Debito senza fondo

di Paolo Barnard Tratto dalla puntata di: mercoledì 8 dicembre 1999 ore 23 - Rai 3

MILENA GABANELLI IN STUDIO
Buonasera. Sicuramente tutti ricordiamo quando, qualche mese fa, saltò fuori la storia dei soldi del Fondo Monetario Internazionale prestati alla Russia e poi finiti, non si sa come, su dei conti privati di banche svizzere.
Bene: la puntata di oggi è dedicata proprio ad una istituzione che tutti conoscono di nome ma che pochi sanno cosa sia: il Fondo Monetario Internazionale e il ruolo che sembrerebbe avere nel mantenimento della povertà nel terzo mondo.
Prima di partire con la puntata prendiamo in prestito qualche minuto da "C'era una volta", una serie di reportage che, proprio questa rete, ha recentemente proposto in prima serata.

"UGANDA 1999"
"La luna nera" di Marcella De Palma

(ragazzi africani mostrano la loro abitazione)
Vieni vieni: ti facciamo vedere come siamo organizzati. Questa è la nostra casa.
Questo è il soggiorno: qui mangiamo e teniamo la nostra roba. Ecco, dormiamo in questa parte della casa.
Questa roba ti aiuta a dormire (un ragazzo mostra all'operatore una bottiglia contenente del liquido bianco).
Sai noi siamo tutti orfani, siamo senza genitori e questo è tutto quello che abbiamo. Quando si mangia poco ti bevi un bel po' di questa roba e dormi: insomma questa è la nostra casa ed è tutto quello che abbiamo.

BAMBINO n. 1 (intervistato presso una discarica)
Qui si trovano le bottiglie, le lattine e i metalli. E poi le croste di polenta: sono buone da mangiare!

BAMBINO n. 2 (intervistato presso una discarica)
A casa non c'è niente, non mangiano neanche le mie sorelle. Qui invece, ogni tanto, arriva il camion dall'aeroporto con i pasti dell'aereo. Roba fresca, non c'è niente di scaduto.

UOMO ITALIANO
Ci sono le margarine, lo zucchero, confezioni. Avanzi di pollo, di verdura. Tutto è buono: basta riempire lo stomaco.

VOCE DI BAMBINO FUORI CAMPO (su immagini di siringhe)
Vedi queste? Sono siringhe, le siringhe dell'ospedale. Ce ne sono tante, le ammucchiamo qui.

VOCE FUORI CAMPO DELLA GIORNALISTA
Ragazzi le siringhe! Ma voi sapete cos'è l'AIDS?

VOCI DI BAMBINI
Ti uccide, è pericolosa! Hanno paura!

VOCE FUORI CAMPO DI UOMO ITALIANO
La gente, in genere, non parla di questo perché ne ha paura.

VOCE FUORI CAMPO DELLA GIORNALISTA
Ma perché, secondo voi, la gente ha paura di parlare di AIDS?

RISPOSTE DI UN GRUPPO DI RAGAZZI AFRICANI
Si muore, fa paura, fa paura la morte!

VOCE FUORI CAMPO DI UOMO ITALIANO
Non si vuole neanche citare. E' proibito. Diciamo che è un tabù.


SUDAN 1999
"Poi ho incontrato Madid" di Silvestro Montanaro

SPEAKER
Raccontano che Rumbeq fosse abitata da ricchi mercanti, che in questa città non mancasse nulla, che qui nessuno conoscesse la parola fame.

UOMO AFRICANO (su immagini di un uomo morto)
Quel poveretto è arrivato qui stanotte. Cercava cibo ma oramai era senza forze, sfinito.

DONNA AFRICANA
Non ho ancora 40 anni ma già sembro una vecchia. Mi sono ridotta così per salvare i miei figli. Il raccolto quest'anno è andato male. Mi sono fatta a pezzi per trovare del cibo, non ho mangiato per giorni e giorni, quel poco che trovavo l'ho dato tutto ai miei bambini. Guarda: mi sono rimaste solo le ossa ma è stato inutile, ho visto morire i miei figli, uno ad uno. Chiedevano qualcosa da mangiare ma io non ho potuto far nulla, solo seppellirli e poi andare via.

MILENA GABANELLI in studio
La miseria che abbiamo visto è solo una piccola parte di una realtà vastissima che colpisce paesi ricchi di petrolio, di minerali preziosi, di risorse alimentari. E allora perché, nel 2000, succede ancora questo? Le ragioni sono tante e il nostro Paolo Barnard cercherà di spiegarne almeno una, che parte dall'alto, proprio dal Fondo Monetario Internazionale.

