Il dibattito in Parlamento

da Scuolanews n° 1

 

Il programma quinquennale di progressiva attuazione della legge 10 febbraio 2000, n. 30, concernente il riordino dei cicli dell'istruzione è stato approvato nel mese di dicembre dalle due Camere. Sono state offerte opinioni e posizioni differenti in merito a tali politiche di intervento.

Presentiamo un quadro sul tipo e sul grado di approfondimento assunto dalle forze politiche che si sono opposte all'approvazione della legge. Si sono selezionati i punti di critica, riferiti al merito e al modo di attuazione del piano di fattibilità.
 
  

Discussione sulle linee generali - il dibattito alla Camera e al Senato

    Alla Camera

ANGELA NAPOLI, Alleanza Nazionale

Per Alleanza nazionale questo rappresenta il passo che porterà alla demolizione del nostro sistema di istruzione.

Alla legge n. 30 sono i docenti, le famiglie, gli studenti e le organizzazioni sindacali ad esprimere le loro preoccupazioni e quindi la loro condanna.

Vi è dissenso perché la riforma globale non è un abbattimento dell'intera architettura attuale; né cancellare la varietà di formazione e di preparazione per sacrificare, in nome di un assurdo egualitarismo, le attitudini, le capacità, i progetti delle nuove generazioni.

Ancora oggi il programma di attuazione presentatoci dimostra come si sia voluto partire dall'architettura senza discutere i contenuti.

Quali saranno i curricula, i programmi scolastici? Non si sa! Ci viene solo detto che il 75 per cento dei programmi sarà nazionale ed il 25 per cento verrà riservato ai singoli istituti. E pensare che il lavoro di una commissione formata da più di trecento esperti è durato oltre tre mesi, anche se solo con una forzatura si può dire che il programma proposto è il risultato della commissione.

La scuola di base prevista ha la durata di sette anni. Il comma 2 dell'articolo 33 della nostra Costituzione afferma: "La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi". Le parole "ordini e gradi" vengono riprese anche al comma 5 dello stesso articolo. La legge n. 30 del 2000, abolendo la scuola media di primo grado, in pratica annulla i gradi.

L'articolo 34 della Costituzione italiana recita al comma 2: "L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita". La Costituzione italiana viene calpestata dalla legge n. 30 del 2000 e dal suo programma di attuazione, pur se la nostra Carta viene richiamata nel primo periodo del capo I.

Nasce la scuola di base della durata di sette anni, dai 6 ai 13 anni di età, ridotti in un unico contenitore con la distruzione contemporanea di due scuole; si abolisce la figura del caro maestro.

Nel piano, quindi, a noi proposto si privilegia la strada che conduce ad una figura di insegnante polivalente adatta a numerose situazioni ed in grado di inserirsi efficacemente nell'organico funzionale.

Praticamente questa è una visione del sistema scuola che può essere definita gestionale e che non riconosce la professionalità conseguita dal singolo docente, ma che vede nel personale solo il dipendente a cui assegnare le mansioni che di volta in volta si rendono necessarie.

Inserire maestri e professori, con le loro formazioni così differenziate, in una docenza unica significa rendere difficile se non impossibile l'educazione. La scuola di base dovrà essere collocata in un unico edificio,

La nuova riforma ha abbattuto la qualità del nostro sistema di istruzione, puntando sulla quantità. Questa riforma comporterà decisamente un abbassamento delle competenze sia dei docenti sia degli studenti. I contenuti formativi non potranno che essere livellati verso il basso: come si riuscirà, infatti, a conciliare l'obiettivo di aumentare la qualità degli apprendimenti in un tempo di formazione minore?

La riforma, infatti, consentendo nel biennio delle superiori il passaggio tra indirizzi diversi, dovrà avere programmi poco differenziati.

La garanzia per la mobilità dello studente è prevista anche nel triennio della scuola superiore, il che non consentirà l'acquisizione e la definizione delle competenze e delle conoscenze.

La legge è stata voluta dall'ex ministro Berlinguer, poi, siccome ci si è accorti che era sbagliata, è avvenuta la sostituzione con un uomo definito di cultura, il professor De Mauro,
 
 

MARIA LENTI, Rifondazione comunista

Contrari per punti fermi:

cancellazioni di diritti e di uguaglianze; introduzioni di parzialità e di riduzioni culturali per privilegiare la società dei mercati globali,

 Il 7 dicembre - giorno in cui la Commissione cultura ha concluso l'esame del programma - docenti e non docenti d'Italia e facenti riferimento a sindacati di base o ad associazioni che difendono la scuola pubblica e la sua valorizzazione erano in sciopero, così come lo erano docenti e non docenti che si richiamano ai sindacati confederali e agli autonomi. Un ventaglio di richieste e di rivendicazioni non solo salariali: molti degli scioperanti chiedono la cancellazione della legge sul riordino dei cicli.

Un'altra non piccola particolarità è la seguente: appena è stato reso noto il documento della commissione dei saggi, si è formata un'altra commissione di saggi - naturalmente una commissione ombra, con nomi e cognomi di studiosi noti, alcuni dei quali si riconoscono nell'area della sinistra di Governo - che ritiene che il documento della commissione ufficiale proponga una dequalificazione culturale della nuova scuola e sia troppo incentrato sull'informatica; questa commissione si è messa al lavoro per elaborare un'altra proposta.

