TITOLO:E’ FINITA!

 

Capitolo 3

 

BILL SCULLY’S RESIDENCE   11:25

 

“Ben alzata, sorellina. Dormito bene?”

Bill si avvicinò a Dana e le diede un bacio sulla fronte.

“Bene, grazie! Dove sono Tara e Matthew?”

“Sono usciti a fare la spesa.”

“E tu come mai non sei andato con loro?”

“Volevo parlare un po’ con la mia sorellina.”

Scully sbadigliò. “E di cosa vuoi parlare, Bill?”

“Potresti iniziare col dirmi come mai sei qui.”

“Sono venuta a trovare Matthew.”

“A chi vuoi darla a bere? Che t’è successo? Hai l’ aria di un cane bastonato.”

“Non mi va di parlarne, Bill!”

“Allora è grave?”

Scully si voltò verso il lavello, dandogli le spalle. Prese una tazza e versò dentro del caffè.

“Guarda che non mi arrendo finchè non mi dici la verità.”

“Bill, sono venuta qua solo perché avevo bisogno di lasciarmi tutto dietro. Ho bisogno di cambiare aria. Non voglio discuterne con te.”

“C’entra il tuo collega, ho ragione?”

Non ottenne risposta.

“Cosa t’ ha fatto?”

Dana aveva completamente ignorato la domanda e continuava a bere il suo caffè, guardando nella tazza.

“Io lo ammazzo, quel figlio di puttana…”

“Finiscila Bill! Non ti intromettere!”

“Dimmi cosa ti ha fatto e giuro che gli farò pentire di essere nato!”

“Se io e Mulder avessimo dei problemi sarebbero soltanto nostri. Sono venuta qui per riposare, ma se tu mi stai così addosso non mi aiuti affatto. Se non lasci stare questa storia mi costringi ad andarmene. Ti prego, non farlo. Ho bisogno di passare del tempo lontano da casa e dai problemi.”

“D’accordo!A patto che tu mi racconti cosa t’ha fatto.”

“Non ti ho detto che Mulder mi ha fatto qualcosa…”

“Maledizione Dana,lo difendi anche se ce l’hai con lui?”

Scully poggiò la tazza nel lavello. Aprì il rubinetto e ci fece scorrere l’acqua dentro. Era fredda, ma lei non ci fece caso.Lo chiuse e uscì dalla cucina.

Il fratello era rimasto in attesa.

“Dana?”

“Non ho nulla da dirti!E ora se permetti vado a fare un giro.Non aspettatemi per pranzo.”

Non curandosi delle proteste di suo fratello, prese la giacca ed uscì.

 

 

NORFORK’S PARK ORE  12:11

 

Scully era seduta su una panchina e osservava dei bambini giocare nella sabbia.

Non si rese conto che il suo viso era bagnato dalle lacrime.

“Signorina, sta bene?”

Un uomo sulla quarantina le si avvicinò preoccupato e si sedette accanto.Al suono delle sue parole Dana si voltò a guardarlo.

“Si, tutto apposto,grazie!”

“Lei sta piangendo…”

Solo ora Scully si accorse, che inconsapevolmente le lacrime le erano scivolate sul volto. Si asciugò di scatto le guance e disse:

“Sto bene, non si preoccupi.”

L’ uomo le porse un fazzoletto e Dana lo accettò,esitante e ripetette: “Sto bene ora,grazie.”

“Ha litigato con suo marito?”

“Non sono sposata.”

“Mi scusi, non volevo essere invadente.”

Scully aveva smesso di guardarlo, ora la sua attenzione era rivolta ai bambini.

“Qual è la sua peste?” Le domandò, indicando i bimbi che giocavano nel recinto con la sabbia.

“Non ho figli.”

“Io ho una bambina,Elizabeth. E’ quella con la magliettina verde e il pantaloncino rosa. La vede?”

“Ah…è bellissima!”

La piccola corse verso il papà con una paletta azzurra nella manina destra. Nell’ altra mano stringeva qualcosa, che però l’uomo non riusciva a scorgere.

“Guadda che t’ ho pottato!” Elizabeth aprì il piccolo pugno e mostrò al padre il contenuto. Era sabbia.

