La politica sanitaria

 

La campagna politica del Partito per il diritto alle cure sanitarie delle persone non autosufficienti con malattie croniche e mentali si propone in primo luogo di far emergere un problema importante che normalmente viene sottovalutato. Renderlo pubblico significa metterlo in luce per cercare gli strumenti e le modalità per la sua soluzione.
 
Prendiamo in considerazione un luogo comune: il preteso abbandono in ospedale da parte di molti familiari dell’anziano malato cronico.
Un discorso che, secondo l’attuale legislazione, deve essere rovesciato: è il Servizio Sanitario Nazionale che abbandona questo genere di malati gravi.
E' evidente che si tratta di perone che non sono in grado di provvedere a se stesse, e nemmeno in grado di difendersi. Sono in questo in gran parte coinvolte le famiglie ed anche gli operatori del settore, le associazioni di volontariato ed altri.  Il Censis ha recentemente pubblicato un'indagine che evidenzia una situazione al limite dell'emergenza. In Italia sono  500.000 le famiglie che devono occuparsi di uno o più dei loro congiunti colpiti dalla malattia di Alzheimer, ovvero da una malattia degenerativa grave della sfera neurologica che rende le persone non autosufficienti, che colpisce in gran parte persone sopra i sessant'anni e che richiede un'assistenza continua 24 ore su 24. La gran parte di queste persone è assistita in famiglia. Ogni famiglia, sempre secondo l'indagine, spende una media di lire 10.340.000 annue supportando la parte prevalente della spesa generale (7.000 miliardi annui). 
La media del tempo di cura prestato in famiglia è di 7 ore al giorno (11 se si considera tutto l'impegno assistenziale). Ad assicurare le cure in famiglia è la donna nel 73,8% dei casi; il 31,9% delle persone coinvolte nell'attività di cura è in pensione, il 27,7% sono casalinghe, il 35,5% lavora. Il 21% assume psicofarmaci per fare fronte allo stress.

Le leggi, dalla  Costituzione al decreto Bindi, affermano che tutti i malati, compresi quelli inguaribili, hanno diritto ad essere curati indipendentemente dalla durata e dalla fenomenologia della malattia. Non avviene così nella pratica, a partire dalle facili o selvagge dimissioni dagli ospedali di questi malati. Eppure le alternative non mancherebbero, particolarmente le cure domiciliari (Ospedalizzazione a Domicilio e Assistenza Domiciliare Integrata) ma anche la possibilità di essere ricoverati in apposite strutture residenziali (Residenze Sanitarie Assistenziali). Per ragioni economiche la gran parte delle Regioni scarica questi malati in ambito assistenziale, a carico dei Comuni (praticamente a carico di loro stessi o delle loro famiglie).

    Per opporci a questo tentativo che si inscrive nel più generale ridimensionamento dello stato sociale, noi promuoviamo questa campagna politica per: 
  a) affermare il diritto alle cure dei cronici non autosufficienti (organici e mentali) all'interno del Servizio Sanitario Nazionale, quindi alle sue condizioni sia di gratuità, sia di standard di personale e di strutture;
  b) proporre l'istituzione delle cure alternative all'ospedale (previste dai piani sanitari nazionali e progetti obiettivo) sia domiciliari, che residenziali;
  c) iniziare a respingere le dimissioni selvagge dagli ospedali, sia perché secondo le leggi non corrisponde al vero che gli ospedali devono curare solo i malati acuti, sia per costringere le autorità sanitarie politiche e amministrative a istituire le cure alternative. 
  d) stabilire un tetto per le rette che vengono richieste per il ricovero in strutture residenziali, che non devono superare il 60% del reddito della persona malata e possono essere richieste solo dopo il 60° giorno di degenza, con esenzione per le pensioni sociali ed eliminando ogni altra forma di prelievo nei confronti della persona ricoverata e dei suoi familiari.
Intendiamo così rispondere ad un problema che riguarda centinaia di migliaia di persone. Si tratta anche di affermare un principio fondamentale che contraddice il principio di sussidiarietà, considerando che la famiglia non ha alcun obbligo di cura -  ha invece il diritto ad affrontare queste difficoltà senza devastazioni del contesto relazionale e sociale dei suoi componenti - opponendoci al tentativo di messa in liquidazione delle conquiste sociali faticosamente raggiunte dopo anni di lotte.