Cosa ne pensa la scienza
L'orientamento
sessuale
si
definisce
nel
corso
dell'adolescenza.
Quello eterosessuale, che corrisponde all'attrazione per persone di sesso diverso dal proprio, è il più frequente. Esso segue una finalità biologica: la sopravvivenza della specie attraverso la riproduzione. Tuttavia vi sono molte persone che hanno un orientamento omosessuale, sentendosi attratti emotivamente, fisicamente e sessualmente da individui dello stesso sesso. L'omosessualità è infatti una variante del comportamento umano che si connota con il desiderio di amare, desiderare, costruire e autoidentificarsi con persone dello stesso sesso e non esclusivamente con atti sessuali. E' quindi una condizione esistenziale con contenuti di affettività, progettualità e di relazione. Considerata
per
molto
tempo
come
una
malattia,
una
perversione,
le
è
stata
tolta
questa
etichetta
dalla
psichiatria
a
partire
dalla
metà
degli
anni
70.
Via
via,
i
codici
diagnostici
psichiatrici
se
ne
sono
occupati,
fino
all'inizio
degli
anni
90,
per
quella
sua
variante
cosiddetta
ego-distonica.
Veniva
cioè
considerata
meritevole
di
attenzione
clinica
e
terapeutica
quella
condizione
nella
quale
l'omosessualità
non
era
in
sintonia
con
il
vissuto
profondo
di
un
determinato
soggetto,
creandogli
uno
stato
di
disagio
e
di
tensione
psichica. Così,
sul
piano
scientifico
è
stata
posta
fine
alla
criminalizzazione,
colpevolizzazione
e
medicalizzazione
di
questo
frequente
comportamento
umano.
Malgrado
ciò,
permane
un
atteggiamento
discriminatorio
e
pregiudizievole
di
rifiuto,
condanna
e
patologizzazione
dell'omosessualità. L'omosessualità
è
una
realtà
multiforme
come
l'eterosessualità,
in
cui
si
differenziano
comportamento,
orientamento
e
identità
omosessuale. Sull'origine dell'omosessualità molte sono le teorie, ma non si è giunti ad una conclusione certa ed univoca. Negli anni 60 la ricerca del gene dell'omosessualità, della sua determinazione genetica hanno avuto molto vigore, ma non hanno portato a risultati che avvalorassero l'ipotesi. Sono stati chiamati in causa anche fattori biologici, soprattutto ormonali. Molto attiva è stata la ricerca sul livello di androgeni, in particolare del testosterone. Anche in questo caso non si è approdati a risultati convincenti. Ricche di evidenze, anche se non del tutto esaustive, sono le ricerche del background familiare e psicologico associato a questo orientamento sessuale. Nelle famiglie, già nel 1962, Bieber aveva descritto il "Classical triangular pattern" per lo sviluppo dell'omosessualità maschile. Il quadro era composto da una madre iperprotettiva e dominante e da un padre debole od ostile, oppure molto distante fisicamente o psicologicamente dalle questioni di casa. Il figlio è invece un soggetto che predilige giochi tranquilli, non incline agli sport e all'attività fisica e molto legato alla madre, con invece relazioni disturbate con fratelli e sorelle. Anche nello sviluppo dell'omosessualità femminile la famiglia è stata considerata come fattore predisponente. E' di tipo conflittuale, ancora con madri dominanti e padri in grado di giocare solo ruoli subalterni e secondari. Al contrario dei maschi, il loro comportamento da bambine è stato descritto come di "maschiacci". In linea generale, tuttavia, va rilevato che se il comportamento sessuale è molto più determinato dalle esperienze e dall'apprendimento che da questioni biologiche, occorre forse rifarsi a un modello di multi-determinazione. In esso, si può vedere come l'identità sessuale discenda da questioni biologiche, dalla percezione dell'immagine di sé, dall'organizzazione del rapporto con il proprio sé psichico e corporeo, da vicende familiare e da modelli educativi ancora familiari, ma anche sociali. Senza dimenticare tutto il bagaglio di esperienze che viene accumulato nello scorrere dell'esistenza, soprattutto nel corso del suoi anni "formativi". L'OMOSESSUALITA' FEMMINILE Non
viene
descritto
un
modo
univoco
del
sentire
e
dell'essere
donna
lesbica
(dall'isola
di
Lesbo
dove
risiedeva
la
poetessa
Saffo
che
decantava
in
versi
l'amore
tra
donne).
A
questa
distinzione
peraltro
non
corrispondono
necessariamente
comportamenti
e
ruoli
sessuali
attivo
e
passivo.
A
volte
una
o
entrambe
le
donne
di
una
coppia
lesbica
possono
essere
bisessuali.
Una
ricerca
americana
sull'identità
sessuale
lesbica
ha
rivelato
che
il
90%
delle
323
lesbiche
intervistate
aveva
avuto
esperienze
eterosessuali
ed
il
43%
anche
dopo
essersi
dichiarate
lesbiche.
In
molti
ambienti
omosessuali
la
persona
bisessuale
non
viene
accettata
di
buon
grado
perché
viene
vista
come
incapace
ad
orientarsi
definitivamente
verso
i
reali
desideri
e
tendenze,
come
traditrice
del
mondo
femminile
o
come
potenziale
veicolo
di
trasmissione
di
malattie
sessualmente
trasmesse
(AIDS). L'OMOSESSUALITA' MASCHILE La
nostra
cultura
di
appartenenza
ha
determinato
rigidamente
durante
i
secoli
ciò
che
è
maschile
e
ciò
che
è
femminile,
attribuendo
maggiore
valore
alle
qualità
tradizionalmente
maschili
e
determinando
fin
dall'infanzia
ruoli
sessuali
ben
definiti.
Si
deve
quindi
considerare
che
l'omosessuale
maschio
abbia
dovuto
imparare
ad
accettare
emozioni
e
sensazioni
che
la
società
solitamente
non
connota
come
maschili,
trovandosi
a
vivere
e
a
sentire
quella
parte
femminile
doppiamente
osteggiata
dalla
cultura
dominante. |