“Ora puoi giocare anche tu. Ti ho pottato un poco di sabbia.”

“Oh…grazie tesoro!”

La bimba si voltò verso Scully. “Hey, ciao signora, vuoi anche tu un po’ di sabbia? Così puoi giocare con il mio papà!”

“Io e la signora divideremo la sabbia che mi hai portato. Torna a giocare con gli altri bambini, che tra poco torniamo a casa e poi ti lamenti che vuoi restare ancora un po’ a giocare con i tuoi amichetti.” 

“Va bene papy!Ciao signora!”

“Mi chiamo Dana!”

“Io Elizabeth! Era il nome della mia mamma!Ora vado a giocare con Jennifer!Ciao Dana!”

Scully le sorrise.

“Mia moglie è morta.”

“Mi dispiace tanto.”

“Grazie!Mi chiamo David.Posso chiamarti Dana?”

“Si!Quanti anni ha?”

“Quattro. Sua madre è morta quando è nata. Complicazioni durante il parto, dissero.”

“Mi dispiace. Ha cresciuto la piccola da solo. Deve esserne molto fiero, mi sembra una bimba molto sveglia.”

“Lo è! Hai qualcuno?Non ci sto provando, è semplice curiosità.”

“No, non sto con nessuno.”

“Ma vorresti!”

“Era una domanda?”

“No,solo una mia impressione.”

Scully non rispose.

“Scusa, non sono fatti miei.”

“Non c’è problema.”

“Verresti a pranzo con me e la piccola peste?”

“E’ già ora di pranzo?”

“Hai altri impegni?”

“No, no, è solo che non me ne ero resa conto.”

“Allora ti va?”

“Ok!”

“Bene!Vado a prendere Lizzie.” 

Scully lo guardò mentre si avviava verso il recinto con la sabbia.

 

 

MRS SCULLY’S APPARTMENT   12:30

 

Mulder bussò alla porta. Dopo qualche secondo la signora Scully gli andò ad aprire.

“Fox entra!”

“Dana…”

“No, non ha più chiamato.”

Mulder entrò con la testa rivolta verso il basso.

“Non so più che fare, ho bisogno di vederla. Lei non ha la minima idea di dove possa essere?”

“No, altrimenti te lo direi. Non posso vederti in queste condizioni.”

“Me lo merito.”

“Non dire così, Fox! So quanto tieni alla mia bambina…”

“L’ ho ferita, io non volevo, ma l’ho ferita. Le ho detto una cosa orribile, che non penso di lei. Dana è la persona più forte che io conosca, senza di lei non avrei resistito a tutto ciò che abbiamo passato…”

L’ agente aveva parlato senza mai riprendere fiato.

“Fox calmati. Qualunque cosa tu le abbia detto, non è irrimediabile. Forse,ora lei è soltanto arrabbiata. Quando le sarà passata, tornerà da te.”

“Al telefono le ha dato questa impressione?”

La donna non rispose.

“Le ho fatto del male, signora Scully. Pensa che io mi fidi più di una mia ex collega che di lei.”

“Allora ho capito bene: c’è un’altra donna di mezzo.”
“Io le ho mentito solo per non farla soffrire…”

“Fox, so che non sono fatti miei, ma si tratta di mia figlia. Sei andato a letto con quella donna?”

“No!Io…e Dana non…Voglio dire…io e sua figlia non stiamo insieme. Lei ce l’ ha con me perché non le ho detto che quando ho scoperto gli X-FILES lavoravo con una collega.”

“Una collega?”

“Beh…io e questa agente stavamo insieme all’epoca, ma tra noi è finita da più di sei anni.”
“Dimmi Fox, questa donna è tornata nella tua vita?”
“No, non nella mia vita…Le hanno affidato gli x-files. Non c’è nulla fra noi, ma Dana crede di si. Pensa che io mi fidi più di Diana che di lei, ma si sbaglia.”

“Ora inizio a capire.”
“Lo so di aver sbagliato, mentendole, ma volevo solo evitare che accadesse quanto è successo.”

“Andiamo, vieni a tavola. E’ pronto.”

