Matrimonio civile
PERCHE' SPOSARSI IN COMUNE
Spesso
gli atei abdicano
alle proprie
convinzioni
accettando di
sposarsi con rito
religioso, al solo
fine di accontentare
parenti, amici e
colleghi: in poche
parole per non
"turbare"
la propria cerchia
di conoscenze, e per
far questo si
sobbarcano anche
l'onere dei
famigerati corsi
parrocchiali
prematrimoniali.
Talvolta al
matrimonio si
presentano proprio
come atei: una
persona che professa
la religione
cattolica può
infatti, grazie ad
una particolare
licenza, sposarne
una non credente, ma
deve comunque
impegnarsi a educare
i figli alla fede
cattolica. Al
coniuge ateo non
viene chiesto alcun
vincolo, se non la
consapevolezza
dell'impegno preso
dall'altro coniuge
(con quel che ne può
conseguire...).
In realtà è tempo
che tutti gli atei,
gli agnostici e i
non credenti si
rendano conto che
questo comportamento
debole non fa altro
che rafforzare la
Chiesa Cattolica,
che prospera anche
grazie al consenso e
al controllo sociale
che in questo modo
esercita.
Proclamare con forza
le proprie
convinzioni aiuta
invece a creare un
clima maggiormente
rispettoso nei
confronti dei non
credenti.
UN
PO' DI STORIA
Storicamente
il matrimonio non è
stato altro che
l'unione legale tra
le parti (non
necessariamente due
e non
necessariamente con
gli stessi diritti:
la donna è quasi
sempre stata
considerata
subalterna
all'uomo). A partire
dal medioevo, però,
la Chiesa ha
iniziato ad
estendere la sua
giurisdizione anche
su questo atto: per
essa infatti il
matrimonio è in sé
stesso un vincolo di
diritto naturale e
sacro. Mentre
all'inizio ci si
limitava ad una
semplice benedizione
davanti alla chiesa,
dal 13° secolo in
poi si afferma
definitivamente il
matrimonio canonico
come sacramento, di
cui il Concilio di
Trento (1563)
stabilisce la forma
definitiva.
Negli ultimi secoli,
però, la riforma
protestante e le
spinte per una
maggior laicità
dello Stato hanno
portato i
legislatori ad
interessarsi anche a
questo campo: del
1804 è il Codice
Napoleonico, che
stabilisce per la
validità del rito
la presenza di un
ufficiale dello
stato civile.
Nello stato italiano
unitario,
l'introduzione di un
nuovo Codice Civile
a partire
dall'1/1/1866
disconobbe tutti gli
effetti giuridici al
matrimonio
religioso,
mantenendo come
unica forma valida
quello civile, e
consentendo per la
prima volta ai non
credenti di unirsi
in matrimonio senza
sottostare ai
dettami degli
ecclesiastici.
Il Concordato del
1929, purtroppo,
ridonò effetti
civili anche al
matrimonio
religioso. Ancora
oggi il matrimonio
civile è
disciplinato dal
Codice Civile del
1942.
COME
FARE, DOVE
CELEBRARLO
Il
matrimonio civile
non richiede un iter
particolarmente
complicato. Anzi, il
DPR n. 403/1998
prevede che le
amministrazioni non
possano più
chiedere ai
cittadini gli
estratti degli atti
di stato civile
quando sono formati
o tenuti da
amministrazioni
pubbliche o da altre
autorità dello
Stato: per fare la
richiesta di
pubblicazioni per il
matrimonio, insomma,
certificati ed
estratti non
occorrono più. Sarà
l'ufficio di stato
civile ad acquisire
direttamente tutti i
documenti necessari.
Tra parentesi,
l'iter per
l'effettuazione del
matrimonio cattolico
è decisamente più
lungo e
burocraticamente
complicato, come in
molti hanno
sottolineato,
lamentandosi...
Alla data fissata
per la pubblicazione
basta presentarsi
allo stesso ufficio
con due testimoni,
uno dei quali deve
essere un genitore.
Quel giorno, i
futuri sposi possono
decidere la data per
la celebrazione del
matrimonio:
requisito essenziale
è che le
pubblicazioni
restino affisse in
Comune almeno otto
giorni, dei quali
almeno due siano
domeniche. Il
matrimonio deve
essere celebrato
nella casa comunale,
dal Sindaco o da un
suo delegato, alla
presenza di due
testimoni
maggiorenni.
Il matrimonio civile
viene celebrato
dall'ufficiale dello
stato civile davanti
al quale fu
richiesta la
pubblicazione (art.
106 C.C.), ma è
possibile sposarsi
anche in un altro
Comune: in
questo caso gli
sposi devono
presentare una
specifica richiesta.
