LE DONNE CONTRO LA POVERTA', L'ESCLUSIONE, LA DISOCCUPAZIONE

IL COORDINAMENTO ITALIANO DELLA MARCIA MONDIALE DELLE DONNE ADERISCE ALLA PROTESTA CONTRO IL VERTICE DEI MINISTRI DELL'INDUSTRIA DELL'OCSE CHE SI SVOLGERA' A BOLOGNA DAL 12 AL 15 GIUGNO


giugno 2000


Il Coordinamento ritiene che la protesta risponda all'interesse della maggioranza delle donne che hanno pagato finora il prezzo più alto alle logiche e alle decisioni del Club dei ricchi.

- L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che raggruppa 29 paesi ricchi, studierà a Bologna il decentramento della produzione dalle grandi alle piccole e medie imprese.

Già il testo della rete NO OCSE fa notare che il modello interessa il padronato perché i salari sono più bassi, i diritti sindacali minori o assenti del tutto, la flessibilità della produzione altissima e spesso selvaggia. In questo modello, che si sta affermando in tutte le nuove assunzioni, le donne, native e migranti, svolgono nello stesso tempo il ruolo di cavie e di aerea della forza lavoro più esposta alla precarietà e alla crisi dei diritti.
L'iniqua divisione del lavoro domestico, la carenza di servizi sociali a prezzi accessibili alle lavoratrici, la relazione di dipendenza che ancora esiste in vaste aree degli stessi paesi più sviluppati costringono le donne ad accettare assunzioni senza garanzie per conciliare lavoro produttivo e riproduttivo. Malgrado il ricorso più frequente negli ultimi anni alla forza lavoro femminile, le donne continuano a soffrire di un tasso di disoccupazione doppio rispetto a quello maschile, in modo particolare nell'Italia meridionale, anche se i loro livelli di istruzione sono ormai superiori.
La piattaforma mondiale ed europea della Marcia e il testo di adesione italiano ribadiscono la centralità dell'autonomia economica delle donne e dei loro diritti sul lavoro e nella vita quotidiana, l'importanza dei servizi sociali e di una più equa divisione dei compiti di riproduzione.

- Gli interessi e le decisioni del Club dei ricchi hanno implicazioni anche più gravi di quelle già gravi, che riguardano la possibilità di lavorare delle donne e le condizioni del loro lavoro nel paesi economicamente più sviluppati. Il modo in cui la globalizzazione si realizza ha come conseguenza un incremento delle differenze tra paesi ricchi e paesi poveri e un'accentuazione dei processi di impoverimento in primo luogo delle donne. Istituzioni come l'OCSE, il Fondo Monetario, la Banca Mondiale, il WTO sono direttamente responsabili dell'aggravarsi della loro miseria, come di quella dei bambini e degli uomini del sud e dell'est del mondo.
Non a caso, la tappa finale della Marcia mondiale sarà una manifestazione di protesta contro la sede del Fondo Monetario internazionale a Washington.

- Prolungamento essenziale di questa politica con altri mezzi è la guerra, che garantisce il controllo delle aree del mondo sconvolte dalla globalizzazione e coniuga il livello massimo possibile di ricchezza globale con il livello minimo di vita degli esseri umani, come quello che caratterizza le zone colpite dalle guerre e dai dopoguerra. Come dimostrano le vicende degli ultimi decenni nei Balcani, le donne sono le prime a pagare non solo con le violenze, gli stupri etnici e la miseria, ma con le conseguenze politiche e ideologiche della militarizzazione, che esalta il maschile stereotipo, svaluta le donne e riporta al centro della politica la logica del branco nella sua versione peggiore, quella del branco legale e dotato di potenti mezzi di distruzione.
Il testo italiano di adesione alla Marcia mondiale non a caso ribadisce con particolare energia il rifiuto della guerra e dell'impegno dell'Italia nelle guerre.

- Ancora una volta soprattutto contro le donne si rivolge un'altra conseguenza delle dinamiche della globalizzazione. Gli effetti devastanti di una penetrazione del capitale sostenuta da un sistematico terrorismo aereo e la crisi del movimento operaio internazionale, che non può più proporsi come alternativa, fanno rinascere in tutti i punti cardinali del globo vecchi nazionalismi, integralismi ottusi e regressivi, anacronistici ritorni alla religione dei padri, regionalismi da bunker dei ricchi, militarismi da grandi potenze.
Questo nuovo e insieme arcaico immaginario politico ha già impresso una battuta d'arresto alla liberazione delle donne, in alcune situazioni in modo drammatico (per esempio nei paesi in cui domina l'integralismo islamico), in altre con la riproposizione insistente di valori patriarcali da cui le donne si sono da poco liberate, almeno in alcune aree del mondo.
In Italia le politiche familistiche, l'attacco all'aborto legale, le proposte sui diritti del concepito, ecc. sono la misura del ruolo politico più forte dell'integralismo cattolico e di destre nella sostanza razziste e misogine, malgrado il doppiopetto che ancora sono costrette ad esibire.
La piattaforma mondiale ed europea della Marcia e il testo di adesione italiano insistono sul tema dell'autodeterminazione delle donne e sui diritti delle lesbiche e dei gay.
Non a caso, una delle tappe italiane della Marcia è la partecipazione al Gay e Lesbian pride dell'8 luglio, in cui riaffermeremo ancora l'importanza per le donne di uno Stato laico e l'irrinunciabile diritto a decidere del loro corpo.


Coordinamento italiano della Marcia Mondiale Donne 2000