Programma completo di FORZA NUOVA
La famiglia al centro della
nostra battaglia
L'azione politica del nostro movimento, a differenza di quella di tutti gli altri partiti, non ha come finalità la conquista di posizioni di potere o l'acquisizione e lo scambio di favori. La nostra azione politica è un sacrificio che ogni militante compie per servire la Patria e il popolo. Se questo però rimanesse confinato nel campo della dialettica politica e ideologica costituirebbe soltanto un vuoto esercizio di retorica. Servire la Patria e il popolo non vuol dire spendere le proprie energie per mandare in parlamento una pattuglia di uomini che vederebbe immediatamente frustrata la propria volontà di cambiamento, bensì individuare le cause profonde dell'attuale disordine e rimboccarsi le maniche per far fronte concretamente alla situazione. La prima tappa per la rigenerazione della Nazione e degli uomini
consiste nella difesa, nella rivalutazione e nel rilancio della
famiglia.Senza alcun dubbio la famiglia è il fondamentale e primario
soggetto sociale e forma la spina dorsale delle comunità e dello Stato.
Contemporaneamente la famiglia è il luogo per eccellenza dove l'essere
umano riceve l'insieme di valori e di coordinate spirituali che dovranno
guidarlo per tutta la vita. LA SOVVERSIONE DELLA GERARCHIA DEI VALORI Questa è stata la prima operazione contro la famiglia, ma anche la più subdola, quella che è passata inosservata e che ha posto le basi per i crimini successivi. Lungo tutta la storia dell'umanità in tutte le civiltà degne di questo nome, perfino in tutte le speci animali, l'individuo, giunto in età adatta alla procreazione, ha il dovere (dettato dai costumi sociali e dalla stessa spinta di natura) di trovare il compagno adatto e procreare per continuare la specie.Nel corso dell'ultimo secolo, con un'azione lenta ma inesorabile, la sovversione ha trasformato questo dovere in un diritto. Fatto questo passo la strada era aperta!Va da sé che, mentre un dovere è compiuto indistintamente da tutti i componenti di una compagine sociale ben organizzata, di un diritto usufruisce solamente chi lo voglia: ecco il perché della diminuzione dei matrimoni!Va da sé che di un diritto si usufruisce anche solamente per il periodo desiderato: ecco il divorzio!È ovvio anche che essendo il procreare un diritto e non un dovere ognuno lo faccia nei termini e nelle quantità che più gli aggrada! Ecco le coppie senza figli o a figlio unico!La concezione della famiglia come dovere morale, sociale e naturale si basava sulla triplice esigenza di obbedire alla legge divina di crescere e moltiplicarsi, di rafforzare e ringiovanire la Patria, di continuare la specie: privilegiati erano quindi il futuro e la prole.La concezione della famiglia come diritto si basa sulla necessità di garantire esigenze egoistiche di benessere e di libertà: privilegiati sono quindi il presente e l'individuo. Con ferrea logica non trovano protezione all'interno della famiglia così intesa tutte le situazioni che costituiscono un ostacolo all'ideale malsano dell'assoluta libertà del'uomo. Ecco gli ospizi per anziani inutili e noiosi! Ecco l'aborto per i bambini non voluti! Ecco l'orrore dell'eutanasia!La concezione della famiglia-dovere, poi, traeva la sua legittimazione da una serie di valori assoluti: la legge divina non ammette leggi alternative, il codice genetico naturale è univoco e uniforme ed esclude qualsiasi possibilità di comportamento alternativo.La famiglia-diritto, invece, nasce dallo pseudo-principio della libera scelta individuale e, ovviamente, lascia il campo libero a tutte le varianti che possano affacciarsi nella mente malata dei suoi propugnatori. Ecco l'omosessualità, le coppie e perfino le famiglie omosessuali che pretendono e ottengono bambini in adozione! Ecco i figli in provetta! Ecco i travestiti ed i transessuali che appaiono in televisione!Potremmo continuare all'infinito perché non c'è limite alla depravazione quando si accetta il principio che la vita si basa sui diritti e non sui doveri.