Titolo: Maree I
Autore: Lezar  theonlytruth@crazy-land.net
Spoiler: Non mi sembra ma potrei pure averci messo qualcosa e non essermene resa conto.
Rating: Pg
Genere: Angst, romance, nel senso che M e S hanno una relazione già all'inizio della fic, non nel senso che è una fanfic sdolcinata, non pensate male!
Feedback: Sicuramente! La mia e-mail è sopra o a fine fanfic... scrivete!!!
Disclaimer: Scrivo per passione, non per guadagnare qualcosa; ho preso i personaggi in prestito senza l'intenzione di violare copyright o simili; vi prego non chiedetemi gli interessi!
Note: la storia sta entrando nel vivo, non mi linciate per quello che accadrà!

 

L' onda del tuo desiderio e' piu' grande del mare: vieni con me nella barca di cristallo. Presto dimenticherai il tuo dolore quando giungeremo assieme al sid.

 

FBI Headquarter
Washington, DC
10:25, am
 
La pioggia cadeva fitta e densa da 3 giorni e non sembrava voler smettere.
Tre giorni prima, al giungere del pomeriggio, dopo una mattinata di caldo pungente ed equivoco, nuvole nere e spesse avevano ricoperto i cieli di Washington, avvolgendo la città in una perenne oscurità. Un mantello privo di luce che aveva fatto abbassare le inconsuete temperature degli ultimi giorni. Poi una leggera brezza che tagliava le strade e quindi un vento freddo proveniente da sud che spezzava l'anonimo andare dei passanti. Verso sera le prime gocce di pioggia, lacrime che come fendenti acuminati bruciavano di veleno la pelle degli sventurati che non avevano potuto sottrarsi alla sua vendetta. Un saltuario cadere all'inizio, ma mezz'ora dopo le strade erano diventate un enorme pantano in cui immergere e annegare la propria sofferenza, mentre la vista veniva affuscata da una fitta nebbia d'acqua.
Durante la notte paramedici ed agenti della stradale avevano dovuto fare lo straordinario, scorrazzando per la città a recuperare corpi ambulanti e vite adombrate dall'alcool, dalla pioggia e dalle nocche di qualche sconosciuto.
Il mattino dopo camminare era diventato impossibile; le strade erano lunghi serpenti di metallo e asfalto riscaldati dagli echi poco garbati di clacson e automobilisti e dal lento e fitto tamburellare della pioggia sulla vita.
Alle prime ore del mattino era stata allertata anche la protezione civile: il mare si era ingrossato e la marea si era alzata, nè prometteva di ritornare ai suoi soliti livelli. La spuma delle onde e l'acqua marina aveva reso le coste del Potomac fino a Norfolk del tutto impraticabili; yatch privati e imbarcazioni turistiche erano state issate sulle banchine e legate con funi di ferro affinchè non venissero rovesciate dal forte vento, mentre lungo le strade costiere erano state issate trincee di sabbia affinchè l'acqua non invadesse le corsie e si potesse permettere ai proprietari delle villette lungo il litorale di lasciare le proprie abitazioni e raggiungere luoghi più sicuri.
Nei due giorni successivi la situazione non era andata migliorando, ma per lo meno non era peggiorata.
I metereologi avevano tentato di spiegare all'ignara popolazione le cause degli strani fenomeni di quei giorni, del tutto imprevisti anche per loro; parlavano di uno strano fenomeno che coinvolgeva la corrente del golfo e che sarebbe durato ancora un paio di giorni, quando la situazione sarebbe ritornata lentamente alla normalità.
Di fatto i disagi in città erano andati aumentando, così come le liti da stress che erano cresciute in maniera esponenziale. A quanto pare il cervello dell'uomo mal sopporta le situazioni di non-normalità. Ci si stressa con l'eccessivo caldo, con la pioggia, con il freddo intenso...
 
L'ingresso dell'Hoover Building era diventato un enorme pantano di fango e acqua, invano attaccato dagli addetti della pulizia con i loro infernali strumenti. Pozzanghere sostavano davanti alle porte principali e ai metal detector, mentre intorno lunghe scie e strade di orme di fango di ogni dimensione.
Anche i corridoi non erano da meno, coperti da una patina di fanghiglia mista ad acqua e dal passeggio snervante degli agenti. La situazione andava migliorando nei piani alti. Il quinto e il sesto piano già mantenevano un certo decoro, con orme di scarpe solo dinanzi agli ascensori e alle porte che conducevano alle scale. I pavimenti del settimo invece si mantenevano perfettamente puliti grazie al frenetico ed efficiente lavoro degli addetti alle pulizie che sostavano in angoli nascosti o poco in vista, intervenendo non appena veniva lasciata qualche orma prima, sistemando spessi tappeti davanti qualunque via di accesso verso metà mattinata.
 
