Forum Rio + 10: un mondo sostenibile č possibile
Il Forum di Preparazione al Summit sui dieci anni da Rio - il cosidetto Rio + 10, si apre con una chiara denuncia: l’elenco dei “documenti assassinati” nel corso del decenio. L’assessorato all’ambiente, il SEMA, come si chiama qui, non esita infatti a definire veri e propri assassinii l’annullamento dei programmi decisi a Rio dieci anni fa, o la fuga dalle Convenzioni internazionali, prima firmate e poi disattese o direttamente affossate dai padroni del mondo, leggi Stati Uniti in testa. Tra le vittime eccellenti si contano l’Agenda 21, la Dichiarazione di Rio, la Convenzione sulla biodiversita’, la Dichiarazione sulle foreste e la Convenzione sui Mutamenti climatici che ha poi dato vita al disatteso Protocollo di Kyoto. Ed e’ proprio di clima che oggi hanno parlato Oliver Deleuze, responsabile per l’ambiente del goveno belga, Emilio La Rovere, riercatore consulente del governo basiliano per la programmazione energetica, Claudio Langone, l’assessore all’ambiente del Rio Grande do sul e Simon Retallack, direttore della storica rivista "The ecologist". Di che pasta siano fatti gli assessori da queste parti lo si vede dalla piccola proposta lanciata da Langone: organizzare un movimento di consumo consapevole planetario perché “sappiamo benissimo quali sono le 50 corporation americane che influenzano direttamente la politica energetica e ambientale globale dell’aministrazione Bush. Se riamo riusciti a organizzare un forum internazionale di questa portata possiamo organizzare un boicottaggio globale”.
Ma i lavori del Forum ambientale, aperti ieri da Frei Betto e destinati a continuare fino al 30 affrontando altri aspetti della questione ambientale, oggi avevano l’obiettivo estemamente pratico di fornire ai delegati che dovranno rappresentare i loro paesi al Summit di Johannesbourg, un’agenda comune. Ci ha pensato La Rovere nel teatro della PUC, pieno alle dieci del mattino malgrado fosse andata via la luce e con lei microfoni, traduttori e condizionatori d’aria. Le proposte brasiliane, che verranno ufficialmente sostenute dal governo del paese, partono dalla proposta di introdurre il criterio di “sostenibilita’ ambientale” prima di finanziare qualsiasi progetto internazionale. Gli indicatori di sostenibilita’, oltre che di ambiente, dovranno occuparsi anche di bilancia dei pagamenti, ovvero dovranno evitare tutti quei progetti destinati ad aumentare le importazioni e, di conseguenza, a vincolare ancora di piu’ i paesi del terzo mondo alla dipendenza tecnologica dalle multinazinali del nord. Meno tecnologia, o comunque gestibile all’interno, e piu’ lavoro. E anche la tecnologia, per la quale La Rovere non disdegna investimenti privati, deve essere attentamente valutata in prospettiva di un aumento dell’autonomia tecnologica.
Per quanto riguarda le emissioni inquinanti, la proposta brasiliana che si spera venga accolta da tutti i paesi in via di sviluppo, riguarda il conteggio cumulativo delle emissioni di C02. In sostanza per calcolare quanto un paese deve investire in riconversione, si fa una somma delle emissioni inquinanti di quel paese, per esempio dal 1950 in poi - il ’90, forse, sarebbe piu’ accettabile. In questo modo, ovviamente, i paesi indusrializzati pagherebbero il loro “debito” di inquinatori nei confronti del resto del mondo. Se la proposta brasiliana venisse adottata da tutti i G77 - e forse, chissŕ, sotto la minaccia di un boicottaggio globale - gli Usa sarebbero costetti, se non proprio a firmarla certamente a offrire misure concrete per il riscaldamento globale, invece di limitarsi a stracciare gli accordi esistenti. Ma nemmeno da queste parti, dove le domande ai relatori vengono consegnate scritte e risposte tutte senza eccezioni, ci si nascondono le difficolta di trovare una posizione unitaria per i paesi del G77. “E’ difficile fare i conti con le esigenze delle teocrazie nazionali e delle beghe politiche interne, ma speriamo nel meglio”.