TITLE: Iolokus #3 - Vix te Agnovi - The Collector's Edition * Capitolo 2 * Siamo tutti stati inghiottiti dal mare, anche se alcuni di noi sono riemersi
Suoniamo il campanello e la porta ci viene aperta da un uomo asiatico circa due spanne più alto di me. Ha un asciugamano appoggiato sulla spalla e indossa una maglietta di un concerto dei Pet Shop Boys che deve aver conosciuto tempi migliori. "Sono l'agente speciale Dana Scully e questo è l'agente speciale Michael Zipparelli, stiamo cercando l'agente Mulder." Quando dico il mio nome, lui mi rivolge uno sguardo che ha poco a che fare con i miei attributi femminili. Credo che sia sorpreso che io abbia una testa sola. "Sono Warwick Chang." Dice lui e non mi offre la mano. "Perché non entrate, io chiamerò Mulder." Attraversiamo l'ingresso ed entriamo in un delizioso assolato tinello. Le impronte digitali di Miranda sono praticamente ovunque, assieme a pile di videocassette fuori dalle loro custodie... Disney, leggo sollevata, piegando discretamente il collo... e poi giochi di gomma da mordicchiare e uno di quegli strani giochi ad incastro che hanno il compito di insegnare ai bambini che grande è più grande di piccolo. "Quello non le piace." Dice Mulder e io mi giro di scatto quasi cadendo su una pila di cubi con le lettere dell'alfabeto. "Pensa sia accondiscendente; lo sapevi che la conoscenza delle basi fisiche e delle relazioni spaziali sembrano già cablate nel cervello dei bambini? Certo che lo sai, dimentico con chi sto parlando." La sua voce è bassa e piatta come un deserto. Fa un cenno verso il divano, che è decorato con un chiassoso disegno geometrico, atto a coprire ogni macchia che non stia lampeggiando radioattivamente. "Sedetevi, non è bello come quello precedente ma, beh... potete immaginare da voi." Mi faccio strada verso il divano e mi siedo di fianco a Zippy, il quale mi dà una stretta furtiva alla mano quando lo sguardo di Mulder mi trapassa la testa. Mi inumidisco le labbra e incontro il suo sguardo. "Siamo qui per un caso." "Certo." Risponde lui, con tale disinteresse da farmi stringere la gabbia toracica intorno al cuore come una mano che stritola il collo di un uccellino. "Quello che volete prendere dall'ICU." "E' qualcosa di più." Dico. "E' George Naxos." La prima emozione che abbia mostrato da quando siamo arrivati gli attraversa il volto... orrore e paura si mischiano in ugual misura. "Stai scherzando." Esclama quando è riuscito ad ingoiare quell'espressione. "Sai che non hai bisogno di scuse per fare una visita." Giuro su Dio che gli avrei mollato un pugno se un braccio di Zippy non mi avesse trattenuto sul divano. Il mio partner... Zippy... inizia a parlare, sperando inutilmente di mantenere il discorso "on-topic". "Penso faresti meglio a dare un'occhiata a quello che abbiamo. Potresti essere in pericolo, se lui ha capito la connessione." Mulder smette di guardarmi negli occhi e fissa al di là della mia spalla il tavolo apparecchiato per due (e mezzo, considerando il seggiolone). "Allora, ditemi in cosa pensate si stia tenendo occupato George ultimamente. Non ho visto in giro nessun omicidio cimiteriale ultimamente." "Non le sta lasciando nei cimiteri. Si è spostato ai parchi giochi." I muscoli nelle sue guance hanno uno spasmo quando assorbe la notizia. "Così pensate che ora che lui sa... ora che io so... che mia sorella non è morta, ha deciso che i parchi giochi sarebbero più nel suo stile?" Sento la mia stessa incredulità nella sua voce e non mi piace come suona. Intreccio le mani nel mio grembo. "Non ho ancora trovato uno schema. Tu stesso hai suggerito che ci sia una sorta di connessione tra il suo Modus Operandi e il rapimento di tua sorella." "Lascia che io te lo chieda, c'è voluta la mia partenza perché tu diventassi una credente? Perché non sei mai stata così credulona prima. Se ho capito bene quello che stai dicendo, vuoi farmi credere di non essere diventato un serial killer perché ho proiettato il mio trauma infantile su qualcun altro?" "Non voglio, né ho bisogno che tu creda nulla, Mulder. Questa non è una tua indagine, me