Speciale in Medioriente
"Questione Palestinese"
Arafat condanna tutte le azioni terroristiche
Il comunicato è stato pubblicato a nome di Arafat e della direzione palestinese. «Il presidente Arafat e la direzione palestinese esprimono la loro condanna di tutte le azioni terroristiche che prendano di mira i civili, sia israeliani sia palestinesi, e del terrorismo, praticato sia da uno Stato sia da gruppi o persone», afferma il testo. «Respingiamo la violenza e il terrorismo contro i civili come mezzo per ottenere risultati politici», prosegue il comunicato. «Condanniamo con fermezza le operazioni violente dirette contro civili israeliani, in particolare l'ultima operazione a Gerusalemme», afferma il documento, pubblicato in arabo dall'agenzia ufficiale palestinese Wafa. Nel comunicato Arafat condanna anche «i massacri e le stragi perpetrate dalle forze di occupazione contro i civili e i profughi palestinesi nella città di Nablus, nel campo di Jenin e contro la Chiesa della Natività a Betlemme».
In aperta sfida alle obiezioni Usa, e con il segretario di Stato americano Colin Powell ancora a Gerusalemme, Israele aveva sferrato nella mattinata di sabato una nuova, triplice incursione nei territori autonomi palestinesi della Cisgiordania: truppe appoggiate da decine di carri armati e autoblindo sono infatti penetrate nelle cittadine di Arabe e di Hashmiyah, situate rispettivamente a sud e a nord-ovest di Jenin, nonché nel villaggio di Birqin, a ovest della stessa Hashmiyah.
Una volta presa posizione all'interno delle tre aree, teoricamente sotto l'esclusivo controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese, i militari ebraici hanno imposto ovunque il coprifuoco. Si tratta delle prima, concreta ritorsione adottata dopo l'ennesimo attentato suicida costato la vita, ieri a Gerusalemme, a sei persone.
Venerdì era saltato l'incontro tra Powell e Arafat. O meglio, era slittato in attesa di un'esplicita condanna del terrorismo da parte del leader palestinese. Il sangue dei sei israeliani uccisi venerdì da una kamikaze palestinese nel mercato di Gerusalemme ha cambiato le carte in tavola alla missione di Colin Powell in Medio Oriente: sabato il segretario di Stato americano doveva vedere Yasser Arafat a Ramallah, «ma ha rinviato l'incontro», ha detto il suo portavoce Richard Boucher. Il segretario di Stato americano ha detto sabato che decidera più tardi in giornata se incontrare il presidente palestinese Yasser Arafat. Dopo l'incontro con i patriarchi delle tredici denominazioni cristiane della Palestina, Powell ha detto ai giornalisti: «Stiamo esaminando quello che faremo e decideremo più tardi in giornata». In precedenza padre Abdel della Custodia di Terrasanta aveva detto che Powell, durante l'incontro con i religiosi, aveva affermato che avrebbe visto Arafat domenica.
L'appuntamento potrebbe esserci dunque domenica, solo se prima Arafat e i dirigenti dell'Anp avranno condannato la strage perpetrata a Gerusalemme. Ma nulla è sicuro. Negli Stati Uniti le immagini dell'attentato hanno dominato le televisioni: il presidente Bush - ha detto il portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer - è «molto turbato» dall'agguato che ha insanguinato Gerusalemme, poche ore dopo un difficile faccia a faccia tra Powell e il premier israeliano Ariel Sharon concluso senza risultati concreti per l'inviato per gli Stati Uniti. Bush - ha aggiunto Fleischer - ha dato al suo segretario di Stato «la flessibilità necessaria» per la sua missione, ma ora, alla luce dell'attentato, s'attende un gesto concreto da Arafat: «Oggi sarebbe il giorno giusto perché Arafat condanni pubblicamente il terrorismo e mostri di essere un leader».
Dopo molte incertezze, e frenetiche consultazioni con Washington, l'annuncio del rinvio è arrivato venerdì sera quando già a Gerusalemme era notte fonda. Il faccia a faccia tra Powell e il capo dell'Autorità Palestinese a Ramallah potrebbe semplicemente slittare: Powell ha infatti a quanto pare deciso di fermarsi nella regione almeno fino a lunedì. Le richieste dell'amministrazione Bush alle parti sono sempre le stesse: Israele deve ritirarsi dai territori palestinesi occupati; i palestinesi devono rinunciare alla violenza e cessare gli atti di terrorismo. Ma ora la Casa Bianca e Powell hanno incassato due batoste su entrambi i fronti: da un lato la strage, rivendicata dai militanti della brigata dei martiri Al Aqsa legata ad Arafat, dall'altro il no di Sharon a un calendario per il ritiro delle forze israeliane dalla Cisgiordania.
«Non c'è uno scadenzario», ha dovuto ammettere Powell nell'ennesiam marcia indietro, dopo l'incontro con il primo ministro israliano: «Comprendiamo il bisogno di Israele all'autodifesa. Comprendiamo che Israele è sotto la minaccia di un attacco terroristico. Ma al contempo come amici di Israele, dobbiamo prendere atto delle conseguenze a lungo termine delle incursioni e dei loro effetti sulla regione e sul clima internazionale.