È venuto il momento di dire basta e riaffermare chiaramente all'interno di noi stessi e poi della nazione il principio del dovere! Solo su questa base si potrà ricostruire. Tutto il resto viene dopo. ABORTO Il dramma dell'aborto è stato spesso relegato ad una questione di astratta moralità che in fondo ha poco a che vedere con la realtà sociale o con il cammino dei tempi. Niente di più falso. Il problema ha chiaramente un livello pratico che si sintetizza in una domanda: che cosa viene eliminato dal grembo materno al momento dell'aborto? O meglio: quando inizia la vita?L'idea che molti hanno, magari ingenuamente, è che ciò che viene eliminato dal grembo della madre sia un corpuscolo di cellule informi che un giorno potrebbero diventare un bambino, ma non gode di vita autonoma. In realtà qualsiasi filmato su feti abortiti mostra chiaramente che ciò che viene massacrato è il corpo di un bambino, piccolo ma chiaramente formato, che sente il dolore, che capisce ciò che gli avviene intorno e cerca di "scappare" nel momento in cui riceve i primi attacchi dal medico abortista.Da un punto di vista morale l'aborto è un caso chiuso: è omicidio. Il limitarlo al caso di feti imperfetti non fa altro che rendere più cinico un mondo che non accetta le forme di vita che possano essere una spesa per lo Stato o rappresentare infelicità per i genitori. Ma dove va a finire la nostra concezione spirituale dell'esistenza nel momento in cui l'anima di un handicappato si considera incapace di dare nulla al mondo in completa contraddizione con il mondo tradizionale che ha trovato sempre posto per tutti, anche per lo scemo del villaggio: che sarebbe stato della nostra civiltà se Omero, Beethoven e Leopardi fossero stati abortiti perché portatori di gravi malformazioni (cecità, sordità e scoliosi)? Inoltre servirà anche analizzare che le grandi strutture del Nuovo Ordine Mondiale sono tutte scatenate nel propagandare l'aborto fino a renderlo obbligatorio in Cina ed auspicabile nel resto del mondo.Per il nostro mondo non ci deve essere alcun dubbio; d'altronte qualsiasi regime nazionalista (o specificatamente fascista) non ha mai lontanamente sognato di introdurre una qualsivoglia apertura al massacro abortista.Infine ecco la risposta al continuo chiudere di scuole ed allo spopolarsi di strade che nei decenni scorsi erano piene di bambini: i nostri bambini non sono mai stati concepiti perché non avevamo il tempo per pensare a loro o se concepiti li abbiamo eliminati come un'ernia o un'appendice infiammata. Politica demografica Negli ultimi anni si è affermato un dogma le cui origini molto
sinistre si situano nei meandri elitari del Nuovo Ordine Mondiale; il
dogma dell'esplosione demografica. Il mondo sarebbe saturo, non avrebbe
più risorse disponibili e si avvierebbe (a causa della continua
crescita demografica) alla fame, alla distruzione per guerre o per
disastro ambientale. Questa teoria, densa di riflessi sul piano
pratico-operativo, influenza in modo ricattatorio e coercitivo le
politiche della quasi totalità dei paesi della terra. Infatti parte
integrante di ogni accordo per il finanziamento a paesi del terzo mondo
da parte del Fondo Monetario Internazionale è l'imposizione di limitare
in maniera drastica le nascite. Questa è la motivazione per le pratiche
abortive o di controllo demografico messe in pratica in Cina, India,
Pakistan, Filippine con metodi criminali.Un'analisi più seria basata su
un minimo di informazioni geografiche, storiche ed economiche ci da un
quadro totalmente differente della situazione. La parte del globo
abitata corrisponde a 1/100 della terraferma; se praticamente dessimo a
tutti gli abitanti della terra una villetta con giardino verrebbe
occupata solo la superficie del Texas [6 miliardi x 100 mq = 600.000
kmq; Texas = 694.500 kmq]. Per quanto riguarda l'approviggionamento di
cibo è sufficiente ricordare la distruzione scandalosa di derrate
alimentari che avviene in tutto il mondo: pensiamo alle arance distrutte
in Sicilia per tenere alti i prezzi oppure, per fare un altro esempio,
all'India, che sotto lo stretto controllo demografico dell'impero
britannico conobbe fame ed indigenza e poi, resasi indipendente,
raddoppiò di popolazione in quindici anni organizzando allo stesso
tempo l'agricoltura secondo sistemi europei e riuscì a rispondere come
