Genere: Angst, romance, nel senso che M
e S hanno una relazione già all'inizio della fic, non nel senso che è una fanfic
sdolcinata, non pensate male!
Feedback: Certamente, io rispondo
sempre! Ho bisogno dei vostri pareri!
Disclaimer: I personaggi creati da CC
appartengono a lui, alla Fox, alla 1013 e compagnia bella. La storia e tutti gli altri
personaggi sono miei.
Note: Già da questo capitolo alcune
cose potrebbero sembrare molto strane e fantasiose visto il contesto... ma non lo sono, so
quello che sto facendo e tutto verrà chiarito... basta che non pensiate che sia uscita
dalle nuvole.
Safe in their Alabaster Chambers
Untouched by Morning
And untouched by Noon
Sleep the meek members of the Resurrection
Rafter of Satin
And Roof of stone
Washington Cathedral
Washington, DC
One day later
4, pm
Le alte colonne rimandavano ancora come un'eco i
numerosi sermoni a cui avevano inermi assistito, e ripiegate su se stesse inviavano la
loro silenziosa e infinita preghiera verso l'alto, sperando che venisse finalmente
ascoltata.
La lunga navata centrale modulata solo dalla flebile
luce del sole che filtrava dalle vetrate e si macchiava di strani colori: un chiaro
mantello fine e tremante che arrestava la sua corsa prima di incrociare il suo vicino.
L'abside, solitamente illuminato a giorno durante le
lunghe funzioni della domenica, era in penombra, e a stento era possibile delineare il
possente profilo dell'altare.
Le navate laterali erano totalmente assorbite
dall'oscurità che le vetrate delle piccole cappelle non riuscivano a penetrare.
E su tutto un sacrale silenzio.
Un silenzio per pensare e riflettere.
Un silenzio che può rafforzare lo spirito, ma
distruggere anche l'anima quando questa è troppo provata e lascia che le proprie paure la
colpiscano senza che ci sia alcuna barriera a fermarle.
Mulder attendeva in silenzio in fondo alla navata,
vicino all'imponente portone d'ingresso, malamente appoggiato ad una colonna, sperando che
essa potesse sorreggerlo e gli impedisse di fare una caduta da cui non si sarebbe più
rialzato.
Guardò distrattamente l'orologio e si accorse di quanto
il tempo fosse trascorso velocemente da quanto erano giunti alla Cattedrale.
Due ore riempite da rimorsi e ricordi, da sensi di colpa
e rimpianti.
Si raddrizzò a fatica, avvertendo un sottile e
fastidioso dolore percorrergli le membra e ogni singola parte del suo corpo, un dolore
talmente radicato e profondo che sarebbe stato difficile attenuarlo.
Iniziò a camminare lentamente, con passi silenziosi e
felpati, tastando con le dita il freddo legno smaltato della panche.
Un lento sfiorare che desse la certeza di essere carne e
di essere ancora in vita, mentre sugli occhi scorrevano accorate le immagini di quella
lunga giornata.
Il cadere dei granelli di sabbia nella clessidra era
stato lento e costante, inesorabile tempo che scorreva senza arrestare mai il suo cammino.
I coniugi che avevano avuto in custodia William erano
stati fraddati con un colpo alla testa. Una calibro 29, a detta del medico legale. Ma...
poco importava, in fondo. Di William alcuna traccia.
La polizia locale e gli agenti dell'FBI assegnati alle
operazioni avevano subito pensato ad un tentativo di rapina andato male e speravano ancora
in una telefonata che non sarebbe arrivata mai.
L'unica, sola verità possibile iniziava a prendere
forma e corpo e diventava assoluta certezza, anche se non sarebbe mai comparsa nella
versione ufficiale.
Ormai avevano imparato che ciò che veniva definito
ufficiale era una maschera per le menzogne, mentre l'ufficioso e il nascosto coprivano la
verità.
Non erano andati a casa.
Nessuno di loro.
Nè Mulder nè Scully.
Tantomeno Doggett, Skinner o Reyes.
A quel punto nulla importava più, non c'era più nulla
per cui combattere.
Sostavano nel limbo, nell'inerme attesa che l'inferno
giungesse a portarli via.
A cosa serviva ancora combattere? A chi sarebbe servito?
Meglio aspettare e attendere che il destino seguisse il
suo corso.
Non avevano comunque modo di fermarlo... e nemmeno la
voglia.
La cerimonia funebre della mattinata era stata intima e
confortante.
Parecchi fiori, parenti e conoscenti in lacrime.
Dovevano essere state brave persone, per aver saputo
conquistare l'affetto di così tanta gente.
William sarebbe cresciuto bene in quella famiglia.
Mulder si fermò e si accostò a Scully inginocchiata
sulla panca e concentrata nelle sue preghiere. Aveva le mani giunte che le coprivano il
viso e le sostenevano le palpebre forzatamente chiuse per non versare altre lacrime.
Le posò una mano sulla spalla, distogliendola
delicatamente dalla sua concentrazione.
