Rifondare la sinistra
Questo articolo, pur parlando del Canada e della sinistra di laggiù, è interessante per valutare le problematiche relative alla "rifondazione a sinistra" che anche in Italia stiamo vivendo. Traduzione di Alessandro Mossa. |
Non sono mai stata iscritta ad un partito politico, non ho mai nemmeno assistito ad un congresso di partito. Durante le scorse elezioni, nella cabina elettorale, dove ero stata trascinata per i capelli, mi sono sentita sopraffatta da un invincibile senso di noia.
Significa forse che sono una sconsiderata, un'anarchica impulsiva, come molti lettori del Globe (Klein scrive per il quotidiano canadese The Globe and Mail N.d.T.) affermano nelle loro lettere? Può darsi. Allora perché mi trovo d'accordo con l'idea che abbiamo bisogno di una nuova alleanza politica di sinistra, forse perfino di un nuovo partito?
E' chiaro che la sinistra così come essa è attualmente rappresentata -- un debole NDP (Partito Democratico Nazionale) da una parte e una serie apparentemente senza fine di proteste di strada dall'altra -- può tutt'al più porsi l'obiettivo di lottare strenuamente perché le cose non vadano troppo peggio di cosi'. Laddove un obiettivo rivoluzionario della sinistra dovrebbe essere battersi per migliorare.
La Nuova Iniziativa Politica è forse la risposta? Potrebbe esserlo.
Cominciamo dall'inizio. L'NPI, presentata alla stampa la settimana scorsa (l'articolo originale è datato 13 giugno, NdT), non è un nuovo partito che tenta di sostituirsi all'NDP e incoronare Svend Robinson re dei socialisti. Si tratta piuttosto di un'idea su cosa un nuovo partito può e deve essere: più democrazia interna, impegno per una riforma elettorale, legame con i movimenti di base (http://www.newpolitics.ca).
Non sta facendo quel che molte persone che conosco hanno già fatto: rifiutare completamente l'NDP. Piuttosto, sta portando avanti una proposta concreta di risoluzioni da adottare al congresso di novembre dell'NDP per trasformare il partito in una nuova realtà. Alcuni dei membri più legati alla base dell'NDP, così come riconosciuti attivisti quali Judy Rebick e Jim Stanford, hanno già sottoscritto la proposta.
E, no, non ho ancora deciso se mi iscriverò. La vera domanda per persone tendenzialmente allergiche ai partiti come la sottoscritta è: che succederà nell'ipotesi improbabile che l'NDP approvi la proposta? Allora da semplice proposta la nuova politica potrebbe diventare un esperimento in corso.
Per chi non appartiene all'asse Laburisti-NDP, tutto questo discorso può sembrare ancora la solita manovra elettorale. Una politica veramente nuova dovrebbe unire comunità che non hanno niente a che fare con la Sinistra Canadese come appare oggi: sia con l'NDP, sia con le proteste di massa per strada come quelle che si sono verificate a Quebec City.
Questo compito non richiede semplicemente un paio di miglioramenti: c'è bisogno piuttosto di cancellare la lavagna e ricominciare da capo, identificando sistematicamente i gruppi sociali che stanno soffrendo di più sotto l'attuale modello economico (e che si stanno già organizzando con più forza contro di esso ) e costruire su quelli un progetto nazionale.
Di chi sto parlando? Una prima lista, senza pretese di completezza:
I movimenti che stanno fiorendo nelle città -- ambientalisti, volontari nei servizi sociali -- che si sono finalmente accorti che lo scaricabarile tra governo federale e provinciale finisce per lasciarli soli a fronteggiare situazioni in cui non sono assicurati i bisogni umani fondamentali: acqua potabile, trasporti pubblici, e un tetto
Comunità di immigrati che hanno sempre votato liberale e ora stanno mettendo in discussione la loro alleanza, avendo scoperto grazie alla draconiana legge C-11 che sono in questo paese solo in qualità di ospiti temporanei.
Abitanti del Quebec in cerca di alternative di sinistra, stanchi di vedersi opporre rinvii senza fine da parte del PQ (Partito del Quebec) alle loro istanze sociali.
Le principali comunità nazionali, le cui prospettive di reale autogoverno sono state nuovamente rinviate, questa volta da paternalistiche preoccupazioni sulla capacità amministrativa e dalla provocazione federale costituita dalla delibera della Corte Suprema sul controllo delle risorse.
Le comunità rurali -- i produttori di grano della Prateria, boscaioli e pescatori della Costa Occidentale, coltivatori di patate sull'Isola del Principe Edoardo -- che si sono accorti che non può esistere una competizione commerciale equa e libera quando la tua principale controparte prima scrive le regole e poi le rompe.
Portare queste ed altre forze insieme metterebbe allo scoperto i profondi conflitti tra nativi e non nativi, sindacati e ambientalisti, comunità urbane e rurali, come pure tra la faccia chiara della sinistra canadese e quella scura della povertà canadese. Per superare queste divisioni non occorre un nuovo partito politico, non ancora, ma un nuovo processo politico, uno dotato di sufficiente fiducia nella democrazia da lasciare trasparire il proprio mandato politico.
Questo potrebbe significare riesaminare alcune delle più tradizionali idee della sinistra su come organizzare un paese. Dopotutto, il filo che può tenere insieme i diritti delle municipalità con un'amministrazione sostenibile delle risorse, così come la sovranità del Quebec con l'autogoverno dei nativi, non è un forte stato centralizzato. C'è un grande desiderio di autodeterminazione e controllo locale. Creare questo processo potrebbe essere un arduo progetto a lungo termine.
Ma ne vale la pena. Perché è nella connessione tra queste comunità e questi temi attualmente non rappresentati -- e non negli attuali battibecchi interni -- che si può riconoscere l'abbozzo di una nuova, potente, genuinamente nazionale, Sinistra al servizio del Canada.