NOAM CHOMSKY - M.I.T. Boston
Oggi la crisi del terzo mondo è causata in buona parte dal Fondo Monetario Internazionale. Quest'istituzione, che lavora per gli interessi dei potenti, ha intrappolato i paesi poveri in una truffa vergognosa, che sfrutta i debiti di miliardi di dollari che queste nazioni povere hanno accumulato con i paesi ricchi.

AUTORE
Sul banco degli imputati sono dunque i paesi ricchi che fanno parte del Fondo Monetario Internazionale: gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, l'Inghilterra, il Giappone, l'Italia e altri. Sono accusati, siamo accusati, di ignorare le sofferenze che il ripagamento del debito sta causando a questa gente.

TITOLI di TESTA

NOAM CHOMSKY - M.I.T. Boston
Vi spiego cosa è accaduto: nei primi anni sessanta le banche occidentali si trovarono colme di petroldollari e cioè dei dollari originati dalla nota speculazione petrolifera e che le grandi compagnie depositavano nei forzieri americani o europei. Da qualche parte questo denaro doveva essere investito e così si decise di prestarlo al terzo mondo, con il miraggio di alti ricavi, naturalmente. Chi prestava era soprattutto il Fondo Monetario Internazionale. I leader dei paesi in via di sviluppo ne approfittarono poiché speravano di finanziare così il proprio potere. Ma le cose, per svariati motivi, non andarono nel verso giusto. La verità è che il Fondo Monetario Internazionale doveva garantire agli investitori alti ricavi a rischio zero, poiché questo è il suo ruolo da ormai molti anni e dunque, quando il terzo mondo si trovò impossibilitato a ripagare gli enormi debiti, ecco che il Fondo Monetario intervenne per costringerlo a restituire il denaro ad ogni costo, anche a costo di strangolare quelle economie già così disastrate.

AUTORE
Il Fondo Monetario Internazionale ha sede qui a Washington. Ne fanno parte 182 paesi ma, come in ogni club, gli stati membri devono versare una quota associativa che ha però una strana peculiarità.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Più alta è la quota e maggiore è il potere decisionale del paese che l'ha versata. In altre parole: chi più paga più comanda. All'ultimo posto nella stanza dei bottoni c'è lo staterello del Palau, con appena 272 voci disponibili, mentre gli Stati Uniti sono ben saldi al comando con più di 265.000 voti.

AUTORE
E infatti questa è l'accusa: che il Fondo Monetario Internazionale sia uno strumento nelle mani dei suoi membri più forti, in particolare di uno, gli Stati Uniti di'America.

ANTHONY BOOTE - Fondo Monetario Internazionale, Washington
Il Fondo Monetario Internazionale rappresenta tutte le nazioni membro, non solo i governi occidentali. Inoltre è assurdo attribuire a noi i malanni di paesi che erano poveri ben prima della crisi del debito. All'opposto il gruppo dei governi ricchi del Fondo Monetario ha ridotto il debito delle nazioni più povere proprio per non strangolarne le economie.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ci risulta invece che dall'85 a oggi il loro debito sia raddoppiato e si dice che vi abbiano già restituito nove dollari per ogni dollaro preso in prestito.

ANTHONY BOOTE - Fondo Monetario Internazionale, Washington
Storicamente questo è falso. La realtà è che le nazioni più povere hanno ricevuto tre o quattro volte di più in crediti di quanto non abbiano mai restituito ai paesi occidentali. Non dovete confondere il debito originario con il debito che è stato ripagato. Quest'ultimo è solo una piccola parte del totale e, lo ripeto, noi al Fondo Monetario facciamo di tutto per aiutarli.

