Le
origini
L'origine
del
Gay
Pride
risale
al
28
giugno
del
1969,
quando
la
polizia
fece
irruzione
al
bar
Stonewall
del
Greenwich
village
di
New
York.
Stonewall
Inn
era
un
club
privato,
la
sua
clientela
era
prevalentemente
omosessuale.
A
quei
tempi
la
legge
americana
proibiva
ai
barman
di
servire
gli
omosessuali.
Le
circa
200
persone
che
nel
momento
dell'irruzione
erano
all'interno
del
bar
furono
rilasciate,
ma
la
polizia
arrestò
il
personale
e
tre
transessuali
(per
le
leggi
dello
stato
era
illegale
indossare
meno
di
tre
capi
di
vestiario
appropriati
al
proprio
genere).
Da
allora
ogni
anno
gay
e
lesbiche
di
tutto
il
mondo
marciano
per
i
loro
diritti
in
ricordo
di
quello
che
è
accaduto
nel
'69.
Il
termine
"gay
pride"
è
stato
proposto
nel
1970
da
Craig
Schoonmaker,
fondatore
della
rivista
gay
Homosexuals
Intransigent!,
per
la
prima
dimostrazione
in
ricordo
di
Stonewall.
Una
manifestazione
d'orgoglio
gay
è
stata
bruscamente
interrotta
dalla
polizia
il
24
giugno
del
1978
a
Sidney,
quando
furono
arrestate
53
persone.
Da
qui
prende
vita
una
delle
più
conosciute
manifestazioni
di
gay
pride
del
mondo,
l'annuale
Sidney
Gay&Lesbian
Mardi
Gras.
Il
termine
Stonewall
ha
assunto
un
significato
particolare
per
la
comunità
omosessuale
e
lesbica
internazionale:
ha
dato
il
nome
a
numerosi
film
(Stonewall
di
Nigel
Finch,
Before
Stonewall
e
After
Stonewall
di
John
Scagliotti),
a
molti
libri,
una
casa
editrice,
negozi
e
tanti
altri
prodotti
per
omosessuali.
I
simboli
La
bandiera
arcobaleno
è
stata
disegnata
da
un
artista
di
San
Francisco,
Gilbert
Baker,
nel
1978,
su
richiesta
della
comunità
gay
locale
in
ricerca
di
un
simbolo
(a
quei
tempi
il
triangolo
rosa
non
era
ancora
diffuso).
Baker
ha
disegnato
una
bandiera
con
8
strisce
colorate:
pink
(per
il
sesso),
rosso
(per
la
vita),
arancio
(per
la
guarigione),
giallo
(per
il
sole),
verde
(per
la
natura),
turchese
(per
l'arte),
indigo
(per
l'armonia)
e
viola
(per
lo
spirito).
Versioni
casalinghe
di
questa
bandiera
sono
apparse
per
la
prima
volta
durante
il
Gay
Freedom
Day
Parade
del
1978.
Successivamente
la
bandiera
è
diventata
di
sette
poi
di
sei
colori
(il
motivo
è
banalissimo:
la
tinta
pink
e
turchese
non
era
disponibile
per
una
produzione
di
massa,
e
Baker
ha
dovuto
sostituire
anche
l'indigo
con
il
blu
reale).
La
bandiera
non
ha
un
"lato
giusto":
può
cominciare
sia
con
il
colore
rosso
che
con
il
viola,
comunque
nella
versione
più
diffusa
il
rosso
si
trova
in
alto.
Il
triangolo
rosa,
introdotto
dal
regime
nazista
per
identificare
gli
uomini
omosessuali
nei
campi
di
concentramento,
viene
largamente
utilizzato
come
simbolo
gay
dai
primi
anni
'80.
Spesso
il
triangolo
viene
integrato
nella
bandiera
arcobaleno.
World
Gay
Pride
2000
minuto
per
minuto
La
decisione
di
tenere
la
prima
Giornata
mondiale
dell'orgoglio
omosessuale
a
Roma
nel
2000
è
nata
il
1
dicembre
1996
a
Parigi.
La
scelta
del
luogo
e
dell'anno,
per
la
coincidenza
con
il
Giubielo
ha
causato
accese
polemiche.
Gennaio
2000
Fonti:
Ansa,
Asca
Il
28
gennaio
scorso
il
cardinale
Sodano,
segretario
di
Stato
Vaticano
e
l'arcivescovo
Jean-Louis
Tauran
hanno
protestato
contro
questa
scelta
e
contro
il
comune
di
Roma,
che
ha
concesso
al
World
Gay
Pride
un
finanziamento
di
350
milioni
di
lire.
"Si
tratta
solo
di
una
squallida
provocazione
nei
confronti
della
Santa
Sede
e
della
morale
cattolica"
-
ha
sostenuto
Tauran.
"Roma
ha
un
codice
millenario
di
accoglienza
e
rispetto
che
non
cambieremo
nel
Duemila"
-
questa
è
stata
la
risposta
di
Francesco
Rutelli,
sindaco
di
Roma.
"La
capitale
-
ha
aggiunto
il
sindaco
-
non
può
non
tutelare
tutte
le
manifestazioni
civili
e
in
nessun
modo
io
permetterò
che
i
350
milioni
devoluti
alla
manifestazione
possano
essere
indirizzati
ad
iniziative
che
non
siano
di
natura
culturale
e
civile".
La
manifestazione
degli
omosessuali
di
luglio,
ha
aggiunto
Rutelli,
comunque,
"non
può
in
alcun
modo
intaccare
la
forza
e
l'autorevolezza
morale
del
Giubileo.
È
persino
improprio
aprire
una
dialettica
tra
la
dignità
dell'Anno
Santo
e
qualunque
evento
di
altra
natura
-
ha
concluso
il
sindaco
di
Roma
-
che
si
svolgerà
liberamente
in
questa
città
nel
Duemila".
Per
lo
scrittore
Aldo
Busi
il
sindaco
Rutelli
e
il
ministro
Dini
"non
meritano
un
plauso
speciale
per
le
loro
prese
di
posizione
verso
le
pretese
del
Vaticano
di
abolire
tale
evento",
perché
il
loro
comportamento
era
semplicemente
come
detta
il
buon
senso.