Questa è una scuola di classe, che seleziona a priori, che non riconosce le uguaglianze dei diritti sanciti dalla Costituzione.

La scuola dell'infanzia …. lasciandola nelle mani dei privati o di chi vorrà occuparsene con una legge sulla parità, giudicata - questa davvero - incostituzionale.

La scuola dell'obbligo diventa unica, di sette anni, ignorando le differenze psicologiche e di apprendimento e le scale intellettive che fanno dell'infanzia e dell'adolescenza due età diverse, richiedenti dunque diversi insegnanti, differenti contenuti e metodologie didattiche. Si presuppone addirittura che per due o tre anni vi sia la presenza di maestri e di professori: non è possibile, nessun bambino può tollerare psicologicamente un ventaglio di riferimenti diversi.

 Il biennio appare più un gradino di orientamento che un momento di approfondimento sì che il processo di istruzione e di acquisizione viene sempre più spostato e rimandato, tant'è vero che l'obbligo può essere espletato anche in centri di formazione professionale: evviva l'uguaglianza! A quindici anni, quindi, si farà la scelta: o triennio o formazione professionale (un'apertura enorme ai centri privati e a quelli degli enti regionali, che assorbono energie finanziarie senza fondo in cambio di poche garanzie) o apprendistato; dunque, l'istruzione di base si conclude con un obbligo che continua in strutture anche industriali.

A priori, si formerà dalla scuola l'élite e, per così dire, la manovalanza.

Si sostiene che questa è una riforma che accelera l'entrata nel mondo del lavoro: da un lato, ciò è vero per i meno fortunati; dall'altro, invece, tale riforma non darà alla fine del triennio un diploma che immetta in una professione (saranno necessari altri due anni di università per conseguire la laurea breve).

Ma non dice neppure né stabilisce finanziamenti, per esempio, per l'edilizia scolastica: ..La lettura attenta del programma di attuazione parla addirittura di una possibilità di risparmio di oltre 21 mila miliardi oppure di un impegno di spesa all'incirca di 5 mila miliardi.

Come è possibile una variazione così grande, addirittura enorme tra risparmio e spesa?

Perché vi sono i pensionamenti?

Perché diminuiranno di 60-70 mila le unità lavorative nella scuola?

Perché dipenderà dalla contrattazione sindacale, come ci ha fatto sapere il sottosegretario?

 

VALENTINA APREA, Forza Italia

Il Governo si è limitato a ridisegnare - dal nostro punto di vista anche in modo maldestro - l'ingegneria curricolare e, quando si è trattato di sostanziare le scelte contenute nella legge quadro, esso non ha esitato a prediligere un metodo inaccettabile sul piano democratico e istituzionale.

.. ha deliberatamente e colpevolmente eluso - come hanno denunciato in questi giorni le organizzazioni sindacali più rappresentative della scuola - qualsiasi forma di informazione e di confronto diretto tra le componenti della comunità scolastica, docenti, studenti e famiglie.

Comunque, al di là del rapporto con la Commissione, ha prevalso quello che noi chiamiamo il "modello giacobino", tanto caro alla sinistra italiana, cioè quel modello che impone riforme senza tenere conto di niente e di nessuno, tradendo i principi più elementari della democrazia partecipata e impedendo qualsiasi apertura ad ipotesi di applicazione del principio di sussidiarietà.

Come è stato anche in questo caso denunciato apertamente dalle organizzazioni sindacali, dalle associazioni dei genitori, dei docenti e degli stessi studenti, ma soprattutto dalla scuola militante, che ha fatto sentire la propria voce anche in piazza, il programma appare confuso, equivoco, interlocutorio. Insomma, sembra più un documento istruttorio che un piano che dia certezza del diritto e garanzia sul piano dell'efficacia educativa.

Il programma, infatti, su molti punti non indica soluzioni, ma elenca problemi e molteplicità di alternative contraddittorie le une con le altre:

tipo di formazione da dare ai nuovi insegnanti.

impianto su basi non intuitive o "illuministiche", ma reali perché supportate da interventi di riqualificazione del personale (che devono essere effettuati prima e non dopo l'attuazione dei cicli).

Queste sono le nostre riserve sul metodo,

Sul merito:

scuola dell'infanzia : è socio assistenziale e si lasciano completamente fuori dalle proposte di formazione i docenti della scuola dell'infanzia

il modello 2 + 3 + 2, prescelto dal ministro nel piano presentato alle Camere e che, come apprendiamo questa sera dalla relazione dell'onorevole Soave, è un problema da digerire anche per la maggioranza ... , ma soprattutto il piano non giustifica questa scelta, né a livello culturale né a livello pedagogico.

un'elementarizzazione dei contenuti, trascinati per sette anni di un unico ed indistinto ciclo, ma anche una secondarizzazione precoce del ciclo, dal momento che già dalla terza classe lavoreranno nello stesso team docente, gomito a gomito, senza che sia intervenuta nessuna riqualificazione professionale, insegnanti generalisti (i docenti della scuola elementare) e insegnanti della scuola media che sono stati formati per essere docenti delle singole discipline.

