Cosa ne pensa la Chiesa
ROBERT A. GAHL, Jr. - Pontificia Università della Santa Croce
1.
Amore
umano
e
sessualità.
«Non
è
bene
che
l'uomo
sia
solo»
(Gn
2,
18).
Con
queste
parole
il
libro
della
Genesi
introduce
la
creazione
di
Eva,
la
prima
donna.
Il
racconto
ispirato
della
creazione
spiega
l'origine
della
differenza
fra
uomo
e
donna
indicando
che
gli
esseri
umani,
creati
ad
immagine
e
somiglianza
di
Dio
(cfr
Gn
1,
26),
sono
chiamati
ad
una
comunione
d'amore.
Secondo
il
racconto
della
Genesi,
la
complementarità
fra
uomo
e
donna,
un
riflesso
dell'«interiore
unità
del
Creatore»,
è
orientata
a
questa
comunione
(1). Sin
dalla
creazione
dei
nostri
progenitori,
le
relazioni
sessuali
hanno
sempre
avuto
il
significato
di
essere
una
fondamentale
espressione
dell'amore
umano
al
servizio
della
fecondità
nella
famiglia
e
dell'unità
fra
marito
e
moglie.
La
Chiesa
pertanto
«celebra
nel
sacramento
del
matrimonio
il
disegno
divino
dell'unione
amorosa
e
donatrice
di
vita
dell'uomo
e
della
donna»
(2).
Di
conseguenza,
in
concordanza
con
la
legge
naturale,
la
Chiesa
insegna
che
ogni
uso
della
facoltà
sessuale
al
di
fuori
della
relazione
coniugale
è
immorale
e
quindi
può
solo
condurre
alla
frustrazione
ed
alla
separazione
piena
di
rimorso
dal
Creatore
Divino. 2.
Omosessualità:
definizione
e
valutazione
Quando
Adamo
ed
Eva
abusarono
della
loro
libertà
disobbedendo
a
Dio,
essi
commisero
il
peccato
originale
che
ferì
la
natura
umana.
Gli
effetti
del
peccato
originale
sono
sperimentati
da
ciascuno
di
noi.
Il
peccato
oscura
la
somiglianza
dell'uomo
con
Dio,
offusca
la
nostra
percezione
del
significato
sponsale
del
corpo
umano,
e
rende
difficile
il
permanente
e
non
egoistico
amore
fra
marito
e
moglie
(3).
A
motivo
del
peccato
originale,
la
natura
umana
è
ferita
nelle
sue
proprie
forze
naturali
ed
è
inclinata
al
peccato
(4). L'omosessualità
è
una
delle
molte
manifestazioni
del
disordine
nelle
inclinazioni
umane
introdotto
dal
peccato
originale.
L'omosessualità
è
la
condizione
di
coloro
«che
provano
un'attrattiva
sessuale,
esclusiva
o
predominante,
verso
persone
del
medesimo
sesso»
(5).
Come
ogni
altro
disordine
introdotto
dalle
conseguenze
di
tale
peccato
nella
natura
umana,
l'esperienza
delle
inclinazioni
omosessuali
è
una
provocazione
al
combattimento
spirituale
(6).
La
Chiesa
distingue
fra
tendenze
e
attuazione
di
queste
tendenze.
La
Chiesa
pertanto
distingue
anche
fra
persone
che
sperimentano
tentazioni
omosessuali
e
atti
omosessuali.
Uomini
e
donne
che
sperimentano
inclinazioni
sessuali
orientate
predominantemente
verso
membri
dello
stesso
sesso
sono
considerate
persone
omosessuali.
Gli
atti
sessuali
volontari,
od
ogni
forma
di
contatto
sensuale
per
una
gratificazione
sessuale,
fra
persone
dello
stesso
sesso
è
considerata
attività
omosessuale.
Mentre
il
peccato
originale
è
la
causa
remota
dall'omosessualità,
la
causa
prossima
sembra
essere
una
combinazione
di
vari
fenomeni
non
totalmente
spiegati
dalla
scienza. Dal
momento
che
contraddicono
il
piano
del
Creatore,
gli
atti
omosessuali
sono
intrinsecamente
disordinati.
Chiunque
acconsenta
liberamente
ad
una
pratica
omosessuale
è
personalmente
colpevole
di
peccato
grave
(7).
L'attività
omosessuale
annulla
il
ricco
simbolismo,
significato
e
fine
presente
nel
disegno
del
Creatore.
Nella
sua
intrinseca
sterilità
esso
contraddice
la
vocazione
ad
una
vita
di
auto-donazione
nell'amore
espressa
dall'unione
complementare
coniugale
fra
uomo
e
donna
(8).