 

 

BIRKOFOOD   12:30

 

“Lizzie, cosa fai? Esci da sotto il tavolo.”

“E’ caduta la collana di Dana. Eccola!”

“Oh…grazie!” Scully prese la croce dalle mani della piccola e controllò se si era spezzata.

“Si è rotta?” Domandò David.

“No! Non capisco come sia potuta cadermi.”

“Forse non l’avevi agganciata bene.”

“Forse.”Rispose Dana non convinta.

April si avvicinò per prendere l’ordinazione.

Dopo avere scelto, Elisabeth iniziò a tirare i pantaloni del padre.

“Papààh!Devo fare pipì!”

“Andiamo!”

“Può venire pure Dana?”

“Ma Dana non deve far pipì!”

“Posso accompagnarla io, se vuoi!”

“Si, mi accompagna Dana!” Rispose la bambina tutta contenta.

Così Lizze trascinò una Scully divertita in bagno.

“Fai la guardia alla potta, ok?”

“Ok!”

La bimba entrò nel bagno e ne uscì dopo qualche minuto.

“A te piace il mio papà?”

“Cosa?”

“Io ti piaccio?”

“Oh…si! Mi piaci tanto, Lizzie! Sei una bimba molto intelligente e bellissima!”

“E il mio papà!”

“E’ molto simpatico!”

La piccola le sorrise, un sorrisetto furbetto, e corse via.

“Ehy!” esclamò David quando la figlia gli si buttò addosso.

“Tutto apposto? Ti ha creato dei problemi?”

“No, è un vero angelo!”Rispose Dana.

“Hanno già portato da mangiare, vedo!”

“Si, sono molto veloci qui!”

“Ci vieni spesso in questo locale?”

“Sempre quando vengo in città.”

“Non sei di qua?”

“No, sono di Washington D.C.! E tu, vivi qui?”

“No, anch’ io sono di Washington.”

“Davvero? E che ci fai da queste parti?”

“Mio fratello vive alla base di San Diego, è capitano della Marina. Sono venuta a trovare il mio nipotino.”

“Ti piacciono molto i bambini, vero?”

“Si!”Gli fece un sorriso amaro, ma lui non lo capì.

“Beh…allora dovresti impegnarti per averne uno tuo.”

Scully chinò il capo verso il piatto,si limitò a guardare la sua bistecca sperando che rispondesse lei al posto suo.

“Ho detto qualcosa che non va?”

“Ah?”

“Ho detto qualcosa di sbagliato?”

“No, figurati! Lizzie si è addormentata!”

Decise che era meglio cambiare discorso.

“Già! Fa sempre così, dev’ essere l’ aria di mare. E’ tutto ok, Dana?”

“Si certo, sto bene! Che lavoro fai?”

“Sono avvocato. E tu?”

“Medico.”

“Non l’ avrei mai indovinato!”

“Perché non ho la faccia da dottore?”

“No! Sembri più…”

“Una venditrice ambulante?”

“Cosa?” David scoppiò a ridere. “No, hai l’aria di una poliziotta?”

“Davvero? Beh… non ci sei andato tanto lontano:sono un’ agente federale.”

“Wow! Non c’ ero mai andato tanto vicino!”

“Cos’è, ti metti ad indovinare i lavori delle persone?”

“E’ un gioco che faccio con mia figlia. Prima lo facevo con Beth. Mia moglie.”

“Scusami!”

“E di cosa? Io ce l’ ho la faccia da avvocato?”

“Hai anche tu un secondo lavoro?”

David le sorrise. “No, è il mio solo lavoro.”

“Non saprei, non sono brava a giocare a questo gioco, però forse avresti potuto fare il marinaio.”

“Mi ci vedi tutto tatuato?”

Scoppiarono entrambi a ridere, svegliando Elizabeth.

“Che succede?”

“Niente tesoro, scusa ti abbiamo svegliato:”

“Andiamo a casa, papà?”

“Vuoi andare a casa?”

“Si, però viene anche Dana! Così la faccio vedere la mia casa dei soddatini.”

“Non so se può venire, avrà da fare…”

“Perché non glielo chiedi?”

David azzardò un “Ti va?”