Scully sembrò uscire dal suo torpore e si voltò a
guardarlo con occhi profondi e tremanti e un viso pallido e segnato dalla sofferenza.
-Andiamo?- sussurrò Mulder.
Lei annuì ma non fiatò. Si alzò lentamente, lasciando
che le sue ginocchia, per troppo tempo piegate, si riabituassero a sostenere il peso del
suo corpo.
Afferrò la mano che Mulder le tese e si lasciò
trasportare lungo il tappeto rosso che ricopriva il pavimento di marmo della navata
centrale fino al portone d'ingresso.
Si voltò un'ultima volta, facendo il segno di croce e
rivolgendo un'ultima preghiera verso l'alto, prima che il sole del pomeriggio la colpisse
il pieno viso e le facesse socchiudere gli occhi, fin troppo abituati all'oscurità.
X-X-X-X
Scully Home
Georgetown, Virginia
7, pm
Scully fissava assorta la pioggia sbattere contro i
vetri della finestra e ricadere sconfitta verso il basso, formando piccoli rivoli sporchi
e spessi.
La pioggia li aveva colti mentre tornavano dalla
Cattedrale.
Dapprima il cielo aveva iniziato a coprirsi con doppi
nuvoloni neri.
Poi le prime gocce sul vetro del parabrezza.
In fine si erano aperte le cataratte del cielo.
E ripensava a quando, meno di due anni prima, chiamava
sua madre per avvertirla della sua gravidanza e della scomparsa di Mulder.
Possibile che fosse trascorso così tanto tempo?
Erano successe talmente tante cose in quel breve
istante, capaci di condensare vite intere di emozioni.
Aveva conosciuto Doggett e Monica.
Aveva ritrovato Mulder.
Aveva dato alla luce il loro bambino e avevano vissuto i
più bei momenti della loro vita.
Aveva visto Mulder trasformarsi dall'uomo taciturno e
solitario quale era in un amorevole e impacciato padre, in un compagno dolce e speciale.
Aveva visto la loro favola sgretolarsi dinanzi
all'evidenza e all'impossibilità di vivere come una famiglia normale.
Aveva detto addio a Mulder prima e al loro bambino poi,
mentre il peso della colpa e della sofferenza affaticava e riempiva il suo cuore.
Pensava di aver messo al sicuro William.
Pensava che il loro bambino potesse vivere felicemente e
normalmente, lontano dalla frenesia e dalle stranezze della vita sua e di Mulder.
Ma si sbagliava.
Aveva ritrovato Mulder ma su entrambi pendeva una
sentenza di morte.
Aveva perso il loro bambino... forse per sempre.
Due mani forti e delicate coprirono le sue spalle e la
fecero sobbalzare.
Istintivamente di portò le mani agli occhi, per
asciugare qualche lacrima furtiva che era riuscita a bagnare le sue guance, mentre Mulder
si inginocchiava di fronte a lei, circondandole la vita con i palmi della mani.
-Ti ho spaventata?- chiese con una sottile
preoccupazione.
-No- sussurrò Scully, accennando ad un breve sorriso.
-Vuoi che... ti prepari qualcosa?
Scully negò debolmente con il capo.
-Sono trentasei ore che non tocchi cibo.
-Non ho fame- riuscì a rispondergli.
-Ok... vuoi...- iniziò esitante-... vuoi riposare un
pò?
Scully accennò con il capo.
Mulder sorrise debolmente, prima di prenderle le mani
dal grembo e portarle alla bocca, baciandole delicatamente.
Si rimise in piedi, portando con sè anche Scully e
conducendola in camera da letto.
La mise sotto le coperte, prima di stendersi anch'egli
accanto a lei, abbracciandola e cercando di alleviare il dolore di entrambi.
Scully entrò molto presto in un profondo dormiveglia.
Non poteva definirsi pienamente dormire, ma almeno il suo corpo stava tentanto di trovare
un attimo di riposo, e forse l'avrebbe trovato, anche se per poche ore.
Ma Mulder no, non riusciva ad abbassare le palpebre,
perchè il buio veniva ogni volta investito dalla miriade di ricordi che aveva di quella
casa.
Il giorno in cui aveva visto per la prima volta il loro
bambino e aveva dormito sotto il suo stesso tetto, ascoltando i suoi vagiti la notte e sua
madre alzarsi per dargli da mangiare.
La loro prima uscita come una famiglia normale: il parco
e le grida dei bambini, il sole caldo e l'aria frizzante, le risate di Scully e gli occhi
curiosi di William che scrutavano il mondo.
Aveva lasciato quella casa con una Scully pronta al
pianto e un bambino con due occhioni che, pur inconsapevoli, gli supplicavano di rimanere,
di non andar via.
Sperava che andandosene potessero avere una vita più
tranquilla, quasi normale, ritendendo che, essendo lui stesso in pericolo, avrebbe messo a
repentaglio anche la loro vita.
E ora si ritrovava con una sentenza di morte sulle
spalle, senza suo figlio, e un dolore insopportabile che gravava su entrambi e non sapeva
come attenuare.