ne prendo piena responsabilità. Ma voglio che tu ti preoccupi della tua sicurezza." E di quella di tua figlia, aggiungo mentalmente. Mia figlia. Dannazione. "Perdona la mia incredulità ma mi trovo un po' in difficoltà a trattare con la nuova Dana Scully. Beh? La possibilità di diventare una credente ti si è aperta e tu l'hai vista come un buon passo avanti per la tua carriera? I tuoi istinti non ti stanno servendo molto bene in proposito, piuttosto mi congratulo con te per la tua promozione ad Agente Capo Sezione, mi spiace di non averti mandato un bigliettino." La rabbia di Mulder è famigliare e confortante quanto una tazza di cioccolata calda. Mi aiuta a concentrarmi. "E' possibile che George abbia sentito o letto qualcosa mentre era trattenuto alla Roush che gli abbia permesso di collegare le cose, lui è quasi intelligente quanto te." Dico pesantemente. "Dana," mi avverte Zippy, "Dovresti dirglielo." Abbasso lo sguardo sulla cartellina che ho in grembo: la mia piccola e accurata presentazione che ho scritto per Mulder e Skinner è all'interno. "Cosa?" La sua incredulità - tagliente come il bisturi che uso per aprire gli organi - brucia come acido contro la mia pelle; penso lascerò questa casa sfigurata a specchio della mia anima. "Solo... non sono ancora riuscita a capire questo." Ammetto. "Ultimamente... ho avuto degli strani sogni. L'altra notte ho sognato il quinto omicidio di George." Un lampo di interesse da parte di Mulder. Nonostante se stesso, nonostante me, non può opporre resistenza ad una storia che abbia un profumo paranormale. "E?" "E l'omicidio è stato inserito nel database del NCIC cinque ore fa... dodici ore dopo che io ho sognato la scena." L'ombra del vecchio sorriso di intesa gli attraversa il volto come nebbia o ragnatele. "Risposte a domande che non siamo ancora in grado di formulare?" "Forse." Zippy si muove di fianco a me. So che non gli piace essere lasciato fuori dai nostri giochetti. Glielo spiegherò più tardi, forse. **** Warwick sta tenendo d'occhio la principessina, giù nella sua trincea lontana dalla zona di combattimento. Scully non ha ancora chiesto di vederla, nonostante io abbia notato che i suoi occhi sono alla ricerca di un qualsiasi segno della presenza della bambina, ogni macchia e ogni giocattolo dai colori sgargianti e gli "Handi-Wipe" che non hanno ancora trovato la loro strada per la pattumiera. Si scusa mentre sono intento a leggere il file che ha preparato e mentre Zippy mi guarda come se fossi il suo ultimo sospettato. Dopo cinque minuti alzo la testa. "Non ci ha mai messo così tanto tempo in bagno quando era con me, non le lasci fare le pause?" Zippy mi fissa, piuttosto irritato. "Non so, perché non glielo vai a chiedere?" "Suona come se tu non fossi troppo convinto della cosa." Osservo. "Penso che lei abbia bisogno di te nella sua vita come il presidente di un altro scandalo nella sua. Ma sta soffrendo e tu dovresti parlarle." Sospiro. "E tu non riesci ad addomesticare la selvaggia Scully?" "Non c'è nessun bisogno di fare lo stronzo, Spooky." "Vai a farti fottere, Zip." Scully è nella nostra (e intendo Mia e di Miranda) camera, intenta a guardare non il letto vuoto, ma la culla vuota. Le sue mani, che stringono le sponde, sono bianche come la pittura atossica della culla. Miranda ora ha una sua stanza, ma io e Warwick la stiamo facendo ridecorare in tema Disney, così dividiamo di nuovo la stessa stanza in attesa che le tossine della vernice e della moquette si siano dissolte. Gli occhi di Scully sono fissi sulla parete oltre la culla, dove io ho appeso tutte le cartoline che lei ha mandato. Penso ce ne sia una per ogni aeroporto e città che abbia visitato. Non ho mai risposto a nessuna di esse ma ho trascorso molte notti indicando i paesaggi a Miranda e creando storie su quale poteva essere l'X-file. Scully non ha scritto nulla sul retro, solo la data e le sue iniziali. "Piuttosto patetico, vero?" Chiedo. "Ma almeno avrò qualcosa da mostrarle quando avrà 12 anni e vorrà sapere com'era sua madre. 