Monica, Scully e Skinner sostavano da una buona mezzoretta nell'anticamera dell'ufficio del direttore, cullati dal ticchettio della pioggi sui vetri e dal costante dattilografare della segretaria, attendendo che il direttore e John Doggett si facessero vivi.
Doggett aveva chiamato dicendo di essere rimasto intrappolato nel traffico, che avrebbe tardato e di scusarsi per l'eventuale ritardo. Questo circa un'oretta prima.
David Gray il giorno precedente li aveva informati di una riunione consultiva alle nove in punto del giorno dopo, per discutere dell'ultimo caso arrivato e di piccoli ma significati cambiamenti che avrebbero coinvolto la sezione.
Ma la riunione prometteva di iniziare con enorme ritardo.

Skinner guardò per l'ennesima volta l'orologio, cambiò posizione sulla sedia con fare nervoso e rigirò tra le mani il file che aveva con sè.

-Saranno stati bloccati nel traffico- sospirò Scully, dando un rapido sguardo alla finestra: le nuvole non accennavano ad aprirsi.

-Mi sta venendo voglia di una sigaretta- sussurrò Monica, rilassandosi sulla spalliera della sedia.

-Contieniti. Hai promesso di non fumare più- la esortò Scully.

-Si, lo so. E rimarrò fedele alla promessa. Ma non sai quanto è snervante quest'attesa.

-Non è l'unica ad essere nervosa, Agente Reyes- intervenne Skinner.

-Secondo lei, cosa sono queste novità all'interno della sezione?- chiese Scully, voltandosi verso il suo capo.

-Non ne ho idea... ma direi di non preoccuparci.

-Difficile non farlo ultimamente- sospirò Scully, voltandosi poi verso lo scalpitio che proveniva dalla porta.

Lo spesso mogano scuro si aprì subito dopo e sulla soglia comparve Doggett con i capelli indubbiamente umidi di pioggia.

-John!- esclamò Monica alzandosi.

-Fuori è peggio della tangenziale all'ora di punta!- sbottò con una certa irritazione.- Sono tutti impazziti. Sono rimasto imbottigliato in due incidenti nel giro di venti minuti!

-Non è che a noi sia andata molto meglio stamattina.- ribattè Scully.

-Il direttore non è ancora arrivato? Quando sono andato prima in ufficio Mulder mi ha detto che lo state attendendo dalle nove.

-Chiuso nella morsa del traffico anche lui, suppongo- ipotizzò Skinner.

-E che stava facendo?- chiese Scully.

-Chi?

-Mulder- puntualizzò Dana.

-Nulla di che... un occhio su alcuni files, l'altro sul cestino delle cartacce che usava come canestro.

-Spero che la riunione non duri molto.- fece Scully con tono greve.

-Avanti, Dana...- ribattè Monica.

-E' che...

Scully non riuscì a terminare la frase; udirono la voce greve e positiva di David Gray che li salutava e diceva loro di accomodarsi nel suo ufficio.
Scully e Monica presero le sedie di fronte alla scrivania, mentre Doggett e Skinner rimasero in piedi al loro fianco.

-Sono davvero mortificato per il ritardo- iniziò il direttore, appendendo all'appendiabiti il soprabito e accomodandosi sulla sua sedia- Le strade da Annapolis erano nel caos e si camminava a passo d'uomo.

-Non si preoccupi, signore, è una situazione comune a tutti in questi giorni.- disse Skinner.

-Allora, questo caso che vi sta facendo penare...- continuò Gray.

-Si, signore- fece Scully- Siamo al quarto omicidio in una settimana... non abbiamo movente nè molti indizi... e con la situazione che sta vivendo la città non abbiamo neanche molta collaborazione... da nessuno.

-Chi sono le vittime?

-Ehm...- Reyes si fece passare da Skinner il file prima di iniziare a parlare; quindi l'aprì e lesse-... Stuart Tompson, direttore di un centro mistico, Donovan Mayer, psichiatra, Kirsten Bayle, psicoterapeuta in pensione, e Cole Madison, un tizio che si professava santone.

-Collegamenti tra le vittime?

-A quanto sembra no- continuò Monica- Le vittime non si conoscevano, provenivano da classi sociali differenti, nulla che possa accomunarle in qualche modo.

-Abbiamo puntato l'attenzione verso la sfera mistico-religiosa e psichica, ma la pista non ha portato a nulla, signore. Oltretutto il modus operandi dell'assassino è alquanto singolare- intervenne Doggett.