Forse, se fosse rimasto, avrebbe potuto salvare la
situazione. Sarebbero stati costantemente in fuga, ma per lo meno sarebbero stati bene e
tutti insieme.
Due colpi alla porta lo destarono e svegliarono anche
Scully.
-Continua a dormire- le disse, dandole un buffetto
sulla guancia- Vado io.
Si alzò stancamente dal letto e uscì dalla camera da
letto, chiudendo la porta dietro di se: chiunque fosse, non voleva assolutamente che
disturbasse Scully.
Accese la luce dell'ingresso e si affrettò alla porta,
aprendola senza neanche controllare chi fosse dallo spioncino.
-Oh... siete voi- espirò, scostandosi per lasciarli
entrare.
Skinner e Doggett si portarono subito alla finestra
controllando che nessuno li avesse seguiti.
-Allora?- fece Mulder con una certa impasienza.
-Dana dov'è?- rispose Monica preoccupata.
-E' di là, cerca di riposare. E' stata... è stata una
lunga giornata.
Reyes annuì lasciando che Doggett prendesse in mano il
discorso.
-Sarebbe stato più prudente che veniste a stare da uno
di noi.
-Prudente per cosa?- sbottò Mulder, con un flebile
scatto d'ira, nonostante la sua voce fosse ben lontana da quella del Mulder di un tempo.-
Avevamo bisogno di dormire del nostro letto, di... di stare nella nostra casa.
-Lo so, la capisco.
Mulder annuì poco convinto e lo lasciò proseguire.
-Non dovete pensare al peggio, William potrebbe stare
bene.
-Doggett, quanto... quante possibilità crede che ci
siano che William stia bene? Onestamente, non sono così ottimista... vorrei esserlo,
ma...
Nessuno dei tre replicò oltre.
-Allora, come mai siete venuti? Se è stato solo per
sapere come stavamo, bastava una telefonata.
-Mulder- iniziò Skinner- Mi rendo conto della vostra
situazione e so che non è facile essere lucidi e razionali in un momento come questo. Ma
standovene qui, a compiangervi non servirà... a nessuno.
-Con tutta sincerità... in questo momento non c'è
nulla che possa attirare la nostra attenzione, e, anche se ci fosse, non voglio che Dana
ne sia coinvolta. Ha già sofferto troppo.
-Capisco... è ragionevole.
-Forse fra qualche giorno, una settimana, due... ma non
ora.
Skinner annuì prima di continuare.
-Comunque... ci sono delle novità. Siamo stati
avvertiti subito dopo il funerale... vi... abbiamo anche cercato di rintracciarvi ma non
eravate in casa.
-Di che si tratta?- fece Mulder sedendosi sul divano e
invitando anche gli altri a fare lo stesso.
-Nell'FBI ci sono stati improvvisi cambiamenti...
inaspettati.
-Che cambiamenti?
-E' stato nominato un nuovo direttore... un certo David
Gray.
-Che sappiamo di lui?
-Apparentemente sembra a posto.- fece Monica.
-Tutto sembra a posto in apparenza- ribattè Mulder,
riportando la sua attenzione verso Skinner.
-Ci ha contattati personalmente... ha chiesto un
incontro... a cui cui dovrete partecipare anche lei e Scully.
-Che incontro?- chiese una voce assonnata.
I quattro si voltarono e videro Scully avvicinarsi e
sedersi accanto a Mulder.
-Dicevo a Mulder...- continuò Skinner-... che è stato
nominato un nuovo direttore nell'FBI, un certo David Gray.
-E' di qui? Lavorava qui a Washington?- chiese Scully
con voce piatta, effettivamente ben poco interessata agli sviluppi della situazione.
-Non lo sappiamo- rispose Doggett- Ho sentito dire che
era vicedirettore a Los Angeles.
-E cosa vuole?
-Un incontro. Un incontro a cui dobbiamo partecipare
tutti per discutere degli ultimi avvenimenti.
-E quando dovrebbe essere?- domandò Mulder.
-Dopodomani, giusto il tempo, ha detto, di sistemersi
nel suo nuovo ufficio.
-Ci saremo.- sussurrò Scully, alzandosi e facendo
intendere ai tre che dovevano andare via.
Doggett, Skinner e Monica si misero in piedi e si
avvicinarono alla porta.
-Se aveste bisogno di qualcosa... non esitate a
chiamarci.- propose Monica.
Mulder annuì e si accostò alla porta, aprendola.
-Ci si sente.- li salutò, osservandoli mentre
attraversavano l'uscio.
Contemporaneamente, due giovani, alti e di bell'aspetto,
passarono accanto alla porta.
I quattro si voltarono ad osservarli, ricevendo in
risposta un breve "salve" dai due, che presto scomparvero nella porta accanto.
Quindi distolsero lo sguardo e si salutarono un'ultima
volta prima di andar via.
X-X-X-X
Director's Office
FBI HeadQuarter
Washington, DC
Two days later
11, pm
Attraversare nuovamente quei corridoi fu difficile e
inquietante. Si sentivano come animali in trappola, costretti a camminare lungo un
sentiero di sbarre con gli occhi di sorpresi e ipocriti spettatori puntati contro.
