L'Unità

Padri e figli, operai e disoccupati, garantiti e senza diritti: insieme fanno 3 milioni


 Ed alla fine, dopo i cortei, dopo gli slogan e le bandiere che hanno sfilato per le strade di Roma, sul palco allestito fra il Circo Massimo e le Terme di Caracalla è salito lui, Sergio Cofferati, il vero regista di questa giornata indimenticabile. Mancavano ancora pochi minuti alle 13 e tante, tantissime persone, non erano nemmeno riuscite ad arrivare al punto d’incontro in cui la Cgil aveva dato appuntamento al termine dei cortei. Accolto dagli applausi il segretario generale della Cgil ha esordito ricordando Marco Biagi, il collaboratore del ministro Roberto Maroni ucciso a Bologna lo scorso martedì, Massimo D’Antona, Ezio Tarantelli e Roberto Ruffilli, vittime di un terrorismo che cercato di colpire ed interrompere il dialogo fra le parti sociali. Vittime per le quali i manifestanti, riuniti nella più grande piazza romana, avevaìno dedicato un commosso minuto di silenzio.
Il terrorismo interviene per la prima volta nelle relazioni sociali e punta a stravolgerle, ha detto Sergio Cofferati in apertura del suo comizio. “A noi non sfugge che la follia del terrorismo cerchi sempre la componente simbolica e nella simbologia è evidente anche l'attacco alle politiche di coesione: si vuole intimidire chi svolge la preziosa funzione sociale”. Sconfiggere il terrorismo, ha proseguito Cofferati, “è compito di tutti i democratici”. “Non deve sfuggire a nessuno - ha dichiarato ancora il leader della Cgil - l'altra novità della follia terroristica: l'omicidio è stato consumato mentre cresceva la mobilitazione dei cittadini a sostegno delle loro vitali esigenze, mentre cresceva un movimento vasto e determinato secondo la prassi democratica. Agli inquirenti e alle forze dell'ordine, il compito di catturare i criminali - ha proseguito - fare luce sulle tante zone d'ombra, sul perché è stata lasciata sola una persona minacciata: da parte nostra, una risposta democratica”.
E poi lo sfogo, sentito e duro contro quei rappresentanti dello stato, come l’ex sottosegretario degli Interni Carlo Taormina, che hanno puntato il dito contro il sindacato affibbiandogli la responsabilità morale dell’assassinio di Marco Biagi. “Chi ci accusa di essere componente di questo clima di odio – ha gridato dal palco Cofferati - ci offende, offende la nostra storia e l'intelligenza dei cittadini italiani. La storia di uomini e donne che hanno lottato a viso aperto contro il terrorismo, sempre”. “Noi non ci soffermeremo più di un istante – ha proseguito - per chiedere a loro se possono affermare la stessa cosa. Guardino queste piazze coloro che hanno sollevato non critiche di merito ma giudizi ingiuriosi verso di noi”.
E poi il lavoro e le sue politiche, ovvero l’argomento principale, almeno nelle intenzioni, che la dovuta testimonianza contro il terrorismo non è comunque riuscita a mettere da parte. “Siamo convinti che una parte consistente delle difficoltà dell'oggi siano da attribuire a politiche inefficaci per sostenere la crescita e ancor di più per rovesciare il suo rallentamento. Abbiamo criticato per tempo interventi aselettivi su una offerta priva di qualità, abbiamo criticato scelte che deprimevano la domanda, abbiamo detto senza infingimenti – ha proseguito Cofferati - la nostra contrarietà alla scelta del modello neoliberista che questo governo ha portato a Barcellona al confronto con le altre forze economiche, sociali e politiche d'Europa”.
