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Cofferati: una manifestazione per la democrazia
''Questa è una
giornata importante
perchè tantissime
persone sono venute
a Roma per dire no
al terrorismo, per
difendere la
democrazia e per
affermare l'esigenza
che le tutele siano
efficaci e i loro
diritti universali.
Una delle condizioni
importanti della
democrazia
sostanziale.
Volevamo fare del 23
marzo la festa dei
diritti ma la
barbara uccisione
del professor Marco
Biagi ha cambiato le
nostre priorità''.
Così Sergio
Cofferati alla
manifestazione
romana organizzata
dalla Cgil contro il
terrorismo e contro
la politica del
governo in materia
di lavoro.
Ma la manifestazione
al Circo Massimo,
cui, secondo gli
organizzatori hanno
preso parte oltre
due milioni di
persone (poco più
di 700mila per la
Questura di Roma),
non è piaciuta a
tutti. Soprattutto
non è piaciuta a
Savino Pezzotta,
leader della Cisl
secondo cui
"quando si
fanno scelte
unilaterali, parlare
di unità diventa
difficile. L'unità è
una parola forte.
Avevamo proposto di
sospenderla e farne
una insieme contro
il terrorismo ma
invece hanno
preferito fare una
manifestazione di
una sola parte e di
un solo colore. Così
ne è scaturita una
manifestazione di
una parte del
sindacato, della
Cgil e non tocca a
me valutare
l'iniziativa di
un'altra
organizzazione.
Naturalmente ognuno è
libero di fare
quello che vuole, ma
noi avremmo
preferito una
manifestazione con
più colori e più
bandiere, in un
altro giorno e in un
altro momento
e contro il
terrorismo".
Al Circo Massimo
prima
dell’intervento di
Cofferati è stato
osservato un minuto
di silenzio in
memoria di Marco
Biagi l’economista
assassinato a
Bologna dalle
Brigate rosse.
'Chi ci accusa di
essere complici di
questo clima ci
offende. Offende la
storia, gli uomini e
donne che hanno
lottato sempre a
viso aperto'', ha
osservato subito il
leader della Cgil.
Per il resto
Cofferati ha detto
di ricercare un
accordo col governo
sui temi del lavoro:
''Il nostro
obiettivo è
l'accordo, ci
presentiamo sempre
alle trattative, ma
quanto si interrompe
una trattativa
rispondiamo con la
lotta. Questa è la
funzione del
sindacato italiano
che non ha paura
dell'accordo, delle
trattative, ma non
ha paura neppure di
ricorrere allo
sciopero generale
come faremo nei
prossimi giorni. Le
nostre condizioni
sono nette ed
esplicite. Le
chiariremo
ulteriormente quando
andremo all'incontro
con il governo. Ma
la nostra scelta è
riconfermata. Esiste
una condizione di
partenza: il governo
deve sapere che
inizieranno le
trattative soltanto
se verranno
stralciate le norme
sull'art. 18”.
La manifestazione di
Roma, invece,
secondo il
capogruppo di Forza
Italia al Senato,
Renato Schifani
“rappresenta il
trionfo dell’uso
politico el
sindacato”.