la scuola dell'infanzia

L'ingresso alla scuola materna

Il bimbo di tre anni che abbia correttamente vissuto le normali esperienze di autonomia si adatta senza difficoltà alla frequenza della scuola materna. L'eventuale difficoltà di adattamento denuncia qualche carenza nelle esperienze degli anni precedenti. Naturalmente le piccole difficoltà dei primi giorni (difficoltà a staccarsi dalla mamma che lo ha accompagnato, piccole crisi di pianto, tendenza ad isolarsi, eccessivo attaccamento alla maestra,..) sono scarsamente significative e, in genere, spariscono in breve tempo. Ove questo non accada, le insegnanti dovranno mostrare una buona professionalità per aiutare il bambino a superare, piano piano, le proprie difficoltà. Talvolta nelle scuole materne si consente ai genitori, nei primi giorni di scuola, di trattenersi per un po' di tempo nella scuola stessa, mentre i bambini vengono accolti dalle insegnanti, prendono posto, sistemano le loro cose, giocano insieme, ecc. Questa presenza può contribuire a tranquillizzare i bambini se i genitori (in genere sono mamme) si mostrano serene e fiduciose e manifestano apprezzamento per la scuola, le sue insegnanti e le sue attrezzature. Normalmente ai bambini occorrono pochi minuti per entrare nel "clima" della scuola e accettare senza problemi la successiva partenza delle mamme. In qualche caso di bimbi meno tranquilli si trova utile consentire alle mamme di trattenersi un po' più a lungo. Sarà, comunque, determinante l'atteggiamento delle insegnanti che, con la loro professionalità, dovranno far percepire ai bambini la scuola come un luogo sicuro, piacevole e interessante.

I bimbi della scuola materna hanno diverse età

La scuola materna accoglie bimbi di tre (con la riforma Moratti potranno essere accolti anche bimbi di due anni e mezzo circa), quattro e cinque anni. Le diverse età hanno, com'è ovvio, esigenze diverse e, nelle scuole materne con almeno tre sezioni, ci si organizza in modo che ci siamo momenti in cui i bimbi vengano trattati divisi per età. Nelle scuole monosezionali questo non è, ovviamente, possibile ed è un po' più complicato, per le insegnanti, organizzare attività specifiche per ogni età. Soccorre il fatto che, in genere, le scuole formate da una sola sezione funzionano in piccoli centri ove, generalmente, il numero dei bambini è basso. In ogni scuola materna, tuttavia, sono previsti anche momenti di attività intersezionali. Queste ultime si prestano soprattutto per attività atte a favorire la socializzazione mentre quelle sezionali (o, comunque, divise per età) si prestano per attività tendenti allo sviluppo delle conoscenze. I bimbi che hanno frequentato l'asilo nido si presentano, ovviamente, maggiormente socializzati. Non bisogna mai dimenticare, però, che anche i bambini di tre anni non sono maturi per una reale collaborazione nell'attività di gruppo. E' necessario, pertanto, inserirli gradatamente in gruppi che, all'inizio, devono essere molto piccoli (tre, quattro elementi, talvolta anche soltanto due).

Organizzazione

Per un buon funzionamento la scuola materna necessita anzitutto di una solida e corretta organizzazione. La scuola materna è, in genere, ricca di sussidi e di giochi. Se difetta l'organizzazione tale abbondanza può risolversi nella confusione e nel caos. E' necessario che il materiale sia conservato con ordine, che sia accessibile a chi deve utilizzarlo, che sia utilizzato nel modo giusto. Un vecchio suggerimento a nostro parere ancora valido è quello di predisporre spazi per attività di tipo ludico, cui in genere possono partecipare alunni di diversa età e spazi o "angoli" per attività di apprendimento, cui è bene partecipino soltanto alunni della stessa età. In base a questa preliminare suddivisione degli spazi si dovrà collocare il materiale in prossimità di tali spazi, tenendo conto delle attività previste in quello spazio stesso. Ovviamente il materiale di apprendimento sarà utilizzato dai bambini sotto la guida delle insegnanti mentre quello per le attività ludiche potrà essere liberamente usato dai bambini anche senza la presenza costante dell'insegnante. Occorrerà, però, in questo caso, far interiorizzare, piano piano ma con costanza, ai bambini alcune regole: 1) Ogni materiale è collocato al suo posto. Chi lo cerca deve poterlo trovare sempre in quel luogo. Pertanto il bambino o i bambini che decideranno di utilizzarlo potranno prenderlo e usarlo ma, al termine dell'utilizzo, dovranno riporlo ordinatamente al suo posto. 2) Il materiale va usato correttamente e rispettato. Se lo faremo esso rimarrà integro e potremo utilizzarlo per molto tempo.  Non sarà inutile ricordare ciò che sosteneva Maria Montessori a proposito dell'ordine: L'ordine dell'ambiente in cui viviamo finisce per riflettersi al nostro interno, determinando ordine nei nostri pensieri e nelle nostre idee.

