Debito senza fondo
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MILENA
GABANELLI IN STUDIO
Buonasera. Sicuramente tutti ricordiamo quando, qualche mese fa, saltò fuori la
storia dei soldi del Fondo Monetario Internazionale prestati alla Russia e poi
finiti, non si sa come, su dei conti privati di banche svizzere.
Bene: la puntata di oggi è dedicata proprio ad una istituzione che tutti
conoscono di nome ma che pochi sanno cosa sia: il Fondo Monetario Internazionale
e il ruolo che sembrerebbe avere nel mantenimento della povertà nel terzo
mondo.
Prima di partire con la puntata prendiamo in prestito qualche minuto da
"C'era una volta", una serie di reportage che, proprio questa rete, ha
recentemente proposto in prima serata.
"UGANDA 1999"
"La luna nera" di Marcella De Palma
(ragazzi africani
mostrano la loro abitazione)
Vieni vieni: ti facciamo vedere come siamo organizzati. Questa è la nostra
casa.
Questo è il soggiorno: qui mangiamo e teniamo la nostra roba. Ecco, dormiamo in
questa parte della casa.
Questa roba ti aiuta a dormire (un ragazzo mostra all'operatore una bottiglia
contenente del liquido bianco).
Sai noi siamo tutti orfani, siamo senza genitori e questo è tutto quello che
abbiamo. Quando si mangia poco ti bevi un bel po' di questa roba e dormi:
insomma questa è la nostra casa ed è tutto quello che abbiamo.
BAMBINO n. 1
(intervistato presso una discarica)
Qui si trovano le bottiglie, le lattine e i metalli. E poi le croste di polenta:
sono buone da mangiare!
BAMBINO n. 2
(intervistato presso una discarica)
A casa non c'è niente, non mangiano neanche le mie sorelle. Qui invece, ogni
tanto, arriva il camion dall'aeroporto con i pasti dell'aereo. Roba fresca, non
c'è niente di scaduto.
UOMO ITALIANO
Ci sono le margarine, lo zucchero, confezioni. Avanzi di pollo, di verdura.
Tutto è buono: basta riempire lo stomaco.
VOCE DI BAMBINO FUORI
CAMPO (su immagini di siringhe)
Vedi queste? Sono siringhe, le siringhe dell'ospedale. Ce ne sono tante, le
ammucchiamo qui.
VOCE FUORI CAMPO DELLA
GIORNALISTA
Ragazzi le siringhe! Ma voi sapete cos'è l'AIDS?
VOCI DI BAMBINI
Ti uccide, è pericolosa! Hanno paura!
VOCE FUORI CAMPO DI
UOMO ITALIANO
La gente, in genere, non parla di questo perché ne ha paura.
VOCE FUORI CAMPO DELLA
GIORNALISTA
Ma perché, secondo voi, la gente ha paura di parlare di AIDS?
RISPOSTE DI UN GRUPPO
DI RAGAZZI AFRICANI
Si muore, fa paura, fa paura la morte!
VOCE FUORI CAMPO DI
UOMO ITALIANO
Non si vuole neanche citare. E' proibito. Diciamo che è un tabù.
SUDAN 1999
"Poi ho incontrato Madid" di Silvestro Montanaro
SPEAKER
Raccontano che Rumbeq fosse abitata da ricchi mercanti, che in questa città non
mancasse nulla, che qui nessuno conoscesse la parola fame.
UOMO AFRICANO (su
immagini di un uomo morto)
Quel poveretto è arrivato qui stanotte. Cercava cibo ma oramai era senza forze,
sfinito.
DONNA AFRICANA
Non ho ancora 40 anni ma già sembro una vecchia. Mi sono ridotta così per
salvare i miei figli. Il raccolto quest'anno è andato male. Mi sono fatta a
pezzi per trovare del cibo, non ho mangiato per giorni e giorni, quel poco che
trovavo l'ho dato tutto ai miei bambini. Guarda: mi sono rimaste solo le ossa ma
è stato inutile, ho visto morire i miei figli, uno ad uno. Chiedevano qualcosa
da mangiare ma io non ho potuto far nulla, solo seppellirli e poi andare via.
MILENA GABANELLI in
studio
La miseria che abbiamo visto è solo una piccola parte di una realtà vastissima
che colpisce paesi ricchi di petrolio, di minerali preziosi, di risorse
alimentari. E allora perché, nel 2000, succede ancora questo? Le ragioni sono
tante e il nostro Paolo Barnard cercherà di spiegarne almeno una, che parte
dall'alto, proprio dal Fondo Monetario Internazionale.
NOAM CHOMSKY - M.I.T.
