Articoli - Il Nuovo
Porto Alegre: città a misura no global
Migliaia di delegati arrivano alla spicciolata in Brasile, dove il caldo torrido è amplificato dalla mancanza di aria condizionata. Presenti rappresentanti dei quattro angoli della Terra
Una
piccola
cittá
in
frenetico
movimento,
tra
operai
alle
prese
con
gli
ultimi
lavori
e
delegati
che
arrivano
alla
spicciolata
da
ogni
angolo
del
mondo.
Porto
Alegre
2002
comincia
ancor
prima
dell´inizio
ufficiale
di
conferenze
e
seminari:
camminando
tra
le
vie
del
“Puc”
la
città
universitaria
chiamata
ad
ospitare
per
una
settimana
una
folla
variegata
di
50.000
persone,
sembra
di
essere
in
un
porto
di
mare
al
momento
dello
sbarco.
Migliaia
di
moderni
marinai
piombano
sulla
capitale
di
questo
lembo
estremo
del
Brasile,
dove
fa
un
caldo
terribile
amplificato
dall´assenza
di
aria
condizionata.
L´anno
scorso,
in
questi
stessi
posti,
di
gente
se
ne
vide
molta
meno.
Porto
Alegre
venne
dipinta
come
il
raffazzonato
appuntamento
di
un
semisconosciuto
movimento
no-global,
un
meeting
curioso
nella
cittá
modello
della
sinistra
brasiliana,
dove
i
cittadini
decidono
in
assemblee
popolari
come
destinare
il
20%
dell´intero
bilancio
comunale.
“Un
altro
mondo
in
costruzione”,
era
lo
slogan
di
un
incontro
nato
come
contrapposizione
frontale
a
quello
dei
banchieri
e
finanzieri
riuniti
tra
le
nevi
di
Davos,
in
Svizzera.
Roba
vecchia.
In
un
anno
gli
scenari
si
sono
quasi
capovolti.
Dopo
il
G8
di
Genova,
dopo
l´undici
settembre,
dopo
la
guerra
e,
infine,
dopo
la
lacerante
crisi
argentina,
primo
vero
caso
di
neoliberismo
economico
naufragato
sotto
il
peso
delle
sue
stesse
ricette.
“Un
altro
mondo
é
possibile”,
dicono
oggi
i
cartelloni
di
Porto
Allegre.
Quattromila
giornalisti
da
tutto
il
mondo
sono
venuti
a
raccontarlo.
Stampa
radicale
e
“alternativa”
insieme
a
grandi
testate
occidentali.
Ministri,
sindaci
e
sindacalisti
europeii
si
dicono
orgogliosi
d´esserci.
Vengono
giudici
come
Baltasar
Garzon,
premi
Nobel
da
sempre
a
fianco
della
difesa
dei
diritti
umani
come
Rigoberta
Menchu
o
Adolfo
Perez
Esquivel,
rappresentanti
di
organizzazioni
umanitarie
internazionali
insieme
ai
più
piccoli
gruppi
di
ecologisti,
i
contadini
senza
terra,
gli
zapatisti
del
Chapas.
Dopo
i
brasiliani,
in
assoluta
il
gruppo
più
numeroso
vengono
gli
italiani,
poi
a
seguire
francesi
e
argentini.
L´autobus
che
dal
centro
della
città
porta
al
PUC
é
già
un
mezzo
giro
del
mondo.
Spilungoni
inglesi
con
la
maglietta
del
film
“Terra
e
libertà”
di
Kean
Loach,
studenti
brasiliani
che
vanno
a
vedere
cosa
sta
succedendo
nella
loro
università,
perfino
un
gruppo
di
ragazzi
venuti
dalla
Corea.
All´ufficio
che
affitta
i
cellulari,
utilissimi
per
chi
deve
lavorare
e
spostarsi
da
un
punto
all'altro,
ci
sono
i
giovani
avvocati
del
Genoa
Legal
Forum,
in
tenuta
da
“beach
boys”,
camicie
floreali
e
occhiali
scuri.
“Siamo
quelli
che
hanno
portato
avanti
le
denunce
per
le
violenze
di
Bolzaneto,
della
scuola
Diaz.
Un
paio
di
noi
parteciperà
a
dei
seminari.
Gli
altri
sono
qui
per
seguire
i
lavori.
Non
potevamo
non
esserci”.
Di
Genova
ci
si
ricorderà
anche
domani,
con
il
corteo
che
dal
campeggio
internazionale
della
gioventù
arriverà
fino
all'´aula
magna
scelta
per
l´inaugurazione
del
Forum.
In
prima
fila
ci
sará
la
madre
di
Carlo
Giuliani.
Genova,
Porto
Alegre
e,
fra
qualche
mese
Gerusalemme,
città
scelta
come
sede
di
un
forum
straordinario
sulla
situazione
mediorientale
da
tenersi
nei
prossimi
mesi.
Il
meeting
dei
no-global,
lentamente,
si
espande
e
si
specializza.
I
prossimi
giorni
sapranno
dire
se
l'unità
d´intenti
saprà
imporsi
sulle
divisioni
di
un
movimento
nato
piccolo
piccolo ma
trasformatosi
in
un
gigante.