NOAM CHOMSKY - M.I.T. Boston
Macché, è un inganno ignobile e non c'è altro modo per definirlo. Il problema è il debito e allora ripartiamo da una diversa domanda: perché questi popoli così poveri si sono tanto indebitati? La verità è che non lo hanno mai fatto. Gli africani o gli indonesiani non presero mai in prestito alcunché, furono le loro elite politiche a farlo, politici corrotti e militari assassini… Ma, mi dica, chi ha mantenuto al potere quelle ignobili elite? Noi, l'occidente. Noi abbiamo sostenuto Suharto al potere dopo che aveva assassinato mezzo milione di persone, perlopiù contadini poveri? E chi lo ha esaltato definendolo il raggio di luce dell'Asia? Mentre Suharto massacrava un terzo della popolazione di Timor Est, Clinton lo definiva "uno di noi", solo perché l'Indonesia si era trasformata in un paradiso per gli investitori occidentali.
Questi leader spesero qualche miliardo per le loro ville e per le loro Mercedes e poi, con il grosso dei prestiti, fecero investimenti nelle banche di New York o di Londra oppure comprarono le nostre armi e i nostri televisori. In altre parole il prestito ci tornava quasi subito indietro. Nonostante ciò oggi pretendiamo che i loro sottomessi ripaghino quei debiti di cui loro non videro mai un soldo. In Indonesia si stima che 200 individui si siano intascati l'intero debito di 80 miliardi di dollari. Ma c'è molto di più, purtroppo. Prendiamo ad esempio i cosiddetti "diritti di proprietà intellettuali americani". Servono ad impedire alle nazioni africane di produrre i farmaci necessari a fermare l'epidemia dell'AIDS che le sta devastando e a proteggere le industrie farmaceutiche statunitensi che hanno il monopolio su questi farmaci. Ma, guarda caso, queste industrie godono di enormi sussidi da Washington. Il 40% degli scambi commerciali delle multinazionali USA avviene al loro interno. Questo è protezionismo criminale, altroché, e in quale altro modo dovremmo chiamarlo?

ANTHONY BOOTE - Fondo Monetario Internazionale - Washington
Ammiro le certezze degli intellettuali come Chomsky ma lui si sbaglia e si sbaglia di grosso. Guardi, se noi fossimo veramente gli agenti dei paesi ricchi perché mai avremmo ideato l'iniziativa HIPC? Essa mira alla riduzione dell'80% del debito delle 40 nazioni più povere del mondo, a patto, naturalmente, che si impegnino a rimettere ordine nelle finanze di casa, seguendo i nostri programmi di austerità economica.

MILENA GABANELLI in studio
E qui nasce la controversia. Da una parte il Fondo Monetario che dice di essere disponibile a ridurre il debito ai paesi poveri, a patto che rinuncino alle sovvenzioni e che producano quello che noi diciamo di produrre. Dall'altro autorità sia laiche che religiose, fra cui il Papa, che invece sostengono che quel programma sia proprio la causa della povertà e che l'unica soluzione possibile sia l'abolizione del debito in blocco e senza condizione, entro la fine dell'anno 2000.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Il movimento si chiama "Giubileo 2000", "Jubilee 2000" in inglese, e chiede la cancellazione del debito e la liberazione dalla schiavitù.

ANN PETTIFOR - Dir. Jubilee 2000 - Londra
Il gruppo delle nazioni più povere del mondo deve all'occidente 216 miliardi di dollari. Il Fondo Monetario Internazionale ha il potere di imporre a quei governi la sua ricetta micidiale. In pratica gli dice: per ripagare il debito dovete risparmiare. Per risparmiare dovete adottare i nostri programmi di austerità economica tagliando i fondi per la sanità, per la scuola e per lo stato sociale. Comportatevi bene a e alla fine vi faremo uno sconto sul debito. Se nel frattempo milioni di poveri soffrono, questo al Fondo Monetario non interessa.

NJOKI NJEU - Jubilee 2000 - USA
Il Fondo Monetario Internazionale, nel nome del libero mercato ovunque, sta imponendo ai governi africani l'abolizione dei sussidi di stato all'agricoltura da cui dipendono, per mangiare, milioni di persone. Però, qui a Washington, la carne che viene servita alla mensa del fondo monetario gode dei sussidi dell'amministrazione Clinton. Dunque l'austerità economica vale solo per i poveri e sa perché? Perché seppellendo le loro economie le potranno controllare.

ANTHONY BOOTE - Fondo Monetario Internazionale, Washington
Al contrario di quanto sostiene il movimento "Giubileo 2000", i nostri programmi di austerità economica sono un successo e non è vero che questi paesi stiano sottraendo denaro all'istruzione o alla sanità per ripagare i debiti con l'occidente. Prendiamo, ad esempio, la Tanzania che segue i nostri consigli economici. Questo paese ha raggiunto per la prima volta una buona stabilità ed ha un'inflazione inferiore al 10%. L'introduzione dell'economia di mercato sta dando i suoi frutti e presto gli verrà cancellata una parte del debito.

MILENA GABANELLI in studio
La Tanzania, quindi, come paese modello dove è stata introdotta un'economia di mercato che secondo il Fondo Monetario Internazionale starebbe dando i suoi frutti. E allora andiamo in Tanzania a vedere se è vero.