Boston
Oggi la crisi del terzo mondo è causata in buona parte dal Fondo Monetario
Internazionale. Quest'istituzione, che lavora per gli interessi dei potenti, ha
intrappolato i paesi poveri in una truffa vergognosa, che sfrutta i debiti di
miliardi di dollari che queste nazioni povere hanno accumulato con i paesi
ricchi.
AUTORE
Sul banco degli imputati sono dunque i paesi ricchi che fanno parte del Fondo
Monetario Internazionale: gli Stati Uniti, la Germania, la Francia,
l'Inghilterra, il Giappone, l'Italia e altri. Sono accusati, siamo accusati, di
ignorare le sofferenze che il ripagamento del debito sta causando a questa
gente.
TITOLI di TESTA
NOAM CHOMSKY - M.I.T.
Boston
Vi spiego cosa è accaduto: nei primi anni sessanta le banche occidentali si
trovarono colme di petroldollari e cioè dei dollari originati dalla nota
speculazione petrolifera e che le grandi compagnie depositavano nei forzieri
americani o europei. Da qualche parte questo denaro doveva essere investito e
così si decise di prestarlo al terzo mondo, con il miraggio di alti ricavi,
naturalmente. Chi prestava era soprattutto il Fondo Monetario Internazionale. I
leader dei paesi in via di sviluppo ne approfittarono poiché speravano di
finanziare così il proprio potere. Ma le cose, per svariati motivi, non
andarono nel verso giusto. La verità è che il Fondo Monetario Internazionale
doveva garantire agli investitori alti ricavi a rischio zero, poiché questo è
il suo ruolo da ormai molti anni e dunque, quando il terzo mondo si trovò
impossibilitato a ripagare gli enormi debiti, ecco che il Fondo Monetario
intervenne per costringerlo a restituire il denaro ad ogni costo, anche a costo
di strangolare quelle economie già così disastrate.
AUTORE
Il Fondo Monetario Internazionale ha sede qui a Washington. Ne fanno parte 182
paesi ma, come in ogni club, gli stati membri devono versare una quota
associativa che ha però una strana peculiarità.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Più alta è la quota e maggiore è il potere decisionale del paese che l'ha
versata. In altre parole: chi più paga più comanda. All'ultimo posto nella
stanza dei bottoni c'è lo staterello del Palau, con appena 272 voci
disponibili, mentre gli Stati Uniti sono ben saldi al comando con più di
265.000 voti.
AUTORE
E infatti questa è l'accusa: che il Fondo Monetario Internazionale sia uno
strumento nelle mani dei suoi membri più forti, in particolare di uno, gli
Stati Uniti di'America.
ANTHONY BOOTE - Fondo
Monetario Internazionale, Washington
Il Fondo Monetario Internazionale rappresenta tutte le nazioni membro, non solo
i governi occidentali. Inoltre è assurdo attribuire a noi i malanni di paesi
che erano poveri ben prima della crisi del debito. All'opposto il gruppo dei
governi ricchi del Fondo Monetario ha ridotto il debito delle nazioni più
povere proprio per non strangolarne le economie.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Ci risulta invece che dall'85 a oggi il loro debito sia raddoppiato e si dice
che vi abbiano già restituito nove dollari per ogni dollaro preso in prestito.
ANTHONY BOOTE - Fondo
Monetario Internazionale, Washington
Storicamente questo è falso. La realtà è che le nazioni più povere hanno
ricevuto tre o quattro volte di più in crediti di quanto non abbiano mai
restituito ai paesi occidentali. Non dovete confondere il debito originario con
il debito che è stato ripagato. Quest'ultimo è solo una piccola parte del
totale e, lo ripeto, noi al Fondo Monetario facciamo di tutto per aiutarli.
NOAM CHOMSKY - M.I.T.
Boston
Macché, è un inganno ignobile e non c'è altro modo per definirlo. Il problema
è il debito e allora ripartiamo da una diversa domanda: perché questi popoli
così poveri si sono tanto indebitati? La verità è che non lo hanno mai fatto.
Gli africani o gli indonesiani non presero mai in prestito alcunché, furono le
loro elite politiche a farlo, politici corrotti e militari assassini… Ma, mi
dica, chi ha mantenuto al potere quelle ignobili elite? Noi, l'occidente. Noi
abbiamo sostenuto Suharto al potere dopo che aveva assassinato mezzo milione di
persone, perlopiù contadini poveri? E chi lo ha esaltato definendolo il raggio
di luce dell'Asia? Mentre Suharto massacrava un terzo della popolazione di Timor
Est, Clinton lo definiva "uno di noi", solo perché l'Indonesia si era
trasformata in un paradiso per gli investitori occidentali.
