BANCA MONDIALE

BASTA CON IL DEBITO DEI PAESI POVERI

Nell'ottobre 1996, la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale approvarono un programma di risanamento del debito estero degli 8-10 Paesi più poveri. Ma sono 41 "quelli il cui reddito pro capite è il più basso: 600 milioni di uomini e donne che sopravvivono con appena un dollaro al giorno in nazioni i cui interessi sui debiti contratti con Paesi terzi assorbono oltre la metà dell'export, impedendo perciò qualsiasi possibilità di sviluppo"(Avvenire, 09/11/'96).

Questo risanamento verrebbe finanziato con parte dei propri utili e con la vendita di parte dello stock d'oro della Banca Mondiale, delle banche regionali di sviluppo e dei Paesi ad alto reddito. Ma sembra che ci siano già degli impedimenti alla realizzazione di questo programma: la Banca Africana ha già fatto sapere di non essere in grado di contribuire, e diversi Paesi del nord, fra cui l'Italia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e la Finlandia, sono restii ad accettare questo programma.

Sempre nell'ottobre scorso, mons.Monsengwo, vescovo zairese, durante una conferenza a Roma nell'ambito della Settimana per la Pace organizzata dalla Comunità di S. Egidio, faceva notare il ciclo perverso dell'indebitamento ai quali sono sottoposti i Paesi più poveri, denunciando fra l'altro che buona parte dei capitali "prestati", in realtà non lasciano mai le banche dei creditori per varie ragioni: sia per coprire debiti precedenti o i loro interessi, sia per pagare servizi, materiale e personale occidentali impegnati in programmi di Stato o di armamento, sia perché parte degli aiuti sono trasferiti in conti più o meno privati di rappresentanti dei Paesi beneficiari. Poco o niente arriva realmente alla base. E, per colmo di ironia, quei soldi sono "riciclati" due, tre, quattro volte in nuovi prestiti, gonfiando ulteriormente il debito di questi Paesi con lo stesso capitale, fenomeno tipico dell'usura più spietata.

E' di dominio pubblico, inoltre, che i crediti concessi sono spesso utilizzati in modo non appropriato o semplicemente sviati dal loro utilizzo originale di risanamento dell'economia del Paese a favore dei pochi che sono al potere e che, appropriandosene per uso privato, li reinvestono nelle banche occidentali.