Le "tute
bianche" replicano: "Il governo invia l'esercito?
Noi risponderemo occupando le zone off limits della città"
La sfida dei centri sociali
"G8, pronti a difenderci"
I contestatori lanciano un sondaggio via Internet
sulla strategia da adottare durante le manifestazioni
GENOVA - "Se dobbiamo scegliere tra lo scontro con le vostre
truppe di occupazione e la rassegnazione, non abbiamo dubbi, ci
scontreremo". Mancano quasi due mesi al G8 di Genova, ma l'atmosfera è già
surriscaldata. All'annuncio del governo sull'invio dell'esercito per garantire
la sicurezza del vertice, le "tute bianche" dei centri sociali
rispondono con durezza: il popolo di Seattle ci sarà, anche nelle zone
off-limits della città. E se sarà aggredito, reagirà con "forme di
autodifesa".
La strategia dei contestatori è in corso di definizione. Ma è certo che i
centri sociali non faranno sconti a nessuno. Proprio oggi è partita infatti una
consultazione sulla condotta da adottare al G8. "E' giusto praticare la
disobbedienza civile? E' giusto esprimerla con l'invasione dei nostri corpi
nelle zone off limits? E' giusto pensare a forme di autodifesa se la polizia
cercherà di massacrarci e violerà palesemente i diritti umani?", hanno
chiesto le tute bianche sul loro sito Internet. Ottenendo al momento tre
risposte affermative, anche se non all'unanimità. Soprattutto sulla seconda e
la terza domanda nel movimento affiorano dubbi. E un quarto di coloro che hanno
partecipato finora al sondaggio online (che però presto circolerà fuori da
Internet nelle città: obiettivo 50.000 risposte) hanno espresso dubbi sullo
scenario del muro contro muro.
Più decisi invece i leader del movimento. Il portavoce dei centri sociali del
Nord-Est Luca Cesarini, in una conferenza stampa convocata nel Palazzo Ducale di
Genova, ha infatti lanciato la sua "dichiarazione di guerra ai potenti
dell'ingiustizia e delle miseria". Prendendosela in primo luogo con la
scelta del ministro dell'Interno Enzo Bianco di mandare i militari (una
decisione che anche Rifondazione comunista ha contestato, inviando un appello al
presidente della Repubblica). "Apprendiamo da fonti giornalistiche italiane
che i governi italiano e americano in una riunione al Viminale hanno deciso di
dichiarare formalmente guerra alle multitudini di fratelli e sorelle che
confluiranno a Genova durante il vertice del G8", si legge nel documento.
I centri sociali però, hanno spiegato i responsabili, non staranno a guardare:
"Il nostro obiettivo, attraverso azioni di disobbedienza civile, sarà
quello di liberare queste zone utilizzando i nostri corpi". Una parte dei
dimostranti, quindi, cercherà di accedere alle zone "proibite" della
città. Il contatto con le forze dell'ordine, se le cose dovessero andare così,
sarebbe inevitabile. E potrebbe degenerare in manifestazioni di violenza.
"Il rischio c'è - dice Cesarini - ma non ci sono alternative alla risposta
militare che il governo ha dato con l'invio dell'esercito a Genova. L'unica
risposta, dopo sei mesi di silenzio, alle nostre domande".
(26 maggio 2001)