Il
Gay
Pride
"non
riguarda
più
gli
omosessuali
ma
in
larga
parte
tutte
quelle
persone
che
dicono
no
a
qualsiasi
forma
di
discriminazione
sessuale,
razziale
e
religiosa".
Febbraio
2000
Fonte:
Asca
Il
4
febbraio
il
cardinale
Sodano
è
tornato
a
ribadire
la
sua
posizione
(che
è
poi
quella
del
Vaticano),
sperando
che
le
autorità
italiane
riconsiderino
la
decisione
di
tenere
la
manifestazione
dell'orgoglio
omosessuale
a
Roma
"in
pieno
svolgimento
del
Giubileo".
"Come
ho
già
avuto
modo
di
dire
-
ha
detto
il
cardinale
ai
giornalisti
-
confidiamo
nel
buon
senso.
C'è
un
posto
per
ogni
cosa
ed
una
cosa
ad
ogni
posto"
ha
quindi
aggiunto.
"Comunque
la
nostra
posizione
-
ha
concluso
-
è
di
molta
speranza".
Aprile
2000
Ansa
La
questione
è
ripparsa
il
28
aprile,
il
presidente
della
Provincia
di
Roma,
Silvano
Moffa
(Alleanza
Nazionale)
ha
dichiarato:
"Credo
sia
opportuno
rinviare
la
sfilata
del
World
gay
pride
per
evitare
che
coincida
in
luglio
con
l'evento
giubilare",
in
più
ha
aggiunto
che
sarebbe
doveroso
raccogliere
l'invito
da
parte
del
Vaticano
a
voler
riconsiderare
la
data
della
mega
manifestazione
gay.
Anche
il
neopresidente
della
Regione
Lazio
Storace
(Alleanza
Nazionale)
chiese
al
ministro
dell'Interno
Bianco
di
intervenire
presso
gli
organizzatori
per
chiederne
il
rinvio.
Maggio
2000
Fonti:
Ansa,
Asca
Il
5
maggio
è
stata
avviata
una
petizione
popolare
per
chiedere
il
rinvio
del
World
Gay
Pride
previsto
finora
ai
primi
del
prossimo
luglio.
Le
firme
raccolte
dalla
petizione
(8
mila
finora),
saranno
recapitate
al
sindaco
di
Roma
e
al
Vicariato.
Il
Comitato
difesa
cittadino
promotore
della
petizione
condivide
l'iniziativa
con
il
gruppo
consiliare
del
Movimento
sociale
Fiamma
Tricolore.
"Il
sindaco
e
il
comune
di
Roma
-
dice
il
suo
presidente
Daniele
Giannini
-
non
possono
continuare
a
nascondersi
ne
continuare
a
non
tenere
conto
dell'opinione
di
migliaia
di
cittadini".
La
richiesta
di
fondo
è
quella
di
rinviare
il
raduno
omosessuale
di
luglio
per
garantire
il
carattere
sacro
della
città
durante
il
Giubileo.
Un
appello
al
ministro
dell'Interno
Enzo
Bianco
e
alle
istituzioni
a
garantire
lo
svolgimento
del
"World
Gay
Pride"
è
stato
rivolto
l'8
maggio,
in
distinti
comunicati,
dal
presidente
di
Arcilesbica
nazionale
Titti
De
Simone
e
dal
responsabile
del
Coordinamento
Omosessuali
Ds
di
Roma
Mauro
Cioffari.
"Siamo
sconcertate"
-
ha
detto
De
Simone
-
"dalla
notizia
che
Forza
Nuova
ha
richiesto
per
l'8
luglio,
data
della
manifestazione
mondiale
del
Gay
Pride,
l'autorizzazione
a
manifestare
in
diverse
piazze
di
Roma
e
a
presidiare
i
luoghi
e
gli
spazi
in
cui
si
svolgerà
il
raduno
omosessuale".
L'Arcilesbica
si
dice
pronta
a
manifestare
anche
senza
le
autorizzazioni
necessarie,
"che
lo
vogliano
o
no
Fini,
Storace
e
le
gerarchie
vaticane".
Per
il
Coordinamento
Omosessuali
Ds,
"la
settimana
della
Famiglia
organizzata
da
An
in
concomitanza
con
il
Gay
Pride
e
la
richiesta
delle
organizzazioni
di
estrema
destra
per
manifestare
negli
stessi
giorni,
rappresenta
l'ultimo
arrogante
tentativo
di
impedire
una
manifestazione
pacifica".
In
polemica
con
il
neopresidente
della
Regione
Lazio
Francesco
Storace
(An),
il
consigliere
comunale
di
Roma
Enzo
Foschi
(Ds)
sostiene
che
"sul
gay
pride,
il
presidente
della
Regione
non
ha
e
non
avrà
nessun
potere
ne'
diretto
ne'
autorizzativo.
Storace
la
smetta
di
fare
il
bambino
fascista
e
cominci
a
svolgere
con
serietà
le
funzioni
istituzionali".
L'inopportuno
24
maggio
2000
Fonti:
Ansa,
Asca
Le
parole
di
Giuliano
Amato
nel
corso
del
question
time
del
24
maggio
alla
Camera,
riferendosi
al
World
Gay
Pride,
in
programma
dal
1
al
9
luglio
a
Roma:
"Nutro
la
preoccupazione
che
una
manifestazione
del
genere
sia
inopportuna
nell'anno
del
Giubileo
e
che
sarebbe
meglio
se
si
tenesse
in
un
anno
diverso
da
quello
indicato.
Purtroppo
però
dobbiamo
adattarci
ad
una
situazione
nella
quale,
al
di
là
delle
opportunità,
inopportunità
e
preoccupazioni,
vi
è
una
Costituzione,
che
ci
impone
vincoli
e
costituisce
diritti".
Queste
frasi
del
premier
scatenano
la
polemica
più
feroce
(vedi
l'articolo
di
Eroticnewage
del
25
maggio).