Questi leader spesero qualche miliardo per le loro ville e per le loro Mercedes
e poi, con il grosso dei prestiti, fecero investimenti nelle banche di New York
o di Londra oppure comprarono le nostre armi e i nostri televisori. In altre
parole il prestito ci tornava quasi subito indietro. Nonostante ciò oggi
pretendiamo che i loro sottomessi ripaghino quei debiti di cui loro non videro
mai un soldo. In Indonesia si stima che 200 individui si siano intascati
l'intero debito di 80 miliardi di dollari. Ma c'è molto di più, purtroppo.
Prendiamo ad esempio i cosiddetti "diritti di proprietà intellettuali
americani". Servono ad impedire alle nazioni africane di produrre i farmaci
necessari a fermare l'epidemia dell'AIDS che le sta devastando e a proteggere le
industrie farmaceutiche statunitensi che hanno il monopolio su questi farmaci.
Ma, guarda caso, queste industrie godono di enormi sussidi da Washington. Il 40%
degli scambi commerciali delle multinazionali USA avviene al loro interno.
Questo è protezionismo criminale, altroché, e in quale altro modo dovremmo
chiamarlo?
ANTHONY BOOTE - Fondo
Monetario Internazionale - Washington
Ammiro le certezze degli intellettuali come Chomsky ma lui si sbaglia e si
sbaglia di grosso. Guardi, se noi fossimo veramente gli agenti dei paesi ricchi
perché mai avremmo ideato l'iniziativa HIPC? Essa mira alla riduzione dell'80%
del debito delle 40 nazioni più povere del mondo, a patto, naturalmente, che si
impegnino a rimettere ordine nelle finanze di casa, seguendo i nostri programmi
di austerità economica.
MILENA GABANELLI in
studio
E qui nasce la controversia. Da una parte il Fondo Monetario che dice di essere
disponibile a ridurre il debito ai paesi poveri, a patto che rinuncino alle
sovvenzioni e che producano quello che noi diciamo di produrre. Dall'altro
autorità sia laiche che religiose, fra cui il Papa, che invece sostengono che
quel programma sia proprio la causa della povertà e che l'unica soluzione
possibile sia l'abolizione del debito in blocco e senza condizione, entro la
fine dell'anno 2000.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Il movimento si chiama "Giubileo 2000", "Jubilee 2000" in
inglese, e chiede la cancellazione del debito e la liberazione dalla schiavitù.
ANN PETTIFOR - Dir.
Jubilee 2000 - Londra
Il gruppo delle nazioni più povere del mondo deve all'occidente 216 miliardi di
dollari. Il Fondo Monetario Internazionale ha il potere di imporre a quei
governi la sua ricetta micidiale. In pratica gli dice: per ripagare il debito
dovete risparmiare. Per risparmiare dovete adottare i nostri programmi di
austerità economica tagliando i fondi per la sanità, per la scuola e per lo
stato sociale. Comportatevi bene a e alla fine vi faremo uno sconto sul debito.
Se nel frattempo milioni di poveri soffrono, questo al Fondo Monetario non
interessa.
NJOKI NJEU - Jubilee
2000 - USA
Il Fondo Monetario Internazionale, nel nome del libero mercato ovunque, sta
imponendo ai governi africani l'abolizione dei sussidi di stato all'agricoltura
da cui dipendono, per mangiare, milioni di persone. Però, qui a Washington, la
carne che viene servita alla mensa del fondo monetario gode dei sussidi
dell'amministrazione Clinton. Dunque l'austerità economica vale solo per i
poveri e sa perché? Perché seppellendo le loro economie le potranno
controllare.
ANTHONY BOOTE - Fondo
Monetario Internazionale, Washington
Al contrario di quanto sostiene il movimento "Giubileo 2000", i nostri
programmi di austerità economica sono un successo e non è vero che questi
paesi stiano sottraendo denaro all'istruzione o alla sanità per ripagare i
debiti con l'occidente. Prendiamo, ad esempio, la Tanzania che segue i nostri
consigli economici. Questo paese ha raggiunto per la prima volta una buona
stabilità ed ha un'inflazione inferiore al 10%. L'introduzione dell'economia di
mercato sta dando i suoi frutti e presto gli verrà cancellata una parte del
debito.
MILENA GABANELLI in
studio
La Tanzania, quindi, come paese modello dove è stata introdotta un'economia di
mercato che secondo il Fondo Monetario Internazionale starebbe dando i suoi
frutti. E allora andiamo in Tanzania a vedere se è vero.
