Il dramma in via Caffa la vittima è un ragazzo italiano
Hanno sparato i carabinieri


Tragedia a Genova ucciso un manifestante
ARTICOLO DEL 21 LUGLIO - La Repubblica

GENOVA - Un ragazzo italiano, Carlo Giuliani, riverso sul selciato davanti alla chiesa di Nostra signora del rimedio, sul volto ancora il passamontagna a coprire i capelli biondicci radi e la barbetta anch'essa rada. Il morto, che era stato sfiorato a Goteborg a Genova, si materializza intorno alle 17,20 di una giornata di battaglia con una chiazza di sangue sotto la nuca del giovane colpito da due pistolettate. La vittima aveva 23 anni, era di Roma, ma risiedeva a Genova da qualche anno, figlio di un noto sindacalista, era un punk bestia e aveva precedenti per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

Attorno al suo corpo, steso sul selciato, un cordone di poliziotti e carabinieri in assetto da battaglia a coprire quel volto sfigurato dalla morte. Attimi di gelo nella piazzetta dove fino a pochi minuti prima si sentivano le urla e i colpi dei fall che sparavano lacrimogeni a ripetizione, gli schiocchi delle pietre che volavano sui caschi e sugli scudi dei poliziotti e dei carabinieri.

Una questione di attimi e il budello di stradine del quartiere Foce, a via Caffa, diventa un macello. I contestatori rinforzano le loro cariche, le forze dell'ordine si ritirano ma una camionetta di carabinieri resta intrappolata nella stradina resa ancora più stretta da un bidone della spazzatura rovesciato per terra.

Gli assalitori circondano la jeep e la assalgono: il ragazzo con il passamontagna nero ha in mano un estintore rosso, dalla camionetta un militare tira fuori la pistola e spara due colpi, il ragazzo si accascia ma nella bolgia nessuno pensa a qualcosa di così grave. Il giovane, in fin di vita, finisce sotto la camionetta. I poliziotti caricano per tirare fuori i loro colleghi dall'impiccio nel quale sono finiti.

La battaglia continua intorno al corpo del ragazzo morente tanto che un poliziotto, sfinito dallo stress della giornata butta via lo scudo: il suo modo per dire basta a questa lunga sequela di follie di cui la battaglia intorno ad un ragazzo morto è stata solo la più grave.

Alla fine i contestatori vengono ricacciati indietro mentre i medici del Genoa social forum accorrono. "C'è lì uno ferito da una pietra dei suoi amici", dice un celerino. Claudia, l'infermiera tedesca, arriva sul corpo del ragazzo gli toglie il passamontagna e nota "un foro piccolo sulla fronte, nessun segno sul corpo". Tenta un impossibile massaggio cardiaco, chiede dell'ossigeno che non si trova, vuole un medico ma sull'ambulanza accorsa non c'è.

Claudia e una sua collega tentano fino alla fine di tenere il giovane attaccato alla vita, ma si devono arrendere. Il giovane è morto fra le pietre, i vetri, i candelotti lacrimogeni. Poliziotti e carabinieri formano un cordone intono al corpo riverso nel sangue, cercano di non far vedere, di coprire il più possibile i due buchi sulla faccia del ragazzo.

Vogliono evitare che i suoi compagni lo vedano e che i giornalisti vedano. Intorno, sul sagrato, giovanissimi dal volto choccato piangono, insultano. "Assassini", "Ridete, assassini". Ogni movimento del blocco di poliziotti e carabinieri viene sottolineato dagli applausi ironici. Ma la tensione cresce.

Carabinieri e polizia sembrano indecisi ma devono presidiare quel corpo mentre intorno si fa strada la versione delle pistolettate. "Ho registrato tutto dice Paolo, giovanissimo, casco in testa e videocamera digitale in mano ho le immagini" e scappa per evitare che gli sequestrino la prova. Anche un signore che abita in zona racconta: "L'ho visto sparare anche se i ragazzi avevano assaltato la camionetta e i carabinieri se la stavano vedendo brutta".

Passa poco tempo, insomma, e si capisce che la prima versione ("è stato colpito da una pietra") non regge. E questo fa salire ancora la tensione. Un furgone del Comune viene a prendere quel povero corpo dopo che il procuratore capo era passato, sfidando la sassaiola, a vederlo. Pratica necessaria quando c'è di mezzo un morto.
Quando il furgone va via i giovani avanzano, vogliono per loro quell'angolo di strada dove ormai c'è solo un mucchio di segatura a coprire il sangue.

Le forze dell'ordine capiscono. Iniziano lentamente una ritirata fra le pietre che cominciano a volare e rispondono sparando lacrimogeni. Praticamente di corsa si vanno a ritirare dietro le grate di ferro. Si lasciano dietro un quartiere distrutto, una coperta di pietre e vetri di bottiglie ed anche un ragazzo morto.