L'EUROPA SOTTO
IL NAZISMO E IL FASCISMO
Les hommes normaux ne savent pas que tout est possible.
Meme si les témoignages forcent leur intelligence à admettre,
leur muscles ne croient pas.
Les concentrationnaires savent.
David Rousset
[La gente normale non sa che tutto è possibile. Quand'anche
le testimonianze costringono la loro intelligenza
ad ammettere, i loro muscoli non credono.
Gli internati sanno.]
SOMMARIO
I. IDENTITA' EBRAICA E ANTISEMITISMO
II. IL NAZISMO E IL "`NUOVO ORDINE EUROPEO"
III. L'OCCUPAZIONE TEDESCA E LA DEPORTAZIONE
IV. REAZIONI ALLA DITTATURA
V. DOPO AUSCHWITZ
VI. LA SCRITTURA DELL'ESTREMO
La conoscenza storica non è tutto, ma da essa non si può prescindere nella formazione di una coscienza civile. Ciò che è accaduto in Europa nei trent'anni che vanno dal 1915 al 1945 (antisemitismo, razzismo, dittature, campi di sterminio, guerre, resistenza) rappresenta una rottura con la continuità della tradizione. Il problema non riguarda solo la percezione del passato, ma piùttosto la lettura dei fatti contemporanei e l'assunzione dei comportamenti da assumere di fronte a essi. "Conoscere il passato non implica automaticamente che si possano trasferire nel presente valutazioni e scelte nate con riferimento ad altri contesti o che si possano stabilire sempre e dovunque facili analogie. E' però un formidabile strumento analitico di interpretazione, perché acuisce la sensibilità e la reattività di fronte a fenomeni anche del presente" (E. Collotti).
Poiché la scuola italiana, da generazioni ormai, non affronta in modo sistematico e approfondito lo studio di queste tematiche storiche, pur previste nei programmi ministeriali, abbiamo pensato di offrire a docenti e studenti una bibliografia ragionata che sia da stimolo e da supporto a eventuali progetti di studio e ricerca.
Frediano Sessi, giugno 1996
Integrando e aggiornando al giugno 1997 la rassegna bibliografica, raccolta originariamente in fascicolo dal Centro di educazione interculturale - Gruppo "Jona" di Mantova, si è voluto fornire anche al pubblico che ha seguito il ciclo di conferenze "Un lessico dell'estremo. Lezioni da I sommersi e i salvati", organizzato dalla Società Letteraria di Verona nel decennale della scomparsa di Primo Levi, uno strumento di consultazione aggiornato per accedere alla ormai vasta letteratura disponibile.
Frediano Sessi e Carlo Saletti, giugno 1997
Note di consultazione
I testi elencati sono numerati in ordine progressivo. Nelle indicazioni bibliografiche si osservano alcune abbreviazioni, che precedono il nome dell'autore: il segno * indica che il testo è adatto per un lettore esperto, il segno # sta a indicare che il testo è esaurito o di difficile reperibilità, il segno ^ che si tratta di un testo adatto anche per la scuola media inferiore. Un'appendice è dedicata ai libri e alle pubblicazioni che possono essere proposte anche agli studenti delle scuole elementari.
IDENTITA' EBRAICA E ANTISEMITISMO
I.1 Identità ebraica
Per studiare e comprendere in modo articolato le problematiche legate all'identità ebraica e per avere conoscenza di elementi della storia del popolo ebraico suggeriamo:
Due opere di consultazione, due atlanti per iniziare: di Martin Gilbert, Atlante di storia Ebraica, La Giuntina 1995 e di AA.VV, Atlante storico del popolo ebraico, Zanichelli 1995.
*S. N. Eisenstadt, Civiltà ebraica. L'esperienza storica degli ebrei in una prospettiva comparata, Donzelli 1992, è un testo impegnativo e importante per uno studio della civiltà ebraica in rapporto alle altre civiltà e culture. Una raccolta di testi memorialistici ebraici in L. Valensi, N. Wachtel, Memoria ebraica, Einaudi 1996: cinquanta destini europei tra ottocento e seconda metà di questo secolo. L'intellettuale ebraico nella storia è il soggetto del robusto studio di R. Calimani, I destini e le avventure dell'intellettuale ebreo 1650-1933, Mondadori 1996. Due libri di cui occorrerebbe prendere visione: Hans Kung, Ebraismo. Passato, presente, futuro, Rizzoli 1991, e *Stefano Levi Della Torre, Essere fuori luogo. Il dilemma ebraico tra diaspora e ritorno, Donzelli 1995, penetrante analisi, quest'ultima, dell'ebraismo tra territorialità e non luogo. Infine segnaliamo dello storico delle religioni A. Di Nola, Ebraismo e giudaismo, Editori Riuniti 1996.
Per letture in classe: di ^ F. Tagliacozzo e B. Migliau, Gli ebrei nella storia e nella società contemporanea, La Nuova Italia 1993, di ^ P. Stefani, Gli Ebrei, Il Mulino 1997, e il dialogo tra E. Toaff e A. Elkann, Essere ebreo, Bompiani 1994.
Per quanto riguarda la prospettiva italiana, la più recente e organica raccolta è in *Annali della storia d'Italia, Gli Ebrei in Italia, a cura di C. Vivanti, vol. I e II, Einaudi 1996 e 1997. Un libro particolarmente analitico è quello di A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, Einaudi 1992. Un'opera più divulgativa è quella di L. Tas, Storia degli ebrei italiani, Newton Compton 1987. Infine di R. Calimani segnaliamo, Storia de1 ghetto di Venezia, Mondadori 1995, racconto della vita quotidiana di una comunità e la nascita dei pregiudizi.
I.2 Antisemitismo
E' un argomento che ha radici lontane e che assume aspetti diversi in relazione ai periodi della storia religiosa e sociale delle popolazioni. C'è un antisemitismo religioso che prende corpo nel IV secolo dopo Cristo sotto il regno di Costantino, quando la Chiesa cristiana acquisì una tale importanza che il Cristianesimo divenne religione di Stato; e c'è un antisemitismo sociale, che va dal pregiudizio contro gli Ebrei all'offesa, passando dalla segregazione all'aggressione, fino al dramma della distruzione di un popolo.
La più ampia ed esauriente trattazione sull'antisemitismo è quella di *L. Poliakov, Storia dell'antisemitismo, La Nuova Italia 1974-1994, giunta al quinto volume. G. L. Mosse, Il razzismo in Europa da1le origini all'Olocausto, Laterza 1985, offre un excursus essenziale sull'argomento. Per chi fosse in grado di leggerlo in lingua inglese si consiglia il lavoro fondamentale di J. Katz, From Prejudice to Destruction.Antisemitism 1700-1933, Harvard University Press, Cambridge 1980. Per chi legge in lingua francese, Helmut Berding, Histoire de 1'antisémitisme en Allernagne, Edition de la Maison des sciences de l'homme, Paris 1991 (l'originale in tedesco - Moderner Antisemitismus in Deutschland, Suhrkamp 1988 - non si trova più). Un testo di riflessione è quello di B. Lewis, Semiti e antisemiti. Indagine su un conflitto e su un pregiudizio, II Mulino 1990. Infine, C. Mannucci, L'odio antico. L'antisemitismo cristiano e le sue radici, Mondadori 1993. A proposito di radici, può essere istruttivo leggersi uno dei primi testi religiosi non cattolici carichi di ostilità e incitante all'antisemitismo: M. Lutero, Lettera contro gIi ebrei.
Gadi Luzzato Voghera, L'antisemitismo, Feltrinelli 1994 si presenta come un testo dal taglio divulgativo. Particolarmente adatti per un utilizzo didattico i libri di ^ E. Saracini, Breve storia degli ebrei e dell'antisemitismo, Mondadori 1989, di R. Calimani, Stella gialla. Ebrei e pregiudizio, Rusconi 1993 e di ^ R. Fini, L'antisemitismo. Dal pregiudizio contro gli ebrei ai campi di sterminio, Giunti 1997. Sulla costruzione sociale del pregiudizio e delle figure dell"'altro" si veda il libro di base di ^ B. M. Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, Il Mulino 1997.