non mai al fabbisogno della sua popolazione.Inoltre un'analisi della
densità della popolazione nel mondo dimostra che le popolazioni con
alta densità sono quelle più ricche (vedi Europa) e quelle con bassa
densità sono quelle più povere (vedi Africa).Se queste considerazioni
hanno importanza per capire come il mito della esplosione demografica
sia totalmente menzognero, ne hanno d'altronde meno per analizzare la
questione in Italia. Infatti è un dato conosciuto da tutti che il
nostro Paese ha ha la più bassa crescita demografica mondiale, anzi è
in decrescita e si avvia a un lento e inesorabile suicidio. A parte il
nostro orgoglio nazionale che è inesorabilmente colpito nel vedere i
giardini con pochi bambini, le scuole semivuote ed una nuova generazione
di non italiani supplire al vuoto, considerazioni di carattere
esistenziale e sociale ci spingono a dare al problema una valenza di
drammatica emergenza.Un popolo che non si riproduce è in decadenza e
muore; la storia ci dimostra che i periodi rigogliosi del nostro popolo
sono i periodi di forte crescita; basti pensare all'orgoglio che generò
e fu generato dalla campagna demografica fascista. Basti pensare al baby
boom dei primi anni Sessanta per vedere come coincida con un momento
quantomeno economicamente positivo (rovinato solamente dalla gestione
economica del Paese).Ogni governo che abbia a cuore il futuro del Paese
non può quindi non avere una seria politica demografica.Che cosa
impedisce al naturale bisogno di avere bambini la possibilità di
realizzarsi? Possiamo evidenziare i motivi più importanti: le madri
costrette a lavorare; Il lavoro femminile Il fatto che le donne siano costrette a lavorare deriva essenzialmente dal precipitare della nostra economia e dall'espandersi del debito. Fatto sta che mentre negli anni '50 e '60 il lavoro del capofamiglia era sufficiente a mantenere una famiglia ampia, negli anni '90 non è sufficiente il lavoro di ambedue i genitori. È indubbio che ciò sia collegato alle più alte aspettative del mondo moderno (questo aspetto sarà analizzato successivamente) ed alla mancata volontà di risolvere il problema. In Francia qualche anno fa il governo propose di stipendiare le madri di famiglia in quanto tali, liberando così potenzialmente milioni di uomini dalla disoccupazione. Il risultato sarebbe madri a casa con libertà economica e tasso di disoccupazione drasticamente ridotto. In Francia il progetto fu accantonato non per considerazioni economiche, ma per l'alzata di scudo di progressisti e femministe.Un governo che avesse a cuore il futuro del proprio popolo vedrebbe in questa soluzione uno strumento per incentivare la prolificità delle famiglie. Deve tornare ad essere illegale il divorzio e devono essere creati quartieri con concezione architettonica tradizionale e riabilitati gli antichi borghi, tipici dell'Italia centrale, abbandonati negli ultimi decenni. Gli sviluppi della informatica ed ineluttabile ritorno alla terra favoriranno questo salutare ritorno alle nostre radici. Il problema urbanistico Con l'abbandono delle campagne e la concentrazione della popolazione
nelle grandi città si è attuata una politica urbanistica di
diminuzione degli spazi abitativi e si è introdotto uno stile
architettonico tipo "alveare" che inibisce il numero della
prole e gli sottrae aree di gioco. Se inoltre nel passato vi era la
sicurezza per le madri nel lasciare i bambini a giocare in appositi
campi o giardini, oggi non vi è più né la tranquillità nel farlo né
gli ambiti che lo permettano: invece è chiaro che una concezione
urbanistica tradizionale imperniata intorno a piazza, chiesa, bottega e
spazi verdi è più consona ad un popolo in espansione vitale.La
mentalità materialistica PROPOSTE A LIVELLO LEGISLATIVO Anche se al momento non si possono intravedere possibilità di
influire a livello governativo, è un atteggiamento responsabile da
parte nostra il delineare alcune soluzioni legislative.Rendere illegale
l'aborto e proteggere l'indissolubilità del matrimonio. |
Il dramma immigrazione: problemi e prospettive COS'È L'IMMIGRAZIONE La domanda sembra banale, ma l'esperienza insegna che spesso le cose
più evidenti ed elementari sfuggono al giusto approfondimento critico.