 Una buona organizzazione deve anche prevedere delle chiare norme di comportamento nei vari momenti della giornata. Così al momento dell'ingresso sia i bambini che i genitori dovranno conoscere le regole di comportamento stabilite dalla scuola: quali sono gli spazi accessibili ai genitori, dove si possono depositare i propri indumenti, eccetera. E così per ogni momento della giornata (pranzo, uso dei gabinetti, preparazione all'uscita, uscita...) dovranno essere stabilite regole di comportamento che garantiranno ordine e serenità per tutti.

Pedagogia

La riflessione pedagogica dovrà muovere dalla individuazione di quelli che sono i bisogni del bambino di scuola materna. I fondamentali bisogni di esso sono i seguenti:

SVILUPPO FISICO: Il bimbo di tre anni sviluppato normalmente è in grado di compiere qualsiasi movimento. Le attività motorie proposte dalla scuola dovranno assicurare l'opportunità di esercitare ogni tipo di movimento : camminare, correre, saltare, camminare in equilibrio, rotolarsi. ecc. Senza dimenticare i movimenti fini della mano quali afferrare, stringere, schiacciare e ogni forma di manipolazione degli oggetti e della materia. Attraverso l'attività motoria, inoltre, il bambino dovrà acquisire piano piano un corretto orientamento spaziale sviluppando tutti i concetti spaziali (fuori, dentro, sopra, sotto, a destra, a sinistra, ecc.) nonché la capacità di utilizzare correttamente tutti i connettivi linguistici che rappresentano tali concetti.

SVILUPPO AFFETTIVO: Il bambino ha bisogno di sicurezza, quindi ha bisogno di sentirsi amato e apprezzato onde poter sviluppare la necessaria autostima. Il bambino sicuro sarà un bambino sufficientemente autonomo e desideroso di esplorare ciò che lo circonda. Vorrà, cioè, conoscere nuove cose e nuove persone. Il rapporto con gli altri bambini, cioè, sarà sereno e positivo. Nella scuola, perciò, ogni bambino dovrà ricevere la giusta dose di lodi per ciò che è riuscito a fare, il necessario e amorevole aiuto ogni volta che si troverà in difficoltà, la serena fermezza ogni volta che sarà necessario contenere dei comportamenti inopportuni. Non si deve dimenticare che anche tale serena fermezza verrà vissuta dal bambino come manifestazione di amore nei suoi confronti. L'eccessivo permissivismo, infatti, viene spesso vissuto come disinteresse e, quindi, mancanza di amore.

SVILUPPO INTELLETTIVO: Lo sviluppo dell'intelligenza è fortemente influenzato dall'esperienza. In particolare dalla opportunità di compiere determinate esperienze. La scuola è il luogo dove tali esperienze formative debbono essere assicurate. Il bimbo di scuola materna è a un livello di sviluppo intellettivo che viene definito "intuitivo" o "pre-logico". Egli, cioè, non è ancora in grado di compiere operazioni logiche, tuttavia è in grado, attraverso l'intuizione, di compiere le prime classificazioni e seriazioni per via, appunto, intuitiva. Il gioco con materiali vari, anche strutturati, stimoleranno e faciliteranno questi processi. Un altro importantissimo fattore di sviluppo dell'intelligenza è l'uso del linguaggio. Occorre sollecitare continuamente il bambino a parlare per dire quello che ha fatto, o che sta facendo, o che farà. Questa attività, oltre ad arricchire il linguaggio con nuovi termini che l'insegnante via via insegnerà all'occorrenza, abituerà il bambino a rappresentare le cose e le azioni con le parole e, quindi, anche ad anticipare le azioni che farà, a fare progetti, a formulare ipotesi. In altre parole egli potrà costruirsi un modello mentale di realtà sul quale operare col pensiero, rendendo via via il pensiero più fluido e più veloce.

Psicologia: 

Questo sito si rivolge a insegnanti e genitori per cui si evita di suggerire alcunché per i casi di bambini portatori di gravi disturbi. E' necessario, infatti che, in tali casi, la scuola possa disporre dell'assistenza di uno psicologo. Qui ci si limiterà a dare qualche consiglio dettato dal buon senso per quei casi di bambini normali ma con qualche anomalia nel comportamento.

