Titolo: Amici
Autore: Rose Ramsey ( closeyoureyes@katamail.com   )
Keywords: V, DRR, Angst
Genere: PG-13
Spoilers: post nona stagione, con riferimenti all'ottava stagione.
Summary: Doggett e Reyes vengono riassegnati ad altri incarichi.
Note dell'autore: Scrivo questa ff con l'unico scopo di conoscere meglio due personaggi che sono arrivati da poco, che come coppia non sono niente male (e che, naturalmente, non riusciranno mai, con tutta la buona volontà possibilie, a sostituire Mulder e Scully).
Comunque credo sia la prima e l'ultima che scrivo su di loro (la fede x-philes MSshipper si fa sentire)
Desclaimer: I personaggi utilizzati sono di proprietà di Chris Carter e della Fox Twentie Century Television, non si intende violare alcun copyright né scrivere a scopo di lucro.




Ce lo aspettavamo tutti e due, non lo abbiamo mai detto, ma ce lo aspettavamo.

La convocazione è arrivata quattro giorni dopo la fuga di Mulder dal Mount Weather Complex a Bluemont in Virginia.
Monica ha cercato di non parlarne, credo fosse preoccupata per la sorte di Mulder e Scully, ma quell'uomo ha la pelle dura e se non li hanno divisi in questi nove anni, temo che abbiano scelto il momento meno propizio per tentare.

Siamo stati avvertiti nel pomeriggio precedente, e quella mattina eravamo tutti e due seduti sul divano della sala d'attesa.

La spiai con la coda dell'occhio, lei aveva il volto basso e gli occhi persi in pensieri che non ho saputo leggere.
Preferisco sempre mantenere una certa distanza, odio essere invadente, e ironicamente lei è l'unica persona con cui posso dire di avere un vero rapporto.

Aspettammo quindici minuti abbondanti nella saletta d'attesa e avevo l'impressione che anche aspettare in una saletta con lei mi sarebbe mancato, ma ero comunque convinto che, anche se, probabilmente, non avremmo continuato a lavorare insieme, saremmo comunque rimasti amici.

A questo punto non posso fare a meno di interrogarmi sulla mia concezione di 'amici', perché c'è qualcosa che manca adesso, e non capisco cos'è. E' una di quelle sensazioni vaghe, come quando cerchi di ricordare se hai chiuso il gas prima di uscire o se hai tolto le chiavi dal quadro della macchina. Ecco, io stavo appunto cercando di capire che cosa c'era che non avevamo fatto.

Quella mattina, quando ci ricevette, il vice-direttore Follmer sembrava particolarmente soddisfatto anche se tentava di tenere un atteggiamento distaccato e professionale, e io non avevo bisogno di scomodare le sensazioni di Monica per sapere che era più che felice di occuparsi della nuova occupazione della mia partner.

"Data l'avvenuta chiusura degli x-files, è stato disposto che voi abbiate nuove assegnazioni.."

Mentre Follmer cominciava a parlare diedi un'occhiata alle mani di Monica, tese e nervose forzatamente allungate sui braccioli, e io sapevo che avrebbe volentieri torto il collo a chi si era azzardato a chiudere gli x-files, e l'avrei fatto volentieri anch'io.

Intanto, rimaneva la possibilità di essere assegnati entrambi alla stessa sezione, per cui non badai troppo ai propositi violenti che passarono per la testa di entrambi.

E la possibilità rimase finchè Follmer, sorridente, mi comunicò che ero stato assegnato alla sezione anticrimine, e Monica avrebbe avuto un posto nella sezione omicidi.

Qualche secondo dopo, non potè trattenersi dallo specificare che Monica avrebbe lavorato al suo fianco nella ricerca di un certo Jerry Barryman, accusato di due omicidi.
Ma il punto della questione era che lui avrebbe lavorato anche alle ricerche di Spiderman pur di avere la possibilità di stare accanto a Monica. Comunque la cosa non doveva riguardarmi, ne preoccuparmi.

E all'inizio fu così.

Il mio nuovo compagno di lavoro fu Bob Martin; un brav'uomo, sposato e con due figlie femmine, che a dispetto di me, teneva facilmente il lavoro fuori dalla sua vita personale. Ma infondo penso che sia più facile quando il lavoro e la vita personale non diventano improvvisamente la stessa cosa, e lo stesso orribile incubo.

Il primo giorno nell'anticrimine fu duro, ma abituarsi a nuovi ambienti e nuovi compiti è sempre difficile all'inizio, comunque la giornata era cominciata bene.
Monica era venuta a farmi un saluto quella mattina, augurandomi buon lavoro e presi la cosa come un buon segno, una continuazione della nostra amicizia.

Quella sera la chimai a casa, e la trovai stanca sul divano di casa, con in mano un bicchiere di vino rosso.

Parlammo molto, del mio nuovo incarico, del suo, delle sue piante che avevano bisogno di più compagnia, del colore delle tende nuove e di un vecchio film western che avevo visto una trentina di volte.
Lei mi chiese del mio partner, e io le chiesi del suo, dimenticandomi che si trattava di Follmer, così mi sorbii un paio di minuti di descrizione della sua gentilezza sul lavoro, credo che fosse troppo stanca per allungare il discorso.

Così finimmo la nostra chiacchierata con un "ci si vede" e io ebbi di nuovo la netta impressione di aver lasciato in sospeso qualcosa.

Per i tre giorni seguenti non la vidi.