AUTORE (in un
supermercato in Tanzania)
Questo è un esempio della crescita economica di cui parla il Fondo Monetario
Internazionale. Supermercati come questi qui, in Tanzania, tre, quattro anni fa
sarebbero stati impensabili. Si trova praticamente di tutto ma c'è solo un
problema, lo vedete anche voi, sono deserti. Il motivo? Il costo di questi
pannolini qui, in Tanzania, manderebbe a scuola un bambino per quattro anni.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
L'economia di mercato, qui, avrà anche dato i suoi frutti ma sono frutti ancora
proibiti per la maggioranza della popolazione. Per capire meglio facciamo un
altro esempio. Kubonzè, il nostro autista, è un privilegiato qui in Tanzania,
ha un lavoro e uno stipendio regolare. Nonostante ciò, l'aranciata che sta
bevendo per lui è ancora un lusso quasi irraggiungibile, gliela abbiamo offerta
noi: costa 550 lire italiane.
Dunque i beni di consumo, più o meno irraggiungibili, oggi in Tanzania ci sono,
assieme ai beni di lusso cui noi siamo da sempre abituati e questo si deve
sicuramente all'intervento del Fondo Monetario Internazionale. Tuttavia sembra
esserci un lato assai più problematico in questa liberalizzazione dell'economia
tesa al ripagamento del debito con l'occidente. Per capire di cosa sto parlando
entriamo in questo enorme impianto per la produzione di farina alimentare.
L'80% della popolazione di questo paese sopravvive nutrendosi di un piatto unico
a base di polenta di farina di mais chiamato milimio. Si capisce da ciò quanto
fosse importante per questa gente che lo stato contribuisse a tenere basso il
prezzo del mais attraverso i sussidi all'agricoltura. Ma abbiamo sentito che il
Fondo Monetario Internazionale è intervenuto qui insistendo sull'introduzione
del libero mercato, con lo scopo di sistemare l'economia e facilitare il
ripagamento del debito. Primo punto dell'intervento: cancellare i sussidi del
governo.
Ed ecco le conseguenze.
F.M.F. SIYAME - The
National Milling Corporation - Tanzania
Oggi il prezzo di questo alimento di base è quasi raddoppiato, creando non
poche difficoltà all'intera popolazione. Il suo costo è poi ulteriormente
cresciuto a causa della carenza di questo prodotto sui mercati, dovuta in parte
alla siccità e in parte al fatto che oggi i fertilizzanti non vengono più
passati dallo stato, tanto che molti contadini che producevano mais hanno dovuto
abbandonare le colture.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Questo impianto è in procinto di essere privatizzato su consiglio del Fondo
Monetario Internazionale. Ma una fonte autorevole che desidera rimanere anonima
mi dice che qui le privatizzazioni non seguono i modelli europei e la
popolazione locale non ne beneficia mai. Come ciò possa accadere me lo spiega
meglio mostrandomi altri due esempi.
Mi racconta infatti che il governo della Tanzania ha recentemente privatizzato
l'industria del turismo, sempre su consiglio del Fondo Monetario e sempre nel
tentativo di incassare moneta per pagare il debito con l'estero. La mia fonte mi
mostra ora un risultato tipico: una compagnia straniera ha acquistato questo
immenso complesso alberghiero facente parte di una grande catena dove i turisti
pagano prezzi da Costa Azzurra. I profitti vanno direttamente nelle casse di
banche occidentali e l'economia locale raccoglie ben poco.
Un altro esempio di privatizzazione che fa discutere è, sempre secondo il mio
informatore, quello dell'agricoltura. Questa grande piantagione di canapa da
export fruttava moneta forte nelle casse del governo. Oggi è di proprietà di
una compagnia svizzera e anche questa fonte di guadagno è praticamente svanita.
Infine mi mostra, nel centro della capitale, l'istituto finanziario
specializzato nel trasferimento all'estero dei capitali delle maggiori compagnie
straniere che qui operano.
La nostra indagine prosegue nella prima periferia di Dar es Salaam, dove visito
un ambulatorio medico, l'unico in un quartiere che ospita migliaia di persone.
MEDICO AFRICANO
Da quando il governo ha deciso di adottare l'austerity economica per poter
ripagare il debito con l'occidente c'è più mortalità infantile e io sono
impotente. Non riesco neppure a garantire un test per la malaria, figuriamoci se
posso monitorare l'AIDS o la tubercolosi.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
La Tanzania è un paese enorme e dunque per ottenere un quadro completo della
situazione è necessario uscire dalla capitale. Mi metto nelle mani di una guida
esperta: la Caritas. Assieme ad un suo rappresentante, Justinian Ngemela e a
Kubo, l'autista, partiamo per il nord, verso il Kilimanjaro. Laggiù
verificheremo di nuovo se realmente il Fondo Monetario Internazionale sta
timonando questa economia fuori dalla miseria più disperata permettendogli di
ripagare i suoi debiti con il mondo occidentale senza però colpire le sue fasce
più deboli.