Deve quindi essere ben chiaro fin dal principio che l'immigrazione L'immigrazione non è una gita di piacere L'immigrazione non è una libera sceltaRipulita l'immagine dell'immigrazione dai toni pastello con i quali i fautori della società multirazziale la imbellettano per farla digerire alle masse tramite quotidiani e televisioni a loro asservite, passiamo al secondo punto della nostra trattazione, tanto elementare quanto fondamentale.Comunemente si ritiene che laddove vi sia costrizione, quando manchi libertà di scelta, ci si trovi di fronte ad una situazione dai connotati fortemente negativi, ad una realtà che obbliga senza lasciar decidere. Ci pare quindi assai strano che una società come la nostra, libertaria per eccellenza, si trovi ad esaltare una situazione quale quella degli immigrati, i quali certamente non hanno scelto da soli di abbandonare il proprio popolo e la propria famiglia, bensì vi sono stati costretti da circostanze che per il momento definiamo solo esterne al loro volere.Le cause che spingono all'immigrazione sono molto serie: la povertà, il sottosviluppo e la fame. Ci riferiamo a persone che non hanno possibilità di scelta, uomini e donne che, attratti dalla propaganda diffusa dal mondialismo e sollecitati da organizzazioni internazionali sono obbligati a tagliare i ponti con la propria storia, in maniera consapevole o per via inconscia.È evidente quindi che l'equiparazione tra le parole libertà ed immigrazione non ha alcun motivo di essere sostenuta. Anzi, possiamo certamente affermare che emigrazione vuol dire schiavitù. L'immigrazione è un dramma personale La parola dramma non sembri
retorica: tale termine meglio di ogni altro riassume ciò che è
veramente l'emigrazione; un evento triste, avvilente, doloroso, che
coinvolge dal punto di vista umano numerose persone. In primo luogo
riguarda l'emigrante, colui che parte, che abbandona il suo villaggio,
paese, città, famiglia, moglie, figli, genitori, amici. E non si tratta
solo della perdita degli affetti più cari, ma del distacco da tutto un
mondo, da un modo di vivere e di pensare nel quale si è cresciuti e si
è stati educati. Parliamo di cultura, di tradizioni, di costumi che per
chissà quanti anni, spesso per sempre, si dovranno lasciare.Non
dimentichiamo poi il dramma vissuto dai parenti più prossimi, mogli che
si ritrovano a vivere senza marito, con un'intera famiglia da mantenere,
figli che crescono senza avere al fianco la fondamentale figura paterna
e che, privi di guida, rischiano di sbandare con più facilità degli
altri coetanei.Dobbiamo inoltre aggiungere il problema degli anziani
genitori, privati del naturale sostegno dei figli e condannati ad una
vecchiaia di stenti. Insomma, non solo problemi e drammi personali, ma
conseguentemente anche problemi e drammi sociali che portano al
progressivo disfacimento dell'istituzione familiare. 1. calo del numero dei disoccupati; 1. Dal punto di vista politico, senza alcun dubbio, un popolo
composto da donne, vecchi e bambini, con uomini pur miseramente occupati
e sottopagati, è più facile da gestire da parte della classe
dirigente, anche se tutto va a discapito del ricambio governativo e
della tanto acclamata democrazia. Non si fa altro che rinforzare un
regime dispotico prono agli interessi delle multinazionali (come è
tipico di tanti paesi decolonizzati). Aspetto economico È il punto che consideriamo meno importante, soprattutto perché a motivare il nostro rifiuto della società multirazziale non sono certo i meschini calcoli di una nazione ricca e industrializzata che teme di dover dividere la torta con nuovi invitati, ma ragioni ben più profonde.Ma, visto che ci siamo, parliamo di costi. Secondo molti esponenti del "buonismo" emergente, si tratterebbe di "sistemare" dignitosamente circa due milioni di extracomunitari regolari ed altrettanti clandestini. Sistemazione dignitosa vuol dire casa, lavoro, scuole