L'attività
omosessuale
manca
della
finalità
essenziale
indispensabile
per
la
bontà
morale
degli
atti
sessuali.
La
Sacra
Scrittura
condanna
l'attività
omosessuale
come
una
seria
depravazione
e
addirittura
«come
la
triste
conseguenza
del
rifiuto
di
Dio»
(9)
(cfr.
Rm
1,
24-27).
La
Chiesa
aiuta
le
persone
omosessuali
a
lottare
coraggiosamente
contro
inclinazioni
disordinate
e
a
conformarsi
allo
splendore
della
verità
che
si
trova
in
Gesù
Cristo
(cfr.
Gv
14,
6).
«Quando
respinge
le
dottrine
erronee
riguardanti
l'omosessualità,
la
Chiesa...
difende
la
libertà
e
la
dignità
della
persona»
(10).
L'armonia
sociale
dipende,
in
parte,
dalla
realizzazione
corretta
del
mutuo
sostegno
e
complementarità
fra
i
due
sessi,
motivo
per
cui
la
Chiesa
non
può
appoggiare
una
legislazione
civile
che
protegga
«un
comportamento
al
quale
nessuno
può
rivendicare
un
qualsiasi
diritto»
(11).
Mentre
si
oppone
ai
rapporti
omosessuali,
la
Chiesa
anche
difende
le
persone
omosessuali
da
quelle
forme
di
discriminazione
che
sono
ingiuste
(12)
e
cerca
di
aiutarle
a
trovare
gioia
e
pace
nel
vivere
la
virtù
della
castità.
Coloro
che
soffrono
per
inclinazioni
omosessuali
non
sono
necessariamente
responsabili
della
loro
condizione.
Nessuno
dovrebbe
giudicare
tali
persone
come
inferiori.
La
lunga
esperienza
della
Chiesa
dimostra
che
con
l'aiuto
della
grazia
di
Gesù
Cristo,
la
recezione
frequente
dei
sacramenti
della
Riconciliazione
e
della
Santa
Eucaristia,
l'impegno
ascetico,
e
–
in
taluni
casi
-
una
terapia
medica,
essi
possono
evitare
il
peccato
e
fare
progressi
nel
cammino
verso
la
santità.
Tutti
devono
lottare
per
compiere
ciò
che
è
giusto,
ed
è
solo
con
la
grazia
di
Dio
e
con
un
grande
sforzo
che
uomini
e
donne
riescono
a
realizzare
la
loro
propria
perfezione
interiore.
La
Chiesa
riconosce
l'eguale
dignità
di
tutte
le
persone
ed
offre
un'accoglienza
materna
a
coloro
che
sperimentano
inclinazioni
omosessuali.
Allo
stesso
tempo
la
Chiesa
condanna
in
modo
assoluto
ogni
malizia
in
parole
o
azioni
nei
confronti
di
persone
omosessuali
ed
insegna
che
tale
comportamento
mette
in
pericolo
i
principi
più
fondamentali
di
una
sana
società.
Di
conseguenza
la
Chiesa
insegna
che
la
legge
umana
dovrebbe
promuovere
il
rispetto
per
la
dignità
intrinseca
di
ogni
persona
(13). 3.
Orientamenti
per
una
pastorale
delle
persone
omosessuali
Nella
sua
azione
pastorale
la
Chiesa
apre
le
sue
braccia
a
tutti
gli
uomini
e
a
tutte
le
donne.
«La
Chiesa
è
il
luogo
in
cui
l'umanità
deve
ritrovare
l'unità
e
la
salvezza»
(14).
«Ogni
salvezza
viene
da
Cristo-Capo
per
mezzo
della
Chiesa
che
è
il
suo
Corpo»
(15).
Con
iniziativa
creativa
motivata
dalla
carità,
e
senza
alcun
timore,
il
fedele
cristiano
esprime
il
paterno
amore
di
Dio
per
tutti
andando
alla
ricerca
di
ciascuno
e
venendo
incontro
al
suo
desiderio
di
salvezza.
Convinta
che
la
perfezione
salvifica
della
libertà
umana
può
essere
trovata
solo
nella
verità
di
Gesù
Cristo,
la
Chiesa
deve
sempre
proclamare
coraggiosamente
la
morale
cristiana,
anche
quando
incontra
opposizione
o,
in
casi
estremi,
persecuzione
e
martirio
(16). Pertanto,
ogni
impegno
pastorale
o
apostolato
a
favore
delle
persone
omosessuali
dovrebbe
adempiere
alle
seguenti
condizioni. 1)
Il
rispetto
per
l'eguale
dignità
delle
persone
omosessuali
esige
di
riconoscere
che
le
azioni
peccaminose,
come
gli
atti
omosessuali,
ledono
la
dignità
umana.
