Dal
giornale "Il
Giorno"- 26 ottobre 2003 E' una collaborazione fra giovani promesse, quella nata tra Libera Pota e Simone Cristicchi. L'autrice, nota nella zona per aver pubblicato "Musungu, una bianca nell'Africa nera", il libro d'esordio che ha finanziato i progetti di "Mani Tese", ha pensato bene di affiancare Cristicchi nella diffusione del suo repertorio. «Simone, a soli 25 anni, sta facendo strada nel mondo della musica, dimostrando al pubblico che ha talento da vendere. I suoi brani sono stati accolti, infatti, dal favore della critica nazionale che in più occasioni lo ha premiato con prestigiosi riconoscimenti», spiega Libera. «Già nel '98 aveva iniziato a farsi conoscere vincendo il concorso nazionale riservato ai cantautori organizzato dall'A.r.c.i. ed aggiudicandosi il "Premio Siae" per la migliore canzone in gara». La voce singolare e la particolarità dei suoi testi hanno immediatamente iniziato a circolare nel famoso "Locale" romano di vicolo del Fico. Ciò ha condotto Cristicchi a viaggiare al seguito di cantanti affermati come Niccolò Fabi e Max Gazzè, dei quali aprirà i concerti. Alla firma del suo primo contratto con l'etichetta storica Carosello Records e all'uscita del singolo, "Elettroshock", lo scorso settembre, infine, è andato ad aggiungersi il premio per cantautori emergenti, il "Cilindro d'argento". Ora qualcuno sussurra che la collaborazione fra Libera e Simone potrebbe presto sfociare nella stesura a 4 mani dei testi stessi (per informazioni contattare: libera.pota@tiscali.it). Emanuela CaputoDal giornale Bella –settimana del 16 ottobre 2001 Una scuola per Soula Soula è un grosso villaggio del Burkina Faso, sull’arido altipiano dove la attività produttive sono agricoltura allevamento e fabbricazione di vasi e cestini.Per migliorare lae loro condizioni serve una scoula e Manitese la sta costruendo.Anche con il ricavato della vendita del libro di Libera Pota “Musungu- Ero una bianca nell’Africa nera”, un racconto di viaggio.Per avere il libro telefonare a Manitese di San Giuliano Milanese, tel.02-98243268 |
Dal sito delle librerie Il Libraccio
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La
cooperazione di ManiTese al Libraccio Il
racconto di Libera Pota, volontaria in Kenya per la Fondazione Il ricavato delle vendite sarà interamente devoluto al progetto ManiTese per la costruzione di una scuola a Soula, un villaggio contadino del Burkina Faso.
Dal giornale Eco – 4 dicembre 2001 S.GIULIANO/ LA GIOVANE SCRITTRICE HA DESCRITTO LA VITANEL CONTINENTE NERO Il viaggio in Kenya di Libera Pota La ragazza volontaria di Manitese è intenzionata a proseguire nella strada della solidarietà di Danilo Masone Ci sono esperienze che talvolta cambiano il corso della vita ll viaggio di Libera Pota a Nyandwa-piccolo villaggio del Kenya- col padre e altri dell’Oratorio di Sesto Ulteriano per collaborare ad un progetto di sviluppo della fondazione Brownsea , è una di queste. Tant’è vero che Libera ventiterenne di San Giuliano e volontaria di Manitese, ha deciso di scriverne un libro intitolato”Musungu” che in lingua locale (Luo) significa uomo bianco e regalarci con semplicità la sua testimonianza.Nelle 60 pagine di testo e immagini , la giovane autrice racconta la sua esperienza di aiuto in quel paese colpito da tanta miseria per descriverci parlando delle persone incontrate e degli avvenimenti vissuti a Nyandwa, il suo percorso di viat quotidiano e le sue ambizioni future.Una lettura che può essere fatta tutta d’un fiato scorrevole e leggera. E dalle righe si materializzano i sogni e la realtà di una ragazza che per quanto giovane riesce a trasmettere ai più grandi una forte voglia di vivere e inseguire i propri sogni con tenacia. IL primo aspetto di Libera che colpisce è la sua silenziosità almeno con chi la conosce poco . Ma bastano poche parole per capire che è uan giovane determinata.La sua testa dura l’ha portata a vivere a 21 anni quest’esperienza in Kenya e con ogniu probabilità l’accompagnerà nella scelta di proseguire la propria vita sul sentiero della solidarietà.Magari nel continente nero.Diverse sono le persone che si incontrano nel libro:i bambini a piedi nudi e dai vestiti stracciati, Antonio, il medico Apollo, i suoi familiari, le donne africane che lavorano nei campi, Margareth.E vari sono gli episodi raccontati nella loro umanità.Ogni tassello del viaggio di Libera avvenuto nell’agosto del 1999 e durato alcune settimane ,concorre a formare nell’autrice una convinzione , quasi etica, su come comportarsi verso i poveri di questo grande continente e quanto ci sia d imparare da loro.Dopo quel viaggio terminato 3 anni fa Libera non è più tornata in Africa.Ma una cosa è certa “Non si tratta di un addio ma di un arrivederci”. Il libro circa 6 euro è in vendita a San Giulaino presso la libreria Libropoli nella sede locale di Manitese , situata alla stazione ferroviaria di fronte al ristorante La Ruota.Il ricavato verrà devoluto per intero al progetto promosso da Manitese, di costruzione di una scuola a Soula , un villaggio contadino che sorge sull’altipiano del Burkina Faso, Africa.Per informazioni chiamare lo 0298243268.