Su alcuni episodi specifici di antisemitismo, si veda * a cura di Norman L. Kleebatt, L'Affare Dreyfus. La storia, l'opinione, l'immagine, Bollati Boringhieri, 1990, indagine su una vicenda che sconvolse la Francia di fine ottocento. Sergio Romano, I Falsi Protocolli, Corbaccio 1992, analizza il falso documento che cercava di dimostrare il complotto ebraico per !a conquista del mondo, a partire da1 quale gli ebrei furono accusati di aver provocato la guerra. Sullo stesso argomento si può consultare anche il classico # N. Cohn, Licenza per un genocidio. I "Protocolli degli anziani di Sion", storia di un falso, Einaudi 1969.
Alcune riflessioni: quella di J. Paul Sartre, L'antisemitismo, Mondadori 1992 (già Comunità 1964) costituisce una riflessione intensa su!!a condizione dell'ebreo dopo lo sterminio, una condizione esistenziale comune a tutti gli esseri umani. In R. Balbi, Ebrei, razzismo e antisemitismo, T'heoria, 1993 sono raccolti i lucidi interventi sull'argomento che la giornalista culturale, prematuramente scomparsa, scrisse per "La Stampa" e "La Repubblica".
Due testi sulle derive razziste nel nostro paese e sulla persistenza di odi antisemiti sono quelli di # A. Di Nola, Antisemitismo in Italia 1962-1972, Vallecchi 1973 e di # G. Caputo (a cura di), Il pregiudizio antisemitico in Italia, Newton Compton 1984.
Un romanzo, unico nel suo genere, sul tema dell'antisemitismo e del pregiudizio è quello del drammaturgo americano # Arthur Miller, Focus, Sugar Editori 1957 (fu edito nel 1945 in Usa).
IL NAZISMO E IL "NUOVO ORDINE EUROPEO"
II.1 Il regime nazista
Quello che doveva essere il Reich "millenario' resistette alla storia dodici anni, solo dodici anni, che furono tuttavia sufficienti a Hitler e al suo regime per cancellare le vite di milioni di cittadini e ridurre l'Europa alla desolazione. Sul periodo della dittatura nazionalsocialista e sulla storia della Germania gli studi sono numerosissimi. La selezione intende offrire un primo orientamento.
II.1.1 Le interpretazioni
Suggeriamo alcune letture sul contesto generale del regime di Hitler e sul clima sociale e intellettuale formatosi negli anni dell'ascesa al potere del nazismo.
II testo di K. D. Bracher, La dittatura tedesca, Il Mulino 1973 costituisce la prima analisi globale e completa del nazionalsocialismo, delle sue origini, del sistema di dominio e delle sue conseguenze. Uno studio accurato da parte di uno degli storici della più giovane generazione è quello di * N. Frei, Lo stato nazista, Laterza 1992. Del nostro più autorevole studioso in materia, * E. Collotti, si vedano La Germania nazista, Einaudi 1962 e Nazismo e società tedesca (1933-1945), Loescher 1982.
Gli studi di G. L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, II Saggiatore 1994, e di * J. Herf, Il modernismo reazionario, Il Mulino 1988 offrono un'accurata ricostruzione delle condizioni materiali e culturali che hanno permesso 1'ascesa del nazismo.
Uno studio sui primi vagiti della dittatura è il libro di H.A. Turner jr., I trenta giorni di Hitler. Corne il nazismo andò al potere, Rizzoli 1997. Sul nascentè stato totalitario si può vedere anche di I. Bergman, L'uovo del serpente, Einaudi, che costituisce la sceneggiatura dell'omonimo film girato dal regista svedese.
Un importante studio sulla politica razziale del Terzo Reich: M. Burleigh e W. Wippermann, Lo Stato razziale. Germania 1933-1945, Rizzoli 1992.
W. S. Allen, Come si diventa nazisti. Storia di una piccola citta 1930-1935, Einaudi 1994 è uno studio sull'adesione al nazismo da parte degli abitanti di una piccola città tedesca. Un testo importante sull'opinione pubblica e sui suoi atteggiamenti verso la dittatura è quello di I. Kershaw, Popular Opinion and Political Dissent in the Third Reich. Bavaria 1933-1945, Oxford University Press, Oxford 1983.
Di * I. Kershaw segnaliamo anche Che cos'è il nazismo, Bollati Boringhieri 1995, una rassegna completa e aggiornata sulle posizioni espresse nel dibattito storiografico sul nazionalsocialismo.
Si segnalano due opere sulla popolazione femminile della Germania nazista, che aiutano a comprendere come le donne tedesche hanno reagito alla dittatura: di C. Koonz, Donne del Terzo Reich, Giunti 1996 e di A. Owings, "Frauen ". Le donne tedesche raccontano il Terzo Reich, Mursia 1997.
Sul versante più divulgativo si vedano: di G. L. Mosse, Intervista sul nazisrno, Mondadori 1992 e di ^ E. Collotti, Hitler e il nazismo, Giunti 1994.
Concludiamo raccogliendo alcune opere, scritte da intellettuali europei tra gli anni '30 e '40 , che hanno saputo comprendere con lucidità la catastrofe a cui 1'Europa era avviata. V. Klemperer, LTI-Notizbuch eines philologen, Reclam Verlag Leipzig 1975: un testo che andrebbe tradotto per come l'autore, filologo di mestiere, ha saputo cogliere 1'essenza del nazismo attraverso l'analisi della sua struttura linguistica e del suo lessico. A Klemperer si deve, tra I'altro, il conio dell'espressione lingua terzii imperi (LTI). Il giornalista boemo Karl Kraus, La terza notte di Valpurga, Lucarini I990, scrisse nel 1933 un grandioso atto d'accusa contro il nazismo.
Un anno più tardi, "pressapoco all'indomani dell'arrivo di Hitler al potere", appariva sulla rivista francese "Esprit" la riflessione di Emmanuel Levinas, raccolta ora in Alcune rifIessioni sulla filosofia dell'hitlerismo, Quodlibet, 1996, in cui il filosofo si interroga "sul risveglio di sentimenti elementari" che hanno accompagnato l'alba dell'hitlerismo. L'ultima segnalazione riguarda il commediografo Bertold Brecht e il suo testo teatrale Terrore e miseria del Terzo Reich, Einaudi 1963, scritto tra il 1935-1938: messa in scena in 24 quadri di frammenti della vita quotidiana in Germania.
II.1.1.1 Revisionisrno e negazionisrno
Indichiamo alcuni testi che consentono di toccare il dibattito sugli storici revisionisti e il loro tentativo di attenuare le colpe della Germania nazista, relativizzando il meccanismo che ha portato alla distruzione degli Ebrei d'Europa, facendolo derivare dai modelli "genocidiari" del sistema sovietico:
* E. Nolte, Nazionalismo e bolscevismo. La guerra civile europea I917-1945, Sansoni 1988, il testo dello storico tedesco che tende a considerare lo sterminio degli Ebrei perpetrato dal nazismo come reazione al bolscevismo. Una tesi che ha sollevato reazioni incandescenti nella storiografia degli ultimi anni. Il volume di saggi a cura di * G. Rusconi, Germania: un passato che non passa, Einaudi 1987, riporta gran parte del dibattito che ne è seguito; sull'argomento si può leggere anche il saggio di H. U. Wehler, Le rnani sulla storia. Germania: riscrivere i! passato?, Ponte alle Grazie 1989.
Un testo recentemente apparso, offre uri analisi critica sul revisionismo storico, mostrandone le strategie argomentative e lo sfondo culturale sul quale agisce: * D. Losurdo, Il revisionismo storico. Problemi e miti, Laterza 1996.