'Oh Miranda, teneva a te così tanto da mandarti delle cartoline, ma non abbastanza per scriverci qualcosa sopra.' Avresti potuto almeno scriverci il dannato numero del caso su cui stavi indagando, così le avrei fatto leggere i rapporti." "Skinner ti avrebbe dato i file dei casi se tu li avessi chiesti." "Oh, non tiriamo in ballo Walter il Terribile nella nostra piccola disputa domestica, per favore." Mi siedo sul bordo del letto e cerco di farle abbassare lo sguardo fissandola. Le mie gambe stanno tremando come la gelatina verde che Miranda ama così tanto. Voglio odiarla, davvero, e vorrei metterla nel gruppo delle femmine predatrici che hanno piagato la mia vita. Vorrei strapparla via dalla culla, farle rovesciare la testa indietro in uno svolazzare di capelli infuocati e strappare quel completo nero impeccabile dal suo corpo bianco. Poi la getterei sul letto e le proverei quanto l'ho desiderata. Di certo lei mi strapperebbe il cuore e lo mangerebbe proprio lì, sulla trapunta scura. E' così brava in questo. "Come sta?" "Oh bene. Se non consideriamo che si sveglia ogni notte gridando e ripetendo 'Mamma, mamma! Dov'è la mamma?'" La combinazione di dolore e odio che attraversa i suoi occhi in un lampo mi arresta il cuore nel petto. Ho già visto quello sguardo prima, ma non sono mai stato io quello a cui era diretto. Sono entrato ufficialmente a far parte dei cattivi. "Se potesse parlare potrebbe anche dirlo o forse potrebbe dire che ha problemi di aria nello stomaco. E' piuttosto difficile stabilirlo in questo stadio della crescita." "Mi piacerebbe vederla." Chiede lei con la più cauta delle voci. Faccio un respiro profondo e cerco di dare forza ai resti accartocciati della mia forza di volontà. "Probabilmente non è una buona idea, ha raggiunto lo stadio in cui gli estranei le fanno paura e potrebbe avere un attacco di urla," mento, "siamo stati dal dottore oggi ed ora è un po' stressata." Scully ruota sui tacchi delle sue scarpette e si lancia fuori dalla stanza come un felino predatore. I suoi tacchi affondano nel tappeto. "Zippy," ringhia in un tono che deve aver imparato da Skinner, "torniamo in città." Zipparelli rinfila il fascicolo nella valigetta di Scully e danza al suo fianco. "Ci terremo in contatto." dice seguendo il solito dialogo standard del Bureau senza molto impegno emotivo. "Fatelo." Infilo le mani nelle tasche dei pantaloni e li guido attraverso la porta e fuori fino alla Ford parcheggiata sul marciapiede. In contrasto con il comportamento degli ultimi cinque anni, Scully si infila nel posto del guidatore e accende il motore. Spero che i nervi di Zippy siano pronti per l'impresa. "Avrai notizie da Skinner sul riassegnamento dei casi." Dice Scully quasi strappando il freno a mano dalla sua sede. "Prendi i casi, non me ne frega niente. Facci quello che ti pare, come fai sempre d'altronde." Rispondo brusco quando anche il mio ultimo fragile nervo salta come un vecchio filo interdentale. Devo fare un balzo indietro quando lei fa partire la macchina, perdendo quasi un piede nel processo. Stronza. Stronza egoista. Estraggo la posta dalla buca delle lettere, mentre la "Taurus" si avvia veloce lungo la strada. Le faccende domestiche di Warwick per qualche strana ragione non si estendono anche a questo. Penso che la cosa abbia a che fare con il fatto che lui riponga più fiducia nelle e-mail piuttosto che in qualsiasi pezzo di carta. Tra i conti e le lettere pubblicitarie c'è una busta gonfia con il timbro di Austin e quello che sembra l'indirizzo di uno studio legale sul retro. Che diavolo è "LLP" poi... sembra più un documento legale piuttosto che uno d'affari. Mentre porto il mio corpo scosso lungo il sentiero fino alla porta d'ingresso, quasi calpestando i narcisi in boccio del mio disastrato giardino, apro e leggo la lettera. E devo rileggerla un'altra volta seduto al tavolo della cucina mentre divoro fin troppi biscotti. Da quello che posso cavare dal legalese, quel che rimane delle proprietà di Jason che non era legato alla Roush è stato lasciato a Miranda, con un piccolo lascito per me, giusto a sufficienza per risultare un bello schiaffo in faccia. Tra