Siamo arrivati nella provincia di Arusha. Da qui proseguiamo verso un villaggio
Masai e poi visiteremo il più grande ospedale pubblico di quella zona.
Lungo la strada il terreno cambia drasticamente da un relativo verde, diciamo,
al deserto. Questo ci fa capire quali sono le condizioni che troveremo nel
villaggio.
Incontro per primo il capo del villaggio, un anziano che giace ammalato nel buio
della sua capanna. Non è possibile riprendere alcunché ma fortunatamente sarà
lui ad uscire all'esterno.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE (rivolto ad una bambina con una ferita su una spalla)
Cos'è successo a questa bimba?
VOCE FUORI CAMPO DI
JUSTINIAN NGEMELA - Caritas Tanzania
Fuoco…
JUSTINIAN NGEMELA -
Caritas Tanzania
Si è ustionata con il fuoco.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
E nessuno la sta curando?
JUSTINIAN NGEMELA -
Caritas Tanzania
No, non sta ricevendo nessuna cura, ma sta guarendo.
Questi Masai si rendono conto che il governo non può più aiutarli. Sanno che
c'è l'austerità economica, qui infatti non arriva più nulla. Il capo
villaggio è malato e, come per la bimba di prima, oggi nessuno ha i mezzi per
curarlo. Fino a pochi anni fa le cose andavano molto meglio.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Passeranno pochi minuti e l'anziano, lentamente, si accascerà al suolo. Aveva
raccolto le ultime forze per mostrare dignità ai visitatori. Le donne lo
trasportano sotto un albero e gli offrono un po' di acqua. Ci sentiamo
impotenti: trasportarlo al più vicino ospedale è impossibile, lui non
reggerebbe il viaggio e allora speriamo che sopravviva con i pochi antibiotici
che abbiamo con noi.
Quanta gente in Tanzania vive in condizioni di abbandono simili a queste?
JUSTINIAN NGEMELA -
Caritas Tanzania
Circa il 60% della popolazione rurale vive così e forse anche peggio. Le strade
che c'erano oggi sono desertificate: niente più strade, niente più scuole. I
Masai vivono esclusivamente grazie all'allevamento delle vacche, hanno solo
quello. Fino a qualche anno fa ricevevano sussidi dallo Stato per pagare i
veterinari e i farmaci per le bestie. Oggi il governo, spinto dal Fondo
Monetario Internazionale, ha tolto i sussidi dirottandoli sul ripagamento del
debito e questa gente vede morire i capi di bestiame senza poter fare nulla.
Inoltre, con l'arrivo del libero mercato, il prezzo delle vacche è crollato.
Qui è un caos…
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Lei non ha proprio nessun dubbio che il Fondo Monetario sia in qualche modo
responsabile delle sofferenze del terzo mondo?
ANTHONY BOOTE - Fondo
Monetario Internazionale - Washington
Nessun dubbio. Al contrario: anche se non siamo dei missionari, noi facciamo di
tutto per strappare quelle economie alla spirale della povertà. Glielo
assicuro.
JUSTINIAN NGEMELA -
Caritas Tanzania
I funzionari del Fondo Monetario Internazionale arrivano in Tanzania volando in
prima classe, si infilano negli hotel di lusso e, nel confort dell'aria
condizionata, esprimono giudizi sull'economia del paese. Ma i numeri sono
sterili e loro la realtà non la vengono certo a vedere. Almeno voi l'avete
vista…
ANTHONY BOOTE - Fondo
Monetario Internazionale - Washington
Può accadere, talvolta, che durante la cura, come l'austerità economica, il
paziente senta dolore, ma per poco e soprattutto per ottenere una guarigione
duratura. Insisto: all'interno delle nostre iniziative ci sono salvaguardie per
le fasce più deboli ma alla lunga abbiamo visto che nei paesi ligi ai nostri
consigli l'aumento della ricchezza pro capite è stato sostanziale e ha superato
qualunque rinuncia da loro fatta. A breve termine si fanno sacrifici ma a lungo
termine si ottengono grandi risultati.
ANN PETTIFOR - Dir.