Della soluzione poi di ridurre l'orario di servizio dalle attuali ventiquattro ore alle diciotto per i docenti elementari, ministro, pensiamo tutto il male possibile, perché il tentativo di affrontare un problema reale (la differenza delle prestazioni tra i diversi ordini di scuola) nasconde l'inevitabile riduzione dei posti di lavoro in questi nuovi cicli e fa invece ventilare l'ipotesi di nuove - e non è detto augurabili - assunzioni.

Forza Italia non ha condiviso e non condivide l'idea di un unico sbocco dopo il primo ciclo, che diventa addirittura liceale per tutti, anche per coloro che dopo il primo biennio decidano di approdare all'istruzione professionale. Noi abbiamo sostenuto e sosteniamo l'esigenza di un doppio canale di formazione che possa prevedere l'esistenza anche nel nostro paese di un'istruzione professionale iniziale di pari dignità, ma alternativa al canale scolastico.

Al contrario il Governo e la maggioranza, ma ancor più gli estensori di questo piano, reduci dal biennio unico-unitario, ragionano ancora con l'ormai logora ed anacronistica logica dell'obbligo scolastico e per questo enfatizzano come crinale decisivo il quindicesimo anno di età. Questo modo di ragionare era forse spiegabile e, per così dire, "di sinistra" negli anni settanta. Oggi è un'inerzia ingiustificata e addirittura regressiva. Il crinale del futuro, quello sul quale progettare i percorsi curricolari di istruzione e di formazione è quello dei diciotto anni.

 

GENNARO MALGIERI. Alleanza Nazionale

Questa riforma, per di più, non fa entrare la scuola italiana nel club europeo, come con enfasi viene detto dai suoi sostenitori. I sistemi educativi vigenti in Inghilterra, in Germania e in Francia - solo per restare ai più noti - sono profondamente diversi tra di essi.

Signor ministro, il modello che ci viene proposto è quanto di meno europeo si possa immaginare, dal momento che si ispira al modello statunitense, del quale riproduce lo scheletro, ma non introduce quella competitività tra istituti e tra docenti che costituisce la caratteristica del sistema educativo americano
 
 

Questa legge, nei suoi principi e nella sua attuazione, lede innanzitutto le tradizionali strutture formative, a cominciare dalla scuola materna, per puntare decisamente al livellamento culturale attraverso la cosiddetta scuola di base: mi riferisco al ciclo primario destinato a sostituire - come è noto, distruggendole - le elementari e le medie.

prolungamento delle elementari nelle medie e porta ad un'inevitabile confusione di ruoli e competenze tra maestri e professori

Con la nascita della scuola di base di sette anni - ha osservato Angelo Panebianco - rischia di realizzarsi una radicale secondarizzazione delle elementari, che completa ed estremizza un processo iniziato con la riforma del 1990. Il bambino si troverà di fronte a specialisti di singole materie e non più ad educatori-maestri

catastrofe antropologica che coinvolge studenti e docenti, ma anche le famiglie; è una catastrofe i cui effetti non potranno non farsi sentire sulla società italiana nel suo complesso.

supermercato culturale nel quale, indipendentemente dagli elementi reali che dovrebbero motivare le scelte formative, si offre un po' di tutto e a tutte le età.

La professionalità si intende salvaguardarla falcidiando gli organici? ... non è difficile prevedere che gli istituti tecnico-scientifici, impropriamente nella riforma denominati "licei", difficilmente riusciranno a formare personale adeguato ai bisogni; ma è facile prevedere soprattutto la morte del liceo classico, sia pure camuffato nell'indirizzo umanistico, non potendo la nuova struttura colmare soddisfacentemente l'esigenza di una formazione classica complessiva.

Al liceo, infatti, per come lo abbiamo conosciuto, non si acquisisce un patrimonio di competenze professionali immediatamente spendibili, ma un abito mentale, una coscienza critica, un'attitudine allo studio ed alla conoscenza che non possono essere differiti negli anni universitari, nei quali lo studente deve applicare alle più diverse discipline il metodo di lavoro appreso sui banchi di scuola.

La riforma del classico, ridotto ad un mero indirizzo, mette a rischio di estinzione il latino ed il greco: e a chi sostiene che la cultura umanistica continuerà ad esistere mi permetto di far osservare che senza lo studio delle lingue non sarà possibile. Come dice Massimo Cacciari, uomo politicamente non certo vicino a me, "pensiero e linguaggio non sono separabili". In altri termini, studiare la storia della letteratura greca e latina non è lo stesso che studiare il greco ed il latino: chissà se ai burocrati ed ai "saggi" del Ministero della pubblica istruzione qualcuno ha provveduto a spiegare questa elementare differenza.

È una scuola, quindi, senz'anima quella che viene fuori dalla riforma dei cicli e da altre riforme attuate in questa legislatura; una palestra di disagio intellettuale caratterizzata da un egualitarismo insopportabile, e fondata su un criterio quantitativo e non qualitativo come era la scuola di ieri, la scuola di Gentile la cui riforma, come è stato riconosciuto da tutti, anche dallo stesso ex ministro Berlinguer, armonizzava il riordino dei cicli di studi, i programmi ed il ruolo di educatori assegnato ai docenti.