Effettivamente nessuno nell'Hoover Building si aspettava
di vederli ancora lì dentro.
Le notizie giunte erano poche e discordanti, ma gli echi
più insistenti vedevano il mitico Spooky Mulder condannato a morte ed evaso da una
prigione federale e l'impeccabile e fredda agente Scully fuggita con lui.
Una voce li voleva a L'Avana con un figlio segreto.
Un'altra morti chissà dove.
Ma si sa che le notizie sono come le parole nel telefono
dei bambini.
Il primo dice A, l'ultimo capisce Z.
E' l'evolversi delle cose, naturale evolversi delle
cose.
Il percorso dal piano terra al settimo piano fu un
continuo parlottio e sguardi sfuggevoli e mirati.
Interi gruppi di agenti accantonavano i loro lavoro e si
affacciavano nei corridoi o si fermavano per osservare lo spettrale e la sua consorte
camminare imperterriti verso l'ufficio del neo direttore David Gray, seguiti a ruota dal
Vicedirettore Walter Skinner e dagli Agenti Speciali John Doggett e Monica Reyes, quasi
fossero la loro speciale scorta.
L'intera sezione X-Files, passata e presente, al
cospetto di una nuova sentenza, di vita o di morte.
I corridoi del settimo piano erano molto più illuminati
e tranquilli rispetto quelli dei piani inferiori. Certo si respirava un'aria più...
imponente, forse.
L'ufficio del direttore era l'ultimo del corridoio,
un'enorme porta in mogano scuro e lucido con una terghetta nera e vistosa.
Giunsero con un pò d'anticipo rispetto all'appuntamento
accordato, ma bussarono ugualmente.
Una giovane voce di donna rispose loro che potevano
accomodarsi.
L'anticamera dell'ufficio era un luogo piuttosto piccolo
ma ben illuminato, con un enorme finestrone sulla parete più grande.
Di fronte alla porta d'ingresso uno schedario di modeste
dimensioni e una scrivania ingombra di cartelle e documenti di vario genere.
Seduta ad assolvere ai suoi compiti una ragazza sui
ventisette annni, biondina ma non troppo vistosa nell'aspetto.
-Si?- chiese, alzando gli occhi, coperti da lenti
sottili, dagli incartamenti che stava esaminando.
-Il direttore Gray ci ha dato appuntamento per le
11:15, ci sta aspettando- rispose Skinner con un certo contegno.
-Gli annuncio il vostro arrivo, aspettate qui.- fece la
ragazza sfoggiando un piccolo sorriso, alzandosi e sparendo subito dopo la nera porta che
celava loro il volto del nuovo direttore.
Pochi minuti dopo la porta si riaprì e la giovane
segretaria fece segno che potevano accomodarsi.
I cinque entrarono cauti e guardinghi, accolti da
un'accecante luce che filtrava da un'enorme finestrone che occupava quasi tutta la parete
ovest e da un uomo che dava loro le spalle.
Non appena si udì lo scatto della porta e i cinque
ebbero modo di avvicinarsi alla scrivania, l'uomo si voltò e sorrise loro. Un sorriso
sincero e cordiale, che nulla aveva della falsità e delle menzogne cui erano venuti in
contatto nelle scorse settimane.
Era un uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati, non
molto alto e pelle olivastra. Sicuramente qualche avo di colore nel suo DNA.
-Buongiorno- iniziò Skinner, stupito da tanta apertura
nei loro confronti da parte del nuovo direttore.
In effetti tutti e cinque si aspettavano una approccio
negativo, visti gli ultimi avvenimenti.
-Benvenuti!- ribattè con un certo entusiasmo Gray.-
Andiamo verso il divano, in modo da poter discutere comodamente.
Indicò loro l'angolo opposto in cui facevano bella
mostra due comodi divani e due poltrone in pelle.
Si avviò per primo e si sedette,
attendendo paziente
che i cinque seguissero il suo esempio.
Mulder, Scully e Skinner si accomodarono sul divano
libero, mentre Doggett e Reyes presero le due poltrone.
-Bene- iniziò Gray- Ho saputo che avete combinato
parecchi guai nelle scorse settimane... mi è stato riferito che gli agenti della sezione
X-Files sono persone piuttosto singolari.
-Chi glielo ha riferito, se le lecito?- fece Mulder
-Alcune persone che hanno osservato in questi anni il
vostro lavoro... ma stia tranquillo, signor Mulder, mi piacciono le persone stravaganti.
-Perchè ci ha convocati qui stamattina?- chiese
Doggett, volendo arrivare subito al nocciolo della questione.
-Non appena sono stato nominato direttore, sono stato
invaso da una marea di carte riguardanti voi e la vostra sezione e onestamente non amo
molto le scartoffie... mi chiedo poi chi le ami su questa terra.- aggiunge con un tocco di
ironia.- Ho ascoltato tante versioni, e, con tutta onestà, nessuna di loro mi ha convinto
e vorrei ascoltare la vostra.
