Il testo che segue è tratto dal libro pubblicato nel 1981 dalla Vittorietti Editore, Palermo, in collaborazione con la Sezione di Marsala dell'Associazione Pedagogica Italiana.

 

Prefazione

La riforma della scuola è la più delicata delle riforme: e per questo, forse, essa non è mai conclusa. La ragione fondamentale della sua delicatezza e complessità sta nel fatto che essa si rivolge non ad oggetti ma a soggetti, non a cose ma a persone. Per questo, anche, le sue sorti stanno in piedi oppure cadono solamente nella misura in cui essa trova uomini disposti a pagare generosamente di persona, a impegnarsi senza risparmio in proprio, non con la passiva acquiescenza ad un obbligo imposto, ma con l’attivo slancio di un’iniziativa che nasce dall’intimo.

Fra questi uomini è stato indubbiamente Michele Crimi: che non solo ha vissuto l’esperienza del rinnovamento pedagogico all’inizio del secolo (in rapporto con Ugo Pizzoli, Giuseppe Lombardo Radice e Maurilio Salvoni), corroborandola con viaggi pedagogici al Nord (in Lombardia e addirittura in Germania), ma ne è stato anche partecipe di prima fila. Se v’è infatti una riforma in seno alla riforma della scuola, quasi cuore nel cuore, questa è affidata alla trasformazione in senso sempre più adeguato della scuola che prepara i maestri

Il Crimi fu, al tempo del Credaro, fra i primi a sperimentare quei Ginnasi Magistrali (quindici in tutta Italia!) che avrebbero dovuto sostituire le vecchie Scuole Normali. Sappiamo come quegli esempi fossero senza dubbio presenti una dozzina d’anni dopo al legislatore del 1923; tuttavia il risultato tardivo sarebbe rimasto inferiore ad essi, e il neonato Istituto Magistrale sarebbe riuscito, per difetto di coraggio, una eclettica mistura.

Nel Regio Corso del Ginnasio Magistrale del Crimi a Marsala l’intento di una più soda formazione culturale non si scompagnava dal più assiduo impegno preprofessionale: le alunne eran tenute a ben dieci ore settimanali di tirocinio nella Scuola Elementare annessa. Per contro, la riforma Gentile ne avrebbe soppresso ogni traccia! Oggi, altre più avanzate prospettive fanno avvertire istanze di formazione universitaria; non è lontano il giorno in cui avremo in tutte le scuole i maestri regolarmente laureati, immessi in un ruolo unico con i professori delle scuole medie; tuttavia, sarebbe un errore fatale limitarsi ad esigere una loro migliore preparazione culturale senza chiedere in pari tempo, anche a livello universitario, un consistente impegno nei tirocini. Le due cose, teoria e pratica, devono andare avanti di pari passo.

L’unione costante, indissolubile di teoria e pratica è stata la linea ispiratrice del Crimi. Ne sono testimonie le discepole fedeli, alcune delle quali parlano attraverso le pagine di questo libro. Si avverte nei loro scritti qualcosa di più dell’affetto e della venerazione per uno stimato maestro: c’è la convinzione derivata dai fatti, alimentata dalla vita. Talvolta è l’aneddoto che conserva la vivacità dell’episodio, talaltra la conferma di una esperienza pluridecennale di insegnanti che avevano tratto dal loro antico professore le ispirazioni e gli slanci per una lunga milizia d’insegnamento.

Ma il Crimi non fu solo un precursore della riforma nella preparazione magistrale. Egli precorse i nostri tempi anche sotto altri aspetti; basti accennare alle tematiche, oggi anche troppo abusate da alcuni, del tempo pieno e del rapporto al territorio. Prima a Marsala ed a Trapani, più tardi a Lanciano ed a Pescara, dove si svolse una seconda fase della sua feconda attività pedagogica, egli creò senza tregua ambienti educativi al di fuori delle aule scolastiche. La Pro Infantia, l’Educatorio Garibaldi, la Scuola della Villa, la Biblioteca dei Piccoli ne sono altrettanti esempi originali. Fautore di un’educazione pubblica e laica di stile democratico, non temendo di ricordare origini socialiste anche in periodo fascista (onde ne ebbe danni e fastidi), si sentiva vicino alle iniziative dell’Umanitaria e della rivista «La Cultura popolare». Ma alle iniziative filantropiche che eran fervide in quegli ambienti, alle biblioteche e corsi popolari ed escursioni che valorizzavano già allora i «beni ambientali e culturali», egli univa qualche tratto in più, suo originale: come i cosiddetti campi scolastici (cui dedicò anche una pubblicazione) che mettevano alla prova una buona volontà di non sole parole. Il ruralismo di maniera nel ventennio ne avrebbe scolorito i tratti; ma per il Crimi si trattava di lavoro serio, come quello che Oltralpe auspicava e organizzava il Kerschensteiner; i campicelli erano il primo germe di cooperative e di aziende scolastiche, di un impegno economico sociale e civile.

Era una pedagogia seria, «né miracoli né bugie» per dirla con lo stesso Crimi: di cui sentiamo il bisogno anche oggi, mentre siamo frastornati dal rapido avvicendarsi delle mode, favorite dalla pubblicistica. Ed è un richiamo che vale non solo per i maestri di Marsala e di Trapani che con questa pubblicazione lo ricordano, ma anche per tutti i maestri d’Italia

 

Prof. Mauro Laeng

Università di Roma

Presidente nazionale Associazione Pedagogica Italiana

 

 

Home