Naomi Klein
«Un'occasione storica dopo l'11 settembre»
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«La
sfide
al
nostro
movimento,
dopo
l’11
settembre,
sono
ancora
più
formidabili.
Per
questo
il
summit
di
Porto
Alegre
acquista
un’urgenza
che
definirei
storica».
La
scrittrice
canadese
e
sacerdotessa
dei
«no
global»
Naomi
Klein
(autrice
di
No
Logo
,
considerato
il
Das
Kapital
del
movimento
anticorporation)
sarà
tra
gli
oratori
del
summit.
«Nel
mio
discorso
-
spiega
al
Corriere
la
30enne
Klein
-
sottolineo
l’importanza
di
rifiutare
la
falsa
dicotomia
"con
noi
o
contro
di
noi",
avanzata
dall’amministrazione
Bush
dopo
gli
attacchi
terroristici.
La
tattica
di
criminalizzare
chi
contesta
il
modello
capitalistico,
paragonandolo
ai
terroristi
di
Osama,
è
destinata
a
fallire».
É
più
difficile,
dopo
l’11
di
settembre,
attaccare
logos
e
multinazionali?
«Al
contrario,
è
molto
più
facile
adesso
che
la
gente
ha
toccato
con
mano
la
recessione
economica
e
il
dislivello
tra
ricchi
e
poveri
è
ormai
un
problema
reale
e
di
tutti.
Non
dimentichiamoci
che
la
prosperità
euforica
del
boom
economico
rendeva
difficilissimo,
fino
a
ieri,
attaccare
il
modello
Usa.
Ed
è
proprio
questo
"paradosso"
che
io
cercherò
di
illustrare
a
Porto
Alegre».
Perché
lo
chiama
paradosso?
«Perché
la
maggiore
consapevolezza
dei
problemi
è
coincisa,
paradossalmente,
con
una
minore
capacità
di
azione.
Quando
la
gente
ha
paura
non
vuole
mettere
in
discussione
l’autorità
e
il
governo.
E
così
accetta
le
bugie
del
Pentagono
e
della
Casa
Bianca,
pur
sapendole
istintivamente
tali».
Ciò
riguarda
anche
gli
attivisti?
«Gli
attivisti
oggi
sono
più
forti
e
determinati
che
mai,
anche
se
il
trauma
spaventoso
dell’11
settembre
farà
sì
che
l’imminente
"World
Economic
Forum"
di
New
York
sarà
tutto
all’insegna
del
rispetto
e
della
morigeratezza.
Gli
attivisti
newyorchesi
amici
miei
hanno
dedicato
mesi
di
volontariato
a
favore
dei
sopravvissuti,
poliziotti
inclusi,
e
non
vogliono
rompere
questi
nuovi
ponti».
Che
cosa
s’aspetta
da
Porto
Alegre?
«La
richiesta
corale
di
intraprendere
una
via
socio-economica
alternativa
alle
attuali.
É
come
se
ci
avessero
messo
in
mano
un
test
a
risposte
multiple
e
noi
di
Porto
Alegre
avessimo
risposto:
"No,
grazie,
nessuna
delle
vostre
opzioni
è
quella
giusta".
Perché
si
può
dire
no
al
potere
delle
multinazionali
e,
insieme,
dire
sì
a
pluralità
e
democrazia».
Che
cosa
ha
imparato
l’America
dall’11
di
settembre?
«Che
sbaglia
nel
considerare
"pubblico"
una
parola
"sporca".
Privatizzare
il
traffico
aereo
ci
ha
regalato
il
terrorismo;
abbiamo
visto
l’imbarazzante
inadeguatezza
della
sanità,
anch’essa
privata,
di
fronte
all’emergenza
antrace.
Persino
i
fondi
destinati
alle
famiglie
delle
vittime
sono
stati
gestiti
da
cani.
Non
dallo
Stato,
ma
dalle
agenzie
di
beneficenza
private».