Alcune
reazioni:
- "Il
presidente
Amato
non
riuscirà
a
rinchiudere
i
gay
in
uno
zoo.
Le
gabbie
delle
discriminazioni
sono
ciò
che
il
gay
pride
vuole
sconfiggere".
Nichi
Vendola,
deputato
di
Rifondazione
Comunista
- "Ammiro
il
coraggio
del
presidente
Amato,
la
sua
libertà
di
giudizio
e
di
pensiero
che
è
poi
una
posizione
molto
diffusa"...
"Questa
manifestazione
a
Roma
e
nell'anno
del
Giulibeo
è
offensiva,
può
mettere
a
disagio
l'intera
comunità".
Cardinale
Ersilio
Tonini
- "Ritengo
che
persone
come
me,
che
non
sono
omosessuali
e
che
appartengono
al
Parlamento,
possano
sfilare
con
i
gay,
uniti
dal
diritto
a
manifestare
chi
siamo
e
quello
che
vogliamo"..."è
inopportuno
e
quasi
offensivo
ciò
che
dice
Amato
dall'alto
del
suo
incarico".
Cristina
Matranga,
Forza
Italia
- "Per
una
frase
come
quella
pronunciata
alla
Camera
sul
Gay
Pride
da
Amato
negli
Usa
chiederebbero
le
dimissioni
del
Presidente.
Più
grave
ancora
è
che
il
Premier
si
sia
lamentato
dei
vincoli
che
la
costituzione
pone
a
tutela
della
libertà
di
manifestare
da
parte
dei
cittadini."
Maurizio
Pieroni,
capogruppo
dei
Senatori
Verdi
- "Il
divieto
del
World
Pride
non
avrebbe
precedenti
nella
storia
dei
paesi
occidentali
del
dopoguerra.
Rigettiamo
con
forza
la
tesi
espressa
dal
presidente
del
Consiglio
di
una
volontà
di
contrapposizione
al
Giubileo.
È
inquietante
una
simile
inversione
delle
parti,
per
cui
il
movimento
omosessuale,
bersaglio
quotidiano
di
critiche
da
parte
vaticana,
viene
collocato
nel
ruolo
di
provocatore
anticlericale".
Sergio
Lo
Giudice,
presidente
dell'Arcigay
- "Il
presidente
del
Consiglio
non
capisce
che
il
punto
non
è
quello
del
corteo
o
del
raduno
stanziale,
perché
tale
parata,
comunque
si
svolga,
esporrebbe
al
pubblico
ludibrio
l'Anno
Santo,
la
Chiesa,
il
Papa
e
il
sentimento
religioso
di
milioni
di
persone"
...
"La
Costituzione
riconosce
e
tutela
il
diritto
a
manifestare,
non
ad
oltraggiare
il
cattolicesimo,
la
Santa
Sede
e
il
Santo
Padre".
Riccardo
Pedrizzi,
responsabile
nazionale
di
An
per
le
poltitiche
della
famiglia
- "Se
il
presidente
Amato
farà
seguire
a
queste
sue
parole
atti
concreti
come
il
divieto
del
Gay
Pride
sono
pronto
a
verificare
con
il
mio
partito
la
posizione
da
tenere
e
a
dimettermi".
Alfonso
Pecoraro
Scanio,
Ministro
delle
Politiche
Agricole
- "Trovo
sorprendente
ritenere
il
Gay
Pride,
come
è
stato
detto
e
scritto,
'un
oltraggio
alla
figura
del
Pontefice'
e,
addirittura,
'alla
storia
del
pontificato'.
Voler
ridurre
il
Pontefice
e
il
pontificato
a
una
sorta
di
icona
dell'eterosessualità
virile,
'oltraggiata'
da
un
corteo
di
persone
che
manifestano
una
differente
opzione
sessuale,
mi
sembra
sottilmente
blasfemo".
Luigi
Manconi,
senatore
dei
Verdi
- "I
democratici
di
sinistra
di
Milano
credono
che
l'orientamento
sessuale
non
deve
essere
elemento
di
discriminazione
per
le
cittadine
e
i
cittadini
di
ogni
patria
e
che
l'affermazione
dei
diritti
civili
e
di
cittadinanza,
tra
i
quali
quello
di
ognuno
a
manifestare
le
proprie
opinioni
e
il
proprio
modo
di
essere,
deve
essere
l'obiettivo
di
ogni
forza,
partiti
e
associazioni,
democratica
e
responsabile"
Direzione
provinciale
milanese
dei
DS
Il
popolo
gay
scenderà
in
piazza
il
10
giugno
per
manifestare
"per
la
libertà
e
contro
Amato".
La
manifestazione,
annunciata
dall'associazione
omosessuale
'Arci
Lesbica',
si
terrà
a
Roma
ed
è
promossa
da
tutte
le
associazioni
che
concorrono
all'organizzazione
del
World
Gay
Pride
dell'8
luglio.
L'iniziativa
è
stata
decisa
nel
tardo
pomeriggio
del
24
maggio
"in
segno
di
protesta
contro
le
dichiarazioni
di
Amato
e
per
ribadire
il
sacrosanto
diritto
di
espressione
e
manifestazione".
26
maggio
2000
Fonte:
Ansa
La
mattina
del
26
maggio
un
video
girato
durante
una
manifestazione
dell'orgoglio
omosessuale
a
San
Francisco
è
giunto
al
Vaticano.
Lo
ha
mandato
alla
segreteria
di
Stato
della
Santa
Sede
monsignor
William
Levada,
l'arcivescovo
di
San
Francisco.
Tre
ore
di
riprese
delle
sfilate
gay,
dove
oltre
alle
bandiere
arcobaleno
e
gli
striscioni
colorati
si
vedono
coppie
omosessuali,
transessuali,
e
qualche
scena
più
spinta,
come
persone
travestite
da
preti
e
suore
che
alzano
le
tonache
per
mostrare
i
genitali
o
falli
di
plastica.
Il
video
dovrebbe
servire
ad
accelerare
il
pressing
del
Vaticano
per
non
far
svolgere
il
raduno
e
"non
è
escluso"
che
venga
girato
alle
autorità
italiane.
