: “”C’era una volta un vecchione molto misantropo, chiamato Barba Gianni che viveva in una grotta. Dalla grotta ogni giorno Barba Gianni…..(Moravia). Avrebbe potuto dire “”……………dalla quale ogni giorno egli…..”” . Ma la forma usata è di molto più facile comprensione.

E ancora: Nella frase “”Carlino dovette risalire il torrente fino al boschetto dove poté attraversare passando sopra una fila di grossi sassi, perché il ponticello del sentiero era crollato. Così, però, fu costretto a fare un lungo giro e quando arrivò al luogo convenuto non trovò più nessuno.”” Le relazioni spaziali, causali e temporali verranno correttamente colte se il lettore conosce il significato e la funzione dei connettivi logici utilizzati.

Coerenza : Il testo che segue, invece, ha la necessaria coreferenza e la opportuna coesione: “”L’aereo velocemente si sollevò dal suolo e prese quota. Allora Luigi slacciò la cintura e si alzò. Quindi andò verso il portello, decisamente lo aprì e scese lentamente dall’aereo””. Manca, però, decisamente, di coerenza.

Intenzionalità : Chi produce il testo deve far sì che il testo mostri chiaramente le intenzioni, gli scopi che ci si prefigge di conseguire con il testo stesso. Ove questo non si verifichi il testo può risultare ambiguo e poco chiaro. Esempio: Il cartello “”CHI TOCCA I FILI MUORE”” con tanto di teschio disegnato in mezzo, che si trova affisso ai tralicci dell’ “alta tensione” mostra chiaramente lo scopo che è quello di salvare la vita a chiunque, incoscientemente, pensasse di arrampicarsi fino a toccare i fili. Un cartello del tipo “”VIETATO ARRAMPICARSI SUL TRALICCIO” sarebbe ambiguo perché potrebbe essere interpretato, ad es.,  come divieto teso soltanto a salvaguardare il traliccio da possibili danneggiamenti.

Accettabilità : Un testo è accettabile quando è comprensibile e utilizzabile da tutti coloro cui è diretto. Durante il colera di Napoli comparvero sul lungomare cartelli recanti la scritta “”MITILI NON EDULI””. E’ un bell’esempio di testo non accettabile. Difficilmente, infatti, la maggior parte di coloro che l’hanno letto l’avranno compreso.

Informatività : Per essere informativo un testo deve contenere la giusta quantità di informazione, cioè tanta quanta ne serve per conseguire lo scopo che si prefigge e non di più. L’eccessiva quantità di informazione, infatti, può rendere confuso lo scopo del testo, può scoraggiare la lettura, può, in definitiva, veicolare una quantità di informazione insufficiente. La società dei telefoni inglesi ci fornisce un bell’esempio di testo adeguatamente informativo (condito anche con una piccola dose di “humor” squisitamente britannico) con questo avviso inviato agli utenti: “”Prima di effettuare degli scavi in giardino, telefonateci. Dopo, forse, non potrete più farlo””

Situazionalità : Un testo è efficace se collocato nel contesto adatto. Il cartello “”VIETATO USARE I CARRELLI FUORI DALL’AREA DEL NEGOZIO” sarebbe mal situato e scarsamente efficace se collocato, poniamo, all’interno di un teatro.

Intertestualità : Spesso in un testo, si fa riferimento, anche senza citarli esplicitamente, a frasi o espressioni di altri testi largamente noti all’interno di una data cultura. Tali riferimenti arricchiscono il testo stesso di quei significati che sono impliciti nelle frasi o nelle espressioni dei testi richiamati. Un simpatico esempio è dato dai versi scherzosi di Scialoia : “”T’amo pio bue , anzi ne amo due”” Dove il riferimento al “T’amo pio bove” del Carducci è trasparente e verrà percepito da tutti. Da cui il significato scherzoso e caricaturale del testo di Scialoia.

Altro esempio: Il testo del cartello “”FINE DEL DIVIETO”” acquista significato se messo in rapporto al cartello “”LIMITE DI VELOCITA’ A 30 KM/ORA”” letto precedentemente.

TIPI DI TESTO

In relazione ai loro contenuti, secondo E.Werlich  (“Tipologie der Texte” Heidelberg, Quelle e Mayer 1975) si possono distinguere i seguenti tipi di testo:

Descrittivo : Descrizione di oggetti, persone, luoghi nel contesto spaziale

Narrativo : Storie, eventi che si sviluppano nel contesto temporale

Espositivo : Esposizione di teorie, concetti, progetti, programmi

Argomentativo : Discussione, confronto e valutazione di ipotesi, di teorie, di scelte

Regolativo : Pianifica il comportamento proprio o altrui (Regolamenti, istruzioni)

IL TESTO E IL LETTORE

Umberto Eco definisce il testo “una macchina pigra”, intendendo con questo che esso non può vivere soltanto di vita propria ma deve essere vivificato dalla partecipazione del lettore attivo.