Negli ultimi anni si è intensificata la presenza di opuscoli e libri che sostengono la tesi secondo la quale le camere a gas non sarebbero mai esistite e, dunque, lo sterminio degli Ebrei sarebbe un'invenzione. I cosiddetti negazionisti, per quanto marginali, contano pericolose presenze soprattutto in Francia e negli Stati Uniti. Di seguito segnaliamo alcuni testi che analizzano criticamente e smontano i malsani argomenti utilizzati dai negazionisti.
Il testo definitivo sull'argomento, che costituisce la confutazione di un grande storico francese particolarmente attivo contro i negazionisti e le loro falsificazioni è quello di * Pierre Vidal-Naquet, Gli assassini della rnemoria, Editori Riuniti 1993; ma sull'argomento si vedano anche gli interventi raccolti da P. P. Poggio in AA.VV., II nazismo oggi. Sterminio e negazionismo, 9, Annali della Fondazione Luigi Micheletti, Brescia 1996.
In particolare sulla negazione delle gasazioni effettuate nel campo di sterminio di Auschwitz, Till Bastian, Auschwitz e la menzogna su Auschuwitz, Bollati Boringhieri 1995.
Lo studio uscito nei mesi scorsi in Francia di F. Brayard, Comment 1'idée vint a M. Rassinier. Naissance du revisionnisme, Fayard, Paris 1996, illustra dettagliatamente l'origine dell'idea negazionista, ripercorrendo la biografia e gli scritti di uno dei primi negazionisti.
II.1.2 I pogrom e le prime persecuzioni
La parola pogrom è termine russo, vuol dire distruzione. Il Grande Dizionario della lingua italiana così lo definisce: "Rivolta popolare antisemita, per lo più incoraggiata dal potere centrale, e accompagnata da saccheggi, devastazioni e massacri". Ai roghi dei libri e alle leggi (anti)razziali del 1935 in Germania ben presto seguirono le prime persecuzioni di cittadini ebrei. Per documentarsi:
A. Read e D. Fischer, La notte dei cristalli, Rizzoli 1990 che racconta il primo pogrom scatenato dal regime nella notte tra il 9-10 novembre del 1938 e che apre alla violenza palese contro gli Ebrei. Sullo stesso tema si può leggere il resoconto di un testimone diretto B. Perotti, La notte dei cristalli. L'inizio dell'olocausto nel racconto di un testimone oculare, Mursia 1977, disponibile ora in edizione tascabile. Più in generale sul clima di violenza dell'epoca, vale la pena di ricorrere al reportage del giornalista americano W. Shirer, Storia del Terzo Reich, Einaudi 1962.
II.2 La macchina della distruzione
Lo sterminio degli Ebrei d'Europa, la fase più drammatica in cui sfocia l'antisemitismo politico-sociale della Germania nazista, governata da Hitler a partire dal 1933, è il punto d'arrivo di un lungo processo a cui contribuiranno non solo i Paesi alleati della Germania (come l'Italia) ma anche i Paesi occupati e satelliti. Il processo di distruzione di un popolo non fu pensato fin dall'inizio ma si sviluppò secondo uno schema ben definibile oggi. "Nel 1933, nessuno tra gli esecutori poteva prevedere le misure che sarebbero state prese nel 1938; né, nel 1938, quale forma avrebbe assunto l'impresa nel 1942. La distruzione fu un'operazione perseguita passo dopo passo" (R. Hilberg). Via via che la guerra coinvolgeva zone sempre più ampie d'Europa, popolazioni e governi parteciparono alla realizzazione di quella che i maggiori responsabili del nazismo chiamarono "la soluzione finale del problema ebraico" (Die Endlosung der Judenfrage), un dramma unico nella storia dell'umanità.
Un testo complessivo che ripercorre, avvalendosi di centinaia di immagini fotografiche, la storia della distruzione degli Ebrei, dalla promulgazione delle leggi razziali alla liberazione dei campi è quello di Y. Aziz, The Pictorial History of the Holocaust, McMillan, New York 1990. Un compendio utile è offerto dal testo di M. Gilbert, Atlas of the Holocaust, Pergamon Press, Oxford 1988: uno strumento essenziale che, sotto forma di cartine e di mappe (complessivamente più di 300), dà corpo ai numeri e alla geografia del genocidio.
II.2.1 Genesi e sviluppo
Suggeriamo le opere fondamentali per comprendere la "soluzione finale" nel suo insieme, rinviando alla sezione II.3 la bibliografia sul "sistema concentrazionario". Rispetto alla dinamica del processo della distruzione va ricordato come il dibattito, che vede contrapposte la scuole cosiddetta intenzionalista a quella cosiddetta funzionalista si sia riacceso negli ultimi anni. Secondo la prima, l'idea della "soluzione finale della questione ebraica" nei termini in cui si è verificata sarebbe stata chiara a Hitler sin dai primi anni venti, periodo della stesura del suo Mein Kampf (che occorrerebbe dare alle stampe in edizione critica!); la scuola funzionalista, invece, prospetta una lettura più articolata dello sviluppo della distruzione, in cui si contempla il coinvolgimento di vasti strati della societià tedesca, considerando la sua evoluzione, soprattutto nelle varie fasi decisionali, legata e dipendente dagli avvenimenti contingenti.
L'opera fondamentale sullo sterminio degli Ebrei è lo studio di * Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, Einaudi 1995; una ricerca di oltre 1300 pagine che lo storico americano ha cominciato nel 1945. E' disponibile in due edizioni, una delle quali economica. Dello stesso autore si consiglia la lettura di Carnefici, vittime, spettatori. La persecuzione degli ebrei 1933-1945, Mondadori 1994, un'indagine sulla vita di ciascuno dei tre gruppi menzionati nel titolo, ora anche in edizione economica.
Due testi classici, ma oggi superati nell'impostazione storiografica, sono quelli di L. Poliakov, II nazismo e lo sterminio degli Ebrei, Einaudi 1977 e di # G. Reitlinger, La soluzione finale, Il Saggiatore 1962. Tra i libri apparsi per primi, ricordiamo anche di Lord Russel, Il fIagello della svastica, Feltrinelli, contributo che ha goduto di larga notorietà in passato.
Per chi legge la lingua francese segnaliamo l'importante lavoro dello storico F. Bédarida, La politique nazie d'extermination, Albin Michel 1989.
Per chi legge in lingua tedesca due suggerimenti utili: a cura di E. Jaeckel e J. Rohwer, Der Mord an den Juden im Zweiten Weltkrieg, Deutsche Verlags-Anstalts 1985 (testo in cui sono raccolti importanti contributi sulla genesi dello sterminio con l'intervento di storici funzionalisti e di storici intenzionalisti) e P. Longherich, Die Ermordung der europaischen Juden. Eine umfassende Documentation des Holocaust 1941-1945, Piper 1989. Questo libro costituisce una buona raccolta di documenti.
Il testo di P. Burrin, Hitler e g1i Ebrei. Genesi di un genocidio, Marietti 1994, fornisce uno dei contributi più interessanti alla interpretazioni funzionaliste dello sterminio. Arno J. Mayer, Soluzione finale. Lo sterminio degli ebrei nella storia europea, Mondadori 1990, è un testo provocatorio di uno storico di area revisionista.
Un ottimo compendio, indispensabile per ripercorrere e mettere a confronto le ipotesi storiografiche che si sono succedute sulla distruzione degli Ebrei d'Europa, è costituito dal saggio di * M. Marrus, L'Olocausto nella storia, Il Mulino 1994. Un'analisi di taglio sociologico, che ripercorre anche le letture che si sono date via via del fenomeno si trova in * Z. Bauman, Modernità e Olocausto, Il Mulino 1992.