Sarebbe
una
delle
prove
che
durante
il
Gay
Pride
saranno
commessi
reati,
quindi
la
manifestazione
non
dovrebbe
essere
autorizzata
per
prevenire
tali
reati.
29
maggio
2000
Fonti:
Ansa,
Asca
- "La
posizione
espressa
da
Giuliano
Amato
non
è
sufficiente.
Il
governo
deve
intervenire
in
maniera
concreta,
impedendo
lo
svolgersi
della
manifestazione
durante
il
Giubileo".
Silvano
Moffa,
presidente
della
provincia
di
Roma
(AN)
Il
sindaco
Francesco
Rutelli
ha
disposto
il
ritiro
del
patrocinio
ufficiale
del
Comune
di
Roma
al
World
Pride
Roma
2000.
L'annuncio
del
ritiro
del
patrocinio
è
giunto
oggi
al
Circolo
di
cultura
omosessuale
Mario
Mieli,
al
quale
è
stata
demandata
l'organizzazione
del
Gay
Pride,
con
una
lettera
formale
del
direttore
del
cerimoniale
del
gabinetto
del
sindaco,
Gian
Carlo
Noris,
con
la
data
di
oggi.
Nella
lettera
si
comunica
che,
poichè
gli
organizzatori
sono
indisponibili
a
collaborare
con
il
Comune
per
"una
disciplina
dell'
evento
volta
a
conciliare
le
esigenze
di
riuscita
delle
iniziative
con
la
tutela
dei
fondamentali
aspetti
di
un
ordinato
svolgimento
della
vita
della
città,
innanzitutto
a
causa
della
concomitanza
di
tali
iniziative
con
gli
altri
eventi
in
programma
nella
città",
ne
discende
che
"si
revoca
con
la
presente
il
patrocinio
del
Comune
di
Roma
e
si
diffidano
gli
organizzatori
dell'evento
dal
continuare
ad
utilizzare
il
logo
del
Comune
di
Roma".
-
"Qui
si
sta
giocando
una
partita
grossa
perchè
si
sta
mettendo
in
discussione
il
ruolo
democratico
e
laico
della
repubblica"
Katia
Bellillo,
ministro
per
le
Pari
opportunità
-
(Il
ritiro
del
patrocinio)
"è
un
inedito
nella
storia
politica
ed
istituzionale
italiana.
È
la
dimostrazione
della
subalternità
di
alcuni
politici
al
volere
dei
clericali"
Franco
Grillini,
presidente
onorario
di
Arcigay
-
"La
notizia
ci
lascia
stupiti
ed
amareggiati.
Lo
stesso
Rutelli
era
sceso
in
piazza
a
salutare
i
manifestanti
del
gay
Pride
romano
del
1994"
Sergio
Lo
Giudice,
presidente
di
Arcigay
-
"Speriamo
che
il
ritiro
del
patrocinio
del
Comune
di
Roma
sia
accolto
dal
governo
come
stimolo
per
rinviare
il
raduno
del
gay
pride
giudicato
'inopportuno'
dallo
stesso
presidente
del
Consiglio
Amato".
Gustavo
Selva,
presidente
dei
deputati
di
An
Legambiente
lancia
oggi
un
appello
in
difesa
del
Gay
pride
e
chiede
"ad
associazioni
e
sindacati,
a
intellettuali
e
artisti
di
aderire
simbolicamente
alla
manifestazione
dell'8
luglio".
"È
inaccettabile
-
si
legge
in
un
comunicato
dell'associazione
-
anche
solo
che
venga
messo
in
discussione
il
diritto
di
un
gruppo
di
cittadini
di
manifestare
pacificamente
,
è
inaccettabile
che
un
grande
fatto
ecumenico
come
il
Giubileo
venga
preso
a
pretesto
per
giustificare
posizioni
intolleranti
e
illiberali".
Per
aderire
all'appello
di
Legambiente
"Nessuno
tocchi
il
Gay
Pride"
basta
inviare
un
fax
al
numero
06/86218474,
oppure
una
e-mail
all'indirizzo
legambiente@legambiente.com.
Un
comitato
di
garanzia,
composto
da
una
ventina
tra
deputati
e
consiglieri
capitolini
che
tuteli
la
libertà
di
manifestare
e
presenti
una
richiesta
di
autorizzazione
per
il
corteo
dell'8
luglio,
la
giornata
più
importante
del
World
Gay
Pride,
in
programma
la
prima
settimana
di
luglio
a
Roma.
L'iniziativa,
già
formalizzata,
è
stata
illustrata
dal
portavoce
romano
dei
Verdi
Silvio
Di
Francia
in
una
conferenza
stampa
alla
quale
hanno
preso
parte,
tra
gli
altri,
i
parlamentari
Luigi
Manconi
(Verdi),
Marco
Taradash
(gruppo
misto)
e
Niki
Vendola
(Prc).
30
maggio
2000
Fonti:
Ansa,
Asca
Un'ondata
di
critiche
a
Francesco
Rutelli
dopo
il
ritiro
del
patrocinio.
La
comunità
ebraica
ha
espresso
la
sua
solidarietà,
preoccupati
i
ministri
Bellillo
(Pari
Opportunità)
e
Pecoraro
Scanio
(Politiche
Agricole).
Critiche
anche
da
PRC
che
chiede
un
patrocinio
politico
per
il
gay
pride.
Veltroni
telefona
al
ministro
dell'Interno
Enzo
Bianco
per
far
svolgere
regolarmente
la
manifestazione.
Favorevole
al
ritiro
Alleanza
Nazionale,
anche
per
il
Movimento
cristiano
dei
lavoratori
il
gay
pride
a
Roma
è
inopportuno.
- "Noi
manifesteremo
comunque,
con
o
senza
autorizzazione"
Imma
Battaglia,
presidente
del
circolo
culturale
omosessuale
Mario
Mieli
Imma
Battaglia
ed
altri
rappresentanti
del
circolo
Mario
Mieli
sono
stati
convocati
da
Rutelli,
per
fare
il
punto
dopo
la
revoca
del
patrocinio
del
comune.