-In che senso singolare?

-Dall'esame autoptico è venuto fuori che le vittime sono state pugnalate al cuore con un oggetto contundente, una lama che però non corrisponde, per forma e dimensione, a nessuna conosciuta. E... tutte le vittime presentavano strane cicatrici sulla fronte, una sorta di croce greca... è come se... se fossero state intagliate sulla pelle.- concluse Scully.

-Ho capito.- sussurrò Gray- Mi aspetto dei risultati al più presto... evitiamo di allungare l'elenco delle vittime.

-Si, signore- affermarono quasi contemporaneamente i tre agenti.

-Vicedirettore Skinner mi riferirà gli sviluppi delle indagini nei prossimi giorni.

-Si, signore- rispose Skinner.

-Un'altra cosa- riprese il direttore.- sembra che questo caso sia capitato a pennello.- i tre agenti e Skinner lo guardarono con attesa.- Avevo intenzione di affiancarvi negli X-Files due nuovi agenti appena giunti a Washington.

-Vuole allargare ulteriormente la sezione, signore?- chiese Scully.

-No, non proprio- rispose Gray con un lieve sorriso.- E' una semplice collaborazione. Sono due agenti che hanno chiesto un trasferimento temporaneo qui per gravi problemi famigliari. Sono in gamba e sono sicuro che potranno fornire un valido contributo all'indagine.

-E resteranno agli X-Files o...- Monica fece un ampio gesto con la mano, sperando che il direttore avesse capito il senso del suo discorso.

-Soggiorneranno qui al settimo piano per tutta la durata della loro permanenza a Washington... tre, quattro mesi al massimo. Potrà capitare che lavorino spesso con voi agli X-Files, ma non sarà una costante.

-Quando arriveranno?- chiese Doggett.

-Li attendo per domattina.

-Va bene- fece Scully con non molta convinzione.

-Siamo daccordo allora.- disse il direttore alzandosi in piedi e obbligando i quattro a fare lo stesso- Mi aspetto che risolviate l'indagine il più presto possibile.

Scully, Skinner, Doggett e Reyes annuirono con il capo e si avviarono verso la porta.

-Agente Scully!- la fermò Gray

Scully si voltò e lo stesso i tre che erano con lei.

-Signore.- rispose poi.

-Agente Scully, un'ultima cosa- riprese il direttore con una certa fermezza nel parlare.- So la delicata situazione in cui lei e il suo... e il signor Mulder vi trovate e per questo ho acconsentito che venga in ufficio con lei. Ne capisco e ne condivido le motivazioni. Davvero. Ma ricordatevi che il signor Mulder è un civile ora e ufficialmente non può venire in contatto con i file conservati in questo edificio. Apprezzo il fatto che abbia collaborato per la riarchiviazione degli X-Files nel nuovo ufficio... ma gradirei evitare in futuro di entrare nel vostro ufficio e vederlo chino su uno dei computer federali a sbirciare fra i file riservati usando la sua password, Agente Scully, chiaro?

-Si, signore- fece Scully, dopo un profondo respiro.

 

X-X-X-X

Scully's Building
Georgetown, Virginia
7:36, pm

 

Scully entrò nel portone del suo stabile, chiudendo l'inutile ombrello e lasciandolo sgocciolare in un angolo nascosto dell'androne per evitare di lasciare una scia di acqua lungo tutto il tragitto che l'avrebbe portata al suo appartamento. Dando gli ultimi scossoni all'ombrello si scrollò di dosso le gocce di pioggia che avevano inevitabilmente imperlato il suo soprabito e si avviò verso l'ascensore a capo chino, stimando i danni che la pioggia e il fango avevano fatto ai suoi pantaloni. Necessitavano di una solenne strigliata: era il terzo tailleur che finiva dall'armadio al portabiancherie in una giornata lavorativa; idem le scarpe. Tra lei e Mulder stavano riempiendo la casa di indumenti da lavare.
Prenotò l'ascensore e attese che le ante si aprissero.
Era stata una giornata snervante, chini sui rispettivi pc a cercare informazioni sulle vittime degli omicidi, incollati al telefono ricevendo per lo più sbrigative e annoiate risposte e, dulcis in fundo, nella babele di Washington: che si andasse verso Quantico o verso il centro non faceva differenza. E non è che avessero fatto passi avanti! Buio più totale! L'unica consolazione era che non c'era stato un nuovo omicidio. Magari la situazione metereologica di Washington stava condizionando anche l'assassino!
Scully sospirò sonoramente, riportando la propria attenzione ora all'ascensore ora al portone.

-Salve!- udì alle sue spalle.