GRAZIA SESTINI. Forza Italia

Nel contesto del riordino generale del sistema dell'istruzione - lo ripetiamo e vorremmo che i nostri dubbi fossero fugati - la scuola dell'infanzia viene marginalizzata e collocata di fatto all'interno del sistema socio-assistenziale... una riduzione del ruolo dell'insegnante ad accompagnatore e vigilatrice di educandato, un ruolo che comunque marginalizzi e mortifichi la propria professione di docente. Su questo bisogna essere chiari.

Allora, l'insegnante non è più un professionista, ma un funzionario che ha come obbligo quello di far funzionare bene il sistema. Il massimo a cui si arriva è quello di definirne le caratteristiche psicologico-morali: colto, riflessivo, competente, capace di lavorare in équipe. Questo è, a nostro avviso, segno dell'incapacità di considerare l'insegnante come soggetto che ha un compito:

quello di rispondere con il suo lavoro al bisogno di educazione e di istruzione

Ho l'impressione che la scuola debba difendersi dalla sinistra: tutte le vostre riforme sono andate nel senso della burocratizzazione, della riduzione della libertà e dell'imposizione di un falso egualitarismo, che ha diminuito professionalità e competenze...
 
 

FLAVIO RODEGHIERO - LNFP

Gli alunni, infatti, non sembrano essere al centro del pensiero riformatore: la generazione dai cinque agli undici anni è diversa, in termini psicologici, da quella dei preadolescenti; il sistema dell'apprendimento si basa fondamentalmente sull'istruzione, non sulla formazione: alle elementari i bambini si formano, vengono educati ad un linguaggio condiviso e questo processo è diverso dall'apprendimento che avviene attraverso l'istruzione.

Problemi onda anomala: A questo proposito voglio ricordare un'osservazione che ci è stata fatta pervenire dalla Confartigianato, la quale ci ha segnalato un problema non indifferente emerso nel corso di questo primo anno di applicazione transitoria della legge n. 9 del 1999, che ha innalzato, appunto, l'obbligo scolastico a quindici anni. Molti giovani che nel 1999 hanno compiuto quindici anni e terminato l'ultimo anno del vecchio ciclo della scuola dell'obbligo, non avendo compreso la portata delle nuove disposizioni di legge non si sono iscritti all'anno aggiuntivo di scuola superiore. Il risultato è che adesso questi giovani si trovano a non poter accedere al mondo del lavoro e, nello stesso tempo, a non poter scegliere tra nessuno dei tre canali attraverso i quali adempiere l'obbligo formativo fino a diciotto anni, previsto dall'articolo 68 della legge n. 144 del 1999; ciò, a meno che non frequentino quell'ultimo anno di scuola superiore, con il rischio di dover fare i conti con problemi di inserimento e di adattamento in una realtà che avevano già deciso di mettere da parte, perché lontana dalle proprie aspirazioni professionali e personali.

Con la nascita della scuola di base si rischia di realizzare una radicale secondarizzazione della scuola elementare, perché il bambino si troverà di fronte a specialisti di singole materie e non più ad educatori-maestri, mentre l'educazione dei bambini è e deve restare cosa diversa dall'istruzione dell'adolescente e del ragazzo.

Individuazione di indirizzi troppo generici. Il tempo della formazione specifica, in sostanza, viene limitato al triennio finale. Di conseguenza, gli istituti tecnici, ad esempio, difficilmente riusciranno a formare ragionieri, geometri e periti, vista anche la moltiplicazione delle competenze richieste.

Per quanto concerne invece il monte orario, l'attribuzione della quota riservata alla programmazione delle scuole deve comunque avvenire sulla base di una rosa di opzioni definita sempre a livello nazionale. Inoltre, la dislocazione territoriale, che prevede come soluzione ottimale la contemporanea presenza di più aree o più indirizzi nella stessa sede, appare alquanto difficile da realizzare.

Il capitolo IV, relativo al personale docente, evidenzia altre lacune e problemi: la formazione del personale, già caratterizzata dalla ristrettezza dei fondi, non è neppure presa in considerazione dalla relazione ministeriale a livello di investimento o di utilizzo dei risparmi.

Per quanto riguarda i problemi alle strutture edilizie, è da notare che non si capisce come si sia voluto, già sapendo di prevedere una riforma di questo tipo, il feroce taglio sul numero degli edifici e delle sedi scolastiche, atteso che saranno i piccoli comuni ad avere maggiori problemi e vi è il concreto rischio che gli enti locali, che già si sono assunti gli oneri relativi alle ristrutturazioni, si vedano gravati ulteriormente degli oneri relativi all'edilizia scolastica.

Infine, per quanto riguarda i tempi e le modalità di attuazione della riforma, vogliamo ricordare che il regolamento attuativo dell'autonomia delle istituzioni scolastiche è stato perfezionato, nonostante le previsioni di pochi mesi, solo dopo tre anni e mezzo dall'approvazione della legge n. 59 del 1997, tempo dedicato alla formazione dei capi di istituto e di almeno una parte degli insegnanti e ad una sperimentazione sempre più diffusa.