-C'è ben poco da raccontare, signore!- sbottò Scully
con un sorriso amaro.
-Ora le faccio un piccolo resoconto, molto breve, stia
tranquillo- continuò Mulder con tono piuttosto aggressivo.- Vengo arrestato, processato e
condannato a morte. Mi fanno scappare, riesco a sfuggire ad un tentativo di uccidermi da
parte del governo con l'Agente Scully e ritorno a Washington, dove scopro che il
condirettore Kersh che aveva preso parte alla mia fuga è stato ucciso e che mio figlio e
un altro bambino sono stati rapiti. E, dulcis in fundo, vengo qui dove probabilmente
verrò arrestato affinchè la sentenza di morte a mio carico venga eseguita.
Il direttore iniziò a fissare Mulder piuttosto
divertito e con esso tutti i presenti.
-Signore, quello che Mulder voleva dire è che...-
intervenne Skinner, tentando di appianare la situazione.
-Stia tranquillo, vicedirettore Skinner, il resoconto
è stato conciso ed efficace... Piuttosto, per quanto riguarda i rapimenti di William...
Scully, giusto?- chiese verso Scully che annuì- Bene... e di Gibosn Praice ho avviato
personalmente le indagini, così come ho aperto un'inchiesta sulla morte del condirettore
Kersh. Per la sua accusa di omicidio, signor Mulder, al momento non c'è alcun cadavere
che possa attestare l'avvenuto delitto e il processo a cui è stato sottoposto ha avuto
troppe irregolarità perchè possa essere valido.... potrebbe essere rifatto, ma, come ho
detto, al momento non vi sono prove che lei abbia commesso un crimine. Per ora la sentenza
è stata sospesa, ma entro pochi giorni, una settimana al massimo, la questione dovrebbe
venire archiviata.
Si alzò e si diresse verso la scrivania dove si
riempì un bicchiere d'acqua e lo bevve lentamente, dando modo ai presenti di assorbire le
notizie.
I cinque si guardarono negli occhi, credendo a stento a
ciò che le loro orecchie avevano udito.
Possibile che la situazione si fosse capovolta in quel
modo?
E in così pochi giorni?
Era forse un nuovo approccio del loro nemico comune
per irretirli e farli fuori definitivamente?
-Mi sembrate pittosto sorpresi- fece quindi Gray,
posando il bicchiere d'acqua e ritornando al divano.
-No, è che... sta parlando seriamente, signore?-
chiese Monica con una certa titubanza.
-Si, certo, perchè dovrei star scherzando?- ribattè
con un lieve sorriso sulle labbra.- Ah, ed è implicito che la sezione X-Files verrà
riaperta entro pochi giorni.- si fermò per un attimo attendendo le ovvie risposte alle
sue parole. Gli occhi dei presenti si focalizzarono su di lui, quasi increduli e
sicuramente sospettosi. Forse stava rivelando troppo e troppo in fretta, ma il latte ormai
era versato, tanto valeva continuare.- So che l'ufficio nel seminterrato è stato messo a
soqquadro- continuò, cercando di scusarsi-... per ora verrete sistemati in un ufficio
qui, al settimo piano. Vi verrà portato su lo stretto indispensabile... nel frattempo
vedrò di accelerare le operazioni di ripristino. E, Agente Scully...- terminò assumendo
un tono quasi paterno-... so quale momento difficile lei e il signor Mulder stiate
passando, quindi si prenda tutto il tempo di cui ha bisogno... ma mi auguro di vederla al
più presto in ufficio.
-Un momento...- iniziò Scully del tutto sorpresa dallo
sviluppo della mattinata-... mi sta dicendo che ritorno agli X-Files?
-Se vuole... si.
-Ed l'Agente Reyes ed io?- intervenne Doggett.
-Davvero non capisco la domanda.- rispose Gray
-Chi di noi due andrà via dalla sezione?
-Nessuno... perchè dovreste andare via! Mi sembra che
abbiate fatto un ottimo lavoro negli ultimi mesi!
Doggett si voltò a guardare Monica e Skinner, prima di
riprendere a parlare.
-Sta dicendo che allarga la sezione a tre agenti.
-Suppongo di si.- rispose il direttore- Considerando
gli ultimi avvenimenti in cui l'FBI è stata coinvolta, ritengo che una sezione come
quella degli X-Files sia la più adeguata a fare chiarezza.- terminò alzandosi e
avvicinandosi nuovamente alla sua scrivania.
-Mi aspetto che ritornaiate al lavoro al più presto.
E' tutto signori- concluse, assumendo un volto serio e autoritario.
I cinque si alzarono, ancora storditi per le ultime
parole udite.
Lasciarono la stanza silenziosi e composti, dopo aver
sussurrato un rispettoso "arrivederci".
X-X-X-X
Scully Home
Georgetown, Virginia
6, pm
-La cosa non mi convince molto- sussurrò Doggett
spezzando quell'irritante silenzio che aveva permeato la stanza non appena erano arrivati.
