21 LUGLIO
La città dell'assurdo.
Una giornata in balia degli eventi.
La giornata è iniziata con tante aspettative e molta partecipazione. Eravamo a
Genova già da due giorni ed avevamo preso parte alla manifestazione dei
migranti, una bella manifestazione, viva e molto partecipata; siamo stati
raggiunti dagli altri ragazzi del nodo bolognese della rete Lilliput in Piazza
Manin, dopo i saluti e i giri per la piazza tematica abbiamo iniziato le azioni.
Secondo le decisioni prese il giorno precedente dovevamo facilitare il
posizionamento del block fatto dai gruppi di affinità di azione non violenta
che avrebbero tentato di bloccare un accesso alla zona rossa a Piazza Portello.
Abbiamo fatto una perlustrazione della zona che dopo pochi minuti sarebbe stata
percorsa dai gruppi. Siamo tornati in Piazza Manin all'appuntamento con gli
altri gruppi di affinità, definiti no-block, il cui obiettivo era di fare un
sit-in dinamico, contrapponendo alla zona rossa un altro mondo possibile di
luci, colori e suoni.
Il sit-in sembra tranquillo anche se disorganizzato, ci sono molti altri che del
sit-in non conoscono nulla, parlano con la polizia che ci sbarra il passo e ci
propongono di andare a "baciare" la zona rossa in fila indiana. Magari
appendendo il manifesto, che non sia provocatorio però. C'è molta gente in
piedi, facciamo uno sbarramento per cercare di ordinare il sit-in. Passa il Pink
block a margine, è una prima conferma: e' chiaro che siamo pochi e mal
organizzati rispetto agli altri. Il blocco di polizia si sposta, ma il trambusto
a piazza Marsala crea agitazione. Si decide di lasciare il sit-in per tornare
alla piazza tematica della Rete Lilliput.
Notizie dal centro stampa dei magazzini del cotone: gruppi di violenti, vestiti
di nero (i "black block"), stanno salendo verso piazza Manin, la
piazza della non violenza. Ad un certo punto compaiono poche avanguardie, poco
dopo altri, ma in tutto non più di qualche decina. Dopo un breve giro di
consultazione, decidiamo di contrapporci in modo non violento, per impedire che
intrappolino i restanti pacifisti presenti lungo via Assarotti. La strada è
praticamente cieca, tranne due vicoli, e la famigerata grata laggiù in basso.
Ci schieriamo in fila, le mani bianche alzate, e iniziamola trattativa.
Interviene anche don Benzi. I black capiscono, promettono di cambiare direzione.
Applauso. Ed ora il caos. Lacrimogeni a pioggia lontano, in mezzo alla piazza,
la polizia sopraggiunge dietro ai black, carica all'improvviso. I black fuggono
per primi, i pacifisti non violenti si radunano ai lati della strada, le
magliette e le mani bianche bene in vista, la testa ed il viso scoperti. La
polizia attacca. Non i black. Sfruttando il panico indotto dai lacrimogeni si
scaglia su di noi, spara ancora lacrimogeni, ad altezza uomo, ed a questo punto
tutti scappano in ordine sparso. Quindi si consuma l'incredibile: le botte
piovono su tutti quelli che si sono accucciati, confidando in un qualche
raziocinio dell'azione della polizia. Tutt'altro: siamo in balia di un esercito
di agenti che, mentre i black continuano a devastare la zona circostante
(rovesciando macchine ed incendiando cassonetti), si accaniscono su di noi. Ci
si perde di vista, ognuno segue un gruppo, in un vicolo, per cercare di dare
tregua ad occhi e stomaco. Finché la furia non si placa, ma ancora si vedono
gruppetti di celerini picchiare nelle stradine in salita. Chiediamo ai
poliziotti cosa fare per evitare questo scempio. Siamo in gruppo con alcuni
francesi, con persone di una certa età. Chiediamo dove andare... "Affanculo",
ci risponde il celerino, prima di colpire al viso un giovane (non un black,
questi stavano già sfasciando vetrine molto lontano da lì). Finalmente ci
dicono di defluire su un lato. Lentamente, senza fidarci troppo, ci
allontaniamo, e ci riuniamo, in salvo. Bilancio? Giovanni ed Elisabetta
malmenati mentre erano accucciati a terra, tutti noi intossicati dai gas, la
delusione di chi pensava di poter portare il proprio messaggio di non violenza.