AUTORE (in un supermercato in Tanzania)
Questo è un esempio della crescita economica di cui parla il Fondo Monetario Internazionale. Supermercati come questi qui, in Tanzania, tre, quattro anni fa sarebbero stati impensabili. Si trova praticamente di tutto ma c'è solo un problema, lo vedete anche voi, sono deserti. Il motivo? Il costo di questi pannolini qui, in Tanzania, manderebbe a scuola un bambino per quattro anni.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
L'economia di mercato, qui, avrà anche dato i suoi frutti ma sono frutti ancora proibiti per la maggioranza della popolazione. Per capire meglio facciamo un altro esempio. Kubonzè, il nostro autista, è un privilegiato qui in Tanzania, ha un lavoro e uno stipendio regolare. Nonostante ciò, l'aranciata che sta bevendo per lui è ancora un lusso quasi irraggiungibile, gliela abbiamo offerta noi: costa 550 lire italiane.
Dunque i beni di consumo, più o meno irraggiungibili, oggi in Tanzania ci sono, assieme ai beni di lusso cui noi siamo da sempre abituati e questo si deve sicuramente all'intervento del Fondo Monetario Internazionale. Tuttavia sembra esserci un lato assai più problematico in questa liberalizzazione dell'economia tesa al ripagamento del debito con l'occidente. Per capire di cosa sto parlando entriamo in questo enorme impianto per la produzione di farina alimentare.
L'80% della popolazione di questo paese sopravvive nutrendosi di un piatto unico a base di polenta di farina di mais chiamato milimio. Si capisce da ciò quanto fosse importante per questa gente che lo stato contribuisse a tenere basso il prezzo del mais attraverso i sussidi all'agricoltura. Ma abbiamo sentito che il Fondo Monetario Internazionale è intervenuto qui insistendo sull'introduzione del libero mercato, con lo scopo di sistemare l'economia e facilitare il ripagamento del debito. Primo punto dell'intervento: cancellare i sussidi del governo.
Ed ecco le conseguenze.

F.M.F. SIYAME - The National Milling Corporation - Tanzania
Oggi il prezzo di questo alimento di base è quasi raddoppiato, creando non poche difficoltà all'intera popolazione. Il suo costo è poi ulteriormente cresciuto a causa della carenza di questo prodotto sui mercati, dovuta in parte alla siccità e in parte al fatto che oggi i fertilizzanti non vengono più passati dallo stato, tanto che molti contadini che producevano mais hanno dovuto abbandonare le colture.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Questo impianto è in procinto di essere privatizzato su consiglio del Fondo Monetario Internazionale. Ma una fonte autorevole che desidera rimanere anonima mi dice che qui le privatizzazioni non seguono i modelli europei e la popolazione locale non ne beneficia mai. Come ciò possa accadere me lo spiega meglio mostrandomi altri due esempi.
Mi racconta infatti che il governo della Tanzania ha recentemente privatizzato l'industria del turismo, sempre su consiglio del Fondo Monetario e sempre nel tentativo di incassare moneta per pagare il debito con l'estero. La mia fonte mi mostra ora un risultato tipico: una compagnia straniera ha acquistato questo immenso complesso alberghiero facente parte di una grande catena dove i turisti pagano prezzi da Costa Azzurra. I profitti vanno direttamente nelle casse di banche occidentali e l'economia locale raccoglie ben poco.
Un altro esempio di privatizzazione che fa discutere è, sempre secondo il mio informatore, quello dell'agricoltura. Questa grande piantagione di canapa da export fruttava moneta forte nelle casse del governo. Oggi è di proprietà di una compagnia svizzera e anche questa fonte di guadagno è praticamente svanita.
Infine mi mostra, nel centro della capitale, l'istituto finanziario specializzato nel trasferimento all'estero dei capitali delle maggiori compagnie straniere che qui operano.
La nostra indagine prosegue nella prima periferia di Dar es Salaam, dove visito un ambulatorio medico, l'unico in un quartiere che ospita migliaia di persone.