ed assistenza sanitaria. Forse che lo Stato italiano può, ragionevolmente, affrontare una spesa simile? Tralasciamo le ulteriori obiezioni logiche, cioè se sia moralmente legittimo anteporre alle esigenze delle migliaia e migliaia di cittadini italiani senza casa, disoccupati, cassintegrati, pensionati e via dicendo le esigenze di persone appartenenti ad altri paesi. Non possiamo poi tacere i costi notevolissimi per il mantenimento dell'ordine pubblico, causati dalla presenza di centinaia di migliaia di extracomunitari che vivono ai margini della legalità, come dimostrano chiaramente i dati del Ministero degli Interni. Un ulteriore, conseguente problema è dato poi dall'affollamento delle carceri statali, già di per sé inadeguate alle necessità interne.Tali discorsi sembrano di bassa lega, ma bisogna tener ben presente che lo Stato, che gestisce il denaro pubblico, ne è depositario e non proprietario e deve quindi renderne conto ai cittadini. La beneficenza è una grande virtù, ma va fatta con i soldi propri e non con quelli degli altri.? Aspetto sociale L'arrivo massiccio di extracomunitari sta creando una serie di tumulti e sollevazioni da parte dei cittadini locali, di cui ogni giorno fanno testimonianza i giornali. In alcune zone la presenza degli immigrati ha addirittura creato vere e proprie aree "a rischio", quartieri nei quali è consigliabile non circolare. Inoltre, al di là dell'aspetto folkloristico dei vu' cumpra', i delinquenti extracomunitari operano sotto la protezione di potenti organizzazioni malavitose.Di fronte a questo stato di illegalità tollerata con condiscendenza dalle autorità, non ci si può stupire se il cittadino italiano, esasperato, finisce con il reagire. Infatti ogni consesso civile si basa sul rispetto di alcune norme che debbono essere universalmente accettate. Tali norme non nascono dal nulla, ma sono il risultato di una lunga evoluzione culturale e giuridica. Nel momento in cui corpi estranei ad una certa società, lontani da essi per cultura, civiltà e tradizione, portatori anch'essi di una mentalità giuridica specifica, si vengono a scontrare con una realtà dissimile, inevitabilmente si crea uno stato di tensione sociale inaccettabile che può portare allo smembramento dello stesso Stato.Sperare che popoli e culture diverse tra loro possano integrarsi al tocco di una bacchetta magica è pura e semplice follia. Follia omicida per di più, perché la storia ci dimostra (ex Jugoslavia, Ruanda, Los Angeles, Sri Lanka, etc.) quanto sia pericoloso giocare con le differenze etniche. Gli ammiratori della società multirazziale sono solo sognatori incoscenti se non criminali, che rifiutano il mondo per quello che è effettivamente, creandosene uno di fantasia che non ha nulla a che fare con la realtà.? Impoverimento culturale I boxer cinesi che si batterono contro la penetrazione degli occidentali nel loro Paese, non fecero che difendere la propria cultura e indipendenza. Così è oggi per i nazionalisti italiani: dimostrare quanto l'immigrazione sia una catastrofe per la cultura occidentale è fin troppo facile: basta riflettere sulla influenza negativa che la pseudo-cultura americana ha prodotto nel nostro Paese per comprendere cosa sia la colonizzazione culturale. Tradizioni secolari scomparse o messe alla berlina; depauperamento del nostro patrimonio linguistico, americanizzazione galoppante di costumi e abitudini propagandata da cinema e televisione.Ma tutto ciò è paragonabile ad un granello di sabbia nel deserto se contrapposto alle conseguenze gravissime di una immigrazione incontrollata in Italia da parte di extracomunitari africani e asiatici.Valutando il calo delle nascite che affligge la popolazione italiana e paragonandolo alla fertilità tradizionale dei popoli arabi, africani ed asiatici, nell'arco di pochi decenni ci troveremo con una popolazione italiana ridotta ad essere minoranza in casa