Non possiamo evitare di pensare che i conti non tornino, che ci sia qualcosa che
non va nelle strategie delle forze dell'ordine. Perché questa valanga di
teppisti è arrivata fino a noi? Perchè ha continuato a scorrazzare per tutti i
quartieri fino a sera? Come si giustifica la violenza delle forze dell'ordine su
persone inermi a mani alzate, in un luogo dedicato alla non violenza?Cerchiamo
di tirare le fila della nostra storia: il black block distrugge la città, la
polizia gli balla intorno e picchia indiscriminatamente le manifestazioni
pacifiche e ricche di contenuti falliscono.
Gruppo di affinità (Nodo Bologna - Rete Lilliput)
Ultime da Brescia
Ieri sera presidiati dalla polizia gli ingressi al cortile del
palazzo Broletto sede della prefettura bresciana. Alle ore 23.15, vista la
totale assenza di possibili contestazioni ed in concomitanza con la partenza
(ore 24.00) dalla stazione di Brescia del treno
diretto a Genova, se ne sono andati.
Marisa
La banda del buco?
Mi spiace che in un momento così tragico, i Cobas Finanze sentano il
dovere di alzarsi all'alba per inviare un volantino ironico sul Ministro
Tremonti. Forse manca l'informazione delle manifestazioni contro il G8 e dei
fatti che ieri hanno insanguinato Genova.
Colgo quindi l'occasione di informare che se c'è stato ieri un corteo pacifico
che nel ponente cittadino ha visto oltre 10.000 lavoratrici e lavoratori,
organizzati dalla Cub (e quindi da RdB di cui faccio parte) e dallo Slai Cobas
protestare contro gli otto potenti, dall'altra parte della città, alcuni
soggetti, lasciati liberi di agire dalle forze dell'ordine, hanno messo a ferro
e fuoco la città. Le forze dell'ordine li hanno lasciati fare e hanno deciso di
intervenire solo quando questi soggetti si sono mischiati ad altri manifestanti.
Un ragazzo - di 23 anni - è stato brutalmente assassinato con un colpo di
pistola a bruciapelo alla testa. Una pena di morte applicata "al volo"
in un clima di tensione che, come genovese ho potuto verificare, è stato fatto
crescere ad hoc. E' un caso che stamattina sulla stampa il centro destra chiede
di chiudere i centri sociali? Chi sono i Black Block? Perché le forze
dell'ordine li hanno lasciati fare? Non voglio dilungarmi oltre, sono certo che
l'amico dei Cobas Finanze ignorasse questi fatti, altrimenti il narcisistico
esercizio dialettico sul (condivido) ridicolo show di Tremonti, sarebbe solo il
segnale di una insensibilità verso temi che colpiscono tutti i deboli, dai
lavoratori che rappresentiamo, ai popoli poveri della terra: i temi dei diritti
negati. Chiedo scusa per lo sfogo, ma l'emozione per quanto accaduto - e
l'intempestività del comunicato inviato dai Cobas Finanze - è talmente forte
che non potevo far finta di nulla.
Pietro Falanga
(Consiglio Nazionale RdB/CUB)
Lo devono sapere tutti
Tra le ore di immagini che ho visto, saltando da un telegiornale
all'altro e visitando i siti di informazione su internet, mi si sono incollate
addosso alcune scene che non credo riuscirò a dimenticare tanto facilmente,
perché mi hanno richiamato, non seguendo un ragionamento razionale ma soltanto
un moto istintivo, le scene dei documentari di guerra. Credo che fosse il Tg1
delle 20; lungo il lato di una strada camminavano incolonnati, a passo veloce e
spaventatissimi sotto gli occhi di attenti poliziotti,i "reduci" della
manifestazione Gsf di oggi; tra di loro, in braccio al padre, una bambina di non
più di 4/5 anni con le braccia spasmodicamente tese verso l'alto, mentre il
padre faticava ad alzare il braccio libero e l'altro era impegnato a sostenere
la bambina; poco dietro di loro una signora anziana, capelli bianchi, occhi
sgranati dalla paura, cercava di reggere il passo veloce degli altri,
appoggiandosi ad un ragazzo che cercava di aiutarla. Mi chiedo ancora adesso
quali pensieri potevano mai frullare nella testa di quella bambina, che il padre
aveva portato a Genova con chissà quali speranze e che si ritrovava invece a
dover fuggire senza forse capirne il motivo; e cosa ugualmente abbia potuto
pensare la signora anziana ritrovandosi in quella specie di inferno causato - è
vero - da bande di"criminali scientifici", ma ancor più dalla palese
inettitudine (sempre che non sia qualcosa di peggio)di chi ha scelto le
strategie di intervento delle forze dell'ordine. Sono ancora sconvolto da quanto
ho visto oggi in televisione. Vi chiedo soltanto di continuare con la vostra
informazione. Grazie
Sauro Marini
Suggerimento
Per le notizie su sospette infiltrazioni della pula tra il black bloc a
Genova. Si sono rivelate una realtà nel tentato summit di Barcellona, dove le
telecamere della tv nazionale hanno sgamato falsi manifestanti scendere da
macchine della polizia e mescolarsi tra i veri per scatenare rappresaglie
violente che giustificassero risposte violente della pula, vi prego di
verificate tra le fonti spagnole questa porcata per corrobare ciò che già si
conosce in riferimento alle vicende italiane.