“Sicuro! La casa dei soldatini?”

“Mia figlia ha cose tutte particolari!”

Scully gli sorrise e si alzò dal tavolo.

 

 

DAVID’ S RESIDENCE   2:30 P.M.

 

David entrò con in braccio la figlia,che si era addormentata di nuovo.

“Ti dispiace chiudere la porta?”

“Figurati!”

“Accomodati, fa come se fossi a casa tua.Io porto Liz in camera sua.”

Così entrò in una stanza mentre Scully iniziò a curiosare un po’ in giro e all’ improvviso sorrise.

“Marinaio eh?”

Appesa al muro c’ era una foto di David in tenuta da marine.

“Che c’è?”

Scully gli indicò la foto col capo. Lui le sorrise e si grattò la testa.

“Sono del Jag.”

“Mmm! Abiti davvero a Washington o anche quello nasconde qualcosa?”

“No, vivo a Washington. Questa era la casa dei miei genitori.Ora vivono in Virginia, e ogni tanto vengo qui a dare una sistematina e per rivedere la casa dove sono cresciuto.”

“Sei tu quel bambino nelle foto?”

“Proprio io!”

“Eri molto carino!”

“Si, poi sono diventato un mostro col tempo…”

“No!Non intendevo dire…”

“Lo so, stavo scherzando!”

Le fece un sorriso, che lei ricambiò un po’ imbarazzata.

Perché aveva accettato di venire qui? Ora che la bambina dormiva era rimasta praticamente sola con David.

“Vuoi un caffè?”

“Si, grazie!”

Almeno un po’ di tempo sarebbe passato bevendo qualcosa. Forse l’imbarazzo sarebbe svanito. Scully sperò.

Si avviarono in cucina e lui mise dell’acqua nel bollitore.

“Quando torni a Washington, David?”

“Dopodomani. E tu?”

“Ah! Devo essere in ufficio lunedì.”

“Che pensi di fare in questo week-end?”

“Non ho progetti! Sono venuta qui solo per staccare la spina, per riposarmi, fare passeggiate…”

“Conoscere me!”

Scully gli sorrise. David pensò di non aver mai visto in tutta la sua vita un sorriso più bello.

“Posso farti una domanda Dana?”

Lei annuì.

“Perché stavi piangendo?”

“Non…ah…” Scully smise di guardarlo.

“Non c’ è fretta, lascia stare, mi conosci appena, non devi rispondere…”

“Non mi ero accorta di stare piangendo.” Fece un lungo sospiro. “Vedi io…scusa non me la sento di parlarne…”

“Non ti preoccupare. Anzi devi perdonarmi, sono stato di nuovo indiscreto. Ecco il caffè!”

“Grazie!”Dana prese la tazza e iniziò mandar giù quell’aromatica acqua scura.

Dall’altra stanza: “Papà, papà!”

“Arrivo subito tesoro!”

Posò il suo caffè sul tavolo. “Torno subito!”

Appena lui uscì dalla cucina Scully sospirò e si alzò dalla sedia. Si girò un po’ in giro e decise che era ora di andare.

Passò davanti la cameretta di Elizabeth e si diresse verso la porta d’ingresso. Uscì senza neanche avvisare David che se ne stava andando.

Non voleva che la vedesse: aveva ricominciato a piangere e non voleva spiegargli il perché. Corse via nel parco e si diresse verso casa di Bill.

 

                                               

BILL SCULLY’S RESIDENCE  3:00 P.M.

 

Quando arrivò non c’era nessuno, così potette rilassarsi per un po’. Sapeva che quando il fratello sarebbe tornato le avrebbe fatto il terzo grado.

Per tutte le ore passate con quell’uomo non aveva pensato a Fox. Forse non sarebbe dovuta scappare via dalla casa di David, ma non voleva dirgli cosa la faceva star male. Dopotutto lui era solo un estranio, molto simpatico, ma pur sempre qualcuno che non sapeva nulla di lei, né lei sapeva qualcosa di lui. Mentre pensava a ciò che avrebbe dovuto fare, come avrebbe dovuto spiegare la sua fuga improvvisa a David, Dana si addormentò sul divano.

 

Continua….