Il quarto giorno la vidi nel corridoio dell'edificio Hoover, stava uscendo dall'ufficio del vicedirettore e io ero fermo nel corridoio che tagliava quello dov'era lei, e giurerei che stesse per fermarsi, ma non lo fece.
Mosse la mano in un accenno di saluto e fece un sorriso, poi seguì Follmer.

E io me ne andai da lì lentamente, come se non avessi realizzato bene cosa era successo.
Ma credo che lo avevo realizzato anche troppo per i miei gusti.
Ci stavamo allontanado, e la cosa non mi fece piacere.

Il quarto giorno era Domenica, passai la giornata a fare tutto tranne che pensare al lavoro, e pensare a Monica, ma ogni cosa che facevo mi ricordava comunque che la facevo solo per non pensare a lei, così verso le 21:00 mi arresi, anche se non sapevo a cosa mi stavo arrendendo di preciso.


*************************


Fu quasi una liberazione quando ci comunicarono la convocazione nell'uffico di Follmer.

Gli x-files erano stati chiusi e non conveniva a nessuno rimanere inutilmente attaccati al filo della speranza quando sai che questo filo ha un punto spezzato e che ti farà precipitare nel vuoto.

Ero già angosciata per gli avvenimenti degli ultimi giorni per poter sopportare un prolungamento della fine.
Se si può, preferisco sempre che i finali siano indolori.

Un po' come quando ho rotto con Brad e ho lasciato New York.

Quella mattina, più che triste, direi che ero rassegnata.

Mi era piaciuto lavorare agli x-files, conoscere persone come Scully e Mulder, e sopratutto, mi era piaciuto stare accanto a John. Ho sempre sentito un legame con lui, in realtà, ho sempre 'sentito lui'. E lo sentivo più di quanto non avessi mai sentito nessun'altro.

Lui se ne stava fermo, immobile su quella poltrona, esattamente nel punto opposto a dov'ero seduta io.
Il nodo alla cravatta perfettamente annodata, l'aria dura e professionale, e gli occhi di un azzurro che può essere tanto dolce quanto può essere glaciale.

E quella mattina erano glaciali.

Dovemmo aspettare parecchio, come dire - aggiungere al danno anche la beffa.
Durante l'attesa pensai che avrei dovuto dirgli qualcosa, ma non dissi niente, come del resto fece lui.
Rimase solo fermo lì, aspettando, come se un'incarico valesse un altro, e un parter valesse un altro.

Brad ci accolse sorridente ed eccitato come un politico che sta per fare un comizio elettorale, e cominciò a parlare appena ci fummo seduti.

"Data l'avvenuta chiusura degli x-files, è stato disposto che voi abbiate nuove assegnazioni.."

Ricordo che avrei voluto alzarmi e sfasciargli la scrivania, ma il desiderio di mantenere quel minimo di dignità che mi era rimasta, dopo aver testimoniato al processo pseudo-commedia di Mulder, mi spinse a rimanere ferma.

Le cose prima o poi finiscono, e sarebbe stato meglio abituarcisi.

Brad ci comunicò le nostre assegnazioni, e io restai ad ascoltare le parole senza prestare molta attenzone al significato.

La mattina dopo passai mezz'ora a decidere se andare o no da John, e alla fine cedetti, ma tanto sapevo dall'inizio che avrei ceduto.

La giornata passò abbastanza velocemente. Avevo già lavorato con Brad e tutto sommato la nostra collaborazione era buona, ma quando non parlavamo e io mi allontavavo con la testa verso teorie e piani, al ritorno dimenticavo che non c'era John al mio fianco, e una volta ho finito per chiamarlo col nome sbagliato, ma Bred non l'ha presa male, perché infondo "avevo lavorato con un altro fino al giorno prima e adesso quella giornata mi sarebbe servita ad abituarmi al cambiamento".

Quella sera quando mi chiamò John pensai che non ci sarebbe stato verso di abituarmi alla sua assenza, infondo però lui si teneva spesso distante quindi mi dissi che avrei potuto fare a meno di lui.
In certi momenti di naturalezza lui si irrigidiva, frazioni secondo che pesavano sul crescere del nostro rapporto ma che non ci impedivano di essere amici.

In effetti, con tutte le sue barriere e le mie paure, il nostro rapporto mi sarebbe mancato.

E comunque, è un po' difficile che non ti manchi chi ami.

Non ne ho idea di quando è successo, ma è successo.

Ho visto i segni del dolore marchiare il suo volto e il tormento cambiare il tono dell'azzurro dei suoi occhi.

Non so cos'ha che mi laga tanto a lui, ma in lui c'è qualcosa.

Nei giorni successivi Bred mi tenne occupata con piste da seguire e rapporti da compilare, ennesimi inutli interrogatori che comunque facevo per non tralasciare niente e non correre rischi. Fui così occupata che neanche mi diede il tempo di fermarmi a salutare John quando lo incontrai nel corridoio dell'Edgar Hoover Buiding.

Il quarto giorno lo passai chiusa in casa, telefono staccato e relax totale.
Avevo deciso di lasciare fuori il lavoro, i problemi, e chiunque ruotasse intorno a questi due ambiti.

Alle 21:30 bussarono alla porta e quando chiesi chi era, una voce calda e profondissima mi rispose che era arrivata la pizza.
Aprii per dire che non avevo ordinato nessuna pizza ma mi trovai sulla soglia di casa John con due pizze e un cartone di birre.

Credo di non aver mai fatto un sorriso così grande in vita mia, e credo fosse perché fu una delle poche volte che vidi sorridere lui.

Si, credo sia questo. Lui ha sempre sulla faccia la sua maschera di fermezza, e quando sorride il cuore mi si ferma in mezzo allo stomaco e non so come rimetterlo a posto.


