Il caso dei due gemelli

 

Nuove ricerche scientifiche fanno emergere numerosi casi di omosessualità tra fratelli omozigoti. E anche su Internet non è difficile trovare immagini di gemelli in atteggiamenti teneri.

Dopo la pecora Dolly anche il mondo gay finisce sotto l'occhio indiscreto del microscopio: recenti ricerche sui gemelli pongono una nuova luce sui fattori determinanti la sessualità. Un sondaggio condotto in USA su 4.000 fratelli gemelli omozigoti ha rivelato che se uno dei due è gay, c'è perlomeno un 32% di possibilità che lo sia anche l'altro. Il caporicerche, il dott. Kenneth Kendler, ha affermato: "Non c'è assolutamente una prova che i gusti sessuali siano geneticamente determinati, ma crediamo che i geni svolgano comunque un qualche ruolo, assieme a una larga gamma di fattori ambientali". Il dott. Kendler inoltre ha esaminato diversi dati collezionati dalla MacArthur Foundation Midlife Development su 794 coppie di gemelli, 324 dei quali omozigoti. Nel caso di gemelli non omozigoti, la percentuale di corrispondenza scende dal 32% all'8%.

Differenti invece le ricerche di altri studiosi come Michael Bailey e Richard Pillard condotte su diversi gay che avevano un fratello gemello: almeno nel 50% dei casi il gemello di un omosessuale risulta essere anch'egli gay. Queste cifre sembrano indicare dunque che un qualche fattore genetico influenzi la sessualità, anche se non è chiaramente la sola causa.

In USA molti gruppi a sostegno dei diritti civili gay si sono allarmati sentendo parlare di questa ricerca: il timore è che notizie del genere vengano strumentalizzate da parte di alcuni gruppi omofobici che da sempre screditano l'omosessualità cercando di farla classificare (come pontificava Hitler) alla stregua di una malattia o peggio, di una tara genetica magari facilmente prevenibile con la giusta "cura".

In alcuni siti omofobici USA (tra cui persino un sito dei Mormoni gay, più preoccupati di difendere la Bibbia che i propri diritti!) si fa chiaramente accenno a queste ricerche come "cavallo di Troia" per asserire che in effetti quello omosessuale è un comportamento innaturale, non previsto da Dio nel suo piano del creato. "In fondo - asserisce uno di questi zelanti mormoni gay statunitensi - è ovvio che il retto non è l'organo predisposto ad ospitare un pene, è qualcosa di innaturale!" Vorremmo ricordare a certe persone che non è neppure previsto che l'uomo voli in aereo o vada a 180 con una BMW, Dio gli avrebbe dato le ali o le zampette di Bip-Bip, ma certe argomentazioni per alcuni personaggi hanno il fascino perverso del "ragionamento perfetto".

Ad ogni modo sono molti gli omofobi convinti che un giorno qualche solerte dottore, dopo il Viagra e la pillola del giorno dopo, tirerà fuori una pillola anti-gay. Pensate che bello: "Non volete che vostro figlio sia una checca? Prendete questa pillolina (niente supposte, per carità) e la virilità del vostro ceppo familiare è garantita". Siamo chiaramente nella fantascienza, per fortuna, ma siamo in piena epoca "clonatoria", e da più parti già si parla della possibilità non troppo remota di avere un "figlio a richiesta", con il giusto quoziente intellettuale, bello, biondo, e magari propenso alla matematica e alla borsa. Se da una parte l'evoluzione della genetica potrebbe permettere a molte coppie gay - almeno in teoria - di poter avere un figlio proprio, dall'altra certe ricerche, specie se strumentalizzate dalla comunità omofoba, potrebbero prestare il fianco all'idea dell'omosessualità come "tara genetica".

Al di là delle speculazioni di parte, però, penso sarebbe più interessante studiare il caso di coppie di fratelli gemelli gay da un profilo psicologico. Se è vero che il diventare gay oltre che dai geni deriva da alcuni fattori ambientali, come escludere da tali fattori il crescere con un fratello identico a noi? Se per alcuni l'amore - specie se gay - può essere collegato al narcisismo, cosa prova un gay a vedersi di fronte una perfetta copia di se stesso? É ovvio che non tutti hanno la fortuna di avere un fisico invidiabile o un volto da modello, ma comunque per chi è gay crescere con una persona identica a sé deve essere davvero curioso. Specie se, come sembra emergere da numerosi casi (non riportati, chissà perchè, dai sondaggi), spesso e volentieri tra i due fratelli nasce un rapporto affettivo non comune.

Basta girare qualche sito Internet hard e scopriamo che l'amore incestuoso tra fratelli gay è uno degli argomenti più cliccati. Decine e decine di foto di bei ragazzi, di fratelli e amanti cresciuti assieme nella passione. E non c'è vergogna nè senso di colpa nei loro bei volti, solo il sorriso di chi ha trovato un compagno davvero unico con cui passare la vita. Scandaloso? Tragico? Disgustoso? La verità è che l'amore ha vie misteriose, e anche se qualcuno di quei ragazzi forse lo fa solo per sesso o peggio per soldi, in quelle foto il sentimento che emerge più chiaramente è un altro: l'affiatamento, la felicità, la gioia di vivere. Tornano alla mente i concetti giudaico-cristiani (e poi medievali) che stavano alla base del divieto assoluto di sposarsi tra stretti congiunti, un divieto che nasceva, basilarmente, dalla necessità pratica di evitare che da tali "infauste unioni" nascessero dei figli con tare genetiche. Eccola là, la genetica torna a perseguitarci ancora.

Ma tra due fratelli gemelli (o sorelle) omosessuali non nascerà mai un figlio, il pericolo di tare genetiche stavolta è escluso, persino di quella presunta che farebbe diventare gay. E allora? Rimane lo sconcerto, l'anomalia sociale di due fratelli, identici come due statue dei dioscùri Castore e Polluce, che si amano. Anche i figli di Zeus, secondo alcuni, erano amanti. Ma a quei tempi, forse, la gente era meno ipocrita.