I
ministri
della
Chiesa
perciò
devono
vigilare
perché
nessuna
persona
omosessuale
loro
affidata
sia
fuorviata
dalla
diffusa
opinione
erronea
che
l'attività
omosessuale
è
una
inevitabile
conseguenza
della
condizione
omosessuale
(17). 2)
Per
essere
efficace,
autentica
e
fedele,
ogni
cura
pastorale
di
persone
omosessuali
deve
far
conoscere
la
grave
peccaminosità
del
comportamento
omosessuale.
Senza
respingere
nessuna
persona
di
buona
volontà,
la
pastorale
per
i
fedeli
omosessuali
deve
comunicare,
quanto
prima
possibile,
le
esigenti
ma
attraenti
condizioni
della
verità
morale.
Dal
momento
che
alcune
persone
possono
sentirsi
respinte
dalla
Chiesa,
la
cura
pastorale
delle
persone
omosessuali
raggiunge
i
maggiori
risultati
quando
le
aiuta
a
riconoscere
che
la
Chiesa
le
accetta
come
persone,
mentre
le
aiuta
a
comprendere
l'insegnamento
della
Chiesa. 3)
Con
il
loro
sforzo
di
vivere
secondo
il
Vangelo,
le
persone
omosessuali
raggiungono
la
pace
e
il
dominio
delle
loro
tendenze
disordinate.
Essi
sono
incoraggiati
ad
imparare
che
con
l'amore
di
Cristo,
«possono
e
devono,
gradatamente
e
risolutamente,
avvicinarsi
alla
perfezione
cristiana»
(18).
Ogni
attività
pastorale
con
le
persone
omosessuali
dovrebbe
pertanto
privilegiare
l'impegno
ascetico
personale,
la
generosa
accettazione
della
volontà
di
Dio,
il
riconoscimento
di
essere
un
figlio
di
Dio,
e
l'unione
delle
proprie
sofferenze
e
difficoltà
al
sacrificio
della
croce
del
Signore
(19).
Con
una
comprensione
ricca
di
compassione
la
cura
pastorale
della
Chiesa
dovrebbe
incoraggiare
il
fedele
omosessuale
a
sperare
nella
potenza
della
risurrezione
del
Signore,
con
la
fiducia
che
lo
Spirito
Santo
produrrà
in
loro
«amore,
gioia,
pace,
pazienza,
benevolenza,
bontà,
fedeltà,
mitezza
e
dominio
di
sé»
(Gal
5,
22).
Così
come
San
Paolo
scrive
ai
Galati,
«ora
quelli
che
sono
di
Cristo
Gesù
hanno
crocifisso
la
loro
carne
con
le
sue
passioni
e
i
suoi
desideri»
(Gal
5,
24).
Le
persone
omosessuali
pertanto
dovrebbero
far
uso
dei
mezzi
sperimentati
per
crescere
nella
virtù
della
castità,
fra
cui
la
frequente
recezione
dei
sacramenti
della
Penitenza
e
della
Santa
Comunione. 4)
L'autenticità
della
pubblica
proclamazione
del
Vangelo
da
parte
della
Chiesa
deve
essere
garantita
dall'assicurazione
che
tutti
coloro
che
sono
impegnati
nella
pastorale
delle
persone
omosessuali,
specialmente
il
clero
ed
i
religiosi,
siano
personalmente
convinti
della
dottrina
della
Chiesa
e
pronti
a
professare
la
dottrina
della
Chiesa
come
la
loro
propria.
L'affidabilità
pubblica
dei
ministri
della
Chiesa
esige
che
essi
credano
e
professino
gli
insegnamenti
della
Chiesa.
Per
attirare
nuovi
membri
alla
Chiesa
si
esigono
convinzioni
personali
ferme
ed
impegno.
Un'efficace
pastorale
in
favore
delle
persone
omosessuali,
anche
con
quelle
che
possono
sentirsi
emarginate
dalla
Chiesa,
esige
prontezza
nel
comunicare
la
dottrina
morale
della
Chiesa
con
un'adesione
personale.