Sullo sterminio delle popolazioni ebraiche delle zone russe occupate nel 1941 dai nazisti il documento più completo rimane il testo a cura di Ilya Ehrenbourg e Vassili Grossman, Le livre noir. Textes et témoignages, Actes Sud 1995. Questo libro, vero e proprio monumento alla storia orale redatto tra il 1943 e il 1945, fu censurato da Stalin, a causa del suo forte antisemitismo, e solo dopo cinquant'anni è rispuntato dagli archivi sovietici e pubblicato, oltre che in russo, in francese e in tedesco. Racchiude la storia dei massacri di popolazione da parte degli Einsatzgruppen e degli Einsatzkomrnandos SS, le unità addette allo sterminio al seguito delle truppe combattenti.
C R. Browning con Uomini comuni. Polizia tedesca e "soluzione finale" in Polonia, Einaudi 1995 ha scritto un testo fondamentale per conoscere le operazioni di "pulizia etnica" e le attività genocide praticate dal Terzo Reich nell'est europeo, indagando tra gli esecutori, in particolare il Battaglione di polizia 101. Sullo stesso tema, ma giungendo a risposte diverse, si sofferma anche * D. J. Coldhagen, I volenterosi carnefici di Hitler. I tedeschi comuni e l'Olocausto, Mondadori 1997. Per quanto le posizioni di fondo dell'autore (lo sterminio sarebbe stato reso possibile da! profondo antisemitismo della quasi totalità della popolazione tedesca) siano discutibili, sono molto interessanti i capitoli sulle unità mobili di massacro, sui campi di lavoro forzato in Polonia, e sulle marce di evacuazione dai campi.
Gli echi dei crimini contro le popolazioni civili hanno trovato eco nel recente testo di un ex ufficiale dell'esercito tedesco A. von Kageneck, Examen de conscience, Perrin, Paris 1996, amara riflessione sulle connivenze e complicità della classe militare tedesca e dei suoi generali. Sulla leadership militare si veda di C. Barnett (a cura di), I generali di Hitler, Rizzoli 1991.
Di autori italiani segnaliamo di E. Collotti, La soluzione finale, Newton 1995, un testo molto serio e divulgativo al costo di mille lire. Recentemente sono apparsi diversi nuovi titoli: di L. Picciotto Fargion, Per ignota destinazione. Gli ebrei sotto il nazismo, Mondadori 1994; di ^ F.M. Feltri, II nazionalsocialismo e lo sterminio degli ebrei. Lezioni, documenti, bibliografia, Giuntina 1995 ( un testo didattico, pensato come supporto all'insegnamento); di G. Gozzini, La strada per Auschwitz. Documenti e interpretazioni sullo sterminio nazista, Bruno Mondadori 1996 (un testo che affronta, in capitoli corredati di una bibliografia ragionata, i principali nodi del dibattito sulla distruzione); di ^ G. Moriani, Pianificazione e tecnica di un genocidio, Muzzio, 1996 (buona e informata opera di compilazione); infine di V. Pappalettera, Dalla democrazia ulla dittatura. Nazismo e Olocausto, Mursia 1996 (il compendio di un lavoro trentennale che l'autore, deportato politico a Mauthausen, ha dedicato alla realtà dei campi).
Particolarmente adatto per gli studenti delle medie il testo riccamente illustrato di ^ Anne Grynberg, Shoah, gIi ebrei e Ia catastrofe, Electa/Gallimard 1995.
Sull'infanzia vissuta nella persecuzione, si segnala il testo di D. Dwork, Nascere con la stella, Marsilio 1994 (uno studio accurato sui bambini ebrei nell'Europa occupata dai nazisti e dei tentativi di salvare le loro vite), e a cura di L. Halliday, Ragazzi in guerra, Saggiatore 1995, raccolta di testimonianze da tutta Europa. Inoltre di ^ C. U. Schminck-Gustavus, Mal di casa, un ragazzo davanti ai giudici 1941-1942, Bollati Boringhieri 1994 è un libro adatto anche alla scuola media, che ricostruisce la storia di un ragazzo polacco condannato a morte per aver tentato di tornare a casa dai suoi genitori. La sua storia drammatica consente di comprendere bene i riflessi sulla vita delle persone sgradite al regime, della repressione e della violenza nazista.
Infine due suggerimenti per avvicinarsi a stermini meno noti, quello degli zingari e quello degli omosessuali, su cui gli studi a disposizione sono esigui: sul primo si veda a cura di ^ G. Boursier, M. Converso e F. Iacomini, Zigeuner. Lo sterrninio dimenticato, Sinnos Editrice, 1996; sul secondo di M. Consoli, Homocaust. Il nazismo e la persecuzione degli omosessuali, Kaos Editore.
II.2.2 Il progetto "Eutanasia"
La macchina della distruzione che stritolò sei milioni di Ebrei e sei milioni tra oppositori, infermi, prigionieri di guerra, zingari e persone considerate di razza inferiore ebbe come punto di partenza il progetto "Eutanasia" in cui i nazisti decisero di uccidere i loro figli non puri di razza, ammalati o handicappati e perciò "bocche inutili da sfamare in vista dello sforzo bellico".
Lo studio storico di R.J. Lifton, Medici nazisti. Lo sterminio sotto 1'egida della medicina e la psicologia del genocidio, Rizzoli 1988, è considerato un libro fondamentale. Molti riferimenti all'eutanasia sono presenti anche nel libro del "cacciatore di nazisti", soprawissuto ad Auschwitz, # S. Wiesenthal, Gli assassini sono tra noi, Garzanti 1967 e in quello della giornalista Gitta Sereny, In quelle tenebre, Adelphi 1975, lunga intervista ad alcuni dei protagonisti dei centri in cui veniva somministrata la morte. Lo studio più recente è quello di H. Friedlander, L'origine della soluzione finale, Editori Riuniti 1997, in cui l'operazione eutanasia, chiamata T4, viene considerata come vero e proprio punto di partenza della soluzione finale; infine si veda il romanzo di F. Sessi, Ritorno a Berlino, Marsilio 1993.
II.2.3 I ghetti
Quando vennero istituiti, nell'est dell'Europa, furono considerati luoghi di stazionamento provvisorio degli Ebrei in vista di un definitivo trasferimento nella sterminate lande sovietiche, che presto sarebbero entrate a far parte del Terzo Reich o, secondo un progetto in origine polacco, nell'isola del Madagascar. I ghetti, situati nel cuore dei maggiori centri e villaggi della Polonia, ben presto vennero chiusi e isolati dal resto del mondo e divennero invece luoghi di morte. Il maggiore dei ghetti fu quello di Varsavia che arrivò ad accogliere fino a 600.000 persone in un'area che ne ospitava, agli inizi, meno di 100.000. Il ghetto di Varsavia fu teatro di una rivolta che tenne impegnate le truppe naziste per alcune settimane.
Per conoscere visivamente quella stupefacente cultura che il potere nazista avrebbe sterminato, varrà la pena di consultare di #Roman Vishniac, Un mondo scomparso, Edizioni E/O 1986. Un libro fotografico tra i più belli che si conoscano, che ritrae la vita quotidiana degli ebrei dell'Europa orientale. Un testo altrettanto straordinario, che documenta come nella lingua yiddish, destinata essa pure a sparire, si sia riflessa la catastrofe è quello di R. Ertel, Dans la langue de personne, Seuil 1993.
II libro di Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa contiene un'accurata descrizione della vita nei ghetti e dei ghetti della Polonia. Numerose testimonianze anche nel Libro nero (Le livre noir, Textes et témoignages, a cura di Ilya Ehrenbourg e Vassili Grossman, Actes Sud 1995), purtroppo non ancora tradotto in italiano.
In ^ A. Nirenstajn, Ricorda cosa ti ha fatto Amalek, Einaudi, 1962 vengono riportate diverse vicende e documenti dai ghetti della Polonia occupata.