Bambini timidi e insicuri

Si da il caso, frequentemente, di bambini generalmente di buona intelligenza, che manifestano eccessiva timidezza e insicurezza. Ciò li rende carenti sul piano della socializzazione perché hanno difficoltà a esprimersi verbalmente e fanno fatica a stabilire rapporti col gruppo dei coetanei. Con questi bambini l'insegnante dovrà usare particolare attenzione sia per favorire il superamento della difficoltà ad esprimersi verbalmente, sia per favorire il corretto inserimento in un gruppo. Anzitutto occorrerà guadagnare la fiducia del bambino mostrando attenzione per quello che fa e valorizzando i suoi prodotti, in genere buoni. Nella conversazione occorrerà limitare le richieste di partecipazione. All'inizio, ad esempio, si potranno porre semplici domande alle quali il bambino possa rispondere semplicemente con un "sì" o con un "no". In seguito si potranno richiedere risposte un po' più ricche, però avendo sempre cura di porre domande su cose sicuramente conosciute dal bambino (Come si chiama il tuo gattino ? Chi ti ha accompagnato a scuola ? ...). In questo modo il bambino potrà sentirsi partecipe della conversazione e acquisterà, piano piano, la sicurezza necessaria per vincere la suo timidezza. Per quanto riguarda le difficoltà di socializzazione sarà opportuno che l'insegnante, che avrà guadagnato la fiducia del bambino e lo avrà tenuto per diverso tempo vicino a sé, crei l'occasione per indurre il bambino a giocare, in suo presenza, con un compagno tranquillo e nei confronti del quale, possibilmente, il bambino timido abbia manifestato qualche simpatia. Dopo qualche tempo, creatosi un certo rapporto di amicizia fra i due bambini, il gioco potrà continuare anche senza la presenza dell'insegnante. Successivamente ancora si potrà tentare di far intervenire nel gioco anche un terzo bambino in modo da abituare il bambino timido a giocare e, poi, a lavorare in gruppo. E' importante che in questa fase il gruppo sia formato da bambini tranquilli e non aggressivi.

Non sembri eccessiva questa attenzione al problemi del bambino timido. La timidezza non superata, infatti, può arrivare perfino a bloccare le attività del bambino e, comunque, fa soffrire e può rendere molto sgradevole la frequenza della scuola.

Bambini aggressivi e iper-attivi

I bambini troppo attivi, specie se caratterizzati da un comportamento aggressivo, creano problemi agli altri e a se stessi. Agli altri perché disturbano i giochi altrui e, se molto aggressivi, possono spaventare e anche fare del male. Ma anche a loro stessi perché il loro comportamento li rende male accetti quando non addirittura rifiutati dagli altri che tenderanno a isolarli dai loro giochi e a trattarli come persone da evitare. La prima cosa che l'insegnante deve fare, di fronte a casi di questo genere, è mantenere la calma. I comportamenti scorretti, infatti, andranno sempre rilevati con l'invito a non ripeterli perché, appunto, scorretti. Ma, quasi inevitabilmente, tali comportamenti si ripeteranno. Per cui occorrerà molta calma e molto controllo da parte dell'insegnante che dovrà continuare a rilevare la scorrettezza e invitare con fermezza ma con calma il bambino ad assumere comportamenti corretti. Sarà, soprattutto, importante far capire al bambino che noi facciamo una netta distinzione fra il bambino stesso e il suo comportamento. Infatti noi rifiutiamo e sanzioniamo il comportamento scorretto, ma continuiamo a nutrire considerazione e affetto per il bambino. Lo scopo è quello di indurre il bambino a considerare i suoi comportamenti scorretti come non irrimediabilmente connessi con la sua persona bensì come cosa distinta della quale ci si può liberare. Occorrerà molta pazienza ma è molto probabile che si ottengano dei risultati.

 Consiglio pratico: Non è consigliabile pretendere l'immobilità da un bambino iper-attivo. Molto meglio cercare di utilizzare la grande energia motoria indirizzandola verso qualcosa di utile come piccole incombenze che richiedano movimento o verso giochi motori nei quali, probabilmente, il bimbo iper-attivo eccellerà rimanendone gratificato. Il piacere di riuscire nel gioco potrà indurre il bambino a rispettarne le regole e, ciò, sarà un utile esercizio di autocontrollo.

 

Didattica

Con Circolare n.68 (Prot. n.2131) dell'8 agosto 2003 il Ministero della P.I. ha diramato le "Indicazioni nazionali per i piani personalizzati delle attività educative nelle Scuole dell'infanzia" e ad essi doverosamente si rimanda consigliandone la lettura. Non rinunciamo, tuttavia, ad elencare qualche pratico suggerimento tratto prevalentemente dall'esperienza.

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