Max Gattei dall'Honduras
Noi genevosi
Per noi genovesi laici e democratici corso gastaldi ha un significato
particolare.
durante il ventennio fascista la casa dello studente di corso gastaldi era stato
trasformato nel centro di tortura della gestapo e dei fascisti.
Io non ero ancora nato all'epoca ma, credetemi, mi riesce difficile passare
davanti alla casa dello studente (ripristinata oggi nel suo ruolo di casa di
accoglienza di studenti non abbienti) senza provare un groppo alla gola, senza
ripensare ai racconti dei vecchi delle urla che si sentivano provenire
dall'interno.
Certe cose neanche i mattini possono dimenticarle.
Lo stesso groppo l'ho provato oggi al vedere una decina di celerini bardati di
tutto punto manganellare selvaggiamente tre ragazzi con l'unico torto di essere
rimasti isolati dal resto del corteo.
È accaduto oggi in via Montevideo, a cento metri dalla casa dello studente.
io e mia madre ci stavamo dirigendo in direzione di corso Gastaldi, muovendoci
tra una carica dei carabinieri ed un lancio di lacrimogeni, verso il centro di
una delle manifestazioni; in fondo alla strada , in alto, era schierato un
gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa.
La strada era praticamente deserta a parte noi due. Un gruppo di tre ragazzi
sulla nostra sinistra camminava nella stessa direzione, altri tre dall'altra
parte della strada.
Avvicinandoci allo schieramento di polizia uno dei tre sulla destra, un ragazzo
in jeans e a torso nudi, a mani nude come tutti noi altri ha cominciato a
gridare "assassini" alla volta dei poliziotti (si era appena sparsa la
voce dell'omicidio del ragazzo nella poco distante piazza Tommaseo).
È cominciato uno scambio di battute a distanza di una trentina di metri tra
questo ragazzo ed i poliziotti. i poliziotti gridavano "vieni, vieni
qua" ed il ragazzo gridava "assassini venite voi ma con la pistola
altrimenti come fate ad ammazzarmi". ho sentito distintamente i tre ragazzi
sulla mia sinistra che commentavano "senti questo come grida, adesso come
facciamo a passare?", ed un altro "noi che c'entriamo, passiamo
tranquilli e non succederà niente".
È stato un attimo. Ho compreso la trappola quando ho sentito il rombare del
motore, troppo tardi. Mentre il cordone fingeva di mantenere la calma in cima
alla salita hanno fatto aggirare il palazzo da un autoblindo che è sbucato alle
nostre spalle a tutta velocità. Ha inchiodato in mezzo alla strada semi deserta
bloccandoci tra loro ed lo schieramento di polizia. Una decina di celerini sono
balzati dall'autoblindo quasi ancora in corsa ed hanno cominciato a massacrare a
terra i ragazzi con i manganelli.
Io e mia madre che ci trovavamo una decina di metri indietro ci siamo rifugiati
in un portone semi aperto insieme ad un signore sulla sessantina sbucato da non
so dove. la vetrata interna era chiusa e noi siamo rimasti bloccati tra la
vetrata e l'anta del portone. Ho sentito mia madre singhiozzare e l'ho
abbracciata per rincuorarla cercando di tranquillizzarla, di non avere paura.