propria. Difficilmente i nuovi dominatori prenderanno a cuore l'estinzione della nostra etnia come facciamo noi oggi per gli indios dell'Amazzonia.Alcuni folli, sapientemente manovrati da organizzazioni internazionale con idee molto chiare, pretenderebbero addirittura di mescolare la tradizione cattolica, sharia musulmana, animismo tribale e filosofie orientali in un grande cocktail multiculturale che produrrebbe l'avvento di un paradiso terrestre chiamato new age. In realtà da questo melting pot esplosivo dal punto di vista sociale uscirebbero sconfitte proprio le culture e tradizioni dei singoli popoli, edulcorate e contaminate da influenze tra le più disparate.Qui dobbiamo metterci d'accordo su un punto ben preciso: se riteniamo che la varietà delle culture sia un bene oppure un male. Se pensiamo che la ricchezza dell'umanità sia composta dal patrimonio culturale di ogni singolo popolo, non possiamo accettare l'avvento di una società multirazziale, che per sua natura è livellatrice e massificante.Se al contrario ci attira la prospettiva orwelliana di un mondo riunito sotto il potere di un Grande Fratello, allora dobbiamo abbattere le barriere culturali e linguistiche che si oppongono a tale progetto di dittatura universale.Per quanto ci riguarda, il nostro compito, oggi come sempre, è quello di lottare per la vera libertà che non è quella introdotta dalla rivoluzione francese né quella imposta dai liberatori dopo il 1945. Nonostante tutto continuiamo a ritenere che in Egitto debbano vivere Egiziani, in Cambogia Cambogiani, in Italia Italiani. Il nostro nazionalismo non si esaurisce nella difesa della nostra indipendenza, ma assume un rilievo ben più ampio in quanto difesa di tutte le etnie minacciate dal mondialismo massonico. A CHI GIOVA L'IMMIGRAZIONE Dietro il dramma umano di milioni di persone si celano enormi
interessi di carattere politico ed economico. Senza dubbio
l'immigrazione rientra in un piano molto articolato gestito, come detto,
dalle centrali mondialiste. Abbattute le barriere linguistiche e
culturali, mescolati i popoli fino a far loro perdere le caratteristiche
etniche, ecco che si è creato il perfetto apolide, un individuo reso
pura materia, semplice manovalanza da spostare e trasferire qua e là
come una pedina sulla scacchiera.Un mondo senza confini, e quindi senza
Stati autonomi, diventerebbe facile preda della grande finanza e non è
una forzatura prevedere un totale tracollo della civiltà
occidentale.Scendendo nel dettaglio della situazione italiana,
l'immigrazione giova all'industria, che si procura in questo modo
manodopera a buon mercato e senza pretese, sottopagata e "in
nero", da utilizzare anche per tenere freno le legittime richieste
del lavoratore italiano. Il tutto incurante del tradizionale insegnamento della Chiesa per il
quale Dio ha dato ad ogni popolo un territorio ed ogni mescolanza
culturale e religiosa è da considerare imprudente se non addirittura
inaccettabile.E per concludere, l'immigrazione giova a quegli
amministratori corrotti che, legati a doppio filo ad intrallazzatori e
profittatori, riescono lucrare sulle disgrazie altrui: campi di sosta
per nomadi che costano miliardi, autostrade costruite nei deserti
africani, organizzazioni fantomatiche che gestiscono miliardi di denaro
pubblico. SIAMO RAZZISTI? La recente riesumazione del termine razzista ed il suo uso
indiscriminato, rivolto come una condanna di infamia contro chiunque osi
criticare la società multirazziale, rientra in una strategia ben
mirata: si vuole eliminare alla radice qualsiasi forma di dissenso. Se
non si approva l'immigrazione senza neanche esaminare le motivazioni
addotte, si viene immediatamente esclusi dalla cosiddetta "società
civile" ed additati al pubblico ludibrio. Per questo si deve stare
attenti, senza mai reagire instintivamente alle provocazioni del sistema
e alle sue strumentalizzazioni, rischiando così di essere manovrati