Dopo la visita al settimo piano, erano scesi al
sotterraneo, stimando i danni fatti dall'ultima retata nel loro ufficio.
Schedari completamente ribaltati, scrivanie scomparse e
pavimenti pieni di carte e materiali da cancelleria, le pareti spogliate della loro
insolita e originale copertura.
"Sembra sia passato un tifone", aveva
commentato secca Reyes, inoltrandosi in quella babele di confusione e valutando che
fossero necessarie più di tre settimane di lavoro intenso per rimettere a posto le cose.
Avevano iniziato a rassettare un pò di carte e qualche
file, ma, dopo un'ora buona di lavoro, avevano rinunciato, lasciando dimessi l'ufficio per
andare a mandar giù un boccone da qualche parte.
In realtà, non è che avessero mangiato o parlato
molto. Se ne erano stati ore in quasi assoluto silenzio a rimuginare fra sè sugli ultimi
avvenimenti e sul da farsi.
Intorno alle 2 del pomeriggio, ognuno era tornato alle
proprie abitazioni con l'accordo di vedersi qualche ora dopo.
Mulder e Scully erano andati da Maggie per raccontarle
le ultime novità e assicurarla che stavano bene e che non doveva preoccuparsi.
Scully e sua madre si erano accomodate sul divano e
avevano parlato a lungo, versato qualche lacrima, si erano confortate a vicenda con caldi
e affettuosi abbracci.
Mulder invece era rimasto vicino alla porta d'ingresso,
timoroso di disturbare il loro non molto vivace chiacchierio e di affrontare la signora
Scully. Non poteva spiegarle nel dettaglio l'intricata situazione in cui erano finiti, lei
non avrebbe capito nè s'aspettava che lo facesse: l'unica cosa che vedeva era sua figlia
in costante pericolo e ora suo nipote misteriosamente scomparso. Dopo la morte di Melissa
e del padre di Scully, con Bill a San Diego e Charlie sempre in viaggio, Dana era l'unica
che le era rimasta, l'unica su cui contare e la sua lontananza o addirittura la sua
perdita sarebbero state un colpo troppo duro.
Intorno alle 4 del pomeriggio Dana e sua madre si erano
affacciate di nuovo nell'ingresso. Scully aveva le guance segnate dalle lacrime e occhi
che promettevano di versarne ancora. Mulder l'aveva aiutata a mettersi il cappotto e le
aveva sistemato il bavero della camicia, quando Maggie bloccò i suoi movimenti e lo
costrinse a guardarla.
-Dana mi ha spiegato per sommi capi quello che è
accaduto e mi ha detto di William- aveva iniziato a parlare.
-Lo so.- aveva detto Mulder dimesso.
-Pregherò affinchè mio nipote stia bene e possa
ritornare presto da voi.
Mulder aveva annuito ma non era riuscito a replicare.
Uno strano groppo gli si stava formando in fondo alla gola e, se avesse parlato, avrebbe
iniziato a piangere anche lui.
Non lo aveva fatto. Non ancora.
E certo non perchè le ultime vicende non lo avessero
sconvolto nel profondo.
Avrebbe voluto urlare in realtà, piangere fino a che la
sua gola non diventava secca e i suoi occhi talmente stanchi e arrossati da annebbiargli
la vista.
Ma sapeva anche che Scully aveva bisogno di una colonna
a cui appoggiarsi, qualcosa a cui aggrapparsi e toccava a lui quel compito, anche se
sapeva che stava accumulando troppo dolore, troppo sofferenza, anche se sapeva che prima o
poi sarebbe scoppiato. Non sapendo che sarebbe accaduto molto presto.
-E' bello riaverti a casa, Fox- aveva proseguito
Maggie, dopo un attimo di silenzio, abbracciandolo con le lacrime agli occhi in una
stretta materna.
Mulder aveva risposto all'abbraccio, sentendo
finalmente un pò di quel calore materno che a lungo gli era mancato.
-Se aveste bisogno di qualcosa, o se... voleste
starvene un pò qui, per un pò... la porta è sempre aperta.- aveva detto poi,
districandosi dall'abbraccio e dando ai due un lieve bacio sulla guancia.
Il viaggio di ritorno era durato molto poco. Il traffico
del pomeriggio, solitamente intenso per la chiusura degli uffici pubblici, sembrava
essersi di colpo dissolto nel nulla, per permettere loro di ricevere un pò di pace in
tanto caos.
Giunti a casa avevano trovato Monica e Doggett ad
attenderli vicino al portone; pochi attimi dopo era arrivato anche Skinner ed erano saliti
per discutere degli ultimi avvenimenti.
Due caffè, bicchieri d'acqua e silenzio per la prima
mezzora, fino a che Doggett non aveva avviato la conversazione.
-Neanche a me- rispose Skinner, dopo aver preso un
sorso di caffè- sembra tutto troppo facile. Le accuse e la sentenza di Mulder annullate,
gli X-Files riaperti... è tutto tornato alla normalità come se non fosse accaduto
nulla.- terminò posando la sua tazza sul tavolinetto di fronte a lui.