Da fuori venivano altissime le grida dei ragazzi disarmati sotto i manganelli
dei celerini. Ho pensato che fosse terrorizzata sapendo che quando si fossero
stancati di sfogarsi con loro ci sarebbero venuti a cercare nel portone e mi si
è rotto il cuore sentendola dire tra i singhiozzi "non ho paura, questi li
ammazzano, dobbiamo fare qualcosa".
E qualcosa è successo. come per miracolo abbiamo cominciato a sentire delle
voci gridare "basta! vergogna!".
Sono uscito dal portone e quello che ho visto non lo dimenticherò mai. i miei
concittadini affacciati alle finestre, ai balconi, padri, madri, nonni, prima
due poi cinque, poi dieci gridavano alla volta dei poliziotti, e non erano frasi
ingiuriose ma frasi sdegnate, frasi di cittadini offesi e feriti dal
comportamento squadrista e vigliacco, della furia cieca e immotivata di un
gruppo di tutori dell'ordine trasformatosi in un branco di belve impazzite.
"basta! vergogna! lasciateli! fascisti!
Ho cominciato ad avanzare insieme al signore sessantanne, urlando. Ho cominciato
a sentire altre voci di giovani che gridavano alle mie spalle.
Il branco si è reso conto che i testimoni stavano diventando troppi, ha
caricato i tre, quello che aveva urlato "assassini" alla volta dei
poliziotti - se questo può giustificare un pestaggio squadrista e non, al
limite, un regolare fermo di polizia - e gli altri due che avevano avuto il solo
torto di trovarsi come noi per strada e non impegnati ad autoconvincersi di
poter vedere la realtà oggettiva dei fatti attraverso i filtri patinati delle
loro belle televisioni.
Li hanno caricati sull'autoblindo che è ripartita ed hanno preso ad
indietreggiare, fianco a fianco, brandendo i loro manganelli, di colpo
spaventati da una folla di venti cittadini inermi alle finestre, armati solo
della forza della ragione di fronte all'ottusità brutale dei loro manganelli.
Hanno preso ad indietreggiare intimoriti, con l'espressione di bambini
spaventati, colti dai genitori con le dita nella marmellata .
Un'immagine grottescamente comica persino nella situazione, oggettivamente
drammatica.
Qualche minuto dopo alcune piccole radio indipendenti hanno raccolto la nostra
deposizione. Ho sentito il signore sessantenne dire "mi spiace solo che non
mi faranno testimoniare perché sono un militare".
Ed insieme ai miei concittadini alle finestre io ho amato questo signore.
In una giornata in cui appare in tutta la sua mostruosa evidenza la violenza di
questo governo fascista e delle sue televisioni bugiarde, di un vicepresidente
del consiglio che pensa di potersi già sostituire alla magistratura dichiarando
un atto di legittima difesa l'uso delle armi contro i manifestanti, senza
attendere democraticamente l'esito di un processo, lanciando alle sue forze di
polizia il messaggio "sparate pure ai manifestanti - tanto che è legittima
difesa lo stabiliamo noi tramite le nostre televisioni e non i giudici", in
questa giornata di lutto e dolore per la nostra fragile democrazia persone come
mia madre, quei cittadini alla finestra, questo anziano militare mi danno ancora
la forza di credere e lottare ancora per un mondo migliore, di continuare a
sperare.
La mia testimonianza è a disposizione di chiunque ne vorrà fare l'uso nelle
sedi più opportune al fine del perseguimento della giustizia e della verità.
