Gli errori educativi

Ognuno di noi, da genitore o da figlio, da docente o da alunno, è stato sicuramente protagonista, artefice o vittima, di errori educativi. Ma, fortunatamente, nella maggior parte dei casi si sarà trattato di fatti occasionali, causati da situazioni particolari e, quindi, non ripetuti o, comunque, non continuativi. Questo è molto importante, perché se è vero che ogni errore educativo provoca nella vittima (e, spesso, anche in chi lo commette) un trauma, è anche vero che a un errore di tal genere si può riparare e, allora, il trauma normalmente non lascia traccia. Perciò non si parlerà, in questa sezione, di questo tipo di errori, anche perché la casistica sarebbe troppo vasta (1). Si parlerà, invece, di alcuni tipici errori abbastanza diffusi e, in genere, sottovalutati. Si tratta di certe modalità di  comportamento che vengono attuate con costanza e continuità e che, apparentemente (salvo casi eccezionali), non sembrano provocare traumi e, quindi, danni. In realtà sembra che una serie continuata di "micro-traumi" , anche se così lievi da non essere avvertiti come tali, possano provocare più danno di un grosso trauma occasionale.

 Si parlerà, quindi di:

Permissivismo

 La parola stessa dice di cosa si tratta. Esso consiste, appunto, nel permettere troppo, in qualche caso tutto, anche ciò che sarebbe bene non permettere. Ovviamente fa parte del buon senso capire che quel che si può e quel che non si deve permettere va valutato in relazione all'età. Occorre però dire che un comportamento troppo permissivo fa i maggiori danni, sul piano psicologico ai bambini e ai fanciulli fino ai 10-11 anni di età. Ed è particolarmente del comportamento permissivo tenuto con i giovani di questa fascia di età che parleremo. Vediamo anzitutto come può manifestarsi nei genitori : 1) Al bambino è permesso di stare davanti alla televisione quanto vuole e di guardare tutti i programmi che vuole; 2) Al bambino è permesso di non andare a scuola se non vuole andare, o di non fare i compiti se non ha voglia di farli; 3) Al bambino non sono posti limiti in fatto di alimentazione, per cui si permette di eccedere nel mangiare patatine fritte, dolcetti vari....e si permette di rifiutare molto di ciò che costituirebbe, invece, una sana alimentazione; 4) Si tollera che il bambino tenga le sue cose nel massimo disordine; 5) Si concedono uscite e rientri a casa senza alcun controllo..... E vediamo ora come può manifestarsi negli insegnanti : 1) Ai bambini viene concesso di muoversi liberamente all'interno dell'aula, quale che sia l'attività che si sta svolgendo in quel momento (2); 2) Si consente che il bambino tratti l'insegnante come un "pari", con l'uso del "tu"(3) e comportamenti poco rispettosi. 3) Si consente che il bambino tratti il materiale della scuola in malo modo, sciupando e sprecando; 4) Si consente, durante il gioco, che qualcuno, con prepotenza, violi le regole a danno di altri; 5) Si tollerano senza intervenire la trascuratezza e il disordine: nella grafia, nell'ortografia, nel tenere ordinate le proprie cose e le cose della scuola.........Da tali eccessi di permissivismo derivano dei danni, spesso permanenti e da non sottovalutare: 1) Il bambino cresce non praticando e non sapendo apprezzare l'ordine e il rispetto delle regole; 2) Tali difetti incontreranno, prima o poi, la dura riprovazione degli altri e, questo, genererà una riduzione della stima di sé e insicurezza; 3) Tali effetti saranno amplificati se aggiunti a un probabile insuccesso scolastico; 4) Il bambino finirà col percepire questo eccesso di permissivismo come disinteresse dell'adulto nei suoi confronti e, quindi, si sentirà non sorretto, non guidato e ancora più insicuro. Questo è, forse, il danno più grave. Senza trascurare i danni anche fisici che può provocare il disordine alimentare, ad esempio, o l'uso smodato della T.V.

 

NOTE: (1) Porremo volentieri in appendice il racconto di qualche fatto reale che illustri un significativo errore educativo e, se c'è stata, la sua correzione. Invitiamo, perciò, chiunque voglia farlo, a inviarci il racconto, che verrà pubblicato. 

(2) Ai bambini di scuola materna è normale che questo sia concesso quasi sempre. Ci dovranno essere, però, dei momenti, in cui i bambini dovranno essere abituati a prestare attenzione (all'insegnante, a un filmato...) e, quindi, dovranno accettare di stare al loro posto. Dai bambini di scuola elementare, invece, dovranno essere accettati momenti sempre più lunghi in cui le attività che li impegnano richiedono che ognuno lavori in silenzio al proprio posto. 