E vogliamo pure ricordare i problemi per le scuole non statali, soprattutto le scuole elementari non parificate, che in situazione di totale incertezza stanno affrontando le iscrizioni già iniziate per il prossimo anno scolastico. Non appare poi chiaro come saranno introdotti nei nuovi cicli gli alunni che attualmente frequentano la prima elementare e non è stata inoltre espressamente affrontata la questione relativa alla sorte degli studenti che risultino respinti nel corso dei vecchi curricoli ad esaurimento.
 
Seguito della discussione alla Camera sul programma quinquennale di progressiva attuazione della legge 10 febbraio 2000, n. 30, concernente il riordino dei cicli dell'istruzione.
 
 

MARIA LENTI. Rifondazione Comunista

Legge fondata sul mercato e classista.

La legge sulla parità rappresenta uno scandalo, è contro la Costituzione e lei invece in quest'aula - non me lo sarei aspettato - ha difeso ancora oggi quella legge. Ma come si può approvare una riforma che prevede oltre 60 mila esuberi, altrimenti detti tagli del personale? Come si può approvare una riforma senza che vi siano edifici scolastici agibili, vivibili, senza che gli enti locali siano vincolati ad approntare tali edifici, come tutto ciò che occorre per quel famoso 25 per cento di offerta formativa cui devono concorrere gli enti locali? Ma come si può? Mi domando, ancora, se si possa approvare un progetto che dequalifica il livello culturale, che annulla i diplomi specifici.

VALENTINA APREA. Forza Italia

Cari colleghi, Ponzio Pilato disse e fece di più nei confronti di Cristo! In realtà oggi - ricordatevelo - dopo questo voto, c'è un solo vincitore: l'apparato ministeriale! la riforma avrà le gambe che i ministeriali vorranno darle. Sono infatti i ministeriali che hanno ispirato e scritto questo documento; la maggioranza si inchina a questo Governo … Tra poco l'approvazione della risoluzione della maggioranza segnerà la fine del ruolo del Parlamento rispetto alla gestione della scuola.
 
 

ANGELA NAPOLI. Alleanza Nazionale 

Riforme calate dall'alto... ma l'intero mondo della scuola. Solo alcuni giorni fa, il 7 dicembre, ben il 90 per cento dei professori italiani ha aderito allo sciopero indetto da tutte le organizzazioni sindacali. buco di 5.000 miliardi,
 

CARLO GIOVANARDI. CCD 

In primo luogo, l'ordinamento, con i relativi curricoli, scandito su tre cicli, che noi volevamo confermare (scuola elementare, media e secondaria), perché sono in sintonia con le fasi e ritmi di sviluppo dell'età evolutiva, con l'avvertenza che il prolungamento e l'accorciamento dei percorsi deve corrispondere alle loro finalità e salvaguardare la specificità degli stessi.

In secondo luogo, l'attivazione del "doppio canale" nel rapporto di interazione tra sistema d'istruzione e sistema di formazione professionale, in cui quest'ultimo sia autonomo, graduato e abilitato all'assolvimento anche dell'obbligo a partire dal quattordicesimo anno di età.

In terzo luogo, l'approntamento di un numero limitato di indirizzi di scuola secondaria con le seguenti caratteristiche: equivalenza delle prerogative, transitabilità reciproca con la formazione professionale, terminalità flessibili, unitarietà nella differenziazione, despecializzazione dei piani di studio.

terrete nella stessa aula ragazzi che vogliono continuare gli studi scolastici e coloro che vogliono avvicinarsi alla formazione professionale.
 
 

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Lega Nord Padania 

onda anomala .

La prima riguarda la scuola d'infanzia. In questo piano di attuazione si apre la porta allo sciagurato fenomeno della statalizzazione della scuola dell'infanzia, che è contro ogni principio di autonomia e di intervento diretto della comunità su questo settore, che - ricordiamolo riguarda bambini che hanno dai tre ai cinque anni. L'aver inserito la scuola dell'infanzia all'interno del sistema scolastico - come prevede la legge - è stato un errore che a suo tempo noi cercammo invano di evitare con i nostri emendamenti. Con questo piano di attuazione voi date avvio alla statalizzazione completa di tutte le esperienze relative alla scuola materna attualmente esistenti.

Per quanto riguarda l'autonomia dei curricoli, nella migliore delle ipotesi prevedete una percentuale del 75 per cento. Ho sentito prima il ministro citare con orgoglio l'attuazione dell'autonomia. Conosciamo tutti i vincoli all'autonomia didattica ed organizzativa presenti nella legge Bassanini e nei provvedimenti che da essa discendono; inoltre, in questo modo diciamo al sistema scolastico: studierete per il 75 per cento del monte ore in questi ambiti disciplinari, mentre il resto potete sceglierlo nell'ambito di una serie di materie e di discipline che il Ministero proporrà. Ritorna, quindi, in maniera assolutamente chiara quel concetto di falsa autonomia, che prevede invece un sistema rigidamente diretto dal centro.

