GENERALITA’
La competenza metalinguistica consente di controllare il codice. Per poter controllare il codice di una lingua occorre conoscere e saper usare i suoni, i segni, i significati e le regole di quella lingua.
SUONI, SEGNI, SIGNIFICATI E REGOLE
I suoni I suoni semplici della nostra lingua, i fonemi, sono 28 : 1) a, 2) b, 3) c dolce, 4) c dura,
5) d, 6) è, 7) è, 8) f, 9) g dolce, 10) g dura, 11) i, 12) l, 13) m, 14) n, 15) o aperto, 16) o chiuso,
17) p, 18) r, 19) s dolce, 20) s dura, 21) t, 22) u, 23) v, 24) z dolce, 25) z duro, 26) gl di aglio,
27) gn di gnomo, 28) sc di sci.
In realtà sono pochi ed è bene soffermarsi un momento a riflettere su questo fatto. Infatti la constatazione che con un numero così limitato di suoni (pare che anche considerando tutte le lingue e i dialetti del pianeta il numero dei fonemi non superi i 50) si può produrre tutto ciò che si è detto e si dice sull’intero pianeta, dà un’idea evidente di una delle caratteristiche più importante e più suggestiva della lingua : la generatività. Cioè la possibilità di generare una quantità illimitata di parole, di frasi, di discorsi, di sermoni, di poesie…..
I segni Per rappresentare i suddetti suoni sotto forma di scrittura, la lingua italiana, che è una lingua alfabetica, usa i segni dell’alfabeto, cioè i grafemi. I segni alfabetici sono 21, ma, poiché la lettera “h” non rappresenta nessun suono e la lettera “q” rappresenta un suono già rappresentato dalla lettera c dura, in realtà i segni disponibili per rappresentare i 28 suoni sono soltanto 19.
Così dobbiamo usare lo stesso segno “e” per rappresentare il suono aperto e il suono chiuso che distinguiamo apponendo o l’accento grave o l’accento acuto. La stessa cosa facciamo con il segno “o”. Per i suoni duri chi, che, ghi, ghe usiamo l’interposizione della lettera “h”. Per i suoni dolci “gl di glicine”, “gn di gnomo” “sc di sci” usiamo le stesse combinazioni di segni usate per i suoni duri ed è soltanto l’uso che ci aiuta a distinguere. La stessa cosa accade per i suoni dolci e duri delle lettere “s” e “z”. E non è indifferente il fatto che la differenza di suono cambia il significato: tocco (verbo toccare) e tòcco (un tòcco, un pezzo di formaggio); colla (preposizione articolata) e còlla (adesivo); pésca (da pescare) e pèsca (frutto); réne (sabbie) e rène (organo anatomico); mozzo (zeta dolce) = il mozzo di una ruota, mozzo (zeta dura) = giovane apprendista marinaio; razza (zeta dolce) = pesce, razza (zeta dura) = la razza umana; presento (s dolce) = verbo presentare, presento ( s dura) = verbo presentire.
Questa non perfetta corrispondenza fra suoni e segni costituisce una difficoltà nell’apprendimento della lettura e della scrittura che gli insegnanti conoscono bene e della quale tengono il debito conto. Altre difficoltà ortografiche sono, poi, legate alla rappresentazione dei suoni composti: digrammi e trigrammi, raddoppiamenti, dittonghi trittonghi e iato, formazione delle sillabe, sillabe atone toniche e uso degli accenti. E anche, in seguito : elisione, troncamento e uso dell’apostrofo, regole d’interpunzione, uso delle maiuscole.
I significati
Nella nostra lingua il primo elemento linguistico portatore di un significato è la parola . Ogni parola è formata da una o da una combinazione di sillabe. (Nelle parti variabili del discorso, però, occorre distinguere, prima della sillaba, il lessema o monema lessicale (radice invariabile) e il morfema o monema grammaticale (desinenza variabile) che, insieme, formano la parola). Le sillabe sono formate da una combinazione di consonanti e vocali o da una sola vocale.
Le combinazioni fra consonanti e vocali che possono darsi sono le seguenti : 1 cons.+ 1 voc. ; più di 1 cons.+ 1 voc.; 1 voc.+ 1 cons. Ogni sillaba contiene generalmente una sola vocale, salvo i casi dei dittonghi e dei trittonghi. Nei dittonghi stanno insieme, nella medesima sillaba, una vocale ( a, e, o) e una semivocale ( i, u). Se, però, sulla semivocale cade l’accento, tale semivocale si stacca e fa sillaba a parte (Es.: pa-u-ra). Nei trittonghi il gruppo è composto da due vocali + una semivocale o da due semivocali + una vocale. E funziona allo stesso modo.