Luca Rolla
Vertice in Costituente
Lo Stato di polizia e la sospensione dei diritti costituzionali in
atto nella città di Genova a tutela del G8 confermano, se mai ce ne fosse stato
bisogno, che le costituzioni democratiche cosiddette "occidentali"sono
per lo più dei fogli di carta straccia. Il rispetto delle regole, infatti, deve
valere soltanto per i comuni cittadini. Diversamente, come se nessuna
rivoluzione "borghese" e costituzionale fosse mai avvenuta, i nostri
governanti, forma moderna dei "Re Sole", non hanno alcun obbligo nei
confronti dei diritti dei cittadini: senza che sia lasciata alcuna possibilità
d'intervento e di tutela dei diritti attraverso i normali canali della
dialettica democratica, possono fare e disfare, sospendere diritti e blindare
intere città per garantire la sicurezza ad un vertice dove i governi di 8 paesi
s'incontrano per decidere i destini di miliardi di persone. Il G8 vale più dei
diritti degli abitanti del mondo globalizzato,figuriamoci dei diritti degli
abitanti di una cittadina come Genova; ilG8 vale più del diritto alla libera
circolazione; il G8 vale più dei trattati internazionali sulla libera
circolazione; il G8 vale di più del diritto alla libertà di espressione; il
G8, infine, come forma suprema di autolegittimazione in grado di trasformare la
violenza dei regimi contro i diritti costituzionali e universali in un problema
di "legittima" difesa dell'ordine pubblico. Il Vice presidente del
Consiglio, l'On. Fini, ha infatti così interpretato i drammatici fatti di
Genova: la legittima difesa è un diritto previsto dal codice. Peccato, però,
che lo stesso diritto non venga riconosciuto anche a chi,per legittima e
doverosa difesa dei propri diritti, si trovi costretto a dover fronteggiare, per
superare un'assurda e umiliante linea rossa, un esercito di forze dell'ordine in
assetto di guerra. No, anche in questo caso, i diritti dei cittadini non
esistono: il sovrano dispone e i sudditi debbono obbedire. E' per questo che,
senza false ipocrisie, chi scrive non se la sente di condannare nessuno dei
manifestanti anti G8.Come criticare, infatti, chi le "ha date per
primo" vista la violenza delle forze dell'ordine anche e soprattutto nei
confronti di chi ha avuto il solo torto di essere a Genova, inerme, per
rivendicare il rispetto di diritti insopprimibili? Nella borgata dove sono
cresciuto la regola principale per la difesa personale era una soltanto:
"menare per primi che si mena due volte e non ci si fa male".Insomma,
On. Fini, i suoi deliranti appelli alle forme estreme di legittima difesa
possono ben essere raccolti e praticati; l'unica speranza che rimane, ma visti i
presupposti c'è ben poco da sperare, è che il pubblico che la segue non sia
troppo vasto.
Franco Ragusa
Esecuzione?
Premetto che io sono un oppositore della globalizzazione e un
convintissimo sostenitore dell'illegittimità del g8, ma se tutti i messaggi
positivi rischiano di non passare è per colpa di quelle frange violente che
stanno gettando fango su tutta la manifestazione. Per tornare a quella che voi
chiamate esecuzione, secondo voi cosa volevano fare a quei due carabinieri? Sono
andati nel panico, hanno visto la morte con gli occhi, forse la responsabilità
è di chi ha permesso che si arrivasse a questo, ma chi ha ucciso quel ragazzo
non sono stati i carabinieri, ma chi come lui li ha messi in condizione di
farlo. Fatto questo piccolo appunto vi dico che ho scoperto da poco il vostro
giornale e che mi piace molto, sinceramente.
Senza firma
Ancora un appunto
Oggi il questore ha concordato il percorso alternativo con il
responsabile del Genoa global social forum e la polizia non ha caricato i più
facinorosi per un ora e mezzo fino a che non era passato tutto il corteo
pacifico per evitare di colpirli. Inoltre dite che la polizia arriva in ritardo
per colpire i più facinorosi assieme ai manifestanti pacifici, secondo me è
falso, la polizia arriva in ritardo perché i teppisti colpiscono all'improvviso
in zone diverse, e non credo che i poliziotti e i carabinieri abbiano interesse
a colpire la gente comune, siate più obiettivi e smettetela di scrivere cose
senza fondamento, ci sono stati scontri anche tra i teppisti e i manifestanti
pacifici che non li volevano, quindi mi pare che solo voi li state difendendo.
Così rovinate tutto, tutto quello che chi crede in un mondo migliore sta
cercando di costruire, non capite che (secondo me) anche il carabiniere che ha
ucciso quel ragazzo suo coetaneo è una vittima, una vittima di 8 persone che si
sono messe in testa di governare i mondo.
Senza firma
Appello alla prudenza
I fatti di oggi hanno sconvolto tutti. Sono stati un duro colpo per
tutti, nessuno escluso. Ma purtroppo devo dire che me li immaginavo. Non mi
interessano le colpe della polizia e, più in generale, quelle di un sistema ed
un clima culturale che hanno diffuso a piene mani un vuoto di valori immenso
pensando di riempirlo solo col denaro. Le conosciamo fin troppo bene. Scrivo a
voi per invitarvi ad una profonda riflessione interna al movimento su quanto è
accaduto. Vi avevo già espresso il mio pensiero: dipingere il mondo come un
campo di battaglia, seppur pacifica, tra buoni che hanno solo ragioni e cattivi
che hanno solo torti legittima in qualche modo la battaglia di chi si sente di
far parte dei buoni.