Sul ghetto di Varsavia:
# E. Ringelblum, Sepolti a Varsavia, Mondadori 1962. Testo fondamentale e, purtroppo, da diversi anni esaurito. Come "storico" del ghetto, Ringelblum ha coordinato i lavori di documentazione della disperata agonia della comunità reclusa, seppellendo l'imponente materiale raccolto e consegnandolo così alla posterità. Fortunosamente ritrovato in due riprese dopo la fine della guerra, l'archivio sta per essere pubblicato integralmente in Polonia, in una edizione che si comporrà di una quindicina di volumi. Uno studio approfondito e aggiornato è quello del direttore del Museo nazionale israeliano dell'olocausto I. Gutman, Storia del ghetto di Varsavia, Giuntina 1996. Di taglio divulgativo e adatto alle scuole è il libro di ^A. Nirenstajn, E' successo solo 50 ami fa. Lo sterminio di sei milioni di ebrei, La Nuova Italia 1993.
Di testimonianze è ricca la letteratura sul ghetto di Varsavia. Un'opera che va assolutamente conosciuta, è quella di A. Czerniakow, Diario (1939-1942), Città Nuova 1989. Si tratta del diario del presidente del Consiglio ebraico del ghetto (Judenrat), suicidatosi per non voler provvedere all'ordine tedesco di consegnare i bambini del ghetto destinati alla deportazione. Straordinario anche quanto ci ha lasciato #Janusz Korczak, Diario dal ghetto, Carucci 1986. Medico pedagogista di fama internazionale e scrittore, scelse di farsi rinchiudere nel ghetto di Varsavia per dirigere un orfanatrofio per poveri. Morì con i suoi bambini nel campo di Treblinka. Al dottor Korczak è dedicato un film del regista polacco Andrej Wajda, Il dottor Korczak, 1994, non ancora disponibile in VHS. Segnaliamo, ancora, di M. Vlazor, La città scomparsa, Marsilio 1992. Mazor era responsabile di una delle associazioni di soccorso ebraico e riuscì a fuggire dal convoglio diretto al campo di sterminio di Treblinka. Di Abraham Lewin, Una coppa di lacrime, Il Saggiatore 1993. Di M. Berg, Il ghetto di Varsavia, Einaudi 1991: è il diario di una ragazza di quindici anni che vive all'interno del ghetto e che ne racconta dettagliatamente la vicenda; di A. Blady Szwajger, La mernoria negata, Frassinelli 1992, la cronaca della vita di un medico dell'ospedale del ghetto. Di J. Bauman, Inverno nel mattino. Una ragazza nel ghetto di Varsavia, Il Mulino 1994. Infine di C. Perechodnik, Sono un assassino?, Feltrinelli 1996: l'autore nel raccontare il lavoro quotidiano di poliziotto ebreo, costretto a collaborare con i nazisti, scoperchia gli orrori del ghetto e ci consegna il suo testamento.
Sulla rivolta del ghetto di Varsavia, da Primo Levi definita come "degna della più reverente ammirazione", segnaliamo tre libri. Di M. Edelmann e H. Krall, Il ghetto di Varsavia, memoria e storia dell'insurrezione, Cittià Nuova 1993 (Edelmann è l'unico sopravvissuto della direzione della Organizzazione Ebraica di Combattimento, che condusse l'insurrezione). Il testo in lingua francese a cura di J. Kotek, L'insurrection du ghetto de Varsovie, Edition Complexe, Bruxelles 1994. Infine il romanzo di F. Sessi, L'ultimo giorno, Marsilio 1995 (una storia d'amore tra due giovani combattenti nei giorni in cui infuria la rivolta).
Sul ghetto di Plock:
S. Guterman, Il libro ritrovato, Einaudi 1994, che racconta della città, nei pressi di Varsavia ed è anche il primo romanzo verità sulla tragedia degli Ebrei. Sotto questo aspetto è un libro fondamentale.
Sul ghetto di Kielce:
# David Rubinowicz, Il diario, Einaudi 1960
Sul ghetto di Lodz:
# Diario del ghetto di Lodz, Theoria 1989 (la vita quotidiana nel ghetto della più industriale delle città polacche). Inoltre, si veda di D. Sierakowiak, Diario dal ghetto di Lodz, Einaudi 1997, che raccoglie i quaderni scritti dal giovane militante comunista. Sullo Judenrat del ghetto e sul suo bizzoso presidente Chaim Rumkowski vale la pena di leggere il bellissimo racconto di Primo Levi "Il re dei Giudei", contenuto in Lilit.
II.3 L'universo concentrazionario
Dall'eutanasia si passa ai campi di concentramento e di lavoro coatto, luoghi di tortura, di esperimenti medici e di malattia e morte, poi alla deportazione nei ghetti e infine ai campi di sterminio. La tipologia dei quasi 10.000 campi di concentramento sparsi in Europa era comunque molto varia. In Germania i campi erano 3.997 mentre in Polonia oltre ai ghetti i campi erano 2.091. Tra gli altri Paesi d'Europa, il primato dei campi di concentramento spetta all'Austria con 324 campi e alla Francia con 209, mentre in Italia hanno funzionato un centinaio di campi di internamento.
Per una elencazione critica dei lager si veda la sistemazione di Gustavo Ottolenghi, La mappa dell'inferno, Sugarco Edizioni 1993. Per quanto riguarda uno studio generale sulla logica e sull'organizzazione dei centri di concentramento e di sterminio si veda * W. Sofsky, L'ordine del terrore, Laterza 1995. Un testo, apparso recentemente, va segnalato per l'originalità con cui affronta l'argomento: si tratta di O. Lustig, Dizionario del lager, La Nuova Italia, 1996. Una trattazione di tipo filosofico politico dell'esistenza dei campi, in * G. Agamben, Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, Einaudi 1995 e Mezzi senza ftne. Note sulla politica, Bollati Boringhieri 1996, in cui ricorrendo all'analisi del potere in termini di biopolitica messa a punto da Michel Foucault, l'autore intravede nel Lager il luogo principe dell'esercizio del puro potere. Una ponderosa analisi del ruolo avuto dai campi e dai genocidi in questo secolo si trova in A. Brossat, L'Epreuve du désastre. I.e XX.e siècle et les camps, Albin Michel, Paris 1996.
II.3.1 Campi di concentramento
Rete stesa sull'Europa dal sistema di
potere nazista, i campi di concentramento hanno - e avrebbero - costituito
l'ossatura su cui il "nuovo ordine europeo" si sarebbe imbastito e
sorretto. A partire dal campo di Dachau, voluto dal regime nel 1933, in un
decennio ha preso forma un "universo concentrazionario", per citare
l'espressione utilizzata dall'ex deportato francese David Rousset, il cui scopo
ultimo era quello di annientare essere umani.
Sui lager nazisti in generale:
Per un primo approccio si veda il testo di J. Cayrol, Nuit et brouillard, Fayard, Paris 1997, scritto a commento del documentario girato da Jean Resnais nel 1955. Sull'Europa, percorsa dai trasporti dei deportati si può vedere di *AA.VV., Spostamenti di popolazione e deportazione in Europa 1939-1945, Cappelli 1987.
Sugli esperimenti medici nei campi si rimanda al testo di R.J. Lifton, Medici nazisti. Lo sterminio sotto l'egida della medicina e la psicologia del genocidio, Rizzoli 1988, e a L. Sterpellone, Le cavie dei Lager. Gli "esperimenti" medici delle SS, Mursia 1979.
Sul lager di Dachau:
Tra i tanti, dedicati, al più anziano dei luoghi di concentramento, indichiamo
di H.G. Richardi, Schule der Gewalt. Das Konzentrationslager
Dachau 1933-1934, Beck, Munchen, 1983, un testo approfondito proprio sulle
origini, e G. Melodia, Non dimenticare Dachau, Mursia 1993,
libro memorialistico di un ex deportato che ha conosciuto bene questo lager.
Sul lager di Mauthausen e i suoi
sottocompi:
Non si può non iniziare dal testo del principale storico del campo #
H. Marsalek, Mauthausen, La Pietra 1977. Si veda dello stesso autore e
di K. Hacker, Breve storia del campo di concentramento di
Mauthausen e dei suoi tre più grandi campi dipendenti Gusen, Ebensee, Melk,
Associazione austriaca dei superstiti del campo di Mauthausen, sd., opera che
consente uno sguardo allargato sul sistema dei sottocampi e sulla loro
amministrazione. Di recente è stato tradotto nella nostra lingua lo studio di G.
