Come si sopravvive con un dollaro al giorno

Banca mondiale - rapporto povertà
A. M. MERLO

 

Mentre le Borse celebrano, a singhiozzo, i fasti della Net-economy e i leader socialdemocratici dell'Unione europea si interessano soltanto agli strati superiori della società, nel mondo dell'economia mondializzata cresce la povertà". Il 56% della popolazione mondiale vive attualmente nella povertà: 1,2 miliardi di persone vivono con meno di un dollaro al giorno e 2,8 miliardi supplementari vivono con 2 dollari": è l'introduzione di un'importante inchiesta della Banca mondiale - "La voce dei poveri" - che rivela come vedono la povertà i poveri che la vivono. Un'inchiesta di cui è uscito finora il primo volume, realizzata dall'istituzione internazionale con base a Washington in 60 paesi, interrogando 60mila persone. Un lavoro durato dieci anni, che vuole essere una summa del fenomeno, paradossalemnte sempre più diffuso in un mondo sempre più ricco, e che dovrebbe essere "un monito" per i governi, le istituzioni internazionali e le forze sociali, come sottolinea il premio Nobel per l'economia Amartya Sen.

La povertà risulta un fenomeno "pluridimensionale", non solo per i sociologhi che la studiano, ma anche per chi la vive, sia che abiti in Uganda o in Ucraina: essere povero significa avere fame, ma anche non trovare casa, essere respinto dagli ospedali, non avere accesso all'istruzione per i figli. C'è anche una dimensione psicologica che è sentita da tutti i poveri del mondo, dall'America latina all'Asia: umiliazioni, solitudine, senso di dipendenza impotente, vergogna.

Cos'è la povertà? "E' l'umiliazione, la sensazione di essere dipendenti e forzati ad accettare la maleducazione, gli insulti e l'indifferenza quando cerchiamo aiuto" risponde un povero dell'Ucraina. "I ricchi hanno approfittato del boom economico, noi poveri paghiamo il prezzo della crisi", riassume un thailandese. Secondo dati riportati da "Le Monde", la povertà aumenta, ma in modo contrasato. In Asia orientale, per esempio, negli ultimi dieci anni si è verificato un netto miglioramento della situazione: c'erano 278 milioni di persone che vivevano con meno di un dollaro al giorno (Cina compresa) nel '98, ma erano 418 nell'87. Invece, netto peggioramento nell'Asia del sud e nell'Asia centrale: rispettivamente, una crescita di 48 e di 23 milioni di poveri in dieci anni. L'inchiesta della Banca mondiale conferma la deriva dell'Africa sub-sahariana: nell'87 c'erano 220 milioni di persone che vivevano con meno di un dollaro al giorno, oggi sono 290. Anche in America latina, che secondo altre inchieste è l'area dove le ineguaglianze sono più forti, la povertà è in crescita (14 milioni di poveri in più in dieci anni). In Europa succede la stessa cosa, in particolare all'est, dove la popolazione è traumatizzata dalla precarietà e dalla povertà che hanno seguito la fine del comunismo. "Tra dieci anni - afferma un pensionato georgiano - ci sarà una selezione dei più forti e coloro che hanno meno principi sono coloro che ce la faranno". Anche la corruzione e i suoi effetti deleteri sono risentiti dai poveri come conseguenze della loro condizione. La povertà tocca anche ampie zone dei paesi ricchi, anche se in questo caso la misura di "un dollaro al giorno" è oltrepassata. Qui è soprattutto l'effetto dei cambiamenti sociali, della fine dei legami familiari, l'isolamento sociale a farsi sentire.

Come combattere la povertà? La risposta più diffusa è "sperare nella ripresa economica", perché le briciole vadano anche ai più poveri. Ma secondo la Banca mondiale, nei 41 paesi più poveri del mondo (dove vive 1 miliardo di persone) non ci sarà per quest'anno ancora nessun effetto trainante della ripresa economica che dopo gli Usa ha ora investito l'Europa. Così, per la Banca mondiale devono essere fatte scelte politiche volontariste, poiché i flussi di capitali verso i paesi poveri sono molto "volatili". La comunità internazionale dovebbe "trarre la lezione della storia" e studiare l'introduzione di "paletti" per impedire che crisi future dovute alla frenesia finanziaria del primo mondo si trasformino in uragani per i paesi poveri