-Gray non sembra un direttore dell'FBI... era troppo...
gentile. Per lo meno doveva essere irritato per la situzione che si è venuta a creare,
invece... ci ha chiesto quasi scusa- Intervenne Monica, stendendo la mano per recuperare
il suo bicchiere d'acqua dal tavolino.
-Che intendete fare?- chiese Mulder, dopo aver
ascoltato silenzioso e imperturbabile la conversazione a tre.
-Domani ritorneremo al quartier generale per
controllare la situazione, poi vi facciamo sapere.
Mulder annuì, mentre Scully, seduta accanto a lui, si
alzò in piedi, recuperò tazze e bicchieri vuoti e si avviò verso la cucina.
-Scully?- chiese Skinner.
Dana si fermò ma non si voltò.
-Lei che fa?- continuò con tono titubante.
-Datemi... datemi un pò di tempo.
-Certo.
Scully ascoltò la risposta e sparì dietro la porta
della cucina.
Monica, Doggett e Skinner si alzarono all'unisono e si
portarono alla porta, seguiti a ruota da Mulder.
-Allora... ci sentiamo domani- fece questi.
-A domani- replicarono i tre quasi contemporaneamente
aprendo la porta e chiudendola poi dietro di loro.
X-X-X-X
Scully Home
Georgetown, Virginia
11, pm
Scully era seduta sul bordo del letto, assorta a fissare
il lembo di parete dove un tempo non troppo lontano si trovava la culla di William.
Poteva ancora sentire i suoi vagiti di prima mattina.
Poteva ancora vedere il suo guardarla con occhi attenti
e curiosi.
Dopo averlo dato in adozione, aveva riposto culla,
giochi e passeggino in un enorme scatolone che era finito nella soffitta di Doggett... per
rimanerci per sempre.
Le prime notti erano state le peggiori, sveglia e sola,
senza due forti braccia che l'amavano e senza i sorrisi del suo bambino.
Poi, lentamente, il sonno aveva iniziato a destarla
dalla sua solitudine, facendola piombare in sogni oscuri e amari, fino a che la luce del
mattino non la riportava alla sua tortuosa realtà.
Viveva alla giornata, attendendo che il giorno finisse,
e quando terminava, sperando che uno nuovo giungesse presto per sottrarla al suo dolore.
Scully scosse il capo ritornando alla realtà e
riprendendo ad abbottonarsi la blusa del pigiama.
Mulder entrò in camera da letto con passo felpato,
gettando su una sedia la maglietta che aveva tolto e portava in mano. Ricevette in
risposta un'occhiataccia da parte di Scully che si alzò e la riprese, stirandola con cura
con le mani e drappeggiandola sulla spalliera della seggiola.
Mulder la fissò per un attimo, riportando poi la sua
attenzione alla cerniera dei suoi jeans che sfilò subito dopo.
Le si avvicinò e la strinsa per la vita, lasciando che
i pantaloni ricadessero malamente sulla sedia.
-Mulder!- sussurrò lei e fece per riprendere i jeans e
sistemarli meglio, ma lui la bloccò.
-Lasciali lì- le bisbigliò ad un orecchio.
-Domani li troverai sgualciti.
-Nessuno lo noterà, a meno che qualcuno non inizi a
fissare i miei pantaloni... per quanto mi riguarda sei autorizzata solo tu a farlo.
Scully sorrise brevemente, prima di adagiarsi
comodamente sul petto di Mulder.
-Che farai?- le chiese, ritornando serio.
-Non so.- buttò fuori lei con un gran sospiro.- Per
ora non voglio pensare a nulla, non voglio pensare all'FBI o al lavoro.
-Magari ti farebbe bene.- fece lui, dandole un leggero
colpo si labbra sul collo.
-Forse si... forse fra una settimana o due.
-Avere qualcosa da fare può distrarti e farti
preoccupare meno.
-Si... forse potrebbe aiutarmi.
-Ascoltiamo le impressioni di Doggett e Monica dei
prossimi giorni, e, se non noteranno nulla di sospetto, ritornerai a dirigere gli X-Files,
ok?
Scully si districò dal suo abbraccio e si voltò,
abbracciandogli la vita e affondando il viso sul petto di Mulder.
-Già ti vedo a dirigere la sezione.
-Non dovrò dirigere proprio nulla, Monica e John sanno
cavarsela benissimo da soli- sussurrò.
-Si... lo so- ribattè lui, ricevendo in risposta
un'alzata di testa e due occhi furbi e sottilmente stupiti.
-Sto parlando con Fox Mulder?- le sorrise sornione-
Dov'è finito il mio agente spettrale e strafottente?
-Mi sento veramente offeso- rispose lui con un finto
broncio.
Scully iniziò a ridacchiare e lasciò che Mulder la
trasportasse sul letto e la fecesse sedere sul materasso.
-Sono felice che... riesca ancora a farti ridere- le
fece lui, inginocchiandosi sul pavimento tra le gambe di lei.
