Speciale in Medioriente
7 punti per la pace
Francis Boyle, professore di diritto internazionale all'Università dell'Illinois, indica i sette punti che dovrebbero fornire al popolo palestinese le condizioni economiche e politiche sufficienti a negoziare un accordo di pace giusto e ampio con Israele
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Anche se avesse avuto successo, il processo di Oslo avrebbe portato all'imposizione permanente al popolo palestinese di un bantustan. Ma Oslo ha fatto il suo tempo! Perciò è mia intenzione qui tratteggiare un nuovo corso per il popolo palestinese e i suoi sostenitori nel mondo, da considerare alternativo al processo di Oslo.
Primo: dobbiamo immediatamente mobilitarci per la sospensione de facto di Israele dal complesso del sistema delle Nazioni unite, compresa l'assemblea generale e tutti gli organismi sussidiari dell'Onu. Dobbiamo fare a Israele ciò che l'assemblea generale dell'Onu ha fatto alla Jugoslavia genocida e al regime criminale basato sull'apartheid del Sudafrica. Qui la base giuridica per la sospensione de facto di Israele presso l'Onu è piuttosto semplice: come condizione per la sua ammissione nell'Organizzazione delle nazioni unite, Israele ha accettato formalmente, tra l'altro, di accettare la Risoluzione dell'assemblea generale 181 (II) (1947) (partizione e amministrazione fiduciaria di Gerusalemme) e la Risoluzione dell'assemblea generale 194 (III) (1948) (diritto al ritorno per i palestinesi). Nonostante questo, il governo di Israele ha espressamente rinnegato sia la Risoluzione 181 (II) che la Risoluzione 194 (III). Perciò, Israele ha violato le condizioni per la sua ammissione nell'Onu e dunque deve essere sospeso su una base de facto da qualunque partecipazione all'intero sistema delle nazioni unite.
Secondo: qualunque ulteriore negoziazione con Israele deve essere condotta sulla base della Risoluzione 181 (II) e dei confini da essa specificati, della Risoluzione 194 (III), delle susseguenti risoluzioni dell'assemblea generale e del consiglio di sicurezza; della terza e quarta Convenzione di Ginevra del 1949; dei Regolamenti dell'Aja del 1907; e di altri rilevanti princìpi di diritto pubblico internazionale.
Terzo: dobbiamo abbandonare la finzione e la frode secondo cui il governo degli Stati uniti sarebbe un "mediatore onesto" in Medio Oriente. Il governo Usa non è mai stato un "mediatore onesto". Non lo è da molto prima dell'assetto formale dei negoziati di pace in Medio Oriente nel 1991. Piuttosto, gli Usa hanno sempre parteggiato per Israele contro i Palestinesi e contro gli altri stati arabi. Dobbiamo istituire una cornice internazionale che sponsorizzi dei negoziati in cui i negoziatori palestinesi non siano soggetti alle continue angherie, minacce, intimidazioni, bugie, e ai tentativi di corruzione e agli inganni belli e buoni perpetrati dagli Stati uniti per conto di Israele.
Quarto: dobbiamo fare in modo che l'assemblea generale dell'Onu adotti ampie sanzioni economiche e diplomatiche contro Israele in base ai termini della Risoluzione "Uniting for Peace" (1950). In base ad essa, la sessione speciale di emergenza dell'assemblea generale sulla Palestina, attualmente sospesa, aspetta di essere indetta.
Quinto: il governo provvisorio dello stato palestinese deve denunciare Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja per aver inflitto al popolo palestinese atti di genocidio in violazione della Convenzione sul genocidio del 1948.
Sesto: dobbiamo premere sugli stati membri dell'assemblea generale dell'Onu perché venga istituito un Tribunale penale internazionale per la Palestina (Ictp) allo scopo di perseguire penalmente i criminali di guerra israeliani, sia militari che civili, compresi in modo particolare i leader politici israeliani. L'assemblea generale dell'Onu può istituire tale tribunale con un voto a maggioranza come previsto dall'articolo 22 della Carta delle Nazioni unite sull'istituzione di "organi sussidiari". Questo tribunale penale internazionale per la Palestina dovrebbe essere organizzato dall'assemblea generale dell'Onu secondo le stesse linee del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (Icty), già istituito dal Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Settimo: i cittadini e i governi di tutto il mondo interessati devono organizzare una grande campagna di disinvestimento economico e di dismissione nei confronti di Israele analoga a quella che fu fatta nei confronti del regime criminale basato sull'apartheid in Sudafrica. Quella campagna giocò un ruolo fondamentale nello smantellamento del regime criminale in Sudafrica. Per ragioni molto simili, una campagna mondiale di disinvestimento/dismissione nei confronti di Israele giocherà un ruolo fondamentale nello smantellamento del suo regime criminale, basato sull'apartheid contro il popolo palestinese che vive nella Palestina occupata e in Israele.
Questi sette punti presi tutti insieme dovrebbero fornire al popolo palestinese le condizioni economiche e politiche sufficienti a negoziare un accordo di pace giusto e ampio con Israele.