Il
motivo
della
revoca
(scarsa
collaborazione)
è
stata
contestata
dagli
organizzatori
del
gay
pride.
Il
corteo
è
stato
spostato
dal
28
giugno
(data
storica
delle
manifestazione
dell'orgoglio
omosessuale)
all'8
luglio
proprio
per
rispetto
nei
confronti
della
festa
di
San
Pietro
e
Paolo
del
29.
Tutte
le
manifestazione,
inoltre,
sono
state
fissate
tenendo
conto
del
calendario
del
Giubileo.
Durante
l'incontro
Rutelli
ha
rassicurato
gli
organizzatori
del
gay
pride
che
il
comune
si
farà
garante
in
termini
di
sicurezza
e
di
servizi
della
manifestazione
e
venerdì
prossimo
sarà
ridiscussa
la
questione
legata
ai
patrocini
e
ai
finanziamenti
nel
corso
di
una
conferenza
dei
servizi.
Ha
inoltre
garantito
il
finanziamento
sugli
singoli
eventi,
mentre
resta
in
sospeso
quello
sull'intera
manifestazione.
- "È
ben
chiaro
che
le
manifestazioni
di
luglio
si
faranno:
ho
anche
ribadito
che
il
Comune
si
impegna
perchè
entro
venerdì
il
corteo
e
il
programma
delle
manifestazioni
siano
definiti
con
chiarezza,
d'intesa
con
il
prefetto
e
le
autorità
competenti"
Francesco
Rutelli,
sindaco
di
Roma
- "Questa
vicenda
deve
finire
al
più
presto,
l'Italia
rischia
di
essere
un
caso
mondiale
visto
che
manifestazioni
di
questo
tipo
ci
sono
state
in
tutto
il
mondo
Stati
Uniti
compresi.
Piu
presto
il
governo
dà
l'autorizzazione
a
questa
manifestazione
meglio
anche
per
l'immagine
del
nostro
Paese"
Walter
Veltroni,
segretario
DS
- "Quello
dell'orientamento
sessuale
degli
individui
attiene
strettamente
al
tema
dei
diritti
umani
e
non
al
costume
e
alla
moda
come
qualcuno
crede
o
vuol
far
credere".
Daniele
Scaglione,
presidente
della
sezione
italiana
di
Amnesty
International
31
maggio
2000
Fonti:
Asca,
La
Repubblica,
Circolo
Mario
Mieli
Il
Dipartimento
delle
Pari
Opportunità
ha
da
tempo
avanzato
la
proposta
di
concedere
il
patrocinio
non
alla
marcia
ma
ad
alcuni
degli
altri
eventi
previsti
nell'ambito
del
World
Pride
Gay.
Sui
patrocini
proposti
dai
singoli
Dipartimenti
della
Presidenza
la
decisione
ultima
spetta
al
Presidente
del
Consiglio
dei
Ministri
che,
nel
caso
di
specie,
non
ritiene
sussistano
i
necessari
presupposti.
È
quanto
si
legge
in
una
nota
di
Palazzo
Chigi.
Un
sacerdote
si
confessa
omosessuale
nel
forum
del
sito
de
La
Repubblica,
e
un'altro
gli
offre
sostegno.
Uno
di
loro
è
anonimo,
l'altro
pubblica
anche
nome,
cognome
e
parocchia.
I
due
preti
lamentano
le
rigide
posizioni
della
chiesa:
"Provo
tanta
rabbia
per
la
Chiesa
italiana,
spalleggiata
da
una
parte
dei
politici...
il
modo
violento,
oltre
che
subdolo,
sorretto
da
ragioni
ridicole,
di
voler
negare
la
visibilità
ai
gay,
ancora
identificati
come
l'incarnazione
della
depravazione
più
bieca,
affondando
il
coltello
nelle
piaghe
di
chi,
figlio
di
Dio,
e
magari
anche
consacrato
come
il
sottoscritto,
ha
sempre
pagato
tutto
a
caro
prezzo".
Dal
newsletter
del
31/05
del
Comitato
organizzativo
di
World
Gay
Pride
2000:
- "Ciao!!!
Di
seguito
riporto
un'appello
di
sostegno
al
World
Pride
in
italiano
e
tradotto
in
inglese,
francese,
spagnolo,
tedesco.
Vi
invitiamo
a
spedirlo
a
partire
da
domani
pomeriggio
(dalle
14
in
poi)
firmandolo
con
il
vostro
nome,
ai
seguenti
indirizzi,
tra
i
quali
ci
sono
indirizzi
collegati
alla
Presidenza
del
Consiglio,
al
Sindaco
di
Roma
e
per
conoscenza
a
vari
giornali.
Da
spedire
a:
mailto:a:francescorutelli@democraticiperlulivo.it;
FRutelli@europarl.eu.int;
urpdie@palazzochigi.it;
diritti@comune.roma.it;
larepubblica@repubblica.it;
repubblicawww@repubblica.it;
lettere@ilmanifesto.it;
astroni@rcs.it;
cronaca@ilmessaggero.it
Grazie
a
tutti
per
il
vostro
grande
aiuto.
In
Pride
we
Trust
Ecco
la
lettera:
CI
SAREMO
ANCHE
NOI!
L'8
LUGLIO
2000
AL
WORLD
GAY
PRIDE
DI
ROMA
Si
commenta
da
sola
la
posizione
del
Presidente
della
Regione
Lazio
Francesco
Storace,
che
sostiene
l'opportunità
di
rinviare
la
manifestazione
di
Roma
"per
una
serie
di
ragioni
di
natura
istituzionale
e
confessionale".
Le
ragioni
confessionali
sono
la
matrice
dei
regimi
fondamentalisti
ed
è
a
questi
che
si
richiama
evidentemente
Storace,
che
conferma
ancora
una
volta
la
vera
natura
liberticida
della
destra
italiana.
Nel
momento
in
cui
il
Papa
ha
chiesto
scusa
per
le
vittime
delle
persecuzioni,
di
cui
la
chiesa
nei
secoli
si
è
resa
colpevole,
non
solo
non
ha
chiesto
scusa
anche
per
le
migliaia
di
omosessuali
mandati
al
rogo,
ma
attivamente
impedisce
lo
svolgimento
della
manifestazione
dei
gay
e
delle
lesbiche
a
Roma.