dall'esterno.Noi siamo fermamente contrari all'immigrazione come
fenomeno, ma la nostra lotta non è rivolta verso il singolo
extracomunitario. I veri nemici della nostra civiltà non sono quelli
che ci importunano ai semafori per lavare i vetri dell'automobile, ma
stanno comodamente seduti in poltrona, portano la cravatta hanno la
pelle del nostro stesso colore e si compiacciono di questa corsa verso
il caos.Noi crediamo che tutti i popoli debbano seguire una propria via
verso lo sviluppo economico, uno sviluppo separato che proceda in forma
graduale e mantenga inalterate tradizioni e costumi delle diverse
nazioni. LA NOSTRA PROPOSTA È importante essere chiari: non ci sono varie soluzioni al fenomeno dell'immigrazione, né ci deve essere spazio per il soggettivismo od il sentimentalismo spicciolo. Alcune prese di posizione, secondo le quali si potrebbe utilizzare l'elemento islamico presente in Italia in funzione antimondialista, comportano rischi che non si possono correre: ciò significherebbe infatti consegnarci all'Islam con le mani ed i piedi legati.C'è un'unica via da percorrere: il rimpatrio. Gli emigrati entrati nel nostro Paese devono essere rimpatriati ai luoghi di provenienza. Questo rimpatrio deve essere gestito in maniera umana, dando agli
interessati il tempo necessario per preparare la propria partenza, ma
esso deve rispettare termini temporali prefissati e, soprattutto,
inderogabili. La vergogna dell'usura Recenti, tristi episodi di cronaca riferiti dalla stampa hanno
portato all'attenzione dell'opinione pubblica il dramma dell'usura. I
commenti degli editorialisti si sono caratterizzati per superficialità,
sentimentalismo e scandalismo; il problema è rimasto all'ordine del
giorno per alcune settimane, sono state prospettate false soluzioni, la
gente ha creduto che qualcosa sarebbe stato fatto ma tutto è rimasto
come prima. Usualmente è considerata come la "pratica di prestare denaro a
un interesse esorbitante, specialmente a un tasso maggiore di quello
legale": questo è il significato che ne dà non soltanto l'uomo
della strada, ma anche il dizionario della lingua italiana. Non è
chiaro se il dizionario rifletta la convinzione dell'uomo comune, o se
non sia piuttosto quest'ultimo a farsi eco di ciò che ha imparato dal
dizionario.È comunque evidente e indiscutibile che sono entrambi in
errore. E non per qualche aspetto di poco conto, ma in una questione
della massima importanza, che, lo si voglia o no, avrà un ruolo
decisivo nel decidere se la nostra civiltà sia destinata a sopravvivere
ancora per molto. COS'È L'USURA Occorre anzitutto capire una cosa: l'usura non ha assolutamente nulla a che fare col tasso d'interesse, alto o basso che sia. Si puo'avere un tasso d'interesse del 100% (e tutti converranno che è un tasso esorbitante), senza per ciò cadere nell'usura. Mentre si può avere un tasso d'interesse dello 0,5% (e tutti converranno che è molto basso) e si avrebbe usura che nel Medioevo e fino al diciottesimo secolo era passibile di prigione per mano dei tribunali civili.Ciò sembrerà paradossale solo se non ci si rende conto che usura significa qualunque interesse ottenuto su un prestito che non sia produttivo. Vale a dire che un prestito a interesse, per non essere usuraio, è il prestito destinato a generare nuova ricchezza, deve essere impiegato in un reale investimento, condividendone i rischi: dalla nuova ricchezza colui che ha prestato il denaro potrà ottenere una percentuale, il proprio profitto. Solo questo è giusto e onesto.Ma se il denaro è usato in modo tale da non generare nuova ricchezza, e nondimeno porta l'onere di un interesse (non importa se alto o basso), è usura.Vediamo cosa ciò significhi nel contesto d'oggi. Che dire di tutti quei meravigliosi regali che avete comprato per i
bambini con la carta di credito su cui pagate il 23,6% di tasso
percentuale annualizzato? Pura e semplice usura!E che dire della casa di