Colta di sorpresa, si voltò con un certo nervosismo.

-Scusi, l'ho spaventata?- chiese JD avvicinandosi a lei.

-No- rispose Scully scotendo la testa- sono solo un pò nervosa.

-Di questi tempi lo siamo tutti- la giustificò il giovane elargendole un timido sorriso con la speranza di allentare la tenzione.- Il tempo è impazzito e così la testa delle persone.

-Non si riesce a fare il proprio lavoro e a concentrarsi.

-La capisco. Pensi che verso mezzogiorno sono rimasto bloccato sulla Settima per un'oretta buona... ho finito per pranzare in macchina!

-Il traffico sembra essere il problema di tutti in questi giorni.

-Beh... però deve ammettere che ci sono risvolti positivi in tutta questa situazione!

-E quali sarebbero?- chiese Scully curiosa.

-Uhm... si ha una valida scusa per rimanersene a casa con il proprio fidanzato, marito, ragazza, compagna.

Scully sorrise a tanta schiettezza e JD fece altrettanto.

-Anche il suo amico è rimasto bloccato nel traffico?

-Ho idea di si... l'ultima volta che l'ho sentito erano circa le 6:30 e mi diceva di essere ancora lontano... con il traffico suppongo che arriverà verso il tardi.

-E si.

-E suo marito?

-Ehm...- balbettò Scully, valutando se raccontare o meno l'intricata vicenda in cui lei e Mulder erano coinvolti; spesso era capitato che scambiassero Mulder per suo marito e in effetti vivevano insieme da un pò di tempo e stavano imparando ad assumere gli atteggiamenti di una coppia normale... più o meno.- E' andato a parcheggiare... ma credo che sia rimasto imbottigliato nel traffico anche lui.

Le ante dell'ascensore si aprirono. JD lasciò passare Scully, quindi entrò anche lui e schiacciò il tasto indicante il loro piano. Le ante dell'ascensore si richiusero e l'apparecchio iniziò a salire.

-Credo che...- riprese Scully, prendendo a guardarlo-... di non essermi ancora presentata.

-Uhm... no, credo di no.- fece lui, sorridendole.

-Ehm... Dana, Dana Scully

-Dana... ok. E suo marito?

-Lui... lo chiami Mulder.

-E' un pò strano come nome.- osservò il giovane.

-No, in realtà è il cognome... odia essere chiamato per nome.- spiegò Scully.

-Neanche da lei?

-A volte me lo concede.

-Ha detto che si chiama Dana, giusto?

-Si, perchè?- chiese Scully curiosa.

-Nulla... mi è solo venuta in mente una cosa.

-Cosa?- insistette Dana, davvero incuriosita.

Le ante dell'ascensore si aprirono: Scully uscì per prima seguita da JD. Si incamminarono lungo il pianerottolo, fermandosi entrambi alla porta di lei.

-Allora?- chiese nuovamente.

-Pensavo che... tutti i racconti del ciclo mitologico celtico sono incentrate intorno ai Thuatha De Danann... le genti della dea Dana.

-I racconti del ciclo mitologico celtico?

-Si... una sorta di pantheon che ricorda l'Olimpo greco.

-Interessante.

-Cosa è interessante?- fece una voce alle loro spalle.

I due si voltarono e videro Mulder grondante di pioggia avanzare verso di loro.

-Mulder sei tutto bagnato!- esclamò Scully, andandogli incontro.

-Mi sembra logico... l'ombrello l'avevi tu!- rispose lui, prima di focalizzare lo sguardo sul ragazzo che gli era di fronte.- Allora che raccontavate di interessante?- chiese con una sottile linea di possessività.

-Nulla di che.- si affrettò a dire Scully- Ora andiamo dentro però, altrimenti ti prendi un malanno.

Mulder annuì.

-Allora... vado anche io- disse il giovane, sentendosi improvvisamente di troppo. Indietreggiò di qualche passo fino a trovarsi davanti alla sua porta.

-Ok... buona serata.

-Buona serata anche a voi- rispose con cortesia mentre infilava la chiave nella toppa della serratura e apriva la porta- Dana... signor Mulder...- terminò sparendo nel suo appartamento.

Scully recuperò in fretta la chiave dalla tasca ed entrarono in casa.
Si tolsero scarpe e soprabiti rimanendo all'ingresso in modo da evitare di lasciare stampe per tutta la casa.
Quindi passarono in camera da letto, lasciando che fosse illuminata solo dalla flebile luce proveniente dai lumi del comodino. Scully lasciò la giacca sul letto e stette ad osservare Mulder che giocherellava con la sua giacca e la cravatta. Si diresse in bagno afferrando un asciugamano pulito e asciutto e ritornò in camera da letto.
Mulder era riuscito a sbottonarsi la camicia e iniziava a tirarsela fuori dai pantaloni.
Scully lo spinse, costringendolo a sedere sul letto; quindi gli tolse la camicia e iniziò a sfregargli i capelli.