*************************


Quando la vidi sorridermi pensai che tutto sommato l'idea che avevo avuto non era stata così cattiva come mi ero ripetuto durante il viaggio verso casa sua.

Credo che ricordai in quel momento com'era Monica.
Quella donna decisa e aperta che la mattina in ufficio sembra un treno ultrarapido pronto alla partenza, e l'amica gentile che ascolta le tue sofferenze o semplicemente ti abbraccia e la senti completamente devota a te.

In qualche modo mi torna sempre in mente il suo abbraccio quando regalai le ceneri di Luke al mare. Ricordo che la strinsi così forte che avrei potuto romperle ogni osso del corpo, e ricordo che mi ricambiò con la stessa forza come se volesse tenermi legato a lei per non farmi andare via con mio figlio.

Quella fu una delle rare volte che l'abbracciai, e da allora non è più successo.
In quel momento non avrei voluto lasciarla più andare. Non so perché.

Di tanto in tanto lo penso ancora.

Quella sera mangiai la pizza più buona della mia vita.

La trovai a casa con un paio di jeans e una t-shirt bianca che a mala pena arrivava alla vita e mi trovai improvvisamente a riconsiderare negativamente l'abbigliamento lavorativo.

Mi meraviglia sempre la femminilità implicita di Monica, così non ostentata ma così dolce e costante. Il più delle volte il suo carattere la fa sembrare un maschiaccio, ma mi piace anche allora.

Quella sera oltre alla forza nei suoi occhi c'era una spontaneità che di solito non lasciava trapelare mai e mi sembrava di poterla 'sentire'.

Sentire come lei 'sente' la gente, e mi chiesi come lei sentiva me.

Ricordo che ridemmo, e ricordo che mi sentivo come a casa.

Siamo riusciti a rimandare i saluti fino ad oltre la mezzanotte, poi la mia disciplina riguardo agli orari e le esigenze per il lavoro si imposero.

Andai via, e ancora una volta sentii che avevo dimenticato di dirle qualcosa.

Francamente, dirle che l'amavo, non era una possibilità che avevo preso in considerazione.

Non glielo dissi neanche quando avrei dovuto, quando avrei potuto, una sera che sentivo che avrei voluto baciarla e che anche lei avrebbe voluto, e dirle che era importante, che ero terrorizzato all'idea di perderla perché sarei impazzito.

Mi ricordo ancora il percorso in quell'ospedale, la faccia contrita e impietosita della gente, e le parole dei medici che non davano speranza.

Morta.

Lei era celebralmente morta e non le avevo mai detto niente.

Quel centinaio di grazie che avevo messo da parte per un'occasione in cui avuto il coraggio di affrontare il suo ruolo nella mia vita andavano sprecati.

Perchè anche se io lavoravo con impegno per ignorarlo, lei rivestiva un ruolo importante nella mia vita.

Questo mi venne in mente quella notte, e tornò in mente ogni notte successiva.
Come quando trovi un'indizio, e poi un altro e unisci i tasselli, e quando sei arrivato alla soluzione ti meravigli di non aver capito prima.

Io trovai indizi ogni notte per due mesi.

In due mesi la vidi dodici volte. Senza contare una volta che la vidi uscire dal parcheggio nell'auto con Follmer, e rideva, e non mi vide.

Secondo la mia ottica, che avevo ben forzato e manipolato a mio favore, ciò che provavo per Monica non era altro che nostalgia, amicizia e affetto fraterno.

Affrontare i sentimenti non è mai stato il mio forte, soprattutto dalla morte di Luke.

Provare sentimenti per qualcuno ti leva la possibilità di controllare la situazione.

Una volta desiderai di buttare il controllo nella spazzatura.
O meglio, più di una volta; in verità succedeva ogni volta che vedevo Mulder e Scully insieme.
Non so come facessero, ma tutti i milioni di fatti negativi che si schiantavano sul loro rapporto venivano superati con una dedizione che ha davvero del paranormale.


****************************


Non me lo aspettavo.

Soprattutto non mi aspettavo di vederlo così rilassato e a suo agio, senza l'immancabile barriera che lo difende dalla mia vicinanza.

Aveva una giacca di camoscio nera, una maglietta blu e un paio di jeans.
Un sorriso dolce che intensificava l'azzurro degli occhi e un tono amichevole nella voce, senza quell'impressione di parlare ad un nastro preregistrato.

La sua naturalezza in casa mia mi trasmetteva un chè di confortante, e per un attimo mi ricordai di quando si presentò nel mio appartamento, mentre finivo di mettere via gli scatoloni, con degli hotdogs fantastici, anzi no, correggo - "le migliori salsicce polacche della città"

Ricordai come lo avevo abbracciato quel giorno, come mi aveva guardato preoccupato, e che mi sentii come se per lui valessi davvero qualcosa.

Mi tenne stretta, senza chiedere spiegazioni, solo cullandomi in un abbraccio che diceva a chiare lettere che lui era lì, e non sarebbe andato via. E non gli ho mai detto quanto mi rassicurò.

Mi piaceva la sua compagnia, e la casa sembrava molto meno vuota.
Sopratutto mi piaceva poterlo guardare negli occhi e trovarci quella fierezza antica e quella dignità di uomo maturo che ha solo lui.

Con le donne, un po' come con tutto il resto, John è all'antica, ma questo non gli impedisce di guardarmi con rispetto, e non gli impedisce di aspettarsi molto da me.

E questo è una cosa che lo differenzia molto da Bred.

Bred mi considera in modo diverso, lui si meraviglia dei miei successi, e non se ne aspetta affatto.
Devo costantemente dimostrare che valgo qualcosa.