Dal giornale “Il Giorno “-carnet Lombardia Il diario/ Da Sesto San Giovanni al Burkina Faso Una ragazza nei villaggi della fame:”La mia Africa? Aiutare i bambini” Milano-Nell’agosto del 1999 Libera parte per il Kenya. L asua non è una vacanza: a soli 21 anni è riuscita ad ottenre dal padre , un medico che spesso opera in qualche missione africana, di seguirlo in un villaggio sperduto che si affaccia sul Lago Vittoria:Nyandwa. Di quell’esperienza che si è rilevata di straordinaria importanza(ognuno-dice ha le sue strade per crescere . La mai è stata l’Africa)Libera Pota ha scritto un diario “Musungu-ero una bainca nell’Africa nera” cheviene presentato oggi al lIbraccio diu via Arconti 16 a Milano.IL ricavato della vendita del libro pubblicato da Manitese servirà a finanziare un progetto scuola per il villaggio di Soula in Burkina Faso.Oggi Libera vive ancora con la famiglia a Sesto San Giovanni, studia Scienze Politiche ad indirizzo Economico internazionale.Di quelle poche settimane in un altro mondo parla di slancio son sicurezza senza compiacimento.Con l’entusiasmo e la serietà di chi a 24 anni è sicuro di aver trovato la sua strada.Nel tuo libro racconti del lavoro, degli incontri che hai fatto della vita nel villaggio.Come è andata a Nyandwa? Io mi occupavo dei bambini e ho partecipato alla costruzione di un’arena per gli spettacoli.E’ stato bello, nell’insieme. Ma molto duro. Intanto perché uno la povertà non se la immagina finchè non la vede fuori dalla televisione.Poi perché lavorare con i bambini è difficilissimo. Appena ti vedono, ti circondano, ti chiedono caramelle, magliette…ma non bisogna dare niente; fare la carità e’ sbagliato. E’ un po’ la storia del pescatore. Non deve regalare pesci ma canne da pesca.Tutti poi cercano da tele attenzioni che non hanno dai genitori..e tu devi imparare a non renderti indispensabile perché sai che te ne andrai .E devi trattare tutti allo stesso modo.E’ difficile perché c’è di mezzo l’affetto.Nel libro parli di un bambino in particolare. Ocien aveva otto anni.La prima volta che l’ho visto abbiamo litigato perché lui rubava la palla e non lasciava giocare gli altri.Poi siamo diventati amici.E’ l’ottavo figlio di una donna di 25 anni. Lì si usa così; un figlio a 13 anni , e poi avanti.Hai mantenuto contatti con lui? No. Non me la sono sentita e non era giusto per lui.Tornerai in Africa? Spero che la prossima volta sarà per lavoro.Dopo la laurea vorrei lavorare per la cooperazione internazionale .Ma non per l’Onu che ha molti aspetti discutibili, spero proprio per Manitese.Vorrei impegnarmi nella programmazione :ideare piccoli progetti come quello della scuola a Soula . richiesto dalla popolazione sarà realizzato da loro con la supervisione di Manitese.Sono queste secondo me le cose che funzionano.Se qualche ragazzo volesse ripeter la tua esperienza? A Milano c’è il Servizo Civile Internazionale che ha campi in tutto il mondo.Bisogno prender i contati per tempo perché le pratiche sono lunghe.Però poi l’esperienza vale .Soprattutto per chi come me aveva la presunzione di andare a cambiare qualcosa e poi si è accorto che è l’Africa che ha cambiato lui.
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