-Ehy... ahy, mi fai male!- iniziò a protestare Mulder.

-Non sei più un bambino.- fece lei lasciando andare l'asciugamano.

Mulder riprese ad asciugarsi i capelli, rigirando l'asciugamano per trovare zone ancora abbastanza asciutte.

-Da quand'è che il nostro vicino ti chiama Dana?- chiese poi con un tono di sottile acidità.

-E' un problema che mi chiami Dana?- sbottò lei.

-Uhmmm.... io non l'ho detto.- ribattè lui, iniziando a fissarla.- Ma mi sembra strano, visto che lo conosciamo da poco tempo e non abbiamo avuto certo modo di approfondire la sua conoscenza.

-Non l'ho invitato a cena, Mulder! E poi... mi sembra un ragazzo a posto, molto carino e affabile.

-Che è affabile l'ho visto da come parlavate!- insinuò Mulder.

-Che intendi dire!- scattò lei con un moto d'ira.

-Non voglio litigare con te, Dana.- mormorò Mulder, dopo aver inspirato ed espirato profondamente.

-Neanche io... ma se non sbaglio hai iniziato tu questa discussione.

-E' da quando siete tornati dalla riunione con Gray che mi sei distante.

-Oggi è stata una giornata stressante- iniziò lei- e poi... volevo parlarti in privato e non ce n'è stata l'occasione.

-Bene... fallo ora- la invitò Mulder, alzandosi e avvicinandosi a lei.

-Oggi Gray mi ha detto che non vuole più trovarti a sbirciare tra gli X-Files... ed è stato molto convincente a riguardo.

-Capisco.

-No, Mulder, tu non vuoi capire!- sbottò lei.

-Cosa non vorrei capire!

-Ti avevo già avvertito ieri, dopo che Gray ha lasciato il nostro ufficio... ma puntualmente stamattina, appena me ne sono andata, ti sei attaccato al database dell'FBI!

-Sai come sono fatto Dana, non puoi farci nulla... non riesco a stare con le mani in mano!- fece lui alzando la voce.

Scully sostenne il suo sguardo per un attimo, prima di oltrepassarlo e andarsi a sedere sul letto.

-Si, so come sei fatto Mulder...- espirò.

-Scusa se ho gridato.- cercò di giustificarsi, accovacciandosi di fronte a lei e prendendole il viso tra le mani.

Due pozze azzurre e tremanti lo fissarono e gli perforarono il cuore.
Due piccole lacrime le solcavano le guance, mentre le altre erano a stento trattenute e promettevano di sgorgare minacciose.

-Mulder se... se il direttore ti proibisse di venire in ufficio tu te ne dovresti stare qui, da solo... e se.. se *loro* dovessero trovarti non avresti nessuno ad aiutarti. -Mulder ingoiò il groppo che aveva in gola e la lasciò continuare- E io Mulder... non posso... non posso perderti di nuovo... non posso perdere anche te.

Mulder l'abbracciò, caricandosi di tutte le sue colpe. La lasciò sfogare sulla sua spalla, accarezzandole i capelli e pronunciando parole di conforto per lei e di biasimo per lui. Scully aveva dovuto attraversare prove più dure e difficili delle sue e, nonstante tutto, era rimasta al suo fianco, l'aveva sorretto e ora cercava di ricominciare, di rivivere una vita normale. Mulder era rimasto il suo unico appiglio, l'unico approdo praticabile, non ancora invaso dalle acque. Così come Scully era l'unico bastone a cui Mulder potesse sorreggersi. Spezzati i vincoli sarebbero stati preda della follia.

-Sei... sei ancora tutto bagnato, Mulder.- iniziò Scully, staccandosi dal corpo caldo di lui.

Mulder ridacchiò e la fece alzare in piedi.

-Che ne dici se facciamo un bagno, poi preparo la cena e ci vediamo qualcosa in TV sdraiati sul divano?

-Mi sembra una buona idea.

-Scusami per prima.- le bisbigliò timidamente ad un orecchio.

-Parlavi di un vasca piena d'acqua no?- gli sorrise trascinandoselo in bagno e lasciando che la casa si riempisse del dolce gorgoglio dell'acqua.