MEDICO AFRICANO
Da quando il governo ha deciso di adottare l'austerity economica per poter ripagare il debito con l'occidente c'è più mortalità infantile e io sono impotente. Non riesco neppure a garantire un test per la malaria, figuriamoci se posso monitorare l'AIDS o la tubercolosi.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
La Tanzania è un paese enorme e dunque per ottenere un quadro completo della situazione è necessario uscire dalla capitale. Mi metto nelle mani di una guida esperta: la Caritas. Assieme ad un suo rappresentante, Justinian Ngemela e a Kubo, l'autista, partiamo per il nord, verso il Kilimanjaro. Laggiù verificheremo di nuovo se realmente il Fondo Monetario Internazionale sta timonando questa economia fuori dalla miseria più disperata permettendogli di ripagare i suoi debiti con il mondo occidentale senza però colpire le sue fasce più deboli.
Siamo arrivati nella provincia di Arusha. Da qui proseguiamo verso un villaggio Masai e poi visiteremo il più grande ospedale pubblico di quella zona.
Lungo la strada il terreno cambia drasticamente da un relativo verde, diciamo, al deserto. Questo ci fa capire quali sono le condizioni che troveremo nel villaggio.
Incontro per primo il capo del villaggio, un anziano che giace ammalato nel buio della sua capanna. Non è possibile riprendere alcunché ma fortunatamente sarà lui ad uscire all'esterno.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE (rivolto ad una bambina con una ferita su una spalla)
Cos'è successo a questa bimba?

VOCE FUORI CAMPO DI JUSTINIAN NGEMELA - Caritas Tanzania
Fuoco…

JUSTINIAN NGEMELA - Caritas Tanzania
Si è ustionata con il fuoco.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
E nessuno la sta curando?

JUSTINIAN NGEMELA - Caritas Tanzania
No, non sta ricevendo nessuna cura, ma sta guarendo.
Questi Masai si rendono conto che il governo non può più aiutarli. Sanno che c'è l'austerità economica, qui infatti non arriva più nulla. Il capo villaggio è malato e, come per la bimba di prima, oggi nessuno ha i mezzi per curarlo. Fino a pochi anni fa le cose andavano molto meglio.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Passeranno pochi minuti e l'anziano, lentamente, si accascerà al suolo. Aveva raccolto le ultime forze per mostrare dignità ai visitatori. Le donne lo trasportano sotto un albero e gli offrono un po' di acqua. Ci sentiamo impotenti: trasportarlo al più vicino ospedale è impossibile, lui non reggerebbe il viaggio e allora speriamo che sopravviva con i pochi antibiotici che abbiamo con noi.
Quanta gente in Tanzania vive in condizioni di abbandono simili a queste?

JUSTINIAN NGEMELA - Caritas Tanzania
Circa il 60% della popolazione rurale vive così e forse anche peggio. Le strade che c'erano oggi sono desertificate: niente più strade, niente più scuole. I Masai vivono esclusivamente grazie all'allevamento delle vacche, hanno solo quello. Fino a qualche anno fa ricevevano sussidi dallo Stato per pagare i veterinari e i farmaci per le bestie. Oggi il governo, spinto dal Fondo Monetario Internazionale, ha tolto i sussidi dirottandoli sul ripagamento del debito e questa gente vede morire i capi di bestiame senza poter fare nulla. Inoltre, con l'arrivo del libero mercato, il prezzo delle vacche è crollato. Qui è un caos…

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Lei non ha proprio nessun dubbio che il Fondo Monetario sia in qualche modo responsabile delle sofferenze del terzo mondo?

ANTHONY BOOTE - Fondo Monetario Internazionale - Washington
Nessun dubbio. Al contrario: anche se non siamo dei missionari, noi facciamo di tutto per strappare quelle economie alla spirale della povertà. Glielo assicuro.

JUSTINIAN NGEMELA - Caritas Tanzania
I funzionari del Fondo Monetario Internazionale arrivano in Tanzania volando in prima classe, si infilano negli hotel di lusso e, nel confort dell'aria condizionata, esprimono giudizi sull'economia del paese. Ma i numeri sono sterili e loro la realtà non la vengono certo a vedere. Almeno voi l'avete vista…

ANTHONY BOOTE - Fondo Monetario Internazionale - Washington
Può accadere, talvolta, che durante la cura, come l'austerità economica, il paziente senta dolore, ma per poco e soprattutto per ottenere una guarigione duratura. Insisto: all'interno delle nostre iniziative ci sono salvaguardie per le fasce più deboli ma alla lunga abbiamo visto che nei paesi ligi ai nostri consigli l'aumento della ricchezza pro capite è stato sostanziale e ha superato qualunque rinuncia da loro fatta. A breve termine si fanno sacrifici ma a lungo termine si ottengono grandi risultati.

