L’EDUCAZIONE DEL CORPO
Fattori fondamentali della serenità e della felicità sono un corpo sano, controllabile ed efficiente.
La stragrande maggioranza
dei bambini ha, fortunatamente, un corpo sano, attivo e controllabile.
Un impegno basilare di chi si occupa di
bambini a qualsiasi titolo è quello di far sì che tali caratterirtiche si
conservino e progressivamente migliorino.
Cattivi stili di vita possono compromettere
la salute, cattivi comportamenti motori possono compromettere la buona
funzionalità del corpo.
Una prima importante attenzione che gli
insegnanti debbono avere è quella di non costringere i bambini a lunghe ore di
immobilità seduti nel banco.
Naturalmente le attività scolastiche non possono non prevedere attività
che debbono essere svolte stando seduti nel banco. Sarà importante, però, non
essere troppo rigidi nel pretendere l’immobilità assoluta. E’ bene che i
bambini possano anche alzarsi dal banco per avvicinarsi all’insegnante o a un
compagno, sia pure nel rispetto del silenzio necessario a chi è concentrato nel
lavoro.
Sarà poi necessario, tanto più quanto più i
bambini sono piccoli, prevedere che a metà del turno scolastico (quindi dopo
due ore dall’inizio) i bambini possano avere una pausa (la famigerata
ricreazione) durante la quale possano fare anche giochi di movimento,
possibilmente all’aperto.
Gli errori di movimento e di postura dovranno
essere pazientemente ma decisamente corretti (Quante scoliosi si contraggono
sui banchi di scuola !)
Se esiste la mensa scolastica, essa potrà
offrire buone occasioni per fare un po’ di educazione alimentare. Tale compito,
però, spetta prevalentemente alla famiglia.
Tutto ciò premesso, occorre dire che alla
scuola spetta anche il compito di fare della buona e ben programmata educazione
motoria. E’ vero che le ore settimanali destinate a tale attività sono forse un
paio, talvolta una sola, tuttavia l’insegnante accorto potrà molto utilmente
stimolare e guidare giochi interessanti e formativi anche durante le pause
quotidianamente concesse . Nelle scuole a tempo pieno non ci sarà soltanto la
“ricreazione” del mattino ma, tutti i giorni, l’ora del dopo-pranzo. E non è
poco.
Con i
ragazzi più piccoli ci si dovrà preoccupare di far sì che i essi sappiano
realizzare ogni tipo di movimento: camminare, camminare in equilibrio, correre,
saltare, rotolarsi, ecc.
A quelli più grandi (4^ e 5^ elementare e
oltre) si potranno proporre anche attività sportive in senso proprio sia
collettive : giochi di squadra come calcio, pallavolo, pallamano, gioco delle
quattro porte, percorsi misti, ecc. che individuali: corsa veloce e di resistenza,
staffetta, salto in alto e in lungo….
Si è fatto un gran discutere, a questo
proposito, del fatto che le attività sportive stimolerebbero la competizione e
questo rappresenterebbe un fattore negativo nel processo di educazione.
A parere nostro questa discussione è stata
inquinata da molto "ideologismo". Che ha prodotto esiti non positivi
come, ad esempio, l'abbandono pressoché totale della pratica dei "Giochi
della Gioventù" nelle scuole. Pratica che rappresentava un bell'incentivo
all'educazione motoria e "Giochi" che erano una occasione d'incontro
per tanti bambini e una bellissima festa.
Siamo tutti convinti, infatti, che lo spirito
competitivo va controllato ad evitare che si giunga a forme di competizione
esasperata che finiscono col far percepire gli avversari come dei nemici.
Ma voler sopprimere totalmente la
competizione, che può e deve essere "sana" e corretta, è sicuramente
innaturale ed è, quindi, un errore.
Nel gioco di squadra, infatti, la competizione
con la squadra avversaria, insieme alla solidarietà con la propria squadra, può
e deve essere vissuta come un leale confronto da vivere con tutto l'impegno,
dove ogni tipo di esito è inevitabile ( c'è chi vince e chi perde) e non
comporta per gli sconfitti umiliazione o vergogna se ci sono stati impegno e
partecipazione, perché sono queste le cose che contano.
Ma anche negli sport individuali la competizione,
se correttamente intesa, è una competizione con se stessi più che con
l'avversario. Ogni bambino, infatti, deve essere guidato ad essere consapevole
delle proprie capacità e dei propri limiti. Se sarà così, ogni volta che
riuscirà a eguagliare o superare i propri limiti sarà comunque vittorioso.
A queste condizioni e con questi intendimenti
lo spirito competitivo non solo non sarà un fattore negativo ma sarà un potente
stimolo ad impegnarsi e a progredire.
E sarà anche un importante contributo alla
formazione della personalità che verrà preparata a vivere con serenità e senza
esasperazioni le competizioni cui sarà esposto nel corso della sua esistenza.