 

X-X-X-X

FBI Headquarter
Georgetown, Virginia
11:14, am
Il cielo sopra Washington aveva iniziato ad aprirsi nelle prime ore del mattino. Un lieve ma significativo miglioramento, dicevano gli esperti. La pioggia era diminuita di intensità ma continuava a battere imperiosa la città, così come il livello del mare continuava a preoccupare la guardia costiera e la protezione civile che temevano la rottura degli argini e l'inondazione delle strade costiere e del porto di Norfolk, con ingenti danni e ingenti spese che lo stato della Virginia avrebbe dovuto affrontare.
Il lavoro della polizia, dei vigili del fuoco e dei paramedici era intenso ma andava diminuendo con il passare del tempo; tutte le scuole e la maggiorparte degli uffici pubblici avevano deciso per la temporanea chiusura fino a che la situazione non sarebbe tornata alla normalità e molti negozi anticipavano il loro orario di chiusura, così le strade erano diventate gradualmente meno intasate, soprattutto negli orari di punta.
Le emergenze all'Hoover Building avevano avuto un calo notevole in quei giorni, tanto da far sperare a molti che quell'anomala situazione metereologica non smettesse mai. Si lavorara soprattutto in ufficio, tanto più che nessuno aveva voglia di uscire per strada con quel tempo, con il rischio di non ricavare nulla di nulla nelle indagini e tornare a casa bagnati e sporchi di fango.

La sezione X-Files viveva un periodo di stallo: nessun caso rilevante- i soliti mitomani che affermavano di aver visto il fantasma di George Washigton davanti alla Casa Bianca, le solite telefonate anonime che avvertivano con voce greve e frettolosa di essere a conoscenza degli ultimi segreti del Governo-, eccetto quella serie di omicidi per la quale si brancolava ancora nel buio.

Doggett e Monica erano seduti sulle poltrone dell'ufficio del direttore Gray, Skinner e Scully su uno dei divani in pelle che occupavano la zona est della sala. Si guardavano intorno cercando di nascondere quel leggero fremito che percorreva le loro membra e di tanto in tanto davano una sbirciatina all'orologio: per essere il loro primo giorno, i nuovi agenti si facevano aspettare fin troppo.
Gray continuava imperterrito nel suo lavoro cartaceo, sbuffando ogni volta che voltava pagina e si rendeva conto dell'enorme lavoro che gli rimaneva da sbrigare.

-Mi scusi, signore- si permise Skinner- Non vorrei essere sgarbato ma... non potremmo ritornare alle nostre scrivanie ed eventualmente ritornare qui, da lei, quando saranno arrivati?

Il direttore alzò il capo dalle sue scartoffie e si tolse gli occhiali.

-Sono sicuro che saranno qui a momenti.- rispose.

Ed infatti pochi attimi dopo il telefono sulla scrivania squillo.
I quattro udirono Gray dire solo "Li faccia accomodare" e si alzarono, avvicinandosi alla scrivania.
Lentamente la porta si aprì e comparvero due giovani che sorrisero immediatamente non appena videro i tre agenti.
Sussurrarono un "Buongiorno" e chiusero la porta.

-Alla buon ora!- li rimproverò bonariamente il direttore, raggiungendoli

-Me ne prendo la completa responsabilità- rispose uno dei due giovani.- Avevo momentaneamente perso le chiavi della macchina.

-Bene... direi di iniziare le presentazioni- propose Gray- Il vicedirettore Walter Skinner- disse indicandolo con la mano- gli agenti speciali Dana Scully, John Doggett e Monica Reyes- li additò uno per uno.- Agenti, vicedirettore... questi sono gli agenti Jason Douglas Cain e Maximiliam Owen.

Skinner porse loro la mano ma nè Scully, nè Doggett, nè Monica si mossero.

-Agenti?- li spinse il direttore.

-Ah, signore...- intervenne Cain-... ho idea che non saranno necessarie le presentazioni. Siamo i nuovi vicini di casa dell'Agente Scully- spiegò poi.

Skinner e Gray si voltarono a guardarli.

-Ahm...- tentò Scully.

-A quanto pare il mondo è piccolo!- fece Owen tentando di spezzare la tensione- Per quanto mi riguarda potete continuare a chiamarmi Max.

-Idem per me- intervenne l'altro- JD va benissimo.

-Quasi... eravate quasi irriconoscibili senza barba e con i capelli tagliati- azzardò Monica accennando un sorriso.

-Ah, beh... quando siamo al lavoro dobbiamo dare l'impressione di essere bravi ragazzi.- rispose Max, mantenendo quell'aria sorridente nello sguardo.