Jubilee 2000 - Londra
Lasciatemi rispondere a queste argomentazioni con le parole del grande
economista John Maynard Keynes: a lungo termine saremo tutti morti. Migliaia di
bambini saranno morti e questo non giustifica nessun sacrificio.
NOAM CHOMSKY - M.I.T.
Boston
Ma dove sono i benefici a lungo termine di cui parla il Fondo Monetario? La
scorsa primavera in Honduras il gruppo delle nazioni latino-americane ha dato
un'occhiata agli effetti del debito sulle loro società alla ricerca di questi
benefici. I risultati parlano di una catastrofe continua: da Washington viene
semplicemente chiesto ai poveri che muoiono di fame di fare un atto di fede nel
futuro.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Justinian Ngemela mi guida nella visita a quello che una volta era un ospedale
pubblico gratuito, destinato a servire una provincia grande come l'Umbria. Anche
qui mi raccontano la stessa storia: il governo deve ripagare il debito con
l'occidente e applica i tagli allo stato sociale voluti dai programmi di
austerità del Fondo Monetario Internazionale. Infatti gli è stata tolta
l'unica ambulanza che avevano e così gli ammalati, non potendo affrontare a
piedi le enormi distanze che li separano da questa struttura, semplicemente non
si ricoverano più e l'ospedale è semi-deserto.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE (su immagini di ospedale)
Questa è una camera dell'ospedale… Non c'è bisogno di commenti,
naturalmente.
Questa è la porta d'entrata del reparto maternità. Qui i mezzi disponibili
sono leggermente superiori al resto, anche se non in maniera significativa.
Nel reparto donne sono ricoverati anche i bambini, poiché non c'è spazio per
tutti. Purtroppo si ammassano tutti qui… Questo bimbo ha subito delle
gravissime ustioni e non c'è nulla per poterlo curare, deve solamente sperare
di riuscire a sopravvivere.
Qui c'è un altro bimbo appena nato e anche lui è ricoverato nelle condizioni
che vedete.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Abbiamo acquistato noi i farmaci che probabilmente salveranno la vita a quel
bambino ustionato. Sono costati un totale di 28.000 lire che quell'ospedale non
poteva permettersi di spendere.
Justinian affida i medicinali ad un corriere di sua fiducia, nella speranza che
con i mezzi di trasporto disponibili raggiungano in tempo quel piccolo paziente.
Ma qui è giusto raccontarvi l'epilogo.
La missione riuscirà e, quattro mesi più tardi, riceverò per lettera la
conferma che quel bambino, almeno lui, è sano e salvo.
ANN PETTIFOR - Dir.
Jubilee 2000 - Londra
Potrei discutere ore con i rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale
sull'iniquità delle loro politiche. Io preferisco dirle che perfino Joseph
Sticklet, l'economista capo della Banca Mondiale ha apertamente accusato il
Fondo Monetario di applicare nel terzo mondo politiche fallimentari e
socialmente ingiuste. Credo che la sua opinione basti come prova di quello che
noi sosteniamo. Mi è stato detto, inoltre, che esisterebbe un documento interno
alla Banca Mondiale dove accuse simili sono scritte nero su bianco.
ANTHONY BOOTE - Fondo
Monetario Internazionale - Washington
Non credo che un documento simile non sia mai esistito. Se esistesse ne avremmo
sentito parlare.
AUTORE (mostrando il
documento)
Dunque per Anthony Boote questo documento controverso non esiste. Ma allora
questo che cos'è?
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Io stesso ne avevo letto alcuni accenni in una email di un attivista italiano.
Volevo però l'originale, cosa certamente non facile. Poi, a Washington,
ricevetti una telefonata con un indirizzo.
Ed eccolo il documento: in queste poche righe, scritte in linguaggio tecnico,
gli esperti della Banca Mondiale esprimono fortissimi dubbi sul fatto che il
Fondo Monetario stia veramente aiutando i paesi del terzo mondo che assiste.
NJOKI NJEU - Jubilee
2000 - USA
I paesi ricchi, pretendendo che il terzo mondo ripaghi il suo debito, mirano in
realtà a schiacciarne le economie, per ottenere le materie prime a bassi costi.
Le spiego come funziona. Andiamo al bar…
Prendiamo, ad esempio, il caffè. In America, come in Europa, è un'istituzione
e deve costare poco. Dunque gli esperti del Fondo Monetario viaggeranno per
l'Africa raccomandando ai ministri locali di coltivare il caffè che potranno
vendere all'estero incassando dollari per ripagare il debito con il primo mondo.
Tutti in Africa corrono a coltivare questo prodotto, il mercato ne viene
sommerso e il prezzo crolla. Il risultato è che noi qui, comodamente seduti a
Washington, berremo caffè a prezzo ridotto, mentre i contadini africani faranno
la fame. Per il cotone, il tè o tante altre materie prime, avviene esattamente
lo stesso.