Suscita
sdegno
la
dichiarazione
del
capo
del
Governo
Giuliano
Amato
che
dichiara
"inopportuna"
la
manifestazione
e,
non
potendola
vietare,
lamenta
che
"purtroppo
dobbiamo
adattarci
ad
una
situazione
in
cui
c'è
una
Costituzione
che
ci
pone
dei
limiti".
Suscita
sdegno
il
Sindaco
Francesco
Rutelli,
che
favorirsi
le
gerarchie
ecclesiali,
ha
ritirato
il
Patrocinio
del
Comune
di
Roma.
La
manifestazione
non
nasce
nello
spirito
della
contrapposizione
e
della
provocazione
degli
omosessuali
contro
la
chiesa.
Questa
lettura
è
solo
una
strumentalizzazione
politica,
che
ha
bisogno
dello
scontro
per
conquistare
spazi
di
visibilità
e
risultati
elettorali.
Non
è
un
caso
che
non
tutto
il
mondo
cattolico
sia
schierato
su
queste
posizioni
oscurantiste
sostenute
dalle
gerarchie
ecclesiastiche
e
ritenga
invece
che
il
dialogo
sul
tema
dei
diritti
della
persona
omosessuale
è
possibile,
auspicabile
e
necessario
per
lo
sviluppo
civile
e
democratico
di
tutta
la
nostra
società.
I
gay
e
le
lesbiche
vanno
a
Roma
per
rivendicare
il
diritto
alla
loro
identità.
E
lo
fanno
nel
modo
più
ovvio:
a
viso
aperto.
Probabilmente
è
questo
che
dà
fastidio
a
tanti
"liberali
tolleranti
",
che
pretendono
che
i
gay
e
le
lesbiche
non
si
mostrino
per
le
strade
di
Roma
nell'anno
del
giubileo.
Ma
pretendere
questo,
anche
solo
chiederlo,
equivale
a
negare
loro
pari
dignità.
Tutto
ciò
mentre
il
Parlamento
italiano
non
solo
non
vuole
riconoscere
le
unioni
tra
due
donne
o
due
uomini,
come
più
volte
auspicato
dalla
Comunità
europea,
ma
non
è
in
grado
neppure
di
approvare
una
legge
che
impedisca
le
discriminazioni
in
base
all'orientamento
sessuale.
Saremo
allora
anche
noi
a
Roma
alla
manifestazione
dei
gay
e
delle
lesbiche
per
affermare
con
loro
IL
NOSTRO
DIRITTO
DI
CITTADINANZA!
01
giugno
2000
Fonti:
Asca,
La
Repubblica,
Ansa
Il
World
Gay
Pride
è
una
questione
"controversa",
perchè
"bisogna
tenere
conto
anche
delle
sensibilità
altrui".
Per
questo
motivo
il
Presidente
del
Consiglio,
cui
spetta
la
decisione
ultima,
ha
negato
il
patrocinio
del
dipartimento
Pari
Opportunità
che
era
invece
stato
preannunciato
poche
ore
prima
dal
ministro
Bellillo
alla
Camera.
Il
ministro
Katia
Bellillo
pronuncia
un
"obbedisco"
dinanzi
alla
decisione
(e
alle
spiegazioni)
di
Giuliano
Amato
di
negare
il
patrocinio
del
Dipartimento
Pari
Opportunità
al
World
Gay
Pride;
ma
aggiunge
che,
"svestiti"
i
panni
istituzionali,
lei
alle
manifestazioni
ci
sarà.
"Io,
come
ministro
-
ha
detto
la
Bellillo
ai
giornalisti
-
mi
rimetto
alle
procedure
e
alle
decisioni
del
Presidente
del
Consiglio.
Come
Katia
Bellillo,
parteciperò
alle
manifestazioni
dell'8
luglio".
Non
ci
saranno
persone
vestiti
da
papi
e
papesse,
ma
omosessuali
e
lesbiche
coperti
di
lenzuoli
bianchi,
e
travestiti
rigorosamente
in
tailleur.
Nessun
riferimento
alla
Chiesa
e
al
Giubileo
neanche
sui
carri.
E
quanto
ha
fatto
sapere
il
circolo
Mario
Mieli
al
quotidiano
La
Stampa.
- "Rutelli
ha
deciso
di
rinunciare
in
un
colpo
solo
a
tutti
i
sogni
di
un
mondo
più
giusto
e
libero
che
aveva
da
ragazzo,
per
entrare
nella
penombra
inquietante
della
politica
dei
grandi
numeri...
Forse
sta
pensando
che
lui
potrebbe
essere
un
possibile
candidato
a
presidente
del
Consiglio
e
allora
ha
cominciato
la
sua
scalata"
Jovanotti
02
giugno
2000
Fonti:
Asca,
Panorama,
Ansa
Il
28
giugno
si
terrà
a
Catania
un
raduno
nazionale
per
la
difesa
dei
diritti
degli
omosessuali
indetta
dal
"Roma
world
pride
2000",
cui
prenderanno
omosessuali
provenienti
da
tutta
Italia
e
dall'estero.
La
manifestazione
è
organizzata
nel
capoluogo
etneo
dall'associazione
Open
mind,
che
dal
1998
si
batte
contro
il
razzismo,
per
i
diritti
civili
della
persona
e
le
pari
opportunità.
Massimiliano
Scandurra,
presidente
dell'
associazione
Open
Mind
sottolinea
che
il
Gay
pride
"non
è
una
manifestazione
contro
la
Chiesa"
e
che
con
esso
gli
omosessuali
intendono
"contestare
il
clima
repressivo
che
c'è
in
questi
giorni
in
Italia"
e
"rivolgersi
allo
Stato
laico
italiano
per
rivendicare
i
diritti
negati,
come
quello
all'eredità,
alla
reversibilità
della
pensione,
alle
agevolazioni
per
la
casa,
agli
assegni
familiari,
agli
sgravi
fiscali,
a
donare
sangue
e
organi".