-Vedo che c'è già un certo affiatamento nel gruppo e mi fa piacere- Gray tentò di riprendere in mano la conversazione.- Agente Cain, agente Owen... il vicedirettore è il supervisore della sezione a cui sarete assegnati durante la vostra permanenza qui.

-Va bene.- annuirono i due.

-Sia chiaro che dovrete mantenervi a disposizione per qualsiasi altra sezione necessiterà del vostro aiuto.

-Chiarissimo signore.

-L'agente Scully è a capo della sezione degli X-Files e vi riferirà dell'ultima indagine in corso.

-Bene.

-Buon lavoro!- concluse, sedendo nuovamente alla sua scrivania.

I sei lasciarono la stanza e si incamminarono nel corridoio. Skinner li lasciò poco dopo, entrando in un ascensore per raggiungere il quinto piano.
I cinque rimasti si fermarono davanti all'ufficio degli X-Files e fissarono per qualche istante il legno oscuro della porta.
Scully sospirò prima di abbassare la maniglia. Considerando ciò che era successo la sera prima, Mulder avrebbe preso molto male le novità.
I cinque entrarono nell'ufficio, trovando Mulder seduto di schiena che cercava di fare canestro con un cestino per le cartacce. A giudicare dal quantitativo di palline che si intravedevano dalle fessure del portarifiuti e dalla loro totale mancanza all'esterno, doveva aver fatto centro per ognuna.

-Finalmente!- iniziò Mulder, girando la sedia non appena avvertì la loro presenza nella stanza- Credevo che...- le parole gli morirono in gola non appena vide i nuovi agenti assegnati alla sezione.

Scattò in piedi avvicinandosi a loro.

-Buongiorno, signor Mulder- lo salutò cordialmente JD.- O forse dovrei dire Agente Mulder?

-Signor Mulder va bene. Non sono più un agente dell'FBI- rispose, guardandoli con occhi torvi. Non gli piaceva affatto come situazione, in tutti i sensi.

-Ah... Mulder- titubò Scully- Questi sono gli agenti Jason Douglas Cain e Maximilian Owen.

-JD e Max- sussurrò Mulder con tono piuttosto secco.

-Esatto- gli ribadì Max accennandogli un sorriso.- Preferiamo i diminutivi, sono più pratici e amichevoli, anche a lavoro.

-E, se non sono indiscreto, potrei sapere da dove venite?- fece Doggett tornando alla sua solita postazione.

Anche a lui quella situazione puzzava molto.

-Los Angeles- rispose JD.

-Però!- esclamò Monica- Anche il nuovo direttore viene da Los Angeles.

-Si... abbiamo lavorato sotto le sue direttive per un pò di tempo. E' una persona straordinaria- raccontò Max.

-In che sezione?- chiese Mulder, spigoloso.

-Per circa due anni nell'antiterrorismo... nell'ultimo anno nel distaccamento Crimini Violenti.

-Il direttore dice che avete chiesto il trasferimento temporaneo per gravi problemi di famiglia- iniziò Doggett, non mutando affatto il suo tono di voce.

-Come mai avete lasciato Los Angeles per Washington?- terminò Mulder.

-Non avevamo un caso da risolvere?- chiese JD cambiando immediatamente discorso, senza scomporsi più di tanto nè abbandonando quella serena imperturbabilità che sembrava una caratteristica anche di Max a dirla tutta.

-Si, certo.- fece Scully, gettando una bruttissima occhiataccia verso Mulder.

-Prendo i fascicoli- disse Monica, avviandosi verso la sua scrivania e guardando torva verso John.

I nuovi agenti si sedettero sull'unica scrivania ancora completamente libera e presero a studiare i referti autoptici e le informazioni riguardanti le vittime.

-Allora?- chiese Doggett, dopo neanche dieci minuti.

-Che ci dite di bello?- proseguì Mulder.

Si beccarono entrambi altre due occhiatacce da Scully e Reyes, significato estremamente chiaro: Non la passate liscia voi due.

-Si- fece Max alzando lo sguardo dal fascicolo che stava studiando.

-L'autore di questo scempio si crede una sorta di sciamano- iniziò JD.

-Uno sciamano?- chiese Monica immediatamente interessata

-Si, a giudicare dalle tracce che ha lasciato... i segni sulla fronte delle vittime- spiegò poi, constatando i dubbi dei presenti.

-Sembra una croce greca- fece Scully.

-E' una croce celtica- puntualizzò JD- Sembra che questa persona voglia marchiare le sue vittime e punire il loro tradimento.

-In che senso?- chise Monica.

-Per diventare Sciamano è necessario seguire una scala... la Scala Sciamanica... 12 tappe in totale:  la realizzazione, l'opposizione, la morte, il risveglio, l'incontro, il viaggio, il totem, lo sciamano, il mondo dello spitiro, l'accettazione, la visione e la seconda realizzazione.