Quando se ne andò rimasi ferma nel salotto ad assaporare la sua presenza nella stanza.
L'odore del suo dopobarba. Potrei riconoscerlo anche in una profumeria.
Patetico vero?

Spesso è così che mi sento. Patetica.
Lui non capisce i miei sentimenti, o forse semplicemente non vuole, probabilmente perché per lui non è lo stesso.

Così, approfittando della nostra separazione lavorativa, ho tentato, senza troppo successo, di superare quello che provo.

L'ho visto varie volte in due mesi, oggettivamente non molte, ma per me anche troppe.
Quando si era presentato da me quella sera, nel salutarci mi disse che gli avrebbe fatto piacere che fossi andata a trovarlo a casa. E lo feci, forse per educazione, forse per altro.

E da allora continuammo a scambiarci inviti.

Un paio di volte dovetti rifiutare perché avevo da fare, e una volta rifutai con la scusa che dovevo cenare con Bred. In realtà, anche se spesse volte finii col cenare con Bred, niente assomigliava minimamente a quello che provavo in compagnia di John, e quella sera che rifutai in realtà volevo solo starmene a casa, in pace, e non rendermi conto vedendolo che continuavo a 'sentilo'.

Il problema vero è che certe volte mi capita di sentirlo anche quando non c'è, e non riesco ad abituarmi al fatto che non sia più il mio partner.

Mi sentivo legata a lui anche durante le ricerche di suo figlio, e per questo mi vergognavo, e preferivo nasconderlo a me stessa.

Lui aveva un figlio scomparso, una moglie disperata, un matrimonio che stava cadendo a pezzi, e io lo 'sentivo'.

Lo sentivo troppo, il legame era troppo forte, e mi sentivo come se lo stessi chiamando a me.

A ricerche finite non lo vidi più, e la cosa mi rincuorò molto.

Finch'è un'altra persona scomparsa ci riunì di nuovo.

Certe volte mi rincuora il fatto di essere stata con lui quando aveva bisogno di me, di essergli stata accanto nelle ricerche di Luke, e successivamente, del suo assassino.

Adesso che non ha più bisogno di me, sembra che mi frequenti più per abitudine, o forse per gratitudione, e non so dire quale delle due possibilità sia peggio.

******************************


Rimasi deluso più di quanto le feci vedere.

Non venne da me perché doveva cenare con Bred.

Non ho mai tenuto troppo in alto Foller nelle mie considerazioni, ma in effetti si può dire che aveva comunque una posizione non male.

La ebbe fino a quella sera, quando precipitò d'un colpo e l'avrei volentieri pestato.

Ma io sono sempre troppo distaccato e professionale per prendermela o per mostrare le mie reazioni, quindi mi limitai ad un sorroso contrito e feci finta di niente.

Non la chiamai per una settimana, e neanche lei si fece sentire.

Immaginai che aveva troppe cene con Follmar per la testa per pensare a me.

Notai comunque che il pensare a lei era diminuito, ed ero controllato come al solito, potevo dirmi fiero della mia freddezza.

"Sei caloroso quanto un iceberg, John..." disse Rob mentre mettevamo via una caso appena concluso "...posso capire la professionalità, ma qualche volta esageri, non credi?...Abbiamo appena arrestato uno dei più grandi bastardi della città, dobbiamo festeggiare!"
Mi mise un braccio intorno alle spalle spingendomi fuori dall'ufficio.
Mi chiedevo come facesse a rimanere così bonario facendo un lavoro che lo scaraventava ogni mattina alle 08:00 nella melma più disgustosa di Washington D.C.

Mi venne da ridere per le sue battute stupide sulle donne agenti, e proprio in quel momento sbucò da un angolo Monica, e forse per i sette giorni che non la sentivo ne vedevo, o forse solo perché quella mattina si era svegliata meglio, ma mi sembrò molto più bella del solito.

"Ciao John" mi sorrise, come fa solo lei, con quel movimento genuino delle labbra che sembra faccia sciogliere i ghiacci.
"Monica.." sussurrai il suo nome quasi come se fosse una rivelazione, non feci in tempo a sorriderle che spuntò dietro di lei Follmer, che mi fece un cenno di saluto con la testa e le circondò le spalle con un braccio con la scusa di mostrarle un fascicolo.
Lei non fece alcuna resistenza, non so se perché le faceva piacere il comportamento di Follmer o perché era troppo concentrata sul fascicolo.
Fatto stà che se la portò via velocemente e io sentii una pacca di Rob su un braccio.

"Però!...mica male la ragazza...com'è che la conosci?"
Io gli risposi guardando avanti con la mia faccia impietrita. "E' la.....è stata la mia partner"
Non ho niente contro i sentimentali, e chi si strugge di nostalgia, ma io non ho mai voluto rientrare in questa cerchia.
"Deve essere stato un brutto salto allora!", chiaramente si riferiva all'aver cambiato partner, io ignorai la sua affermazione, anche se era vero.

Non per l'aspetto fisico di Monica, ma per Monica.

Il salto sarebbe stato brutto in ogni caso.

Quel giorno la incontrai di nuovo, io stavo per uscire dall' Edgar Hoover Building e lei stava entrando.

Ci scontrammo alle porte dell'ascensore.

Persi una tretina di secondi per raccoglierle dei documenti.