Quanto all'edilizia scolastica, di cui non si dice nulla né nella relazione né nella risoluzione di maggioranza, non potete raccontarci che il 3 per cento delle classi della scuola di base potrà agire in un unico plesso che abbia almeno sette aule. Tutto questo è vero ma riguarda il 26 per cento dei comuni, in gran parte piccoli, dove in genere vi è un solo edificio scolastico, spesso chiuso a causa del "dimensionamento", ma voi suggerite (cito testualmente) "il completamento delle aule utilizzando spazi disponibili anche fuori dal plesso e solo eccezionalmente il ricorso all'utilizzo di aule nei comuni viciniori".

 TERESIO DELFINO. CDU

.. abbiamo riscontrato che in una proposta di progetto a medio termine presentata dall'allora Partito comunista italiano nel giugno del 1977, l'onorevole Giorgio Napolitano sottolineava testualmente: "Partendo dall'ispirazione che ci è propria," - e credo non si fosse ancora verificata la caduta del muro di Berlino - "i comunisti propongono l'avvio di un piano pluriennale di ristrutturazione dell'intero sistema scolastico che deve portare a generalizzare i tre anni della scuola dell'infanzia, ad unificare in un unico ciclo di sette anni la scuola di base - oggi divisa fra l'elementare e la media -, ad innalzare l'obbligo scolastico sino al primo biennio della scuola secondaria - saldando così a quindici anni età dell'obbligo ed età di lavoro -, ad anticipare a diciotto anni la conclusione della scuola secondaria. L'accorciamento di un anno del ciclo degli studi preuniversitari, oltre a porre l'Italia al passo con altri paesi europei, consentirà un risparmio che compenserà in larga misura, insieme ad una più razionale utilizzazione del personale docente e non docente, il costo dell'innalzamento dell'obbligo a quindici anni".

Devo dire che è stata tenace la sinistra italiana: ha attuato una proposta programmatica del 1977. Questa è la realtà, e non c'è dubbio che la sinistra al Governo è stata abile a far digerire ai suoi alleati di centro un'impostazione pienamente coerente con i suoi orientamenti.

 

PIERO MELOGRANI. Forza Italia

Manca l'informatica e l'inglese.

 

MARCO TARADASH. Misto

Insomma, noi abbiamo una scuola elementare che funziona e funziona bene, che si preoccupa dei bambini e che li lascia essere bambini; voi, invece, volete reclutarli sin da piccini nel "curricolo di Stato" e fare di una scuola elementare, che oggi è qualche cosa di invidiabile (anche se ce l'abbiamo soltanto noi, è un qualcosa di invidiabile), un qualcosa di diverso; si vuole "spezzettare" i processi di apprendimento, i processi di formazione e d'istruzione in tante fasce: il "due più tre, più due" della scuola di base; e poi il "due più tre" della scuola secondaria, con degli anni che saranno di orientamento e non di apprendimento e con un rinvio sistematico delle scelte rispetto alla strada da prendere nel campo scolastico o nel campo professionale.
 
 

Primo Giorno di dibattito al Senato

 BEVILACQUA, Alleanza Nazionale

assoluta intempestività delle scelte del Governo.

piano quinquennale viziato da eccessivo ingegnerismo, che sostanzialmente peggiora la situazione esistente.

Vengono peraltro trascurati i programmi, si prevede un ruolo unico dei docenti che appare inadeguato a garantire un insegnamento consono alle necessità, si trascura del tutto il problema strutturale degli edifici scolastici, così come quello dell'aggiornamento degli insegnanti, si ignorano del tutto le situazioni dei piccoli comuni.

onda anomala - massicci licenziamenti. Invita pertanto a ritirare il programma, o quanto meno a prevederne un'introduzione in via sperimentale.
 
 

ASCIUTTI, Forza Italia

Il documento indica le problematiche, ma non fornisce soluzioni.

La scuola di base viene ipotizzata una distribuzione degli anni assolutamente confusa, che trascura completamente la questione dello status degli insegnanti e del loro trattamento economico.

Nella scuola superiore è invece difficile comprendere la suddivisione in aree, mentre la cancellazione del diploma rende praticamente obbligatoria l'iscrizione all'università. La possibile alternativa tra il licenziamento di un certo numero di insegnanti, o quanto meno un totale blocco delle assunzioni, e un aumento delle loro retribuzioni smentisce poi la possibilità di realizzare la riforma a costo zero,

Onda anomala.

DANZI, CCD

riforma disorganica

richiesta di quantificare i costi relativi all'edilizia scolastica ed al personale,
 
 

GUBERT (Misto-Centro).

conferma di un orario estremamente lungo da imporre agli studenti.

la scuola materna diventa un parcheggio sostitutivo del ruolo della famiglia.

un insegnamento di tipo meccanicistico, mentre tra i requisiti degli insegnanti non viene considerato l'aspetto educativo, essenziale soprattutto per i bambini più piccoli.

I programmi scolastici sembrano invece impoverirsi, per cui la scuola viene sostanzialmente danneggiata da riforme di questo tipo.