-E noi saremmo arrivati alla quarta tappa?- fece scettico Doggett.

-Così sembra.

-Ed è arrivato a queste dettagliate conclusioni leggendo un semplice file?- sbottò Mulder.

-Non sono irragionevoli queste supposizioni- intervenne Max.

-La realizzazione, la prima tappa, rappresenta il risveglio della consapevolezza e la prima vittima era direttore di un centro mistico in cui, presumibilmente, si prende consapevolezza della propria anima per riuscire a liberarsi dal corpo. La seconda tappa, l'opposizione, rappresenta le difficoltà iniziali e la seconda vittima era uno psichiatra che cerca di liberare i propri pazienti dai loro problemi legati alla propria psiche. La morte ,la terza tappa, rappresenta, il primo rito di passaggio e la terza vittima era una donna che nel suo passato aveva lavorato con mente delle persone e che probabilmente era sul punto di morire.

-E infatti come ha rilevato nell'autopsia, agente Scully, la signora Bayle soffriva di una sarcoma all'intestino- intervenne a supporto Max.

-La quarta tappa, il risveglio- riprese JD- rappresenta la scoperta delle proprie potenzialità e la quarta vittima era un santone, qualcuno cioè che aveva capacità superiori alla norma.

-Aw... e secondo lei... come sceglie le sue vittime?- chiese Monica, pittosto impressionata dalle capacità che i due giovani stavano mostrando.

-Chi può dirlo... può prendere persone a caso o gente che conosce. L'unica via potrebbe essere indagare su Kirsten Bayle.- propose JD.

-Perchè?- chiese Scully piuttosto incuriosita.

-Se il killer sapeva della malattia della vittima o la conosceva o è venuto in possesso della sua cartella clinica... quindi potrebbe lavorare in ospedale, ad esempio.

-Mi sembra una buona pista.- disse Monica con convinzione.

-E come mai sa tutte queste cose?- fece Mulder con scetticismo.

-Quando ho visto la croce sulla fronte delle vittime e ho letto la professione di queste ho solo associato le idee.- rispose JD quietamente.

-Come mai conosce così bene il mondo celtico?- chiese Doggett.

-Sono un antropologo.

-Capisco... ma non avete ancora una teoria sugli strani risultati delle autopsie, giusto?- intervenne nuovamente Mulder.

-A dire la verità... forse una spiegazione l'avrei.- si pronunciò Max.- Sta circoscrivendo il cuore.

-Il cuore?- chiese Scully con stupore avvicinandosi al giovane per osservare le fotografie delle vittime.

-Il colpo inferto alla seconda vittima è leggermente più inclinato, di un 5... forse 10 gradi rispetto alla prima vittima... così come il colpo della terza rispetto a quello della seconda... e quello della quarta rispetto a quello della terza. Sta circoscrivendo il cuore. Ha staccato l'aorta alla prima e ha proseguito lungo il ventricolo sinistro per le altre... Infatti, da quello che ho letto, solo alla prima vittima l'aorta era recisa.

-Bella teoria- sussurrò Scully, prendendo in mano le fotografie delle vittime per costatare l'evidenza.

-Che arma potrebbe aver usato?- chiese Reyes.

-Non ho studiato il corpo da vicino e dalle foto non riuscirei a stabilirlo... ma, se si crede effetivamente uno sciamano, potrebbe aver usato un qualche pugnale antico... qualcosa che si sia fatto riprodurre... potremmo cercare in qualche negozio specializzato- terminò, scrutando le espressioni esterrefatte di Scully e Monica e quelle sempre più dubbiose di Mulder e Doggett.

-Vorrebbe studiare i corpi?- chiese Dana, quasi senza fiato.

-Se non le dispiace... ho letto la sua firma sui referti autoptici e non vorrei...

-E' un patologo?- continuò Scully.

-Si... c'è qualcosa di male?

-No... no, si figuri... ehm...- proseguì scrutando i volti dei presenti- io potrei accompagnare l'agente Owen a Quantico- disse poi verso i suoi vecchi colleghi- mentre voi potreste seguire le altre piste con l'agente Cain, uh?

Doggett e Monica annuirono.
Scully e Max uscirono dall'ufficio, avviandosi verso Quantico, mentre il gruppo rimasto si rimise immediatamente al lavoro.

 

 

Continua nel prossimo capitolo....

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NOTE:
Quanto detto dai personaggi sul mondo celtico e lo sciamanesimo è del tutto vero. Non mi sono inventata assolutamente nulla.