Horowitz, All'ombra della morte. La vita quotidiana attorno al campo di
Mauthausen, Marsilio 1994. Ricordiamo che diversi altri testi, curati dalla
Associazione dei superstiti, sono disponibili presso il museo del campo.
II.3.2 Campi di sterminio
Nonostante quanto affermano gli storici che negano lo sterminio (sostenuti nelle loro affermazioni da gruppi di neonazisti o di neofascisti) la produzione di testi, fondata sui documenti nazisti e sulle testimonianze dei sopravvissuti, è molto ampia. Un'idea generale sui campi dello sterminio la offre il libro di Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, Einaudi 1995, che si sofferma analiticamente sulla formazione e la gestione amministrativa di tali centri.
Sul campo di Auschwitz, divenuto il nome simbolo dello sterminio degli Ebrei:
# AA.VV., Auschwitz il campo
nazista della morte, Edizioni del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau 1995. Si
tratta del testo più completo disponibile in lingua italiana: vengono raccolti
saggi sulla storia e sul funzionamento del campo nei suoi vari aspetti, redatti
dagli specialisti del Museo. Lo studio di # L. Poliakov,
Auschwitz, Veutro Editore 1968, è tra i primi che si sono resi disponibili.
Classico e molto documentato rimane H. Langbein, Uomini ad
Auschwitz, Mursia 1984.
Un libro di più facile accesso, consigliato anche per le scuole, è quello di
^Otto Friedrich, Auschwitz, storia del lager 1940-1945, Baldini
e Castoldi 1994. Un documento molto importante, fatto di fotografie scattate da
un SS del campo è L'Album d'Auschwitz, Seuil, Paris 1981. Una raccolta di
fotografie e di testimonianze in E. Wiesel, J. M. Lustiger, R. Sussmuth,
W. Bartoszewski, Per non dimenticare Auschwitz, Piemme 1993.
Sugli altri centri di sterminio della Polonia:
G. Sereny, In quelle tenebre, Adelphi 1975. Un testo straordinario, scritto dalla giornalista dopo aver intervistato, durante la detenzione in un carcere tedesco il comandante dei campi di Sobibor e di Treblinka Stangl. La Sereny ricostruisce, at traverso un'indagine che la fece entrare in contatto con altri esecutori e con i rari superstiti dei centri di sterminio, lo sviluppo del criminale progetto di "soluzione finale". Un libro fondamentale è quello di # C. Lanzmann, Shoah, Rizzoli 1987, tratto dall'omonimo film-documento, presentato nel 1985. Sono le voci dei superstiti dello sterminio a parlare e a descrivere l'inimmaginabile.
Sulle istallazione di gasazione attive ad Auschwitz e negli altri centri di sterminio:
Un documento unico nel suo genere è costituito dal diario del primo comandante di Auschwitz R. Hoss, Comandante ad Auschwitz, Einaudi, 1960 che spiega in modo dettagliato i metodi di sterminio e la loro genesi. L'edizione italiana reca la prefazione di Primo Levi. Si vedano inoltre gli studi di E. Kogon, H. Langbein, A.Ruckerl, Les chambres à gas, secret d'Etat, Minuit, Paris, 1984 e di * J. C. Pressac, Le macchine dello sterminio, Feltrinelli 1995, l'opera più recente e più documentata (l'autore ha potuto consultare gli archivi russi) sulla costruzione e il funzionamento delle camere a gas istallate ad Auschwitz.
II.3.3 Campi in Italia
E' assai diffusa la convinzione che l'Italia fascista, maggiore partner dei nazisti, abbia svolto un ruolo di protezione dei suoi ebrei in patria e all'estero e fosse un rifugio sicuro per coloro che fuggivano dalle città del Reich. Le leggi razziali del 1938 e i quasi cento campi di internamento aperti dai fascisti assai prima dell'8 settembre 1943 sono, invece, una dimostrazione evidente e documentata delle malefatte del regime fascista che con la politica della segregazione e con la schedatura di tutti gli ebrei italiani, anche di quelli iscritti al Partito Fascista, preparera le deportazioni successive. Nei campi italiani si trovavano rinchiusi molti ebrei, ma anche molti stranieri, jugoslavi, greci, albanesi, di territori che erano stati invasi dall'Italia e che subirono oltre alla repressione tedesca quella delle forze militari e di polizia italiane che spesso non fu meno dura.
Per uno sguardo generale sui campi presenti sul territorio italiano:
Cenni alla storia e al funzionamento dei campi, in una particolarissima guida ai luoghi della ntemoria, in T. Matta (a cura di), Un percorso della memoria. Guida ai luoghi della violenza nazista e fascista in Italia, Electa 1996. Sui campi italiani si soffermano anche L. Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall'Italia 1943-1945, Mursia 1991, e G. Moriani, Pianificazione e tecnica di un genocidio, Muzzio 1996. Un inquadramento si può trovare nel secondo volume di C. Voigt, Il rifugio precario, La Nuova Italia 1996, dettagliato studio pubblicato tra il 1993 e il 1996 sugli ebrei esuli in Italia.
Sul campo di internamento di Fossoli, i cui resti sono tutt'ora visibile a pochi chilometri da Modena:
A cura di Roberta Gibertoni e Annalisa Melodi, Il museo monumento al deportato di Carpi, Guide Electa 1993 (all'interno della guida utile per una visita scolastica di istruzione, molte informazioni sul campo di Fossoli). Inoltre, di O. Focherini, Il cammino di un giusto, (a cura di Don Claudio Pontiroli), Baraldini Editore, Carpi 1994.
Sul campo di raccolta e di eliminazione della Risiera di San Sabba a Trieste:
Gli studi, su quelllo che è stato anche campo di eliminazione mirata degli avversari (soprattutto) politici del Reich, non mancano, anche se non sempre, o difficilmente, reperibili. Il testo di riferimento è curato da * Adolfo Scalpelli, San Sabba. Istruttoria e processo per il lager della Risiera, Edizioni Lint Trieste 1995: in due volumi vengono raccolti diversi saggi e parte degli atti relativi al processo tenuto a metà degli anni settanta ad alcuni responsabili del lager. Del processo si occupa anche # AA.VV., Dallo squadrismo fascista alle stragi della Risiera con il resoconto del processo, ANED Trieste 1978. Al museo della Risiera si può trovare l'interessante testo di AA.VV., Capire la Risiera. A Trieste un lager del sistema nazista, Comune di Trieste, 1996. Più difficile rintracciare, se non in biblioteca, # F. Folkel, La Risiera di San Sabba, Mondadori, 1979. Di Trieste e del reparto di "speciali sti" dello sterminio calati dalla Polonia per assicurare il necessario "bagaglio di esperienza" parla anche Sereny, In quelle tenebre, Adelphi 1975, intervistando Josef Stangl.
Sul campo di Ferramonti:
Lo studio più aggiornato è quello del medico C. S. Capogreco, Ferramonti, la vita e gli uomini del più grande campo di internamento fascista (1940-1945), La Giuntina 1987.
Sul campo di Bolzano-Gries:
Lo studio più completo rimane quello di # L. Happacher, Il Lager di Bolzano, Trento 1979. Più divulgativo il recente volumetto curato da ^ C. Giacomozzi, L'ombra del buio. Lager a Bolzano, Comune di Bolzano 1996.
Sul campo fascista di Gioia del Colle in Puglia:
^ F. Terzulli, Una stella fra i trulli, Mario Adda editore 1996. Si tratta di un testo pensato e scritto con un taglio didattico, particolarmente consigliato per gli studenti delle scuole medie.