Katia
Bellillo
è
inadeguata
ad
essere
ministro
della
Repubblica.
Con
questa
motivazione
la
Federcasalinghe,
con
una
lettera
inviata
al
presidente
del
Consiglio
Giuliano
Amato,
ne
ha
chiesto
la
"destituzione
immediata".
L'associazione
contesta
lo
schieramento
del
ministro
delle
Pari
opportunità
con
i
fautori
del
Gay
Pride.
Il
ministro
per
le
Politiche
agricole
Alfonso
Pecoraro
Scanio
rivela
al
settimanale
Panorama
di
essere
bisessuale.
Il
ministro
dice
di
essere
"ontrario
sia
a
una
scelta
di
sola
omosessualità
che
a
una
eterosessualità
rigida,
vecchio
stile.
Per
me
scelgo
l’assoluta
libertà
sessuale".
E
aggiunge:
"Per
quanto
riguarda
il
mio
privato
ribadisco
che
considero
qualsiasi
scelta
a
senso
unico
come
una
autolimitazione".
In
Italia
i
politici
dichiaratamente
omosessuali
sono
ancora
pochi,
l'unico
parlamentare
è
Niki
Vendola
di
Rifondazione
Comunista,
mentre
nel
parlamento
europeo
sede
il
filosofo
Gianni
Vattimo.
Gay
dichiarati
sono
anche
il
presidente
della
commissione
Diritti
e
libertà
del
ministero
per
le
Pari
opportunità
e
consigliere
provinciale
(presidente
onorario
dell'Arcigay)
Franco
Grillini,
i
consiglieri
comunali
Sergio
Lo
Giudice
(presidente
dell'Arcigay),
Marcella
Di
Folcro
e
Fabio
Omero.
Secondo
Grillini
i
gay
in
Parlamento
sono
moltissimi,
ma
nessuno
dichiarato,
a
parte
Vendola.
03
giugno
2000
Fonti:
Asca,
Il
Messaggero,
Ansa
Numerose
le
reazioni
all'uscita
del
ministro
Pecoraro
Scanio:
- "I
politici,
le
persone
dell’establishment
devono
avere
il
coraggio
di
dichiarare
le
proprie
scelte
sessuali.
Anche
quando
non
sono
in
linea
con
la
normalità
degli
altri.
Queste
persone
potrebbero
vivere
meglio
se
si
dichiarassero
alla
luce
del
sole.
E
invece
sono
costrette,
poverine,
a
terribili
imprese
di
occultamento.
Vivono
come
subacquei
la
loro
condizione
nei
fondali
della
notte."
Niki
Vendola,
Rifondazione
Comunista
- "Non
c’è
nessuna
incompatibilità
fra
le
tendenze
sessuali
delle
persone
e
i
loro
incarichi
pubblici.
Pecoraro
non
dovrebbe
essere
ministro
non
perché
bisessuale,
ma
perché
fa
parte
di
un
governo
illegittimo.
Sono
turbato
più
dalla
illegalità
politica
dell’esecutivo
che
non
dalla
bisessualità
del
ministro
verde.
E
poi,
sul
piano
dei
comportamenti
personali,
meglio
la
sincerità
di
Pecoraro
Scanio
che
l’ipocrisia
di
molti."
Maurizio
Gasparri,
Alleanza
Nazionale
- "La
confessione
del
ministro
verde
è
assolutamente
ininfluente.
Ha
compiuto
un
gesto
di
trasparenza."
Alessandra
Mussolini,
Alleanza
Nazionale
- "L’amico
Alfonso
ha
fatto
una
cosa
bella
e
giusta
e
di
grande
utilità
per
la
comunità
omosessuale.
Con
le
sue
parole,
ha
reso
l’Italia
un
Paese
Normale.
Dimostra
che
finalmente
essere
gay,
persino
come
ministrio
della
repubblica,
non
è
più
occasione
di
discriminazione
o
in
qualche
modo
motivo
per
rammaricarsi
o
per
vergognarsi."
Franco
Grillini,
presidente
onorario
di
Arcigay
05
giugno
2000
Fonti:
Corriere
della
sera,
Ansa
Il
corteo
del
Gay
Pride
dell'8
luglio
non
potrà
passare
intorno
al
Colosseo.
Lo
ha
stabilito
la
Questura
di
Roma,
che
ha
proposto
agli
organizzatori
della
manifestazione
due
alternative,
di
6
e
2
km,
una
con
partenza
da
Porta
Capena
e
l'altra
da
Porta
S.
Paolo.
Il
circolo
Mario
Mieli,
in
un
incontro
con
alcuni
parlamentari,
ha
però
rifiutato
queste
alternative,
annunciando
che
l'8
giugno
incontrerà
il
presidente
della
Camera
Violante.
Il
Gay
Pride
avrà
il
patrocinio
politico
dell'Unione
delle
comunità
ebraiche
italiane
(Ucei)
e
del
Centro
Ebraico
Italiano
Il
Pitigliani.
Lo
ha
annunciato
Imma
Battaglia,
il
presidente
del
circolo
Mario
Mieli.
06
giugno
2000
Fonti:
Asca,
Ansa
Questa
mattina,
alle
9,
una
quindicina
di
militanti
di
ActUp
Parigi
hanno
manifestato
di
fronte
al
Consolato
d'Italia
a
Parigi,
scandendo
lo
slogan
"Amato
omofobo".
ActUp
è
un'organizzazione
che
si
batte
contro
le
discriminazioni
e
per
il
riconoscimento
dei
diritti
delle
minoranza.
I
militanti
-
hanno
spiegato
-
intendevano
così
protestare
contro
"le
dichiarazioni
e
l'atteggiamento"
del
presidente
del
Consiglio
italiano
a
proposito
del
World
Gay
Pride.
L'8
luglio
tutti
a
Roma
a
manifestare,
non
solo
i
gay.
Per
quel
giorno
c'è
una
ressa
di
richieste
per
avere
una
piazza
o
un
'pezzo'
del
centro
storico
della
città
dove
organizzare
iniziative
e
cortei,
per
lo
più
contrarie
al
World
Gay
Pride.