Credo che questa unitarietà non tenga conto della natura del processo di apprendimento.

..A me sembra che assisteremo ad un impoverimento del contenuto delle scuole superiori.

E la religione e la filosofia?
 
 

LORENZI (Misto-APE).

Il disegno di legge n. 560 costituiva una soluzione migliore rispetto alla legge n. 30 del 2000

norme di delegificazione, attuazione inadeguata del programma quinquennale in discussione, edilizia scolastica, in particolare per la scuola di base.

Un'idea più adatta sembrava quella di privilegiare un accorciamento verso il basso del processo formativo obbligatorio e di lasciare inalterata la struttura della scuola elementare, evitando così i problemi logistici e quelli connessi ad un eventuale sovrannumero degli insegnanti. Ciò consentirebbe peraltro di rispettare più alla lettera il dettato costituzionale.

Occorrono riconoscimenti alla classe docente, sia di tipo giuridico, sia di tipo economico, eventualmente privilegiando l'anzianità.
 
 

BRIGNONE (LFNP).

Il sistema scolastico italiano manifesta alcune sofferenze profondamente radicate, quali la carenza di una qualità diffusa ed omogenea, la scarsa valorizzazione delle risorse umane, lo svilimento dei titoli di studio, la vetustà del patrimonio edilizio e le insufficienze della scuola media inferiore.

A fronte di questi problemi si è diffusa la convinzione della necessità di una riforma radicale che però non è riuscita basarsi su un progetto globale e condiviso.

Non è riforma globale con l'estensione della condivisione necessaria. Occorre coinvolgimento dei soggetti interessati – e attuazione effettiva del decentramento, e affermazione definitiva del principio dell'autonomia didattica degli istituti, valorizzando le risorse umane oltre gli aumenti retributivi proposti, investendo nelle infrastrutture scolastiche.
 
 

RUSSO SPENA (Misto-RCP).

Non è fondata non sul valore dell'autonomia e dell'unicità del sapere critico ma su una cultura canalizzata in funzione del mercato, all'interno della quale si afferma la suddivisione tra una formazione di élite privatizzata ed aziendalizzata ed una formazione intesa come apprendistato in vista dell'ingresso nel mondo del lavoro.

La scuola dell'infanzia entra a far parte del sistema di istruzione, è nominata come tale, ma non si investe su di essa, lasciandola tra l'altro nelle mani dei privati o di chi vorrà occuparsene con una legge sulla parità che io credo presenti forti profili di incostituzionalità.

La scuola dell'obbligo diventa unica, di 7 anni, ignorando – a me pare – le differenze psicologiche e di apprendimento e le scale intellettive che fanno dell'infanzia e dell'adolescenza due età diverse, che richiedono diversi insegnanti, differenti contenuti e metodologie didattiche. Invece, si presuppone addirittura che per due o tre anni vi sia la presenza di maestri e di professori: una torsione psicologicamente troppo forte e aspra, un ventaglio di riferimenti diversi per quell'età.

Il biennio appare più un gradino di orientamento che un momento di approfondimento, sicché il processo di istruzione e di acquisizione viene sempre più spostato e rimandato, tant'è vero che l'obbligo può essere espletato anche in centri di formazione professionale. Mi sembra, questo, un punto molto critico del progetto, perché rappresenta implicitamente un'enorme apertura ai centri privati e agli enti regionali, che assorbono le energie finanziarie in cambio di poche garanzie.

 Secondo giorno di dibattito al Senato
 
 

D'ONOFRIO. CCD

atteggiamento di chiusura totale della maggioranza di Governo sulle manifestazioni di dissenso rispetto alla legge,

dall'infanzia alla preadolescenza non esiste la possibilità in Italia di affermare la continuità didattica con una sostanziale continuità del processo di apprendimento, perché altro è il ciclo dell'infanzia che va dai sei ai dieci anni, altro è il ciclo della preadolescenza che va dagli 11 ai 14 anni, come sanno i pediatri, gli studiosi della psicologia dell'età evolutiva, coloro che hanno capito che per insegnare a bambini e a bambine della prima fascia di età occorre un tipo di docente: il maestro. Ma non quello mitico della penna d'oca, ma un maestro inteso come qualità di docenza ontologicamente diversa da quella della docenza dell'età della preadolescenza.

… un processo di abbassamento della qualità dell'apprendimento, di uniformità dell'obbligo scolastico, di eguaglianza imposta e non vissuta, che è l'opposto del principio di libertà, del processo di apprendimento e della flessibilità di quest'ultimo

Il terzo punto di dissenso riguarda il rapporto con la periferia istituzionale del Paese: è la questione del federalismo scolastico. Comprendo che la maggioranza ha, nei confronti del federalismo della scuola, un'idea molto diversa dalla nostra; quindi, rispetto all'organizzazione periferica, la scelta è per l'autonomia della scuola e non per l'autonomia dell'ente locale. È ovvio che le due autonomie hanno radici diverse. Quella dell'ente locale (comune, provincia, città metropolitana e regione) è un'autonomia politica generale, mentre quella della scuola è specifica culturale. Sono due autonomie che vanno fatte convivere.