le proprietà, i loro contenuti e la fattoria di cavalli, Miranda è la proprietaria di un piccolo gruppo di azioni. E c'è sangue su ogni moneta di esse. Devo dirlo a Scully, come amministratrice legale di Miranda ha delle responsabilità ora. Bastardo. Warwick ha portato finalmente Miranda di sopra quando le acque si sono calmate; e da allora sono seduto sul mio vecchio divano nello studio con lo sguardo fisso su un documentario sul pinguino Imperatore del Polo Sud. Il caldo e pensante fagotto che giace sulle mie gambe è Mooselet, la quale improvvisamente emette una sonora risata e allunga le mani verso il mio naso... il suo gioco favorito. "Cosa succede allora?" Chiede Warwick. "Sempre la stessa vecchia storia. Forse avrei dovuto davvero tatuarmi la parola "idiota" sulla fronte e farla finita." "Lei non è come me l'aspettavo," Dice lui sedendosi a gambe incrociate sul tappeto steso sul pavimento, "Pensavo fosse più alta." "Ma lei è più alta, solo che non si nota subito. La cosa ti coglie di sorpresa quando ormai è troppo tardi." Mooselet tuba concordando, pure lei è più grande di quanto sembri all'inizio. Come se avesse percepito il mio umore, Miranda si accascia aderendo al mio petto come una patella che profuma di miele. Continua a mugugnare mentre le sue piccole dita continuano a tormentare i lucidi occhi di plastica del canguro di pezza, suo personaggio preferito dei Beanie Babies.. La sua testolina è calda contro il mio viso quando ci appoggio sopra le mie labbra. **** Probabilmente non avrei dovuto guidare. Probabilmente avrei dovuto restare nel sedile posteriore ingoiando calmanti come "M&M's". O sonniferi. Ma i dottori del Bureau sono troppo dannatamente professionali per lasciare che me ne porti a casa un po', forse per la stessa ragione per cui evito di prescrivermeli io stessa. Invece guido, diretta contro il traffico coagulato. Zippy, protetto con occhiali stile Blues Brothers dal mio sguardo da gorgone, fissa fuori dal finestrino le macchine sfrecciare. "Penso sia andata bene." Mormora. Non posso guardarlo, devo tenere la mia attenzione concentrata sulla strada, così la macchina potrà rimanerci sopra. Passo un traballante minivan bianco con un adesivo sul paraurti posteriore che propaganda la ricerca di studenti laureati. Miranda andrà bene a scuola probabilmente; certamente ha i geni e i soldi per riuscirci.
"Sarebbe potuta andare peggio." Aggiunge Zippy mentre ci lasciamo alle spalle il minivan. "Almeno non ci ha buttato fuori di casa." "Ancora un minuto e l'avrebbe fatto. L'unica cosa buona è che Mulder ha acconsentito a lasciarci prendere quei casi dall'ISU." "E questo come ti fa sentire?" Gli lancio un'occhiata ad un semaforo rosso. "Sto bene, Zippy." "Prendi quell'altra. Stai tornando ad Annapolis così." "Merda." "Andiamo da te e ordiniamo una pizza. Porterò la macchina a casa e ti passerò a prendere la mattina." Come un gabbiano stordito da una violenta tempesta primaverile mi dirigo verso casa. Il mio appartamento è un disastro. Onestamente è da settimane che non gli do una pulita. Ci sono piatti sporchi nel lavandino, una pila di lettere che non ho ancora neanche aperto che ricopre il tavolino da caffè, e le tende sono ancora chiuse come le ho lasciate la settimana scorsa. Lancio le mie chiavi sul tavolo e cammino sui giornali sparsi per il corridoio. Zippy osserva tutto da sopra gli occhiali, come se stesse esaminando la scena di un crimine, e suppongo che questa lo sia veramente. "Chiama la pizzeria. Il numero è registrato sotto il quattro. Vado a mettermi un maglione." Mentre lui sta chiamando, aumento la pila di roba da lavare nella mia stanza e mi siedo sul letto disfatto per togliermi le calze. La mia solitaria e sporca stanza. In reggiseno e slip mi stendo sul letto, troppo esausta per finire di vestirmi. Mi rigiro sullo stomaco e chiudo gli occhi. Le lenzuola spiegazzate hanno l'odore del sudore dell'altra notte, per l'incubo dei fratelli. Di tutti i fratelli. Alcune notti, i miei sogni in Technicolor consistono nel mettere in pratica metà del Kama Sutra con il mio Mulder