I sindaci a Porto Alegre "Contro la globalizzazione"

"Siamo l'avanguardia contro il potere mondiale"

 

Agnoletto: "Le parole di Berlusconi per i bambini affamati sono lacrime di coccodrillo" Scambio di esperienze e iniziative di solidarietà fra Delanoe (Parigi), Veltroni (Roma) e Marta Suplicy, sindaco di San Paolo

Scambi di inviti: «Ci vediamo la prossima volta a Roma». Promesse di aiuto: «Parigi invierà medicine e latte in polvere ai bambini di Buenos Aires». Consigli e pubblicità: «I problemi delle periferie? Noi di Barcellona abbiamo avviato un piano di recupero formidabile». E' il partito "local" contro la globalizzazione: il partito dei sindaci. Ce ne sono oltre duecento, venuti da 26 paesi, e riuniti in assise nella città brasiliana. «Siamo la nuova avanguardia contro il potere mondiale che non ha più volto e ideale» spiega Tarso Genro, primo cittadino di Porto Alegre. Stanza affollata, gente arrivata anche dalla Birmania, Filippine, Capo Verde. I sindaci sono schierati lungo un grande tavolo. Su un lato, c'è anche una traduttrice per i non udenti. Gli amministratori locali fanno a gara per dire "qualcosa di sinistra". Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi, racconta la funzione dei rappresentanti degli immigrati in consiglio comunale, una sua innovazione. Marta Suplicy, sessuologa e sindaco di San Paolo, seconda metropoli al mondo, spiega come ha frenato gli abusi della polizia con la creazione dei vigili di quartiere.

Walter Veltroni ricorda che anche a Roma si sta tentando di realizzare l'esperienza del «bilancio partecipativo». L'appello dei sindaci è raccolto da Mario Soares, l'ex presidente del Portogallo che ha inaugurato il Forum delle autorità locali che si conclude oggi con un atteso intervento del giudice spagnolo Baltazar Garzòn. Attivissimi gli italiani. Il Forum mondiale sociale debutta soltanto domani ma molti sono già al lavoro. Ieri notte è arrivato il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti. Sono in viaggio anche i verdi Alfonso Pecoraro Scanio e Paolo Cento. La delegazione Ds comprende Piero Folena, Cesare Salvi, Renzo Imbeni. Molti si aspettano una versione "alegrense" del dibattito sul futuro dell'Ulivo. Certo, ci sono già gli echi delle polemiche in patria. «Le parole di Berlusconi per i bambini affamati sono lacrime di coccodrillo» detta alle agenzie Vittorio Agnoletto. «Sono preoccupato per il tentativo di abolire l'articolo 18, temo un'esplosione dei conflitti sociali» commenta Claudio Martini, presidente della Regione Toscana. Ma da domani la scena sarà occupata del vasto popolo delle organizzazioni non governative, almeno cinquecento italiane (pari a 1.500 rappresentanti), qui per raccontare esperienze di economia solidale e discutere proposte alternative alla globalizzazione neoliberista. L'agenda del militante no global è senza tregua: fino a martedì si susseguono e sovrappongono ogni giorno 7 conferenze, 100 workshop (o "atelier"), 20 incontri e seminari. «Ci vorrebbe il dono dell'ubiquità» osserva Fabrizia Pratesi, della campagna antivivisezione.

Impossibile riassumere tutti i temi: povertà, commercio mondiale, brevetti, diritti umani, agricoltura, lavoro, condizione delle donne. Nessuno degli organizzatori vuole che Porto Alegre si trasformi in una Torre di Babele. Bernard Cassen, direttore di Le Monde diplomatique e fondatore del Forum, ha segnato tre punti che inserirà nelle conclusioni operative: chiedere la Tassa Tobin sulle transazioni finanziarie, sopprimere i paradisi fiscali e annullare il debito dei paesi del Terzo Mondo. «Dobbiamo essere realisti, chiediamo l'impossibile» ha scritto il premio Nobel Adolfo Perez Esquivel, citando un vecchio motto sessantottino. L'ansia di dimostrare che Porto Alegre non è soltanto una kermesse spettacolare ha fatto cancellare il dibattito in teleconferenza con i guru economici del Forum economico di Davos, in trasferta a New York. Molte televisioni avevano prenotato i diritti per trasmettere lo show. «Niente spettacolo, siamo qui per lavorare e dimostrare che un altro mondo è possibile» ribatte Oded Grajew, organizzatore del Forum. La destra brasiliana continua ad accusare il Partito dei lavoratori di sprecare i soldi pubblici per un «raduno di utopisti». Il secondo Forum sociale costa 2,8 milioni di euro. Ma Tarso Genro ha fatto i suoi calcoli: «Circa 8,13 milioni di euro torneranno al comune grazie agli introiti supplementari con le tasse sui consumi e oltre 14 milioni saranno fatturati da commercio e settore alberghiero».