 In effetti il lettore attivo può ricavare dal testo altre informazioni oltre quelle esplicitamente fornite dal testo stesso. Questo può fare mediante operazioni di presupposizione e di inferenza.

Presupposizione : Quando un’idea o un fatto si presuppone  conosciuto sia da chi produce il testo

sia da chi lo riceve, tale idea o fatto può non essere esplicitamente descritto dal testo, essendo implicito nelle cose che il testo descrive. Naturalmente toccherà al lettore, per una buona fruizione del testo, esplicitare ciò che è implicito. Esempio: “Carlo si infilò il cappotto e uscì in strada per raggiungere l’amico che lo attendeva all’ingresso del Colosseo”. Il testo non lo dice ma è facile supporre che l’azione si svolga in inverno perché a Roma solo in inverno si porta il cappotto.

 I linguisti distinguono presupposizioni che si collocano nell’area pragmatica e presupposizioni che si collocano nell’area semantica. Quelle che si collocano nell’area pragmatica possono essere referenziali (“Se lo sa la tua mamma !” : Si sa come sono le mamme); contestuali  (“Il sole stava per sorgere…” . Evidentemente è l’alba); circostanziali  “La squadra X gioca in casa contro la squadra Y”: X, che gioca in casa,  è nell’alta classifica e Y è l’ultima. Si può presupporre che X sia molto avvantaggiata. Quelle che si collocano nell’area semantica si avvalgono dei significati insiti nelle parole. Es.: “Mario è scapolo” . Evidentemente Mario è un umano, adulto, non sposato.

Inferenza : Da ciò che il testo afferma si può, mediante deduzione, ricavare altra informazione non fornita direttamente dal testo stesso. L’esempio è tratto da un gioco eseguibile con i “Blocchi Logici” (si tratta di un gioco didattico ideato dal Dienes, costituito di 48 pezzi di varie forme, colori, dimensioni e spessori). Il gioco, detto “delle venti domande”, consiste nell’indovinare un pezzo del gioco nascosto da altri. Chi deve indovinare può fare domande alle quali potrà essere risposto con un SI’ o con un NO (Es.: E’ quadrato ? E’ rosso ?). Sapendo che i colori sono tre: rosso, giallo e blu, se alle domande “E’ rosso ?” e “E’ blu ?” è stato risposto “NO”, se ne può dedurre che il colore del pezzo è GIALLO. E’, questa, una inferenza . E il gioco descritto è un ottimo esercizio per allenare i bambini, anche piccoli (prima e seconda elementare) a fare inferenze.

L’ANALISI DEL TESTO

L’analisi del testo come strumento didattico consente di spingere la comprensione anche oltre i significati superficiali e fino alle motivazioni più profonde. Inoltre, una volta scoperta la struttura del testo (che, particolarmente nelle fiabe, è notevolmente ripetitiva) si facilita il riconoscimento di tale struttura nelle letture successive, migliorando ulteriormente la comprensione dei significati anche non superficiali.

 Esistono dei modelli di analisi proposti dai linguisti e può essere utile conoscerli.

Modello attanziale del Greimas

Il termine attanziale deriva dal fatto che  i sei ruoli fondamentali individuati vengono chiamati attanti mentre i personaggi del racconto che andranno a ricoprire quei ruoli vengono chiamati attori.

Ecco lo schema:

    DESTINATORE-------------------à OGGETTO ß---------------------------DESTINATARIO

                                                                       ^

                                                                       !

                                                                       !

                                                                       !

    AIUTANTE-------------------------à SOGGETTOß-------------------------OPPOSITORE

 

Modello funzionale diacronico del Genot

Individua nove momenti-chiave della storia:

1) Progetto

2) Tentazione

3) Esitazione

4) Mancanza

5) Punizione

6) Pentimento

7) Prova

8) Salvezza

9) Ricompensa

 

Modello del Prop per l’analisi dei racconti delle fate

Individua una serie complessa di situazioni e alcuni elementi:

SITUAZIONI                                                        RUOLI O ELEMENTI

Situazione iniziale                                                Antagonista

Allontanamento                                                    Donatore

Divieto                                                                   Aiutante

Infrazione                                                              Principessa

Ricognizione                                                          Mandante

Ecc…..                                                                    Eroe

                                                                                Falso eroe

                                                                                Oggetti magici       

 

UTILIZZAZIONE DEL MODELLO DEL GENOT IN UN EPISODIO DELLA STORIA DI PINOCCHIO (Pinocchio che vende l’abbecedario e va con i burattini)

Questo modello è fra i più utilizzabili come strumento didattico.