La scienza che studia i significati di una lingua si chiama semantica. Conoscere una lingua significa anche conoscere il significato delle parole che costituiscono il vocabolario di quella lingua. Naturalmente nessuno conosce il significato di tutte le parole di una lingua. Ognuno ha il proprio vocabolario, cioè il proprio patrimonio di parole conosciute. Ovviamente quanto più tale vocabolario è vasto, tanto più la lingua viene padroneggiata.
Il campo d’indagine della semantica è vasto e complesso. Segnaliamo qui brevemente alcuni problemi lessicali interessanti:
Polisemia Esistono parole che hanno più di un significato per cui soltanto dal contesto in cui la parola viene usata si può conoscere il significato che il parlante ha inteso darle.
Esempi : muta (di cani, da sub, persona che non parla), lira (moneta, strumento musicale), riso (seme alimentare, l’atto del ridere), sole (l’astro, l’aggettivo), suole (parte delle scarpe, voce del verbo solere).
Sinonimia Esistono significati che possono essere espressi da parole diverse. Esempi: Viso Volto Faccia ; Insegnante Docente ; Scolaro Alunno.
Ipernomia Talvolta si usa un termine più generale in luogo di uno specifico il cui significato è compreso nel significato del termine generale. Es.: frutta in luogo di pera .
Iponomia E’ l’inverso, cioè l’uso di un termine specifico a rappresentare un significato più generale. Es.: Guadagnarsi il pane in luogo di guadagnarsi da mangiare.
Antonimia = Opposizione di significato: alto-basso, pieno-vuoto, leggero-pesante.
Antinomia = Opposizione di concetti: Adattamento-libero sviluppo, autorità-libertà, assolutismo-costituzionalismo.
Molto interessante, anche a fini didattici, è il fatto che esistono, nella lingua, termini, specialmente voci verbali, di significato simile ma non identico, che consentono di usare, in luogo del verbo generico, un verbo capace di precisare in modo più raffinato l’atto che si vuol descrivere.
Verbi di significato simile
Esempi:
Verbo generico prendere V. specifici: Afferrare = prendere e tenere stretto con forza
Agguantare = prendere con prestezza e violenza
Abbrancare = prendere e appigliarsi con forza
Acchiappare = prendere
qualcuno che scappa
Acciuffare = prendere qualcuno “per il ciuffo”
Ecc.
Verbo generico dire V. specifici Sussurrare = dire a voce molto bassa
Esclamare = dire con meraviglia o con ammirazione,
piuttosto clamorosamente
Sbottare = dire “di botto”, in genere dopo essersi a
lungo trattenuti
Gridare = dire a voce molto alta ed eccitata
Ecc.
Ogni termine linguistico è portatore di un valore denotativo e da un valore connotativo. Il valore denotativo è quello registrato dal vocabolario. Il valore connotativo, invece, dipende in larga misura dagli attributi che a tale termine si usi legare nella nostra cultura, nonché da quelli che ciascuno di noi può attribuirgli sulla base dei propri vissuti e del proprio carattere.
Esempio: Il valore denotativo del nome leone è quello che ne fa un mammifero della famiglia dei felini mentre il valore connotativo gli deriva dal fatto che consideriamo tale belva forte, coraggiosa, regale….
Le figure retoriche della similitudine e della metafora si avvalgono proprio di questi valori connotativi.
Per produrre linguaggio è necessario, in primo luogo (come abbiamo visto), combinare i suoni o fonemi (a livello orale) oppure i segni o grafemi (a livello scritto) per formare prima sillabe e, poi, parole o monemi. In secondo luogo è necessario combinare le parole con i necessari connettivi per far loro assumere una funzione logica nella frase. Queste funzioni logiche (sintagmi), opportunamente combinate, formeranno la frase. Più frasi formeranno il periodo.
Il lavoro di combinazione di segni per produrre parole dovrà rispettare le regole ortografiche , il lavoro di combinazione per produrre frasi e periodi dovrà rispettare le regole grammaticali e sintattiche.
Ma quali sono le due operazioni fondamentali che necessariamente dobbiamo compiere quando produciamo frasi e periodi ?
Esse sono una operazione di selezione e un’opereazione di combinazione. Vale a dire che si selezionano, si scelgono delle parole che, poi, vengono combinate, rispettando certe regole, a formare frasi e periodi.
A questo
proposito i linguisti parlano di due assi linguistici:
-
l’asse paradigmatico, detto anche semantico o dei
significati o, appunto, della selezione
e
-
l’asse sintagmatico o della combinazione.
Sul primo asse (della selezione) , rappresentato come un asse verticale, sono idealmente collocate tutte le parole del vocabolario, distinte in articoli, nomi, aggettivi, ecc…… fra le quali vengono scelte quelle occorrenti per esprimere ciò che si vuole esprimere.