Alcuni Comuni
mettono a
disposizione sale ed
edifici di
particolare
bellezza: su Sposi.net
si trova un
interessante elenco
di luoghi
suggestivi.
I requisiti formali
per la celebrazione
sono: la sala deve
essere accessibile
al pubblico, devono
essere presenti due
testimoni, gli sposi
devono dichiarare di
volersi prendere
come marito e
moglie, l'ufficiale
di stato civile deve
indossare la fascia
tricolore, leggere
alcuni articoli del
Codice Civile,
dichiarare gli sposi
uniti in matrimonio
e sottoscrivere
l'atto insieme agli
sposi ed ai
testimoni.
FARSI
SPOSARE DAL MIGLIORE
AMICO
A
Milano c'è chi è
riuscito a farsi
sposare dal proprio
migliore amico: la
legge, infatti, lo
consente, e gli
epigoni sono già
diversi.
Una vecchia
dimenticata norma
del 1939 prescriveva
infatti che:
"il titolare
della funzione può
delegare le proprie
competenze a uno o
più consiglieri o
ad altra persona che
abbia i requisiti
per la nomina a
consigliere
comunale". Il
DPR n. 396 del 3
novembre 2000 ha
mantenuto questa
possibilità, ed
all'articolo 1,
comma 3, recita: "Le
funzioni di
ufficiale dello
stato civile possono
essere delegate ai
dipendenti a tempo
indeterminato del
comune, previo
superamento di
apposito corso, o al
presidente della
circoscrizione
ovvero ad un
consigliere comunale
che esercita le
funzioni nei
quartieri o nelle
frazioni, o al
segretario comunale.
Per il ricevimento
del giuramento di
cui all'articolo 10
della legge 5
febbraio 1992, n.
91, e per la
celebrazione del
matrimonio, le
funzioni di
ufficiale dello
stato civile possono
essere delegate
anche a uno o più
consiglieri o
assessori comunali o
a cittadini italiani
che hanno i
requisiti per la
elezione a
consigliere
comunale".
Quindi qualunque
cittadino eleggibile
può celebrarlo.
Può essere questo
un modo molto più
simpatico di
festeggiare le
proprie nozze:
anziché far
celebrare il rito da
un anonimo
consigliere o
funzionario (o da un
prete), può essere
molto più
divertente farlo
celebrare dall'amico
o dall'amica del
cuore.
Proprio per questo
motivo negli uffici
comunali nicchiano e
cercano di
scantonare:
insistete, chissà
che non diventi una
moda...
STATISTICHE
Nel
corso degli ultimi
tre decenni
l'utilizzo del rito
civile ha avuto un
impressionante
aumento.
Nel 1936 i matrimoni
civili erano solo
l'1,4 per cento del
totale, nel 1966
erano ancora fermi
all'1,2%, nel 1986
già salivano al
14,2%, nel 2000 sono
arrivati al 24,4%.
Tra le regioni (dato
1996) il Veneto
capeggia l'elenco di
quelle più laiche:
il 35,2% dei
matrimoni è
celebrato con rito
civile. Seguono la
Liguria (33,5%) ed
il Friuli (32%). La
regione dove se ne
celebrano meno è
invece la Basilicata
(6%), seguita da
Calabria (8,4%) e
Molise (8,5%).
Per quanto riguarda
l’estero, i
matrimoni civili
rappresentano il
48,36% in Gran
Bretagna (dato
1986), il 19,3% in
Spagna (dato 1990),
il 29,6% in Francia
(dato 1987).
DARE
MAGGIORE DIGNITÀ AL
MATRIMONIO CIVILE:
UNA PROPOSTA DI
LEGGE
La
celebrazione del
matrimonio civile
avviene troppo
spesso in luoghi
tristi e disadorni:
la legge impone che
il rito venga
celebrato
all'interno del
palazzo comunale, e
ciò impedisce a
comuni privi di
strutture
significative di
mettere a
disposizione sale
degne di questa
cerimonia (talvolta
questa mancanza è
anche frutto della
malizia di qualche
amministratore).
Per ovviare a questo
problema, che crea
disparità nei
confronti del
matrimonio in chiesa
(cosiddetto
"concordatario",
per il quale non
sussistono obblighi
di celebrazione in
un luogo certo),
diversi
parlamentari,
rappresentanti di
forze politiche
eterogenee (da
Alleanza Nazionale a
Rifondazione
Comunista), hanno
presentato una
proposta di legge
che consentirebbe,
se approvata, la
celebrazione del
rito civile in un
luogo scelto dagli
sposi.
Nonostante la
trasversalità dei
proponenti, il
progetto non è mai
stato messo
all'ordine del
giorno nemmeno in
commissione.
Clicca
qui per il
testo.