ANN PETTIFOR - Dir. Jubilee 2000 - Londra
Lasciatemi rispondere a queste argomentazioni con le parole del grande economista John Maynard Keynes: a lungo termine saremo tutti morti. Migliaia di bambini saranno morti e questo non giustifica nessun sacrificio.

NOAM CHOMSKY - M.I.T. Boston
Ma dove sono i benefici a lungo termine di cui parla il Fondo Monetario? La scorsa primavera in Honduras il gruppo delle nazioni latino-americane ha dato un'occhiata agli effetti del debito sulle loro società alla ricerca di questi benefici. I risultati parlano di una catastrofe continua: da Washington viene semplicemente chiesto ai poveri che muoiono di fame di fare un atto di fede nel futuro.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Justinian Ngemela mi guida nella visita a quello che una volta era un ospedale pubblico gratuito, destinato a servire una provincia grande come l'Umbria. Anche qui mi raccontano la stessa storia: il governo deve ripagare il debito con l'occidente e applica i tagli allo stato sociale voluti dai programmi di austerità del Fondo Monetario Internazionale. Infatti gli è stata tolta l'unica ambulanza che avevano e così gli ammalati, non potendo affrontare a piedi le enormi distanze che li separano da questa struttura, semplicemente non si ricoverano più e l'ospedale è semi-deserto.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE (su immagini di ospedale)
Questa è una camera dell'ospedale… Non c'è bisogno di commenti, naturalmente.
Questa è la porta d'entrata del reparto maternità. Qui i mezzi disponibili sono leggermente superiori al resto, anche se non in maniera significativa.
Nel reparto donne sono ricoverati anche i bambini, poiché non c'è spazio per tutti. Purtroppo si ammassano tutti qui… Questo bimbo ha subito delle gravissime ustioni e non c'è nulla per poterlo curare, deve solamente sperare di riuscire a sopravvivere.
Qui c'è un altro bimbo appena nato e anche lui è ricoverato nelle condizioni che vedete.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Abbiamo acquistato noi i farmaci che probabilmente salveranno la vita a quel bambino ustionato. Sono costati un totale di 28.000 lire che quell'ospedale non poteva permettersi di spendere.
Justinian affida i medicinali ad un corriere di sua fiducia, nella speranza che con i mezzi di trasporto disponibili raggiungano in tempo quel piccolo paziente. Ma qui è giusto raccontarvi l'epilogo.
La missione riuscirà e, quattro mesi più tardi, riceverò per lettera la conferma che quel bambino, almeno lui, è sano e salvo.

ANN PETTIFOR - Dir. Jubilee 2000 - Londra
Potrei discutere ore con i rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale sull'iniquità delle loro politiche. Io preferisco dirle che perfino Joseph Sticklet, l'economista capo della Banca Mondiale ha apertamente accusato il Fondo Monetario di applicare nel terzo mondo politiche fallimentari e socialmente ingiuste. Credo che la sua opinione basti come prova di quello che noi sosteniamo. Mi è stato detto, inoltre, che esisterebbe un documento interno alla Banca Mondiale dove accuse simili sono scritte nero su bianco.

ANTHONY BOOTE - Fondo Monetario Internazionale - Washington
Non credo che un documento simile non sia mai esistito. Se esistesse ne avremmo sentito parlare.

AUTORE (mostrando il documento)
Dunque per Anthony Boote questo documento controverso non esiste. Ma allora questo che cos'è?

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Io stesso ne avevo letto alcuni accenni in una email di un attivista italiano. Volevo però l'originale, cosa certamente non facile. Poi, a Washington, ricevetti una telefonata con un indirizzo.
Ed eccolo il documento: in queste poche righe, scritte in linguaggio tecnico, gli esperti della Banca Mondiale esprimono fortissimi dubbi sul fatto che il Fondo Monetario stia veramente aiutando i paesi del terzo mondo che assiste.

NJOKI NJEU - Jubilee 2000 - USA
I paesi ricchi, pretendendo che il terzo mondo ripaghi il suo debito, mirano in realtà a schiacciarne le economie, per ottenere le materie prime a bassi costi. Le spiego come funziona. Andiamo al bar…
Prendiamo, ad esempio, il caffè. In America, come in Europa, è un'istituzione e deve costare poco. Dunque gli esperti del Fondo Monetario viaggeranno per l'Africa raccomandando ai ministri locali di coltivare il caffè che potranno vendere all'estero incassando dollari per ripagare il debito con il primo mondo. Tutti in Africa corrono a coltivare questo prodotto, il mercato ne viene sommerso e il prezzo crolla. Il risultato è che noi qui, comodamente seduti a Washington, berremo caffè a prezzo ridotto, mentre i contadini africani faranno la fame. Per il cotone, il tè o tante altre materie prime, avviene esattamente lo stesso.