1) Progetto          -  Pinocchio è ben deciso ad andare a scuola

2) Tentazione      -  Il teatro dei burattini tenta fortemente Pinocchio

3) Esitazione       -   Ma al babbo aveva promesso di andare a scuola

4) Mancanza       -   Non resiste alla tentazione e vende l’abbecedario per entrare

5) Punizione        -   Mangiafuoco lo scopre e lo cattura

6) Pentimento     -   Pinocchio pensa al babbo e si pente

7) Prova              -   Pinocchio si offre per essere bruciato al posto di Arlecchino

8) Salvezza          -   Mangiafuoco si commuove e lo perdona

9) Ricompensa    -   E gli regala quattro monete d’oro.

                                                           

LA PRODUZIONE DI UN TESTO

Il progetto

Ogni testo, prima che si proceda alla sua stesura, deve essere progettato. La progettazione è indispensabile se si vuole ottenere un testo esauriente e ben equilibrato nelle sue parti.

 Il primo atto della progettazione consiste nel porci davanti, in forma di note o di appunti, tutto il materiale di cui possiamo disporre per elaborare il testo. Si potrebbe anche dire: tutto quello che sappiamo e che, quindi, potremo dire, sull’argomento del testo che vogliamo produrre.

 Il secondo atto è quello di disporre tutto il materiale di cui sopra in uno schema che preveda una buona introduzione all’argomento, un elenco dei contenuti che tratteremo disposti secondo una successione razionale, una opportuna conclusione.

La stesura

A questo punto si può iniziare la stesura, cercando di esporre gli argomenti con chiarezza, evitando eccessi nell’aggettivazione (specie nell’uso dei superlativi) e cercando di dire il necessario nel modo più sintetico e meno prolisso, senza, ovviamente, che questo vada a discapito della chiarezza.

L’introduzione dovrà lasciar trasparire, anche senza dirlo esplicitamente, il motivo per cui si ritiene importante affrontare l’argomento nonché lo scopo che ci si prefigge. Ove ciò sia necessario, essa dovrà anche contenere le pre-cognizioni ritenute indispensabili per una buona comprensione delle argomentazioni che seguiranno.

I contenuti dovranno essere esposti nella successione stabilita e dovranno essere opportunamente concatenati.

La conclusione dovrà essere una sorte di “tiriamo le somme” e dovrà, quindi, contenere, in qualche modo, il significato complessivo di quanto siamo venuti esponendo. Sarà un po’ come dire : “Ecco che ho raggiunto l’obiettivo che mi ero proposto”.

Nozioni tecniche

Il periodo

Il periodo è una parte del testo conclusa con un punto fermo. Esso si compone di una proposizione principale o reggente e da una o più proposizione secondarie. Le proposizioni secondarie possono essere coordinate o subordinate.

Sono coordinate quelle che non dipendono dalla reggente ma la affiancano. Esse si pongono in relazione alla reggente in diversi modi:

per accostamento affiancandosi alla principale dopo una virgola;

mediante congiunzioni copulative: e, anche, pure, ecc.

mediante congiunzioni distintive: o, oppure, cioè….

mediante congiunzioni avversative: ma, però, invece……

Sono subordinate quelle che dipendono, sono rette dalla principale o reggente. Esse si uniscono a quest’ultima per mezzo di legami sintattici :pronomi, avverbi, congiunzioni……

Frase nucleare ed espansioni

La frase cosiddetta nucleare è quella composta da un gruppo nominale (G.N.) e da un gruppo verbale (G.V.) . Es.: Il cane corre.

Tale frase può essere arricchita sia nel G.N. che nel G.V. mediante aggiunte o espansioni. Es.: Il vecchio cane corre velocemente.

 Le espansioni, quindi, si possono ottenere con l’aggiunta di pronomi, aggettivi, avverbi , che, in riferimento alla loro funzione, sono detti modificanti.

 Altre espansioni si ottengono mediante l’aggiunta di complementi che introducono relazioni di tempo, di luogo, di causa, di fine, ecc. Per introdurre i complementi si fa uso di articoli, congiunzioni e preposizioni, detti funzionali. Esempio: Il vecchio cane di Giulio (proprietà), stamattina (tempo), correva velocemente verso casa (luogo) per poter mangiare (fine) perché era affamato (causa).

TORNA ALL'INDICE

TORNA ALLA HOME