Sul secondo asse (della combinazione), rappresentato come un asse orizzontale, vengono collocate e combinate fra loro le parole scelte, rispettando le necessarie regole grammaticali, sintattiche e semantiche , fino a dare forma compiuta all’enunciato desiderato.
Proponiamo,
qui di seguito, una tabella tratta da un gioco didattico finalizzato proprio a
far assumere consapevolezza delle due operazioni si selezione e di combinazione
che si compiono producendo linguaggio. Tale tabella ci consentirà di fare
alcune osservazioni.
Il |
farfalla |
non |
sbarra |
talvolta |
la |
Luce |
Dolci |
Fra i |
prato |
Le |
Muro |
Mica |
Vola |
A lungo |
Il |
Passo |
Veloci |
Sui |
tempo |
La |
Cacciatore |
|
Amano |
Spesso |
Le |
Lepre |
Tenere |
Alla |
salici |
Ogni |
Violette |
|
Inseguì |
Sempre |
I |
Confetti |
Viva |
Del |
sole |
Qualche |
Orologio |
|
Sbarrano |
A fatica |
Ogni |
Foglie |
Spaventata |
Dei |
Gente |
Lo |
Mattone |
|
Brucano |
Con gioia |
|
Minuti |
|
Sul |
Fiori |
I |
Mucche |
|
segna |
|
|
|
|
|
boschi |
|
|
|
spara |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
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|
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|
|
Facendo una selezione (una scelta di parole) nelle colonne dell’asse verticale – non necessariamente in tutte le colonne - e combinandole (mettendole nel giusto ordine logico) noi possiamo costruire una frase. Es.: Il cacciatore inseguì a lungo la lepre spaventata fra i boschi.
Così facendo abbiamo rispettato sia le regole grammaticali (corretta concordanza), che quelle sintattiche (corretto uso dei connettivi, corretta collocazione dei sintagmi), che quelle semantiche (rispetto della congruenza semantica).
E’ del
tutto evidente che una frase come “Il mattone spara con gioia i confetti sul
sole” pur essendo grammaticalmente e sintatticamente corretta, manca della
necessaria congruenza semantica ed è, quindi, pressoché priva di un
significato accettabile.
L’ANALISI DEL LINGUAGGIO
Dovendo analizzare un testo, si tratterà di individuare, anzitutto, i
periodi in esso contenuti. Successivamente, all’interno di ogni periodo, individueremo le
proposizioni o frasi. Quindi, all’interno di esse, i
sintagmi cioè le unità logiche della proposizione (soggetto, predicati, complementi). Poi la
parola , unità linguistica portatrice di un significato. E, all’interno di essa, il
lessema o monema lessicale (la radice) e il
morfema o monema grammaticale (le desinenza). Infine le
sillabe e i
fonemi.
L’analisi logica del periodo serve ad individuare,
all’interno del periodo stesso, le proposizioni che lo
compongono. Verranno, così individuate, anzitutto, la proposizione principale
o reggente, le eventuali coordinate e, poi, le
subordinate. Queste ultime
verranno riconosciute in rapporto alla loro funzione. Avremo quindi le
proposizioni avversative,
causali, concessive, condizionali, comparative, consecutive, finali,
incidentali, interrogative indirette, modali, relative, temporali.
L’analisi logica della proposizione tende ad individuare
le unità logiche minime della proposizione stessa, cioè i sintagmi. Si
parla di S. nominali (soggetto e predicato nominale), S.preposizionali
(complementi) e S.verbali (predicati
verbali). Fra i complementi si distinguono quelli diretti che
sono il complemento oggetto e il complemento di agente e quelli indiretti
che sono quelli di: abbondanza e privazione, argomento, causa, colpa,
compagnia, età, fine o scopo, limitazione, luogo (stato in l., moto a l.,
moto da l., e moto per l.), mezzo, misura, modo, origine o provenienza,
partizione, pena, quantità, specificazione, stima, tempo (determinato o
continuato) ,vantaggio o
svantaggio.
Si tratterà ora di individuare, per ogni parola, la sua
funzione grammaticale. ( E’ un nome ? un verbo ? un pronome ?……)
All’interno della parola che sia parte del discorso
variabile occorre distinguere il lessema, portatore di significato
dal morfema che specifica la funzione grammaticale.
Ai fini dello studio dell’ortografia è utile analizzare
la parola per individuare quali sillabe la compongono. A livello orale la
sillaba rappresenta l’unità di emissione di voce.
Allo stesso fine è indispensabile spingere l’analisi fino ad individuare i singoli suoni (fonemi) e i singoli segni (grafemi) , unità minime del linguaggio.