MILENA GABANELLI in studio
Una considerazione però salta agli occhi: l'Italia, l'Europa e gli Stati Uniti hanno conquistato il mercato mondiale dell'alimentazione a suon di sussidi e ricordiamo tutti le arance e i pomodori schiacciati dalle ruspe per non far crollare i prezzi. Bene: ora questi sussidi noi, in qualità di stati membri del Fondo Monetario, vogliamo toglierli a quei paesi che non sanno come mettere insieme la colazione con la cena.
Ma ritorniamo in Africa a parlare di caffè con un contadino.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Anche lui anni fa si buttò nella coltivazione intensiva di questa pianta, sottraendo terreno ad altre coltivazioni che sembravano promettere minori ricavi. Mi racconta che per un po' le cose andarono bene poi, assieme al calo dei prezzi, arrivò un altro grave problema.

F.M.F. SIYAME - The National Milling Corporation - Tanzania
Quello che posso dirvi è che adesso il governo ci dice che i fertilizzanti e i pesticidi li dobbiamo pagare a prezzi di mercato, senza sussidi. Io, come tutti gli altri, non me lo posso permettere: qui i parassiti sono micidiali e senza pesticidi le piante non hanno speranza di sopravvivere. Oggi guadagno un terzo di prima ed ho anche dovuto ritirare i miei figli da scuola, non ce la possiamo più permettere.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Mi vengono mostrate le piante di caffè. Questi rami, dice il contadino, sono spogli. Infatti le bacche in una pianta sana dovrebbero essere il triplo di quelle che si vedono qui. Gli chiedo se è consapevole che i tagli del governo, di cui lui parlava prima, sono la conseguenza dei consigli del Fondo Monetario Internazionale finalizzati al ripagamento del debito del suo paese con il mondo occidentale. Rimane in silenzio poi, con estrema gentilezza, mi invita visitare la sua fattoria.

ARCIVESCOVO LEBULU - Arcidiocesi di Arusha
Il ripagamento del debito da parte dei paesi più poveri, con tutte le sue ricadute, è un'ingiustizia che non ha sfumature e di fronte alla quale chi si definisce cristiano ha l'obbligo di aprire gli occhi e vedere, ha l'obbligo di aprire la mente e accettare di sapere. Non usiamo mezzi termini: le parole siano chiare, il capitalismo lascia respiro ad una sola pianta, quella del profitto. Che la si cresca a scapito dei ricchi o dei poveri per i capitalisti non fa alcuna differenza e il Fondo Monetario Internazionale è il loro strumento privilegiato nel terzo mondo.
E' dal tempo della schiavitù che questi poveri sono sfruttati in ogni maniera possibile dai potenti. Erano schiavi nel corpo, oggi sono schiavi economici del profitto delle nazioni ricche. Ma come si può approfittare degli indifesi e dei semplici del mondo?

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
E chi è più indifeso dei bambini? Nel terzo mondo la loro unica speranza di sfuggire alla povertà è l'istruzione e cioè la scuola. Ma anche qui le note sono dolenti. Rimaniamo in Tanzania, la nazione modello del Fondo Monetario Internazionale.
Uno dei vanti di questo paese, fino a pochi anni fa, era l'istruzione elementare gratuita che era considerata un diritto fondamentale del bambino, proprio come da noi in Italia. Ma anche questo servizio è stato sacrificato nell'ottica dei tagli alla spesa pubblica suggerito dal Fondo Monetario per accelerare il ripagamento del debito. Oggi i piccoli alunni pagano rette obbligatorie. Ed ecco il risultato.
Questa è una scuola scelta a caso.