MILENA GABANELLI in
studio
Una considerazione però salta agli occhi: l'Italia, l'Europa e gli Stati Uniti
hanno conquistato il mercato mondiale dell'alimentazione a suon di sussidi e
ricordiamo tutti le arance e i pomodori schiacciati dalle ruspe per non far
crollare i prezzi. Bene: ora questi sussidi noi, in qualità di stati membri del
Fondo Monetario, vogliamo toglierli a quei paesi che non sanno come mettere
insieme la colazione con la cena.
Ma ritorniamo in Africa a parlare di caffè con un contadino.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Anche lui anni fa si buttò nella coltivazione intensiva di questa pianta,
sottraendo terreno ad altre coltivazioni che sembravano promettere minori
ricavi. Mi racconta che per un po' le cose andarono bene poi, assieme al calo
dei prezzi, arrivò un altro grave problema.
F.M.F. SIYAME - The
National Milling Corporation - Tanzania
Quello che posso dirvi è che adesso il governo ci dice che i fertilizzanti e i
pesticidi li dobbiamo pagare a prezzi di mercato, senza sussidi. Io, come tutti
gli altri, non me lo posso permettere: qui i parassiti sono micidiali e senza
pesticidi le piante non hanno speranza di sopravvivere. Oggi guadagno un terzo
di prima ed ho anche dovuto ritirare i miei figli da scuola, non ce la possiamo
più permettere.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Mi vengono mostrate le piante di caffè. Questi rami, dice il contadino, sono
spogli. Infatti le bacche in una pianta sana dovrebbero essere il triplo di
quelle che si vedono qui. Gli chiedo se è consapevole che i tagli del governo,
di cui lui parlava prima, sono la conseguenza dei consigli del Fondo Monetario
Internazionale finalizzati al ripagamento del debito del suo paese con il mondo
occidentale. Rimane in silenzio poi, con estrema gentilezza, mi invita visitare
la sua fattoria.
ARCIVESCOVO LEBULU -
Arcidiocesi di Arusha
Il ripagamento del debito da parte dei paesi più poveri, con tutte le sue
ricadute, è un'ingiustizia che non ha sfumature e di fronte alla quale chi si
definisce cristiano ha l'obbligo di aprire gli occhi e vedere, ha l'obbligo di
aprire la mente e accettare di sapere. Non usiamo mezzi termini: le parole siano
chiare, il capitalismo lascia respiro ad una sola pianta, quella del profitto.
Che la si cresca a scapito dei ricchi o dei poveri per i capitalisti non fa
alcuna differenza e il Fondo Monetario Internazionale è il loro strumento
privilegiato nel terzo mondo.
E' dal tempo della schiavitù che questi poveri sono sfruttati in ogni maniera
possibile dai potenti. Erano schiavi nel corpo, oggi sono schiavi economici del
profitto delle nazioni ricche. Ma come si può approfittare degli indifesi e dei
semplici del mondo?
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
E chi è più indifeso dei bambini? Nel terzo mondo la loro unica speranza di
sfuggire alla povertà è l'istruzione e cioè la scuola. Ma anche qui le note
sono dolenti. Rimaniamo in Tanzania, la nazione modello del Fondo Monetario
Internazionale.
Uno dei vanti di questo paese, fino a pochi anni fa, era l'istruzione elementare
gratuita che era considerata un diritto fondamentale del bambino, proprio come
da noi in Italia. Ma anche questo servizio è stato sacrificato nell'ottica dei
tagli alla spesa pubblica suggerito dal Fondo Monetario per accelerare il
ripagamento del debito. Oggi i piccoli alunni pagano rette obbligatorie. Ed ecco
il risultato.
Questa è una scuola scelta a caso.
INSEGNANTE AFRICANO
CLASSI MEDIE ED ELEMENTARI
Abbiamo di fronte un genitore di un bambino di terza elementare che ha perduto
un intero anno scolastico perché la sua famiglia non riusciva a racimolare le
5000 lire necessarie a pagare la retta annuale. Oggi ha trovato il denaro ed è
venuto qui a chiedere che riammetta suo figlio. Si tratta di un problema diffuso
e vi spiego perché.
Mentre prima la scuola dell'obbligo era gratuita, oggi, con il nuovo sistema,
noi insegnanti dobbiamo raccogliere i soldi per la gestione della scuola da
varie fonti: dai genitori degli alunni, come avete appena visto, dalle autorità
governative, dai privati e dalle organizzazioni di beneficenza. Purtroppo la
maggior parte delle famiglie non riesce a trovare abbastanza denaro per
mantenere i propri figli a scuola e i bambini devono rimanersene a casa.