Gli diedi, come per abitudine, una rapida occhiata, e li classificai, come quelli che sembravano essere un'autorizzazione ad un pedinamento e a mettere sotto sorveglianza apparecchi personali.
"Vedo che hai parecchio da fare!", mi andava bene dire qualsiasi cosa pur di uscire da quella situazione di imbarazzante silenzio.
"Altrochè, Bred non mi fa neanche respirare" mi rispose con un sorriso spostando una ciocca dei capelli castani dalla fronte mentre io masticavo Brad nella mascella contratta.
"Come procede il caso?" ero davvero interessato a saperlo, più che altro per sapere quando Brad Foller si sarebbe tolto dai piedi, davvero non riuscivo ad immaginare come riuscisse a sopportarlo, sempre attaccato a lei, continuamente, o il lavoro o gli inviti a cena, praticamente la teneva sequestrata ventiquattro ore al giorno-sette giorni a settimana, sarebbe stato insostenibile per chiunque, soprattutto considerando il fatto che avevano quasi sfiorato il matrimonio. Ma da come sorrideva direi che infastidiva più me che lei.
"Abbastanza bene, forse un po' a rilento, Bred ci va con i piedi di piombo"
Rimanemmo qualche secondo a fissarci, e io non potei fare a meno di sorridere, ma dato che stavo uscendo da lì dovevo andare via ed evitare ad ogni costo la figura dell'idiota.
"Allora ci si vede.."
"Si certo" lei rispose con un altro rapido sorriso e mi girai per andare via, e ad ogni passo avevo voglia di voltarmi indietro per guardarla un'altra volta.

*****************************


Credo che la missione 'stare lontana da John Doggett' sia più difficile del previsto.

Oggi l'ho incontrato due volte, la prima volta l'ho incrociato nel corridoio, riguardo alla seconda, me la sono andata a cercare.

Conosco le abitudini di John e sono andata da Brad con una scusa per riuscire ad incontrarlo 'casualmente' nell' Hoover Building.

Mi è sembrato un po' più maturo, un po' più sereno, e i suoi occhi un po' più blu.

Mi ha chiesto come procedevano le mie indagini, e io gli ho risposto che vanno un po' a rilento per via di Brad.
Non capisco come faccia ad essere così puntiglioso, vuole la conferma di ogni virgola quando potremmo benissimo arrestarlo e farlo confessare in qualche ora di interrogatorio.
Beh, non che il caso sia così straordinariamente facile, però Brad sta utilizzando un metodo di condurre l'indagine che trovo eccessivo.
Segue alla lettera regole che non segue nessuno, passiamo ore inutili a pedinarlo anche quando va dal barbiere.

Non sono certo così stupida da non capire i motivi veri del suo comportamento, ma non mi da particolarmente fastidio, infondo credo mi faccia piacere il suo interesse per me.

Lavorando un anno intero al fianco di John che a mala pena si ricorda di che sesso faccio parte, un atteggiamento del genere è lusinghiero.

Lavorare con Brad non è poi tanto male come ricordavo, ed è molto gentile con me.
Mi guarda sempre in modo tanto dolce, che quasi mi mette in imbarazzo.

Mi ha invitato di nuovo a cena, penso che mi farà bene, oltretutto non sono obbligata a fare niente, siamo solo due colleghi che si fanno compagnia qualche sera, mangiano e parlano del più e del meno.

Qualche volte però mi ritrovo a guardarlo e a paragonarlo a John e purtroppo Brad ne esce sempre sconfitto.
Ma infondo perché paragonarli?
Sono due tipi copmletamente diversi. Uno ordinato e semplice, l'altro elegante e un po' pretenzioso, uno ha le sue convinzioni incrollabili, magari un po' ottuse, e l'altro scende a compromessi se cen'è bisogno.

Il giorno dopo dovemmo rimanere tutta la giornata in macchina; Barryman continuava a passare da un cinema porno ad un bar.
Mi ricordo che quel giorno avevo una terribile e irragionevole voglia di parlare con John, il bisogno di dirgli qualcosa, qualcunque cosa, anche solo un 'ciao', ma eravamo impegnati e mi ripromisi di chiamarlo nonappena tornata a casa.

Quella sera però non tornai a casa.

Ricordo la macchina piena di scatole di cibo cinese, un paio di birre vuote, qualche cassetta di disco-music che davvero non capisco come faccia a piacere a Brad.
Ricordo che verso le 18:00 del pomeriggio mi faceva terribilmente male la schiena per via del tempo interminabile che dovemmo rimanere seduti in macchina quel giorno.
Una noia che non finiva mai e un orario da schiavista, e intanto ero irritatissima perché per colpa di un bastardo assassino e buono a nulla non riuscivo proprio a rincasare.
Verso le 22:30 fece a botte con un tizio in un locale, ma Brad insistette perché aspettassimo qualcosa di più per incastralo, e anche se non aveva tutti i torti avremmo benissimo potuto arrestarlo per rissa e poi farlo confessare. Ma Brad continuava a rimandare per non dovermi lasciare andare, credo.

Continuammo a stargli alle calcagna.
Un paio di uomini grossi lo avevano diviso dall'altro uomo e lui sen'era rimasto fuori dal locale, in un angolo buio ad aspettare, quindi pensammo che volesse continuare il mach di boxe.
Purtroppo quello che voleva fare era ben altro.
Comparì davanti all'uomo puntandogli contro la pistola; ricordo che uscii rapidamente dall'auto senza ascoltare Brad che mi diceva di aspettarlo. Che dovevo aspettare? Che lo ammazzasse? Che magari facesse fuoco su un padre che aveva una famiglia a casa che lo aspettava?