quattro stanze da letto più servizi che pagherete in 25 anni con
"un nuovo, eccitante pacchetto di tassi di interesse garantito per
3 anni" finanziato da qualche Goldmann Finanziaria? Pura e semplice
usura!Scioccati? Pensate a questo. È proprio in un sistema libero dall'usura che la prosperità cresce e si diffonde a beneficio di tutti (eccetto i banchieri, gli speculatori di borsa, gli strozzini, gli imbroglioni).In altre parole, in una società libera dall'usura il 99% della popolazione guadagna invece di quell'1% che sfrutta parassitariamente; mentre in una società come l'attuale (dominata dall'usura) la gente lavora per accrescere i profitti di quello stesso 1% di parassiti e patisce ogni sorta di privazioni per sopravvivere.Continuamente si sentono i governanti parlare della necessità di "pareggiare il bilancio", o affermare che "la nazione non può permettersi" questo o quello, o che occorre "razionalizzare i servizi", ossia ridurli, "allo scopo di raddrizzare gli squilibri del debito pubblico".Ma cos'è questo debito pubblico, di cui si sente sempre parlare e di cui si sa tanto poco? Non vi è mai capitato, leggendo la storia, di trovare tempi e luoghi
in cui era insolito avere un debito pubblico?Sapevate, per esempio, che
dal 1931 al 1974 il Portogallo non aveva nessun debito pubblico, perché
tra quelle due date esso aveva adottato un sistema libero dall'usura? Se leggiamo, per esempio, lo studio di Arthur Field sulla grande
depressione del 1929, ci potremmo chiedere quanti eventi economici
"inaspettati" si conoscano, che, come lo fu la crisi del 1929,
siano stati previsti con anni di anticipo e spiegati nelle loro modalità,
e dei quali siano stai indicati i parassiti artefici e gli esiti
distruttivi. Tutto questo, infatti, è documentato negli archivi del
governo degli Stati Uniti. Ma chi ne è a conoscenza? E perché nessuno
ne parla? È molto semplice: per paura. Si, la verità è nota. Ma chi
vorrà essere il Davide che, fionda alla mano, colpirà quel Golia che
l'usura è diventata?Dovremo forse aspettare che Golia finisca col
cadere schiacciato dal suo stesso peso, divenuto eccessivo? In tal caso
dovremo di nuovo ricomporre i brandelli e i tessuti della società, ma
soltanto dopo tutto il dolore e tutta la sofferenza, la miseria,
l'abiezione e la morte che Golia avrà già causato. E non è detto che
il ricomporre sia agevole. La spiegazione è semplice. Infatti, perché mai preoccuparsi di cercare una buona idea, di pianificarne e verificarne l'attuazione, di realizzare una produzione, commercializzarla, trasportarla e venderla, quando si possono incassare somme enormi, oltre i sogni più rosei, semplicemente standosene seduti all'elaboratore e praticando quella specie di gioco d'azzardo che è noto come borsa valori? Di chi è dunque la responsabilità? Dei governi? Indirettamente si, perché la politica finanziaria di un paese dovrebbe essere di competenza governativa, mentre in realtà non è così, nonostante le apparenze. Infatti la Banca d'Inghilterra, la Bundesbank, la US Federal Reserve, la Banca d'Italia non sono più sotto il controllo dei rispettivi governi.Le prove? Eccovi tre esempi.
LE SOLUZIONI Avendo oramai una idea più chiara di cosa è l'usura ci possiamo
porre il problema delle possibili soluzioni. Si potrebbe prospettare, vista la estrema sensibilità della Chiesa
Cattolica verso il problema dell'usura, l'istituzione temporanea di un
obolo che i fedeli donino durante la Messa; i proventi di tale raccolta
dovrebbero andare ad un sistema di prestiti per i bisognosi libero da
usura.Dal pulpito, e a più riprese, dovrebbe essere spiegata non solo
la gravissima natura peccaminosa dell'usura, ma anche la necessità
sociale di curarla; infatti, come abbiamo visto, sono dovuti soprattutto
all'usura la continua crescita dei prezzi e molti altri mali, non
esclusa la disoccupazione.Fondi di risparmio |