La
riluttanza
nell'esprimere
la
totalità
della
morale
cristiana
soltanto
danneggia
la
cura
pastorale
delle
persone
omosessuali
e
pertanto
reca
loro
una
grave
ingiustizia. 5)
Ogni
impegno
pastorale
pubblico
nei
confronti
delle
persone
omosessuali
dovrebbe
essere
fatto
in
stretta
unità
e
sotto
la
guida
del
Vescovo
locale
allo
scopo
di
garantire
che
la
pastorale
rifletterà
sempre
la
pienezza
della
dottrina
cattolica. 6)
La
pastorale
nei
confronti
delle
persone
omosessuali
non
dovrebbe
mai
rifuggire
dal
proclamare
la
verità
per
timore
di
critiche,
e
dovrebbe
parlare
coraggiosamente
contro
la
pretesa
che
la
condanna
dell'attività
omosessuale
sia
una
specie
di
discriminazione
ingiusta
delle
persone
omosessuali
o
una
violazione
dei
loro
diritti
(20).
Coloro
che
accettano
la
condizione
omosessuale
come
se
non
fosse
disordinata
e
legittimano
gli
atti
omosessuali
«sono
mossi
da
una
visione
opposta
alla
verità
sulla
persona
umana,
che
ci
è
stata
pienamente
rivelata
nel
mistero
di
Cristo»
(21).
Anche
se
non
se
ne
rendono
conto,
la
loro
approvazione
dell'omosessualità
riflette
«una
ideologia
materialistica,
che
nega
la
natura
trascendente
della
persona
umana,
così
come
la
vocazione
soprannaturale
di
ogni
individuo»
(22). 7)
Per
evitare
malintesi
o
confusioni,
la
pastorale
in
favore
delle
persone
omosessuali
deve
sempre
essere
totalmente
indipendente
da
ogni
gruppo
che
favorisca
uno
stile
di
vita
«gay»
o
pretenda
che
la
condizione
omosessuale
sia
equivalente
o
in
qualche
modo
superiore
alla
castità
vissuta
nel
matrimonio
o
nel
celibato.
Gli
operatori
pastorali
impegnati
a
favore
delle
persone
omosessuali
non
dovrebbero
associarsi
con
organizzazioni
che
promuovano
mutamenti
nella
legislazione
civile
che
offuschino
il
riconoscimento
giuridico
del
matrimonio
e
della
famiglia
equiparandovi
le
unioni
omosessuali
(23). La
Chiesa
è
consapevole
della
responsabilità
di
dover
conservare
il
dono
inestimabile
della
Rivelazione
e
di
doverlo
difendere
contro
ogni
influenza
nefasta.
I
programmi
pastorali,
quando
sono
intrapresi
in
conformità
con
la
verità
della
Rivelazione,
contribuiscono
al
benessere
umano
e
spirituale
delle
persone
omosessuali,
ed
all'integrità
della
società.
Non
si
deve
mai
dimenticare
che
«ogni
allontanamento
dall'insegnamento
della
Chiesa,
o
il
silenzio
su
di
esso,
nella
preoccupazione
di
offrire
una
cura
pastorale,
non
è
forma
né
di
autentica
attenzione
né
di
valida
pastorale.
Solo
ciò
che
è
vero
può
ultimamente
essere
anche
pastorale.
Quando
non
si
tiene
presente
la
posizione
della
Chiesa
si
impedisce
che
uomini
e
donne
omosessuali
ricevano
quella
cura,
di
cui
hanno
bisogno
e
diritto»
(24). Note:1)
Congregazione
per
la
Dottrina
della
Fede,
Lettera
Homosexualitatis
problema
(1
ottobre
1986),
6. 2)
Homosexualitatis
problema,
7. 3)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
6. 4)
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica,
405 5)
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica,
2357. 6)
Cfr.
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica,
405. 7)
Cfr.
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica,
2396. 8)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
7. 9) Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona humana, 8. 10)
Homosexualitatis
problema,
7. 11)
Homosexualitatis
problema,
10. 12)
Cfr.
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica,
2358.
Tuttavia
«vi
sono
ambiti
nei
quali
non
è
ingiusta
discriminazione
tener
conto
della
tendenza
sessuale:
per
esempio,
nella
collocazione
di
bambini
per
adozione
o
affido,
nell'assunzione
di
insegnanti
o
allenatori
di
atletica,
e
nel
servizio
militare»
(Congregazione
per
la
Dottrina
della
Fede,
Alcune
considerazioni
concernenti
la
risposta
a
proposte
di
legge
sulla
non-discriminazione
delle
persone
omosessuali,
in:
L'Osservatore
Romano,
24
luglio
1992,
11). 13)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
10. 14)
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica,
845. 15)
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica,
846. 16)
Cfr.
Giovanni
Paolo
II,
Lettera
Enciclica
Veritatis
splendor,
91. 17)
Cfr.
Persona
humana,
8. 18)
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica,
2359. 19)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
12. 20)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
9. 21)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
8. 22)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
8. 23)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
9. 24)
Cfr.
Homosexualitatis
problema,
15.
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