“Sappiamo che la loro intenzione è subdola – ha detto il segretario della Cgil - Quello che prospettano è un patto neo corporativo. Contro il capitalismo compassionevole e della filantropia noi siamo figli della solidarietà”. “Ci batteremo perché si estendano i diritti fondamentali dei padri ai figli” ha Sergio Cofferati fra gli applausi. Una risposta, questa, alle deleghe sul mercato del lavoro, nelle quali «è esplicita l'intenzione di ridurre tutte le tutele collettive: una persona più sola non è più libera è solo più debole e può essere oggetto di condizionamento”. “Il nostro obiettivo è l'accordo, ci presentiamo sempre alle trattative, ma quanto si interrompe una trattativa rispondiamo con la lotta. Questa – ha ricordato "il cinese" - è la funzione del sindacato italiano che non ha paura dell'accordo, delle trattative, ma non ha paura neppure di ricorrere allo sciopero generale come faremo nei prossimi giorni”. Per poi precisare: “Le nostre richieste sono nette ed esplicite. Se si creeranno le condizioni per il negoziato le preciseremo ulteriormente. Ci presenteremo – ha proseguito - agli incontri dei prossimi giorni riconfermando il nostro interesse ad una discussione concreta, che produca cambiamenti positivi per le persone che rappresentiamo. Non troviamo elementi condivisibili in molte delle politiche che abbiamo contestato”. “Ma la nostra scelta è riconfermata – ha gridato il segretarioo della Cgil nel boato della folla - Esiste una condizione di partenza: il governo deve sapere che inizieranno le trattative soltanto se verranno stralciate le norme sull'art. 18”.
“Noi pensiamo anche alla riforma delle tutele - ha aggiunto Cofferati - in particolare degli ammortizzatori sociali, intrecciandoli con la formazione, in modo da dare a tutti la possibilità di restare nel mondo del lavoro e di rientrarvi quando ne vengono espulsi. Ma pensiamo anche a un sistema universale dei diritti che valga per chi è nato qui e per chi, essendo nato altrove, decide di venire a vivere e lavorare qui con l'idea dell'universalità dei diritti”. Nel puntare a questo obiettivo, ha osservato Cofferati, “ci siamo chiesti: è credibile questo obiettivo se contemporaneamente accettiamo di togliere o alterare antichi e fondamentali diritti per altre persone. La risposta vi è nota: è no!”.
E dal palco, il segretario della Cgil ha voluto concludere il proprio intervento rivolgendo si ai giovani dei movimenti, agli attivisti che si battono “per mettere regole alla globalizzazione” e per la sensibilizzazione sulle politichge ambientali. “Costringete i partiti a guardare a voi, alle vostre istanze – ha detto Cofferati - Non vi preoccupate se vi aggrediscono, rispondete sempre con fermezza, continuate a rappresentare le vostre idee le vostre istanze. Dalla Cgil avrete sempre comprensione e rispetto”. E alla folla immensa che lo applaudiva magari senza riuscire a vederlo, Cofferati ha aggiunto: "Con il vostro coraggio, con la vostra passione civile, sono sicuro che realizzeremo i nostri sogni".
E la chiusura, la fine di un accorato discorso durato circa 35 minuti. Chiusura che Cofferati, citando il poeta romagnolo Tonino Guerra, ha lasciato alle parole di un anonimo poeta indiano. “Il corpo del povero – ha detto - cadrebbe subito in pezzi se non fosse legato ben stretto al filo dei sogni. Nei nostri sogni – ha commentato il segretario - c'è un Paese moderno, libero, solidale, dove i diritti di tutti sono garantiti".
Ed erano da poco passate le 13.30 quando il leader della Cgil ha concluso il proprio intervento salutato da una vera e propria ovazione da parte dell'immensa folla che lo ha accolto al Circo Massimo. A lui i manifestanti hanno tributato quasi 5 minuti di applausi, mentre il sindacalista li salutava visibilmente commosso. Appena sceso dal palco il primo ad abbracciarlo è stato Antonio Bassolino, seguito da Armando Cossutta, Pietro Ingrao, Walter Veltroni. Provato, stanco e con la voce roca, il segretario della Cgil ha chiesto un bicchiere d'acqua, ha tentato a scendere dal palco, ma per fare i pochi gradini il “cinese” ha impiegato un paio di minuti, bloccato da una piccola folla che ha continuato ad acclamarlo.