(3) Accettare che il bambino usi il "tu" quando si rivolge all'insegnante non è, di per sé, eccesso di confidenza e mancanza di rispetto. Esso, però, può indurre il bambino a trattare l'insegnante come un "pari", se l'autorevolezza dell'insegnante stesso non è ancora consolidata. E il bambino ha bisogno di vedere nell'insegnante una guida e, quindi, non un "pari"

Iperesigenza

L'iperesigenza si manifesta, sia nel genitore che nell'insegnante, con un eccesso di richiesta. Nel genitore può essere una richiesta eccessiva di ordine e di pulizia, una pretesa che nelle attività scolastiche il figlio sia sempre il più bravo, la richiesta di frequentare corsi di nuoto, di sci, di karate, di danza..... e di eccellere in tutto. Nell'insegnante è in genere una richiesta eccessiva di ordine e di disciplina e la richiesta pure eccessiva di raggiungere i traguardi di apprendimento troppo alti che egli pone.  Un vecchio adagio suggeriva che per colpire con la freccia il bersaglio  bisogna mirare più in alto. In un certo modo questo è vero, nel senso che bisogna tenere alta la tensione verso l'obiettivo che si vuole raggiungere e, quindi, l'obiettivo deve essere posto in alto rispetto al livello di partenza. Ma il bambino ha bisogno di raggiungere i traguardi che gli vengono posti. Perché se essi sono troppo in alto e il bambino non riesce mai a raggiungerli, egli finisce con lo scoraggiarsi. E, allora, la tensione cade e, quel che è peggio, può risultare compromessa l'immagine di sé. Il bambino, cioè, si ritiene incapace di raggiungere i traguardi che gli vengono proposti e, quindi, incapace di corrispondere alla fiducia che l'adulto aveva riposto in lui.  Sarà bene non sottovalutare mai questo errore educativo. Infatti, mentre il successo rinforza la fiducia in se stesso e la stima di sé, l'insuccesso continuato agisce esattamente al contrario e, quindi, mina la fiducia e la stima di sé, costituendo un danno psicologico che solo con molto tempo e molta fatica potrà essere riparato.

Iperprotezione

Il significato di questo termine è chiaro. Si parla di atteggiamento iperprotettivo quando si esercita sul bambino un eccesso di protezione che limita, per il bambino stesso, la possibilità di sviluppare normalmente la sua autonomia. Nel genitore, spesso ansioso, si manifesta con un intervento costante nella vita e nella attività del bambino: lo si accompagna dovunque anche quando l'età consentirebbe di non farlo, lo si assilla con mille raccomandazioni prospettandogli pericoli ovunque, lo si guida e lo si sorregge in tutte le attività, spesso anche di gioco, si controlla minuziosamente la sua alimentazione e il suo modo di alimentarsi, magari "imboccandolo" anche quando il bambino sarebbe in grado di mangiare da solo, magari sporcandosi un po'.... Allo stesso modo nell'insegnante può presentarsi questo tipo di atteggiamento che si manifesta con un sostegno eccessivo nella attività di apprendimento. Così si seguono passo passo le sue esercitazioni intervenendo con un aiuto alla prima difficoltà, si suggeriscono le risposte non appena il bambino manifesta incertezza, si fa in modo che il bambino non sbagli mai... Naturalmente anche nelle attività ludiche il maestro iperprotettivo farà continui interventi tesi ad evitare che i ragazzi si facciano male. I danni che questo tipo di atteggiamento può produrre sono i seguenti: 1) Difficoltà ad acquisire la necessaria autonomia che lo spingerà a ricercare sempre il sostegno dell'adulto e limiterà notevolmente la sua capacità di iniziativa, 2) Sviluppo di un preoccupante senso di insicurezza con convinzione che da solo non potrà mai farcela, 3) Difficoltà di apprendimento (nei casi più gravi) per mancanza di esercitazione. Infatti le esercitazioni iperprotette non hanno valore o ne hanno poco in quanto non consentono al bambino di impegnarsi da solo nello sforzo per la soluzione del problema.

Abbandono

E' l'atteggiamento opposto all'iperprotezione. Nei genitori si manifesta con un disinteresse pressoché totale per il figlio, le sue problematiche, la sua vita. Spesso sono, purtroppo, le condizioni di vita delle famiglie in disagiate condizioni economiche che costringono a lunghe assenze da casa per ragioni di lavoro o di altro e, quindi, a mancanza di tempo materiale da dedicare ai figli. Ma non solo. Questi bambini, specie quando non sono più piccolissimi, sono spesso soli e liberi di fare o non fare qualsiasi cosa, anche di uscire per incontrare chi desiderano. Essi non hanno mai, o quasi mai, un sostegno quando ne hanno bisogno e il rapporto coi genitori può farsi molto problematico. Evitiamo di parlare di bambini totalmente senza famiglia che vivono in strada, come accade in altri paesi ma, fortunatamente, solo eccezionalmente nel nostro. Però anche un "abbandono" non materiale ma fatto di totale disinteresse può convincere il bambino di essere "senza valore", non degno di essere amato dagli altri e, quindi, neppure da se stesso. Ovviamente l'eccesso di libertà può comportare altri rischi anche di danni fisici e morali. Tuttavia se il genitore, pur costretto ad essere fisicamente assente, riesce ad essere presente affettivamente, i danni vengono drasticamente ridotti e, addirittura, in qualche caso, il bambino, consapevole del fatto che i genitori, anche se fisicamente assenti, sono interessati a lui, sviluppa in sommo grado autonomia, iniziativa e senso di responsabilità. Negli insegnanti il disinteresse nei confronti di un bambino potrebbe (ma questo metterebbe in discussione la sua professionalità per cui ci auguriamo che non accada mai) manifestarsi come trascuratezza nella correzione degli elaborati degli alunni, come indifferenza di fronte ai successi o agli insuccessi degli alunni, come disinteresse per i vissuti e i problemi degli alunni stessi...e così via. Questi atteggiamenti, oltre ai danni sopra descritti che potrebbero provocare, in genere provocano negli alunni un disinteresse (che potremmo definire "di risposta" non solo nei confronti di quell'ipotetico insegnante ma anche nei confronti della scuola nel suo insieme, con grave compromissione della regolare, serena carriera scolastica.

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