Inutile sostenere che si tratta solo di frange estreme che nulla hanno a che
spartire con il movimento o di elementi strumentalizzati dal potere. In parte
sarà anche vero, però chiediamoci come mai questi delinquenti scelgano proprio
le manifestazioni dei "buoni" per scatenare la loro violenza.
Evidentemente sentono una vicinanza. E purtroppo questa vicinanza è legittimata
da questo modo di descrivere il mondo, in cui i giusti, gli eletti sono chiamati
a fermare i cattivi. A quel punto è impossibile pretendere di incanalare tutte
le reazioni emotive che questo messaggio scatena.
Pertanto vi invito ad essere molto prudenti, nel prossimo numero, al modo in cui
intendete raccontare i fatti sanguinosi di Genova. Abbandonate posizioni
faziose, aprite uno spazio all'autocritica a fianco di quello, giusto, della
critica. Non legittimate il comportamento di chi si sente nel pieno diritto di
compiere qualsiasi misfatto pur di vincere una guerra santa che, tra l'altro,
non credo che i tanto invocati paesi poveri chiedano minimamente.
Franz
Compagni.
Respingiamo con forza alcuni comunicati che ci stanno arrivando.
Comunicati di dissociazione e delazione
Comunicati che denunciano "sparuti gruppi a cui é stato permesso di
mettere
a soqquadro Genova".
Forse non dovremmo stupirci di questi comunicati, visto che la dissociazione e
la delazione erano già nei "dirigenti" del Genova Social Forum, chi
è andato dietro a costoro sapeva quel che faceva? Noi abbiamo detto che non era
possibile conciliare l'inconciliabile, rendere compatibile l'incompatibile. Che
questo non è il tempo dei giuochi di ruolo ma il tempo dell'Intifada. Le cose
erano già chiare da Napoli e da Goteborg. Chi può credere ancora nella
democrazia nel mondo dominato dall'Impero? Chi ha seminato l'illusione che a
Genova ci sarebbe stato un pranzo di gala o una colazione a sacco? I rinnegati e
negati del mondo vogliono gridare la loro rivolta e non ci sarà nessun
Agnoletto, nessun Papa, nessuna tuta di qualsiasi colore che li potrà fermare.
Questo deve essere chiaro. Chi non ha nulla da spartire coi negati e rinnegati
se ne stesse a casa sua, se ne stesse dall'altra parte delle muraglie che hanno
sostituito il muro. Ma ci stesse fino in fondo senza fare la sceneggiata di
voler far vedere che vuole abbattere la muraglia, accarezzandola! Ora qui si sta
parlando di "trappola organizzata", e di questo chiaramente si
trattava, e non si sottende ma si dice chiaramente che alcuni compagni erano
parte di questa "trappola organizzata". Queste dichiarazioni si
definiscono in una sola maniera. Infamia. A costoro diciamo che bisogna
chiedersi non "perché non sono stati neutralizzati e arrestati i sporchi
brutti cattivi e neri pure onde noi potessimo fare il nostro Show?" e
quindi ciascuno dalla propria parte fare il proprio giuoco di ruolo. La domanda
da porsi, se si fosse in buona fede, ma ormai è chiaro che la buona fede non c'è
sarebbe un'altra e fondamentale:" che ci faceva, in quel casino tremendo
una camionetta delle forze dell'ordine, col muso verso il muro? in una posizione
che impediva la fuga?" Ora gli "inflessibili" al di là dei
roboanti proclami del tipo "via il governo", alzano il dito accusatore
e dicono "noi con questi non abbiamo nulla a che spartire". A costoro
diciamo e perché se ci fosse stato un governo "diverso" le cose
sarebbero andate "diversamente"? Blair il più autorevole
rappresentate dei governi "diversi" che dichiarazioni ha fatto? Ora se
è vergognoso che il governo e le forze dell'ordine dicano "si è trattato
di legittima difesa" ancor più vergognoso che qualcuno
"antagonista" o "rifondatore", voglia su questo compagno
assassinato, come Serantini e Zibecchi (tanto per restare in tema di
camionetta), fare giuochi di "cambio di governo". A costoro diciamo
che le cose non stanno come il luglio sessanta, che la storia non si ripete. Che
gli "operai e i contadini uniti nella lotta" slogan che urlavano nel
corteo di Genova non ci sono più, e non c'è più la Genova degli anni
sessanta. Non c'è più sopratutto la comunità di intenti di quegli anni, visto
che tanti hanno lavorato bene per rimuoverla e rinnegarla. Noi ribadiamo che le
forze dell'ordine hanno perpetrato l'ennesimo omicidio. Che hanno sparato come
tante volte hanno fatto. Metteremo sul nostro sito la foto di Carlo, insieme a
quella di un compagno morto nelle carceri turche, e a quella di un combattente
Palestinese
Carlo Giuliani e' un morto nostro come tutti i compagni caduti dagli anni
sessanta in poi.