Scully in risposta gli sfiorò la bocca con le labbra e
prese ad accarezzargli i capelli con le dita.
-Tu che farai?- gli chiese.
-Non so- espirò dopo una lieve alzata di spalle.- Me
ne starò qui e mi inventerò qualcosa per passare il tempo.
-Non è prudente che tu rimanga da solo... non mi va di
andare a lavoro sapendoti qui a...
-Andrà tutto bene- la interruppe rassicurandola.
-Potresti venire con me in ufficio- propose Scully.
-E a fare cosa? Non posso partecipare alla indagini e
vi darei solo fastidio.
-Potresti sempre darci una mano in via ufficiosa!
-Potrei indagare da solo invece... cercare di scoprire
dove... dove hanno portato Gibson o... o William.
Scully distolse lo sguardo da lui e abbassò gli occhi
con aria rassegnata.
Perchè diavolo aveva nominato William?, si maledì.
-Sei davvero convinto che nostro figlio stia bene, che
non gli abbiano fatto del male?- chiese con occhi che supplicavano onestà.
-Certo- le rispose convinto, pur sapendo di mentire a
se stesso e a lei.- E devi esserne convinta anche tu!
-Mulder, perchè non mi dici la verità, perchè non
sei onesto con me?
-Non capisco- fece lui stupito.
-Lo so che fai di tutto per sollevarmi il morale, e lo
apprezzo, davvero.
-Dana...
-Ti ho sentito, l'altro giorno, mentre parlavi con
Skinner, Monica e John, di là.
-Io...- balbettò abbassando il capo, non riuscendo
più a sostenere lo sguardo di lei.
Scully gli prese il volto fra le mani e se lo
avvicinò, lentamente. Sostarono per un attimo l'uno di fronte all'altro, prima che Mulder
l'abbracciasse, nascondendo il volto nel collo di lei, quasi volesse egli stesso celarsi
al mondo.
-Io...- iniziò Mulder con voce rotta-...devo crederci
Dana, devo credere che nostro figlio, il nostro William, stia bene e che riuscirò a
riportarlo da te. Credevo... credevo che andandomene avrei allontanato il pericolo da voi,
che, essendo io stesso in pericolo, avrei messo a repentaglio la vostra vita rimanendo
qui.
-Ti ho chiesto io di andar via, Mulder... non devi
recriminarti nulla.- cercò di confortarlo, accarezzandogli la testa e la schiena.
-Pensavo a voi ogni minuto, pensavo a te, a quando ti
ho visto allattare William la prima volta, a quando... abbiamo fatto l'amore per la prima
volta dopo la nascita del nostro bambino. Mi mancavate Dana. Ogni giorni mi alzavo con la
speranza che fosse tutto un sogno, che ci fossi tu accanto a me e la culla di William
accanto al letto. Ed ora l'ho perso e... e ho reso infelice te.
Scully gli alzò la testa e gli asciugò con i pollici
due lacrime che erano riuscite ad arrivare fino alle guance.
-Non puoi rimproverarti di nulla, Mulder. Hai fatto
tutto ciò che era in tuo potere.
-Si, ma... ma forse, se fossi rimasto, William sarebbe
ancora qui con noi.
-E forse ti avrebbero già ucciso ed io sarei stata
qui, a piangere la tua morte, con l'assoluta certezza che un nuovo miracolo non si sarebbe
compiuto e con un bambino che non avrebbe rivisto mai più suo padre. A questo non pensi
Mulder?
-Ma...
Scully lo zittì, posandogli l'indice sulle labbra. Si
mise in piedi, facendo alzare anche lui. Scoprì il letto e si stese, abbracciandolo e
cullandolo come un bimbo dopo un brutto sogno; attese fino a che il suo respiro non
divenne regolare e lui non si addormentò del tutto; poi spense il lume del comodino e si
lasciò avvolgere dal buio e dal demone del sonno.
X-X-X-X
Luogo Sconosciuto
11, pm
Una mano afferrò la cornetta del telefono e compose in
fretta un numero telefonico, tamburallando le dita sul piano della scrivania in maniera
nervosa e impaziente mentre attendeva che qualcuno dall'altra parte della cornetta
rispondesse.
Il piccolo lume da tavolo illuminava solo un lembo di
legno, un'aureola dorata che metteva in luce una manica di camicia a sottilissime trame
blu e una grossa mano da uomo.
-Sono io- disse, rispondendo all'ovvia domanda del
ricevente.- Tutto fatto, potete procedere. State tranquilli... e attenti.
Ripose la cornetta sul ricevitore con una certa
esitazione e spense la luce, lasciando la stanza al buio.
Nell'aria solo il clic della porta che veniva chiusa
lentamente.
1- Ho scritto questo capitolo prima di vedere The Truth;
sono consapevole delle piccole incongruenze rispetto alla puntata che trovate all'interno
del capitolo ma non le ho cambiate volutamente. Il capitolo è nato così e avrebbe perso
qualcosa se avessi fatto dei cambiamenti di corsa.