L'OCCUPAZIONE NAZISTA E LA DEPORTAZIONE
III.1 Il Terzo Reich in Italia e la RSI
Dopo l'8 settembre 1943 si aprì una nuova fase per il nostro paese: l'alleato di un tempo si trasformava in invasore e, reinsediato un governo fantaccio a Salo, nel bresciano, alla guida di Benito Mussolini, per due anni occupò militarmente il territorio nazionale, importando nella strategia militare quel sistema eliminazionista sperimentato massivamente sul fronte orientale nel corso dell' "Operazione Barbarossa". Furono gli anni delle stragi di civili (si sarebbero contati più di 10.000 morti), delle repressioni e delle misure di ritorsione indiscriminate e della deportazione degli Ebrei d'Italia verso i campi di sterminio con la partecipazione attiva delle forze militari e delle bande parallele della Repubblica di Salò. In questa politica della distruzione un ruolo rilevante venne giocato dall'esercito tedesco, la Werhmacht, come dimostrano gli studi più recenti e più informati.
Si consigliano alcuni testi base sul fascismo
italiano e sulla RSI:
Sul fascismo: di Enzo Collotti,
Fascismo e fascismi, Sansoni 1989; di *Alberto Aquarone,
L'organizzazione dello stato totalitario, Einaudi 1995; Un libro adatto anche
agli studenti delle scuole medie è quello di ^Marco Palla,
Mussolini e il fascismo, Giunti 1993. Dello studio estremamente dettagliato di *Renzo
De Felice, Mussolini, pubblicato da Einaudi e disponibile anche in
edizione tascabile, si segnala in particolare l'ultimo tomo, l'ottavo, uscito
postumo e dedicato al periodo in questione, il biennio 1943-1945. Sulla RSI in
particolare, di # AA.VV, La Repubblica Sociale Italiana
1943-1945, 2, Annali della Fondazione Luigi Micheletti, Brescia 1986.
Sull'occupazione tedesca in Italia:
*L. Klimkhammer, L'occupazione
tedesca in Italia, Bollati Boringhieri 1993: è un testo costruito sulle fonti
documentarie, unico nel suo genere e sistematico. Quanto di più aggiornato sia
disponibile. Ritornando indietro negli anni, non vanno dimenticati alcuni
contributi che hanno fatto scuola: pensiamo, naturalmente, a F. W.
Deakin, Brutale amicizia. Mussolini, Hitler e la caduta del fascismo
italiano, Einaudi 1990 e a R. Kuby, Il tradimento tedesco,
Rizzoli 1996 che con una tesi sottilmente controcorrente rovescia l'idea
dominante di un'Italia infida e doppiogiochista.
Lo storico militare R. Lamb, La guerra in Italia 1943-1945, Corbaccio 1996, pur dedicando l'attenzione alla campagna alleata d'Italia dedica diverse pagine al comportamento delle forze tedesche verso la popolazione civile. Un testo economico e didattico è quello di ^ M. Rendina, Italia 1943-1945. Guerra civile o resistenza?, Newton Compton 1995.
Un libro fotografico sull'occupazione, ^ S. Bertoldi, I tedeschi in Italia. Album di una occupazione 1943-1945, Rizzoli 1994. Infine, segnaliamo un interessante dialogo tra due importanti storici che mette a fuoco alcuni nodi storiografici legati al periodo: * E. Collotti, L. Klinkhammer, Il fascismo e l'Italia in Guerra. Una conversazione tra storia e storiografia, Ediesse 1996.
Sulla politica delle stragi:
In quest'ultimo anno sono apparsi diversi
contributi sul tema. E' interessante notare che i testi più importanti
provengono da storici tedeschi. Molto ben documentato lo studio di F.
Andrae, La Wermacht in Italia. La guerra delle forze armate tedesche
contro la popolazione civile 1943-1945, Editori Riuniti 1997 (ma, a ben
guardare, il titolo originale ha una maggiore evidenza: Anche contro donne e
bambini). Di prossima traduzione in lingua italiana, presso Mondadori, un
altro testo importante, quello di G. Schreiber, Deutsche
Kriegsverbrechen in Italien. Taeter-Opfer-Strafverfolgung, Munchen 1996. Molto
specialistico, ma importante per i documenti raccolti, il testo curato da
* A. Politi, Le dottrine tedesche di controguerriglia
1936-1944, Stato Maggiore dell'Esercito, 1996.
La letteratura si è arricchita in questi mesi anche di studi su singole operazioni di rappresaglia. In particolare, sulle operazioni contro civili del 1944 si veda lo studio di * M. Battini, P. Pezzini, La macchina per punire. Il sistema di occupazione nazionalsocialista e la guerra ai civili nell'estate 1944, Marsilio, di prossima pubblicazione.
Alcuni testi, alla ricostruzione storica, affiancano una riflessione sulla memoria che dell'evento si è prodotta. E' il caso, relativamente alla strage di Civitella della Chiana, degli studi di L. Paggi (a cura di), Storia e memoria di un massacro ordinario, Manifestolibri 1996 e di C. Contini, La memoria divisa, Rizzoli 1997. E di quello, relativo a Guardistallo, di P. Pezzino, Rappresaglia. Anatomia di massacro: l'eccidio di Guardistallo del 29 giugno 1944 tra storia e memoria, Il Mulino, di prossima pubblicazione.
Su Marzabotto, segnaliamo uno degli ultimi contributi, quello di D. Zanini, Marzabotto e dintoni 1944, Ponte Nuovo editrice. Sulle Fosse Ardeatine gli studi sono inferiori a quanto ci si aspetterebbe, visto il posto che questo assassinio di massa occupa nella memoria collettiva. Solo recentemente, in seguito all'apertura del processo contro Erich Priebke, è rifiorito l'interesse e oggi i testi non mancano. Una menzione d'onore va riservata al primo dei libri di documentazione apparsi, lo studio dell'anatomopatologo ^ Attilio Ascarelli, Le Fosse Ardentine, ANFIM 1992 impegnato nei mesi successivi alla liberazione di Roma nella pietosa opera di riconoscimento delle salme. Fortunatamente il testo è stato più volte ristampato ed è reperibile presso la sede del Museo di via Tasso a Roma. Sul carcere di via Tasso, sede di interrogatori e sevizie, si veda di A.Paladini,Via Tasso, carcere nazista, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato 1986.
Di W. Settimelli, Herber Kappler, la verità sulle Fosse Ardeatine, 2 volumi, Ed. L'Unità 1994 (si tratta di un sunto degli atti del processo Kappler sulle Fosse Ardeatine). Infine, si vedano gli scritti del giornalista americano, ma da anni residente in Italia, # Robert Katz, Sabato nero, Rizzoli 1973 e Morte a Roma, Editori Riuniti 1995.
Uno sguardo più ampio sulle stragi e le rappresaglie naziste in Europa e sulla costruzione della memoria dell'offesa subita, nell'importante testo curato da * L. Paggi, La memoria del nazismo nell'Europa di oggi, La Nuova Italia 1997, in cui vengono raccolti gli interventi del convegno "In Memory" tenuto ad Arezzo tre anni or sono. Può risultare interessante incrociare questa lettura con quella delle lezioni che lo storico L. Febvre tenne nel 1947, ora raccolte nel volume Onore e patria, Donzelli 1997: una lucida e articolata disanima di concetti - soprattutto il primo - che nelle forze militari di occupazione ebbero effetti esplosivi nella costruzione dell"'identità guerriera".
III.2 La deportazione e la distruzione degli Ebrei d'Italia
Nell'autunno del 1938 entrarono in vigore nel nostro paese le leggi razziali, punto di arrivo normativo di un processo in atto nel regime fascista, che avrebbe portato nel giro di poco tempo all'internamento dei cittadini ebrei in campi di raccolta e nella loro successiva deportazione verso lo sterminio.