Qui vedete 32 studenti. In questa classe ce ne dovevano essere 105. 73 sono a
casa perché non hanno racimolato le 5000 lire necessarie per la retta annuale.
Questo è triste poiché l'istruzione per questi bimbi è l'unica speranza di
fuggire dalla povertà. I tagli alla spesa per la scuola sono stati tali che
addirittura al posto del cancellino oggi dobbiamo usare questo straccio.
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Per coloro che auspicano la cancellazione dello schiacciante debito dei paesi in
via di sviluppo, le soluzioni ci sono: basta la volontà politica per metterle
in atto.
NOAM CHOMSKY - M.I.T.
Boston
Ci sono diverse strade per eliminare il problema del debito dei paesi poveri,
una è la via capitalistica: se io presto del denaro e il mio debitore dichiara
banca rotta io perdo un investimento. Ho rischiato, per un po' ho guadagnato e
adesso quei soldi me li devo scordare. Così funziona il capitalismo e così ci
dovremmo comportare con il terzo mondo. Ma i ricchi non vogliono il capitalismo,
quello lo applicano con i poveri, loro vogliono il protezionismo ed ecco che
interviene il Fondo Monetario che spreme il paese indebitato per obbligarlo a
saldare i conti. Si tratta di un sistema dove i ricchi non perdono quasi mai. Lo
si potrebbe riassumere con uno slogan: socialismo per i ricchi e capitalismo per
i poveri.
Ma c'è un'altra via ed è quella legale. Esiste un principio di legalità
internazionale, stabilito proprio dagli Stati Uniti quando 100 anni fa invasero
Cuba, che sancisce la possibilità di cancellare un debito fra nazioni,
quand'esso sia definibile come "odioso" e cioè ingiusto, perché
magari contratto da un dittatore senza scrupoli. Si tratta di un'azione
certamente morale e, ripeto, anche perfettamente legale. Visto da questa
angolazione gran parte del debito del terzo mondo è "odioso" e
andrebbe legalmente cancellato.
NJOKI NJEU - Jubilee
2000 - USA
Finché un bambino occidentale continuerà a consumare 150 volte di più di un
suo pari in India non ci sarà giustizia. Chiediamo che si ridiscuta il
protezionismo dei governi ricchi e cioè quella logica per cui da una parte si
incoraggia l'Africa a coltivare cacao, dall'altra le si impedisce di produrre
cioccolato perché ciò minaccerebbe le aziende occidentali.
ANTHONY BOOTE - Fondo
Monetario Internazionale - Washington
Gli attivisti purtroppo hanno la tendenza ad ignorare le complessità dei
problemi. Uno di questi, ad esempio, è che noi vogliamo essere certi che gli
sconti sul debito delle nazioni povere non vengano sprecati dai loro leader per
spese non etiche. Posso farle gli esempi dell'Etiopia e della Guinea Bissau alle
quali recentemente il Fondo Monetario ha rifiutato uno sconto sul debito poiché
era probabile che avrebbero speso i guadagni per finanziare le loro guerre.
NJOKI NJEU - Jubilee
2000 - USA
Sono assolutamente d'accordo. Il movimento chiede che la cancellazione del
debito e la gestione dei futuri prestiti al terzo mondo siano controllate dalle
organizzazioni sociali e religiose dei paesi interessati attraverso un vero e
proprio arbitrariato internazionale. Soprattutto si dovrà impedire che si
ripeta la vergognosa collusione fra le elite politiche corrotte dei paesi poveri
e il Fondo Monetario. La stessa collusione che ha dato luogo a questo disastro.
ARCIVESCOVO LEBULU -
Arcidiocesi di Arusha
Ma è giusto? E' giusto che dopo aver sfruttato questi popoli l'occidente si
rifiuti di perdonare i loro debiti? Il perdono non è forse uno degli obblighi
morali dei cristiani?
VOCE FUORI CAMPO
DELL'AUTORE
Si è capito, dunque, che ci sono due campi contrapposti che suggeriscono
soluzioni inconciliabili al problema del debito e della povertà che
attanagliano il sud del mondo. A quale mulino la nostra inchiesta abbia portato
più acqua sta ora alla coscienza di ciascuno decidere.
PRETE AFRICANO
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro
pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori.
MILENA GABANELLI in
studio
Rimettere quei debiti, con un filo di cinismo, fa bene anche a noi perché la
povertà crea l'immigrazione.