INSEGNANTE AFRICANO CLASSI MEDIE ED ELEMENTARI
Abbiamo di fronte un genitore di un bambino di terza elementare che ha perduto un intero anno scolastico perché la sua famiglia non riusciva a racimolare le 5000 lire necessarie a pagare la retta annuale. Oggi ha trovato il denaro ed è venuto qui a chiedere che riammetta suo figlio. Si tratta di un problema diffuso e vi spiego perché.
Mentre prima la scuola dell'obbligo era gratuita, oggi, con il nuovo sistema, noi insegnanti dobbiamo raccogliere i soldi per la gestione della scuola da varie fonti: dai genitori degli alunni, come avete appena visto, dalle autorità governative, dai privati e dalle organizzazioni di beneficenza. Purtroppo la maggior parte delle famiglie non riesce a trovare abbastanza denaro per mantenere i propri figli a scuola e i bambini devono rimanersene a casa.
Qui vedete 32 studenti. In questa classe ce ne dovevano essere 105. 73 sono a casa perché non hanno racimolato le 5000 lire necessarie per la retta annuale. Questo è triste poiché l'istruzione per questi bimbi è l'unica speranza di fuggire dalla povertà. I tagli alla spesa per la scuola sono stati tali che addirittura al posto del cancellino oggi dobbiamo usare questo straccio.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Per coloro che auspicano la cancellazione dello schiacciante debito dei paesi in via di sviluppo, le soluzioni ci sono: basta la volontà politica per metterle in atto.

NOAM CHOMSKY - M.I.T. Boston
Ci sono diverse strade per eliminare il problema del debito dei paesi poveri, una è la via capitalistica: se io presto del denaro e il mio debitore dichiara banca rotta io perdo un investimento. Ho rischiato, per un po' ho guadagnato e adesso quei soldi me li devo scordare. Così funziona il capitalismo e così ci dovremmo comportare con il terzo mondo. Ma i ricchi non vogliono il capitalismo, quello lo applicano con i poveri, loro vogliono il protezionismo ed ecco che interviene il Fondo Monetario che spreme il paese indebitato per obbligarlo a saldare i conti. Si tratta di un sistema dove i ricchi non perdono quasi mai. Lo si potrebbe riassumere con uno slogan: socialismo per i ricchi e capitalismo per i poveri.
Ma c'è un'altra via ed è quella legale. Esiste un principio di legalità internazionale, stabilito proprio dagli Stati Uniti quando 100 anni fa invasero Cuba, che sancisce la possibilità di cancellare un debito fra nazioni, quand'esso sia definibile come "odioso" e cioè ingiusto, perché magari contratto da un dittatore senza scrupoli. Si tratta di un'azione certamente morale e, ripeto, anche perfettamente legale. Visto da questa angolazione gran parte del debito del terzo mondo è "odioso" e andrebbe legalmente cancellato.

NJOKI NJEU - Jubilee 2000 - USA
Finché un bambino occidentale continuerà a consumare 150 volte di più di un suo pari in India non ci sarà giustizia. Chiediamo che si ridiscuta il protezionismo dei governi ricchi e cioè quella logica per cui da una parte si incoraggia l'Africa a coltivare cacao, dall'altra le si impedisce di produrre cioccolato perché ciò minaccerebbe le aziende occidentali.

ANTHONY BOOTE - Fondo Monetario Internazionale - Washington
Gli attivisti purtroppo hanno la tendenza ad ignorare le complessità dei problemi. Uno di questi, ad esempio, è che noi vogliamo essere certi che gli sconti sul debito delle nazioni povere non vengano sprecati dai loro leader per spese non etiche. Posso farle gli esempi dell'Etiopia e della Guinea Bissau alle quali recentemente il Fondo Monetario ha rifiutato uno sconto sul debito poiché era probabile che avrebbero speso i guadagni per finanziare le loro guerre.

NJOKI NJEU - Jubilee 2000 - USA
Sono assolutamente d'accordo. Il movimento chiede che la cancellazione del debito e la gestione dei futuri prestiti al terzo mondo siano controllate dalle organizzazioni sociali e religiose dei paesi interessati attraverso un vero e proprio arbitrariato internazionale. Soprattutto si dovrà impedire che si ripeta la vergognosa collusione fra le elite politiche corrotte dei paesi poveri e il Fondo Monetario. La stessa collusione che ha dato luogo a questo disastro.

ARCIVESCOVO LEBULU - Arcidiocesi di Arusha
Ma è giusto? E' giusto che dopo aver sfruttato questi popoli l'occidente si rifiuti di perdonare i loro debiti? Il perdono non è forse uno degli obblighi morali dei cristiani?

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Si è capito, dunque, che ci sono due campi contrapposti che suggeriscono soluzioni inconciliabili al problema del debito e della povertà che attanagliano il sud del mondo. A quale mulino la nostra inchiesta abbia portato più acqua sta ora alla coscienza di ciascuno decidere.

PRETE AFRICANO
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

MILENA GABANELLI in studio
Rimettere quei debiti, con un filo di cinismo, fa bene anche a noi perché la povertà crea l'immigrazione.