Mi ricordo che scaraventai quall'uomo a terra, e lo guardai, mi fissava sconvolto, mentre un bruciore cominciava a diffondersi nel mio stomaco. Vidi Barryman riverso a terra, la presenza di Brad alle mie spalle.
Ricordo la luce del lampione che si spegnava, ricordo che cominciò a fare freddo. E ricordo che pensai che non avrei più potuto telefonare a John.

****************************

Continuava a passarmi per la testa la sua voce, "Altrochè, Brad non mi fa neanche respirare" - "Abbastanza bene, forse un po' a rilento, Brad ci va con i piedi di piombo" e il sangue stava cominciando a salirmi al cervello - Brad - Brad - Brad

Stavo in un supermarket a tre isolati da casa mia e con tutta la concentrazione riversata in quel nome non mi accorsi del carrello che entrava nella mia corsia, e ci andai a sbattere contro.

La donna mi sorrise mentre mi scusavo.

Di preciso non so neanche dire come siamo finiti a parlare, ma mi andava bene tutto pur di stare insieme ad una donna e dimostrare a me stesso che l'Agente Monica Reyes non era poi così importante.

Quella donna era bionda, con gli occhi marroni, e un corpo davvero niente male, e quella sera non ero assolutamente in vena di confessioni con me stesso. E' inutile rimuginare sui sentimenti, perché o le cose si realizzano o no, ed era impossibile che ci fosse qualcosa tra a me e Monica che non fosse semplice amicizia.

Probabilmente avevo delirato per due mesi. Doveva essere così.

Mi invitò a cena e io mi sentii sollevato e felice come uno a cui è stato lanciato un salvagente mentre sta affondando.

La guardai preparare da mangiare nella sua cucina, con una calma confortante, e pensai che se Monica mi avesse chiamato qualla sera io avrei risposto che ero a cena da una donna e che dovevo purtroppo rifiutare.

Già mi gongolavo nella mia velocità nel cancellare sentimenti e situazioni scomode.

Mi congratulai con me stesso per tutta la sera.
Infondo non stavo facendo assolutamente niente di male, anche perché, quella donna, Linda, l'avevo appena incontrata, non le dovevo amore eterno e neanche la serata doveva obbligatoriamente finire in fuochi d'artificio, se avessi sentito che mi stavo approfittando della sua buona fede non sarei andato oltre.

Era quasi mezzanotte, ed ero ancora a casa sua.
Stavamo seduti sul divano, un drink, un cocktail di sguardi languidi e sfioramenti veloci, giusto per misurare la volontà di entrambi a far proseguire la serata.
La tv era accesa con il volume basso, e quando mi si presentò il pensiero di Monica lo scacciai velocemente.

Anche se mi sentii un verme.

Linda si alzò dal divano per prendere dell'altro vino, e io pensai che se fossi stato brillo sarebbe stato più facile continuare la serata senza le mie solite regole d'onore.
Ero single, con una certa dose di fascino, lei era adulta e cosenziente, e la mia ex-partner aveva il suo da fare con Brad Follmer.

Quando pensai a quell'uomo benedissi il vino che Linda stava versando nel mio calice.

Pensai di baciarla, mi alzai in piedi, mi avvicinai a lei e scattai via dal suo volto appena ebbi sentore di aver udito il nome di Monica.
Stavo guardando lo schermo con occhi sbarrati - "Mezz'ora fa l'ambulanza ha soccorso L'Agente dell'FBI Monica Reyes, colpita da un proiettile durante l'arresto di un uomo sospettato di aver già ucciso altre due persone. L'Agente in fin di vita è ora al St. Helena Memorial Hospital di Washington.." -

Sullo schermo passavano le immagini di lei portata via in ambulanza, il sangue sull'asfalto e Brad tremante e terrorizzato.

"Mi dispiace Linda ma devo andare..." , non lasciai che mi accompagnasse alla porta, afferrai la giacca e andai via quanto più velocemente possibile, maledendo, e ignorando, i semafori durante il percorso.

"In fin di vita-In fin di vita-In fin di vita"

Non mi accorsi che avevo le lacrime agli occhi fin quando non scesi dall'auto e il cambio di temperatura mi fece rendere conto che gli occhi bruciavano nonostante il freddo.

Mentre salivo i piani dell'ospedale avevo la costante paura che forse proprio in quell'istante lei stava morendo.

Tutto qui. Lei stava morendo e io non ero con lei.

Non le ero stato accanto.

Non le avevo detto quello che era stata per me.

Brad camminava avanti e indietro nel corridoio, fuori dalla sala operatoria.
"Come è successo?" senza rendermene conto, gridando, lo avevo sbattuto contro il muro e quasi lo soffocavo, lo lasciai di mala volglia perché stava cercando di rispondermi.
"Lo stavamo sorvegliando, lui ha tirato fuori una pistola e...non lo so.."
"Non lo so? Come non lo sai? Come fai a non saperlo! Lei era con te!Tu avresti dovuto proteggerla!" sbraitai come un folle.

Ma me la stavo prendendo con lui per non prendermela con me stesso, che, mentre lei si prendeva una pallottola, me ne stavo a cena con una perfetta sconosciuta che per me non significava assolutamente niente.

Mi sono calmato solo perché altrimenti mi avrebbero cacciato a pedate.

Per un po' sperai che quello fosse un incubo, ma sarebbe stato troppo facile.

La vita non lo è mai, e i sentimenti tantomeno.

Mi chiesi più volte che diavolo ci facevo a casa di Linda quella sera, ma era tutto così assurdo che preferii dimenticare chiunque non fosse Monica Reyes.

Ciò che era accaduto quel giorno era stato un modo infantile di fuggire via da ciò che spaventa. E poi ti accorgi che quello che ti spaventa tanto è l'unica cosa che ti può rendere felice.