Ebbene, questa proposta della legge non solo non le fa convivere, ma schiaccia le autonomie territoriali a favore dell'autonomia scolastica, non intesa in senso generale, ma in senso puramente burocratico. Infatti, le scuole dell'autonomia ancora oggi non hanno la possibilità di accogliere al proprio interno i docenti sulla base di un progetto educativo – così si diceva prima – o di una proposta di una offerta formativa, come si dice ora.

 LORENZI. (Misto-APE)

 Signor Ministro, credo che la legge n. 30 del 2000 contenga una grossa pecca, cioè la confusione tra la definizione di scuola e l'articolazione della stessa in cicli. In poche parole ciò che noi consideriamo scuola di base, primaria e secondaria, è necessariamente divisibile e articolabile in cicli, perché per i nostri giovani e i nostri studenti si tratta di intraprendere una scalata – lo sappiamo tutti molto bene – attraverso l'architettura di una gradinata che necessariamente è costituita da rampe diverse e da gradini tutti uguali. Le rampe necessariamente sono le scuole, i gradini sono e devono essere i cicli, che per definizione sono uguali.

VI è il problema della titolarità della docenza
 

DANZI. (CCD)

ci chiediamo per quale motivo il mondo della scuola, i fruitori di questa riforma non applaudono, anzi sono ad essa contrari.

Riforma mosaico

BEVILACQUA. Alleanza Nazionale

sulla riqualificazione di un personale al quale non si pensa per nulla.

Finanziamenti per l'adeguamento delle strutture edilizie,

la riduzione del personale scolastico, perché poi nelle conclusioni della relazione si parla di una riduzione della spesa per il personale anche a parità di ore di insegnamento.
 
 

BRIGNONE. (LFNP)

 Vorrei rivolgere al Ministro due raccomandazioni per i prossimi mesi di lavoro.

La prima è di creare le condizioni per redigere, nell'interesse della scuola, una sola risoluzione che finalmente contenga le istanze e della maggioranza e dell'opposizione, cioè creare le premesse per una condivisione degli obiettivi.

La seconda è che nel decentramento e nell'autonomia i nuovi incarichi trasferiti sia alle scuole intese come singole istituzioni sia agli enti locali siano avvertiti non come nuovi carichi di lavoro e incombenze, ma realmente come opportunità, perché purtroppo sino ad ora molte nuove incombenze delle province – vedi le questioni edilizie, della razionalizzazione scolastica e altre – sono state avvertite come pesanti incarichi e non come opportunità. Invece occorrerebbe veramente che, per una reale autonomia, venissero colte quali occasioni per esprimere e realizzare le esigenze del territorio.

ASCIUTTI. Forza Italia

Ore, costi, adeguamento manuali. Futura preparazione degli insegnanti.- il "bollino" della scuola paritaria, perché le iscrizioni sono quasi in atto, quindi le famiglie dovranno sapere se quella scuola paritaria rientrerà o meno nella riforma.

Per quanto riguarda le infrastrutture tecnologiche, siamo seri, signor Ministro. Leggo su un fascicolo predisposto dal Servizio del bilancio del Senato (quindi non lo dico io) che, con gli attuali stanziamenti, al momento abbiamo a disposizione solamente 273.000 lire per ogni aula esistente. Con questa cifra si compra soltanto la carta o il toner per la stampante, non si passa da una situazione in cui c'è un computer ogni 30 alunni ad una situazione in cui dovrebbe esserci un computer ogni 10 alunni, come prevede il piano. Allora, si abbia il coraggio di stanziare fondi sufficienti, altrimenti non riempiamoci la bocca dicendo che siamo pronti a sopperire al deficit tecnologico, specie se parliamo di scuole elementari, scuole medie e licei.

Noi lo stiamo già dicendo; chiediamo solo che questo sia riconosciuto. Non ci spaventa, infatti, che una riforma non sia a costo zero. Poi si dovrà vedere nel tempo come reperire i fondi necessari.

Quindi, quando diciamo che la riforma non è a costo zero ma è a costo di personale, facciamo una considerazione che lo stesso relatore ammette. Ma non possiamo pensare di risparmiare licenziando. E poi, attenzione: non facciamo sempre i soliti conti fra docenti di ruolo a tempo indeterminato e docenti non di ruolo a tempo determinato: gli insegnanti a tempo determinato si sentono lavoratori a tutti gli effetti, come gli altri; sono solo precari perché di anno in anno vengono riassunti.
 
 

Piccioni , Forza Italia

Appare palese la scelta con il riordino dei cicli proposti. La stessa riorganizzazione dei curricula universitari pare dare evidenza che il "classico liceo" è stato trasferito nella laurea triennale. Se tra le motivazioni è enfatizzata la necessità di raccordare in generale i saperi con le esigenze che provengono dal mondo esterno, cioè da quello del mondo del lavoro, in particolare per gli studenti che usciranno dalla scuola dopo aver assolto all'obbligo, non ci sembra che la riforma proposta corrisponda a tale intento.

Riforma calata dall'alto. Tale constatazione è stata ampiamente la causa delle insofferenze da parte degli operatori della scuola, che oggi manifestano una convinta opposizione all'avvio della riforma.