Oltre
al
braccio
di
ferro
con
gli
esponenti
del
Circolo
Mario
Mieli
per
definire
il
percorso
del
corteo
(è
deciso
solo
che
partirà
da
Porta
San
Paolo
e
si
conludera
al
Circo
Massimo),
la
questura
ha
già
ricevuto
la
richiesta
di
piazza
Santi
Apostoli
dagli
esponenti
di
Forza
Nuova
che
hanno
organizzato
un
concerto
di
Massimo
Morsello.
In
concomitanza
con
il
Gay
Pride,
vogliono
sfilare
da
piazza
del
Popolo
fino
in
piazza
San
Pietro
i
rappresentanti
del
Movimento
Nazionale
Cittadini
SoS
Italia
con
lo
slogan
"Orgogliosamente
normali,
l'orgoglio
eterosessuale"
e
per
esprimere
"solidarietà
al
Vaticano
offeso
dall'inopportuno
raduno".
In
campo
vuole
scendere
anche
il
Comitato
per
Roma
Cristiana:
intende
marciare
in
corteo
da
piazza
Santa
Maria
Maggiore
fino
a
piazza
San
Giovanni,
passando
per
via
Merulana,
per
difendere,
spiegano
i
promotori,
"per
la
sacralità
di
Roma
e
della
famiglia
tradizionale".
È
prevista
la
partecipazione
di
duecento
persone.
Ancora
un
braccio
di
ferro
per
scegliere
il
percorso:
- "Prima
il
prefetto
di
Roma,
poi
il
Questore
hanno
deciso
di
porre
alla
manifestazione
del
gay
pride
dei
limiti
immotivati
e
che
violano
la
libertà
di
manifestazione
prevista
dalle
leggi
e
dalla
Costituzione.
È
inaccettabile
un
divieto
senza
giustificazione,
nè
può
essere
ragione
di
impedire
il
corteo
sui
Fori
Imperiali
il
fatto
che
si
tenga
una
manifestazione
neofascista
in
piazza
Santi
Apostoli".
Marco
Taradash
- "Agli
omosessualisti
e
ai
loro
fiancheggiatori
non
basta
che
sia
autorizzata
a
Roma
durante
l'Anno
Santo
una
manifestazione
antigiubilare,
anticlericale,
antipapista
e
anticattolica
come
il
World
Gay
Pride,
con
ciò
violando
il
Concordato
tra
l'Italia
e
la
Santa
Sede
che,
all'art.
2,
quarto
comma,
pone
allo
Stato
italiano
delle
particolari
sensibilità
proprio
su
ciò
che
avviene
nella
Capitale,
disponendo
che
'la
Repubblica
italiana
riconosce
il
particolare
significato
che
Roma,
sede
vescovile
del
Sommo
Pontefice,
ha
per
la
cattolicità'.
Essi
vogliono
addirittura
avere
carta
bianca
e
decidere
loro
il
dove
e
il
come.
Siamo
davvero
all'assurdo".
Riccardo
Pedrizzi,
responsabile
nazionale
di
An
per
le
politiche
della
famiglia
07
giugno
2000
Fonti:
Asca,
Ansa
Restano
due
le
possibilità
di
percorso
per
la
manifestazione
dell'8
luglio
del
World
Gay
Pride,
già
individuate
dal
questore
di
Roma.
I
due
itinerari
sono
stati
confermati,
stamane
in
prefettura,
nella
riunione
del
Comitato
provinciale
per
l'ordine
e
la
sicurezza
allargato
per
l'occasione,
su
sollecitazione
del
presidente
della
Provincia
Silvano
Moffa,
al
presidente
della
giunta
regionale,
Francesco
Storace.
Secondo
il
prefetto
di
Roma
Enzo
Mosino,
che
ha
rivolto
un
appello
al
senso
di
responsabilità
dei
promotori
del
Gay
Pride,
le
due
possibilità
di
percorso
per
il
corteo
-
uno
di
due
chilometri
dalla
Piramide
Cestia
al
Circo
Massimo,
l'altro
di
sei
chilometri
sempre
dalla
Piramide
Cestia
al
Circo
Massimo
ma
tramite
Porta
Ardeatina
e
viale
delle
Terme
di
Caracalla
-
"rappresentano
la
soluzione
migliore,
perchè
sono
nell'area
indicata
dagli
organizzatori,
a
ridosso
del
centro
della
città
ma
in
una
zona
ben
delimitata,
in
modo
che
ci
sia
una
zona
franca
e
i
partecipanti
non
vengano
a
contatto
con
dei
promotori
di
manifestazioni
di
segno
antagonista
e
nello
stesso
tempo
sia
garantito
a
tutti
il
diritto
costituzionale
della
libertà
di
manifestare".
"Del
resto,
la
possibilità
di
un
rinvio
della
manifestazione,
anche
di
una
settimana,
è
stata
bocciata
-
ha
ricordato
il
prefetto
-
e
un
divieto
avrebbe
comportato
rischi
maggiori
per
la
sicurezza".
"Io
credo
che
la
Chiesa
dovrebbe
perseguire
la
via
della
solidarietà
nei
confronti
degli
omosessuali,
come
di
tutti
coloro
che
hanno
cause
di
sofferenza
per
motivi
di
discriminazione,
e
della
comprensione
attenta
per
i
problemi
specifici
che
vengono
posti".
È
questo
uno
dei
passaggi
principali
della
lettera
che
il
Ministro
per
le
Politiche
Comunitarie,
Gianni
Mattioli,
ha
inviato
al
presidente
dell'Arcigay,
Sergio
Lo
Giudice,
in
occasione
della
conferenza
stampa
di
presentazione
della
piattaforma
politica
di
adesione
dell'associazione
al
World
Pride.
"Come
credente
-
ha
aggiunto
-
sono
sconcertato
per
il
fatto
che
il
principio
della
laicità
dello
Stato,
dell'autonomia
dei
diversi
piani,
debba
ancora
faticare
per
trovare
applicazione
negli
avvenimenti
italiani".
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