L'unica per cui moriresti. Ed è questo il punto.

Io morirei per Monica.


Sono rimasto due ore e mezza fermo sulla panca del corridoio con gli occhi sulla luce rossa accesa sopra la porta della sala operatoria.

*************************

La prima cosa che ho visto è stata la mascherina del dottore, sempre se posso usare il verbo 'vedere', in realtà sembrava più un'allucinazione.
Mi teneva la mano e controllava la dilatazione delle mie pupille.

Poi è andato via e ho sentito che mi teneva ancora la mano.

Mi sono girata, ancora stordita, e ho visto John, e aveva l'aria sollevata e gli occhi lucidi.

"Ciao John, che..che ci fai qui?" faticavo a parlare

"E secondo te che ci faccio?" quasi rise di fronte alla mia domanda
"Quasi ci lasciavi..." e sembrava che non lo stesse dicendo a me "...volevi mollare da solo Brad a scrivere il rapporto?" cercava di fare dello spirito, ma io ero più concentrata nel sentirlo.
Sentivo la sua pena come se fosse una fiamma bruciante in mezzo alla stanza. In mezzo a noi due.

"Sto bene John.."

"Ssh, non dire niente, riposati"
Ho chiuso gli occhi respirando tranquillamente, per tranquillizzare lui.

*************************

L'ho guardata come si guarda un miracolo.

Giuro che per me lei è quello, un miracolo.

Lei è stata con me dal mio più grande dolore, e per tutto il tempo che è stata con gli occhi chiusi dopo l'operazione è stata lei il più grande dolore. Il grande rimpianto.

"Ciao John, che..che ci fai qui?" - e dove altro potrei essere?

C'era un posto al mondo per me che non fosse vicino a lei? Pregavo Dio, di no, perché non lo avrei sopportato.

"Quasi ci lasciavi.....volevi mollare da solo Brad a scrivere il rapporto?" non avevo altro modo di parlare se non volevo crollarle davanti.

Ed era ridicolo che fosse lei a rassicurare me "Sto bene John.."
"Ssh, non dire niente, riposati"

L'ho guardata dormire tutta la notte. Sono andata via mezz'ora solo per cambiarmi e per non farle sapere che ero rimasto al suo capezzale.

Non so perchè non volovo che lo sapesse.

*************************

L'infermiera era appena arrivata per farmi prendere delle medicine e io invece mi guardavo intorno senza vederlo.

Perché avrebbe dovuto essere li?
Infondo lui aveva la sua vita, il suo lavoro.

Stavo bevendo l'acqua per igoiare una pillola quando l'infermiera mi sorrise.
"Suo marito è andato via da poco, vedrà che tornerà a minuti"

"Mio cosa!?!" per poco non mi strozzavo con l'acqua.

"Oh, mi scusi.. è il suo fidanzato?...bhe..comunque, l'uomo che era con lei ieri sera è rimasto qui tutta la notte"

Parlava di John o di Brad?

"Oh...eccolo!" disse guardando fuori dal vetro metre John entrava in camera.

L'infermiera uscì rapidamente.

Pensai che probabilmente aveva fraiteso i nostri rapporti e la preoccupazione di John nei mie confronti.

"Allora?...dormito bene?" chiesi fissandolo.

"Abbastanza!" c'era una strana luce nei suoi occhi.

Forse il sollievo di sentirmi parlare con leggerezza nonostante la mia voce uscisse fuori a strascichi stanchi.

"Spero che non ti faccia troppo male la schiena!" dovetti richiamare non so quanta frase per dire una frase così lunga.

"Perchè dovrebbe farmi male la schiena?"

Io indicai la sedia con gli occhi "Non è troppo comoda!"

Lui sorrise con la testa bassa e credo che fosse arrossito.

"Sei una brava investigatrice"

E io sorrisi.

*************************

La accompagnai a casa diciannove giorni dopo e per tutto il tempo che lei restò in ospedale, quel piano fu casa mia.

Spesso si faceva vivo anche Brad e mi sentivo come se mi stesse rubando tempo ogni volta che mi parlava, o parlava a Monica da solo.

Ogni giorno arrivavo e pregavo ad ogni passo che non arrivasse nessuno a portarmi brutte notizie.

Una volta un'infermiera mi fermò nel corridoio e ricordo che in quel punto mi si fermò anche il cuore.

Riprese a battere più velocemente quando mi disse che dovevo aspettare fuori mentre le facevano delle iniezioni e dei prelievi. Controlli di routines.

Guidai piano durante il tragitto e di tanto in tanto la spiavo.

Le portai i bagagli e si appoggiò a me mentre arrivavamo al suo pianerottolo, e mi piaque.

Mi piaque sentire il suo braccio intorno al mio, il suo odore intorno a me, i suoi capelli che di tanto in tanto sfioravano la mia spalla.

La accompagnai dentro casa e la feci mettere a letto, e devo dire, che fui tentato..
Non credo di dover specificare anche a che tipo di tentazione fui sottoposto.

Le preparai una tisana e più tardi un brodo caldo.
Un po' come facevo, troppo di rado, con Luke.

Dormì un paio d'ore, e rimasi nei paraggi.

Di tanto in tanto mi affacciavo nella sua camera da letto.

Mi ricordai improvvisamente dei cinque messaggi che aveva lasciato Linda nella mia segreteria. Non la richiamai mai.

*************************

Passò una settimana buona a farmi da infermiere, e io avevo il dolce tormento della sua presenza intorno a me.

Pensai che non dovevo abituarmici. Gli eventi straordinari ti stordiscono ma sono le abitudini che ti uccidono.