L'Avamposto degli Incompatibili
Posizione di www.kontrokultura.org sui fatti di Genova.
Quale responsabile e webmaster di questo sito e a nome dei collaboratori più
stretti voglio specificare quanto segue:
1) Kontrokultura.org si dissocia e condanna totalmente gli atti e le posizioni
di chiunque abbia usato violenza, teppismo, danneggiamento di proprietà durante
le manifestazioni a Genova il 20 e il 21 Luglio.
2) Kontrokultura.org si dissocia e condanna non solo i cosiddetti gruppi delle
tute nere, ma chiunque abbia tirato anche un solo sasso nelle manifestazioni di
Genova.
3)Esprimiamo invece piena solidarietà a tutti i pacifici manifestanti trovatisi
loro malgrado sotto le cariche della polizia, disturbati in ogni modo dai
violenti che hanno finito per metterli in grave pericolo.
4) Kontrokultura.org ringrazia infine per il loro lavoro e per il loro coraggio
tutti i giornalisti ufficiali e free lance che hanno raccontato le
manifestazioni dall'interno, riportando anche parecchi feriti.
5) Pur partecipando al grande dolore per la morte di Carlo Giuliani , non
approviamo il metodo che Carlo aveva scelto per manifestare la sua protesta.
Visto che tutti hanno definito "anarchici" i violenti che hanno agito
a Genova, mi pare opportuno fare qualche precisazione:
Quasi nessuno ha parlato di un discreto corteo di circa 5000 persone sfilato a
Genova sabato nella zona più calda della città e mentre gli scontri erano in
atto.
Il corteo, partito da Piazza Montano e concluso a Di Negro, ai limiti della zona
rossa, ha sfilato pacificamente gridando slogan e esponendo striscioni.
Nessun problema per questi manifestanti, nessun confronto con la polizia, nessun
lancio di lacrimogeni, anzi al termine gli agenti si sono complimentati con loro
per la compostezza e la civiltà della protesta.
Chi erano mai questi qui? Forse dei "paraculati"?
Al contrario! Facevano parte del piccolo ma incisivo corteo sigle storiche come
Slai Cobas, Cub, Fiom e, udite udite, gli Anarchici.
Eh, si, proprio gli Anarchici, quelli veri, quelli dei circoli storici genovesi
e savonesi, e di altre federazioni anarchiche italiane.
Il corteo aveva un proprio servizio d'ordine interno, efficientissimo. I Black
Bloc hanno cercato più volte di infiltrarsi nel corteo per creare scompiglio ma
il servizio d'ordine interno li ha ricacciati via anche ricorrendo a qualche
ceffone!
Ben presto le "tute nere" hanno capito che lì non era aria e sono
filati via.
Che vuol dire tutto questo?
1) Che i Black Bloc non sono anarchici ma solo teppisti che hanno preso in
prestito il simbolo degli anarchici per fare le loro razzie (Ad esempio e'
ridicolo vederli fare la loro marcetta militare coi tamburi, un anarchico vero
odia la simbologia militare!)
2) Che il Movimento di protesta, il Global Forum, è un movimento giovane e
inesperto e dovrebbe andare a imparare come si organizza una grande
manifestazione di massa da chi è davvero esperto in materia.
3) Che la polizia compie eccessi e soprusi soprattutto quando vede cortei
disordinati e caotici: il poliziotto se la fa sotto pure lui dalla paura e se
non capisce bene, nel dubbio, mena! Spero che i dirigenti del Genoa Social Forum
comincino a riflettere sulla necessità di darsi un'organizzazione più
efficiente e efficace nel mettere a punto le grandi manifestazioni che verranno.