personale, altre notti sogno di essere legata e imbavagliata mentre ognuno di loro mi violenta, altre notti è uno o l'altro dei fratelli e il mio subconscio mi tradisce al punto di creare un mondo di fantasia di uno chiffon barocco dove io mi adagio su lenzuola di seta come Mata Hari e ho tutti loro tutti in una volta. Il problema è che ognuna delle mie visite agli studios dei film per adulti mi può far svegliare scossa dal terrore o tremante per il piacere con quasi nessuna relazione con il soggetto del sogno. La prima volta che mi svegliai con il bacino premuto contro un materasso d'albergo, mentre sognavo dell'inutile e bellissimo Darien sotto di me, fece scivolare via la mia precaria presa sulla sanità mentale con mani sudate. L'orgasmo risultato dal sogno di Darien mi lasciò debole, scossa, facendomi sentire sporca. Almeno il primo era stato Darien. Attualmente sto attraversando la mia quarta gita attraverso l'alfabeto. Per essere schietta, sognare di George e delle sue recenti occupazioni notturne è di qualche sollievo. Almeno non sono io quella che lascia nel parco giochi. Preferisco molto di più essere una testimone che partecipare attivamente alla cosa. Quando la televisione via cavo degli hotel offre "Boogie Nights" mi rifiuto anche di vedere i titoli d'inizio. Zippy probabilmente deve pensare che io sia la più grande puritana di questo mondo. Se solo sapesse la verità. Sarei potuta andare a parlare con Karen Kossoff, ma non volevo disturbarla. Forse avrei bisogno più di un esorcista che di una terapista. Ho provato a prendermi una vacanza, ma una settimana passata sulla ventosa spiaggia del Delaware mi ha aiutato soltanto a pensare a quella grande pozza di liquido amniotico che è il mare. Mi sono domandata quanto avrei dovuto camminare nell'acqua prima che il mare facesse fluttuare i miei capelli come alghe e le onde mi spazzassero via. Avrei potuto galleggiare sulla fredda acqua per sempre. "Hey." Calde mani sulle mie spalle. Fuoriesco dalle profondità rivoltandomi. Per un momento vedo un viso diverso sull'uomo in piedi vicino al mio letto. Realizzando che si tratta di Zippy, afferrò le lenzuola e le tiro sul mio corpo. "Cosa?" Mormoro sedendomi e mantenendo i confortevoli drappi intorno a me. "Cosa ti ha detto?" Chiede Zippy, il suo peso affonda nel materasso vicino a me. "Vai al diavolo, più o meno." Sfrego i miei occhi asciutti. "Ha anche detto che ci lascia i casi... ma lo hai sentito anche tu." "Sei riuscita a vedere Miranda?" Chiede lui con distacco chirurgico. "No," Inevitabilmente la gola mi si stringe intorno alle parole, "non mi ha permesso di farlo." Zippy allunga una mano sfregandomi amichevolmente il ginocchio attraverso il lenzuolo, gesti rassicuranti come se io fossi Miranda. Dio, quanto sarà grande ora? E' felice? Ne è fuori o sta scivolando anche lei tra i garbugli genetici? Mulder è per certi versi l'eterno ottimista, pensa che l'amore possa rendere tutto migliore. Amandola, pensa di poterla proteggere dal destino, dalla politica e dalle ginocchia sbucciate. E nel caso qualcosa andasse storto, lui lo vedrebbe sicuramente come un'inadeguatezza del suo amore. Mi domando se il dolore di Miranda lo contrarierà come ha fatto il mio, se sarà in grado di perdonarla quando sarà ferita e se lei capirà mai che Mulder desidera così tanto portare su di sé il suo dolore da non permetterle di possedere la sua sofferenza. Effettivamente, in questo momento, la sua sofferenza più grande deve essere un pannolino bagnato. Forse sto solo proiettando la mia situazione su di lei. "Peperoni?" Chiede Zippy. "Funghi." Quella notte mi visita uno strano sogno. Per una volta il mio film di tarda notte non inizia con uno dei fratelli Mulder. Sogno di essere nel corridoio fuori dall'ufficio degli X-Files. Sento che Mulder si trova all'interno, ma non voglio entrarci. Fisso una donna in un completo severo di color nero camminare verso di me. Sono troppo lontana per riuscire a vederla, ma i suoi capelli sono lunghi e si incurvano giusto sotto le spalle, un forte color ciliegia. Deve essere colpa della pizza. |