Dietro al gesto goliardico le accuse: spot dannosi per i bambini, cibi manipolati. La protesta potrebbe estendersi ad altri Paesi Francia, «sequestrati» i megapupazzi esposti davanti ai fast food
Stefano Montefiori,
(Giovedì, 16 Aprile 1998 Corriere della Sera)MILANO - «John e Pamela Ronald sono stufi di essere gli schiavi della più grande impresa mondiale di ristorazione. E poi detestano i loro abiti ridicoli. Vogliono poter parlare liberamente. Così li abbiamo rapiti». Firmato, gli «Ecoguerrieri» in lotta contro l'invasione di fast food e contro «la truffa ecologica e sociale» della catena McDonald's. Allegate al bizzarro comunicato, le foto di due esemplari di Ronald McDonald's (ribattezzati John e Pamela), il clown in fibra di vetro alto due metri e mezzo che troneggia nei fast food McDonald's di tutto il mondo, e che con un'azione di «terrorismo demenziale» è stato sottratto alcuni giorni fa dai ristoranti di Boussy-Saint-Antoine (Essonne) e di Brie-Comte-Robert (Seine-Marne). Un'operazione di sabotaggio che ora rischia di estendersi in tutta Europa: dalla Gran Bretagna, dove sono molto forti i gruppi di ecologisti radicali in guerra contro le multinazionali, alla Germania e all'Italia.
Il gesto degli «ecoguerrieri» ricorda le azioni del famigerato «Fronte di liberazione dei nanetti da giardino», che da mesi penetra nei giardini di tutta la Francia per rubare le piccole statue di gesso e «restituire loro la libertà nei boschi». Stesse tecniche di guerriglia semiseria: ora però il bersaglio non è più il kitsch che avanza nelle ville della classe media, ma la catena McDonald's, il simbolo più rappresentativo dello stile di vita americano esportato, uguale a se stesso, in tutto il mondo. Italia compresa: la scorsa estate la McDonald's ha acquistato ancora più diffusione rilevando tutti i locali dell'italiana «Burghy».
L'happening goliardico del «rapimento» dei due clown diventa così il pretesto per esprimere duri attacchi contro l'impero del «Big Mac», come spiega il quotidiano Le Monde. Prima di tutto, gli ecologisti protestano contro il nuovo spot, in cui si vede un bambino sorridere non appena scorge l'insegna con la «M» gigante (che sta per «McDonald's» ma anche per «mamma»): «condizionamento inflitto ai più piccoli», «induzione di riflessi pavloviani». Poi, la «truffa ecologica»: «McDonald's parla di ecologia solo per gli imballaggi, ma tace sui cibi manipolati geneticamente». Infine, la denuncia contro «il nuovo schiavismo»: «Nel 1996 la catena ha ottenuto un guadagno netto di un miliardo e mezzo di dollari (oltre 2.500 miliardi di lire), ma paga i dipendenti in media 39 franchi all'ora (circa 11 mila lire)».
Accuse precise, accompagnate alla minaccia di nuove, clamorose azioni. Ma le difficoltà per la più grande catena di fast food mondiale non si limitano alla Francia. Negli Stati Uniti è cominciato il primo sciopero della storia di dipendenti McDonald's: a Macedonia, nell'Ohio, sei giovani attuano un picchetto davanti al locale. Innalzano cartelli con le scritte «Sciopero» e «Suonate il clacson» per denunciare la durezza delle condizioni di lavoro.
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