Sarebbe stato troppo facile abituarmi a John in casa mia, a districardi tra frigo, fornelli e me.

Mi disse che si era preso un periodo di aspettativa dal lavoro, che non dovevo preoccuparmi e che non dovevo lamentarmi.

Io mi alzavo e lui mi camminava accanto, quando non protestava e mi rimetteva a letto.

Una volta mi ci riportò di peso. Mi piaque parecchio.

Si è rivelato un grande casalingo, al contrario di me che non so cucinare neanche un uovo e non distinguo un pollo da un tacchino. Quale sarebbe poi la differenza?

Ho cercato di ringraziarlo ma lui elude abilmente l'argomento.

E' bravo a schivarmi in generale, credo.

Un giorno però ci sono andata molto vicino.

Lo stavo ringraziando e lui mi fulminò con gli occhi "Ci dai un taglio Monica? Guarda che puoi dire quello che vuoi ma io da qui non schiodo, puoi mollarmi come partner ma come amico non riuscirai mai a staccarmi di dosso"

Io di mollarlo non ci pensavo neanche lontanamente, giuro.

*************************

Ero così convinto di quello che le stavo dicendo, e di quello che c'era sotto quelle parole facili che non mi accorsi di quanto fossimo vicini, o forse feci solo finta di non accorgermene.

Mentre il suo viso stava a cinque centrimeti dal mio pensai che le avrei dovuto dire che l'amavo.

Avrei potuto baciarla. Lo avevo immaginato molte volte.

E ad un tratto non lo stavo più immaginando. Mi concessi quel bacio casto perché non potevo fare altro che toccare quelle labbra per placare l'eruzione dei sentimenti dentro il mio stomaco.

Ricordo che le sue labbra sapevano di cioccolato fondente.

L'ho trovato sempre un sapore intrigante, ma non credevo che ci fosse una donna che mi facesse provare una sensazione così.

Come se stessi perdendo l'anima sopra la sua bocca, come se mi si fossero liquefatti gli organi interni nel sentire il suo respiro.
Come se mi avesse improvvisamente attraversato una scarica elettrica.
Ed è stato bello, consolante.
Più che consolante.

Mi staccai da lei imbarazzato e mortificato.

*************************

Lui finse che non fosse successo niente, e forse per lui non era davvero successo niente.

Seppure non sia stato uno di quei baci profondi e appassionati che una donna immagina, è stato un bacio di John.

Tutto qui. Un bacio di John. E può essere casto quanto vuole ma non può evitare che mi senta tramortita.

Come se il mio cuore fosse andato in sovraccarico.

Credo che assunsi almeno tre tonalità diverse di colore mentre mi sentivo come se mi avessero rovesciato addosso dell'acqua bollente.

"Ora è meglio che dormi un pò."

Dormire?

Io non posso dormire.

Non riesco neanche ad igoiare, ho un macigno in mezzo alla gola e se provo a mandarlo giù finirà di spezzare le corde voceli.

Forse si sono già spezzate ed è per questo che ho l'impressione che al momento potrei emettere solo suoni striduli.

*************************

"Ora è meglio che dormi un pò." fu tutto quello che riuscii a dire mentre fingevo di non essere sconvolto io stesso di ciò che avevo appena fatto.

Mi sarei preso a calci da solo ma credo che anche Mulder sarebbe d'accordo nel dichiarare impossibile il mio proposito.

Le presi la mano, istintivamente, mentre mi ripetevo che stavo oltrepassando il limite, e mentre sentivo che non mi fregava più di mantenere il limite.

"Devi sbrigarti a tornare in servizio, ci si annoia senza di te!" una cosa più stupida e banale non potevo dirla neanche se mi ci fossi preparato un'anno intero, ma mi serviva una scusa per toccarla, parlarle, e fingere che fosse tutto come prima.

Solo amici. Ma ora vorrei solo capire se c'è stato davvero un momento in cui eravamo solo amici.


*************************

"Si, certo..."

Lui può essere intelligente, saldo nei suoi principi ma in quanto a donne, non mi pare si accorga molto delle cose, specie se i sentimenti della donna in questione sono rivolti a lui.

E dire che ci è arrivato perfino Brad.

"Brad mi ha chiamata ieri sera, quando sei andato via"

Quando l'ho detto ho avuto l'impressione che le sue pupille avessero avuto un'improvvisa variazione di dimensioni.
Ma forse me lo sono immaginato.

"Ah, si?...".
Annuii appena
"Ha detto che trova molto produttivo rimetterci insieme...come partner, al lavoro"
Mi venne spontaneo precisare.

Credo che Brad lo abbia fatto per dei sensi di colpa.

In ogni modo, io e John saremmo tornati al livello amici-perché-colleghi e anche il mio stupore per quell'inaspettato gesto d'affetto sarebbe stato rimpiazzato dalla routines del suo atteggiamento superprofessionale.

**************************

Per regolamento non è permesso intrattenere relazioni personali sessuali con il proprio partner, perché si rischia di essere separati.

Questo poneva definitivamente la parola fine sul nostro - forse più mio - audace tentativo di avvicinarci, finalmente.

Meglio così comunque. Credo.

Beh, devo ammettere che non sono proprio entusiata, ma infondo non credo che oggi saremmo arrivati da nessuna parte considerando le mie abili - disperate - mosse per ignorare 'la cosa'.

Comunque torneremo ad essere partner, ed è una buona cosa, un'ottima cosa.

Non c'è nessuno con cui vorrei lavorare a parte Monica.

Infondo siamo amici....







The end