Sulla vita degli ebrei italiani sotto il fascismo:
Lo studio di R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi 1994 resta fondamentale (ora in edizione economica); sul quotidiano e sulla percezione di quanto stava per accadere si vedano il racconto autobiografico di A. Zargani, Per violino solo, Il Mulino 1995 e lo studio di A. Stille, Uno su mille. Cinque famiglie ebraiche durante il fascismo, Mondadori 1994. Ancora suggestivo e ricco di dati il romanzo di Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi Contini, Mondadori 1984. Infine, per la scuola media # F. Sessi, Ultima fermata, Auschwitz. Storia di un ebreo italiano sotto il fascismo, Einaudi ragazzi 1996 (un racconto in forma di diario che spiega come vivevano i ragazzi ebrei dopo le leggi razziali del 1938).
Relativamente alla situazione veronese, indichiamo due titoli. ll primo è l'analisi dettagliata di AA.VV., Gli ebrei a Verona, presenza ed esclusione, Cierre 1994, il secondo è il racconto autobiografico di una fanciullezza vissuta nell'esclusione di Donatella Levi, Vuole sapere il nome vero o il nome falso?, Il Lichene 1995.
Sull'adozione di misure antiebraiche durante il regime fascista in Italia, citiamo alcune letture tra le tante disponibili:
Del nostro maggior specialista si possono vedere: * M. Sarfatti, Mussolini contro gIi ebrei. Cronaca dell'elaborazione delle leggi razziali de1 1938, Zamorani 1994 e il recentissimo saggio "Gli ebrei negli anni del fascismo" raccolto nel secondo volume degli Annali della storia d'Italia (Gli ebrei in Italia, a cura di C. Vivanti, Einaudi 1997). Di F. Coen, Italiani ed ebrei: come eravamo. Le leggi razziali del 1938, Marietti 1988; di # M. Michaelis, Mussolini e la questione ebraica. Le relazioni italo-tedesche e la politica razziale, Comunità 1982; infine il volume molto utile edito dalla Camera dei Deputati (Roma 1989) dal titolo * La legislazione antiebraica in Italia e in Europa, e il lavoro di U. Caffaz (a cura di), Discriminazione e persecuzione degli ebrei nell'Italia fascista, Consiglio regionale della Toscana 1988.
In generale, sulla politica razziale del regime fascista si veda, ancora, il catalogo della mostra La menzogna della razza. Documenti e immagini del razzismo e delI'antisemitismo fascista, a cura del Centro F. Jesi, Grafis, Bologna 1994. Il catalogo riporta saggi e materiale documentario (anche fotografico) di notevole interesse e di facile lettura. Un libriccino da non perdere è quello di D. Bidussa, Il mito del brano italiano, Il Saggiatore 1994, che affronta il problema della supposta generosità degli italiani nel corso della guerra. Interessante anche 1'ultimo lavoro di R. Loy, La parola ebreo, Einaudi 1997, cronaca di un'infanzia "ariana" alla ricerca degli amici ebrei scomparsi.
Sulla deportazione e la distruzione degli Ebrei d'Italia:
La menzionata, innanzitutto, grande opera di nominazione di L. Picciotto Fargion, Il libro della memoria, Mursia 1991. E' senz'altro lo studio più importante: contiene due parti storico esplicative sui meccanismi della deportazione e sui luoghi di concentramento e deportazione, ma soprattutto raccoglie l'elenco di tutti gli ebrei deportati e sterminati nei campi della morte fascisti e nazisti. S. Zuccotti, L'olocausto in Italia, Mondadori 1988, è un testo esauriente, ma non costruito sulle fonti.
Sulla deportazione degli ebrei romani, che diede inizio alla distruzione degli Ebrei sul nostro territorio, non è male partire con il resoconto che ne diede il grande critico letterario ^ G. De Benedetti, 16 ottobre 1943, Editori Riuniti 1978 (nel libro è contenuto anche il racconto "Otto ebrei" scritto nel settembre del 1944). Di L. Picciotto Fargion, L'occupazione tedesca e gli ebrei di Roma, Carucci 1979. Più recente il libro di F. Coen, 16 ottobre 1943. La grande razzia di Roma, La Giuntina 1993. Si veda anche W. Settimelli, Herber Kappler, la verità sulle Fosse Ardeatine, 2 voll., Ed. L'Unità 1994 (il secondo volume contiene, tra gli altri documenti, la relazione del presidente della Comunità ebraica di Roma, circa le misure razziali adottate nella capitale dopo l'8 settembre 1943, la richiesta dei 50 chili di oro e la razzia dei documenti della comunità).
Sulla deportazione dal nord-est ci viene in aiuto l'informato studio di M. Coslovich, I percorsi della sopravvivenza. Storia e memoria della deportazione dall'Adriatisches Kiinstenland, Mursia 1994.
Per chiudere questa sezione, ricordiamo due testi sui rapporti tra Sante Sede e "questione ebraica: di V. Mattioli, GIi ebrei e la Chiesa 1933-1945, Mursia 1997, e il bel saggio di P. Miccoli, "Santa Sede, questione ebraica e antisemitismo" contenuto nel secondo volume de Gli Ebrei in Italia, a cura di C. Vivanti (Annali della storia d'Italia, 11), Einaudi 1997.
III.3 La deportazione dei "politici" e gli internamenti di militari
La deportazione riguardò massicciamente anche altre categorie di cittadini italiani. I resistenti, innanzitutto, i partigiani, e diverse centinaia di migliaia di militari dell'esercito, abbandonati al proprio destino dopo 1'8 settembre. Tutti costoro furono disseminati nell'universo concentrazionario nazista.
Sulla deportazione dei "politici" la letteratura, soprattutto quella memorialistica è ampia. Si segnalano alcuni titoli particolarmente significativi sull'argomento. Di I .Tibaldi, Compagni di viaggio, Franco Angeli 1995, lo studio più completo e dettagliato disponibile sugli oltre cento trasporti di deportati, razziali e non, dall'Italia. Di R. Lazzero, Gli schiavi di Hitler, Mondadori 1996. Di A. Bravo e D. Jalla, La vita offesa, Franco Angeli 1987, uno dei libri più importanti di storia e memoria nei racconti di duecento sopravvissuti. Si consiglia comunque di dare un'occhiata al catalogo della casa editrice milanese Angeli, ricco di titoli sull'argomento.
Sull'internamento dei militari lo studio più completo è quello di G. Schreiber, I militari nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, Stato maggiore dell'esercito 1992. Di A. Natta, L'altra resistenza. I militari internati in Germania, Einaudi, 1997, resoconto di un ufficiale deportato da Rodi. Il libro, scritto come relazione nell'immediato dopoguerra, ricostruisce il dibattito politico sviluppatosi tra gli internati. Infine di L. Collo, La resistenza disarmata, Marsilio 1994, racconto della sopravvivenza di un ufficiale.
REAZIONI ALLA DITTATURA
IV.1 Il silenzio di chi sapeva
Sul problema del silenzio dei Governi dell'occidente e delle Chiese, e sulle responsabilità nell'avere ignorato "la soluzione finale", suggeriamo alcuni tra i tanti studi pubblicati:
W. Laqueur, Il terribile segreto, La Giuntina 1983 è la ricerca più articolata e completa sul tema di chi fosse informato della distruzione in corso e delle responsabilità dei governi alleati. Sul tema si veda anche # A. D. Morse, Mentre sei milioni morivano, Mondadori 1968.
Sul silenzio del Vaticano e di Papa Pio XII, il perentorio atto d'accusa è contenuto nel dramma in cinque atti di # R. Hochhuth, Il vicario, Feltrinelli 1964. Per gli aspetti storici si vedano # G. Lewy, I nazisti e la chiesa, Il Saggiatore 1965 e il più recente E. Klee, Chiese e nazismo, Einaudi 1993. Su tesi assolutorie si muove V. Mattioli, Gli ebrei e !a Chiesa 1933-1945, Mursia 1997. Un documento storico da considerare è l'enciclica che Pio XI avrebbe dovuto licenziare nel 1939 e in cui si condannavano le discriminazioni razziali. Il testo, pubblicato di recente, si trova in D. Bertetto (a cura di), Discorsi e opere di Pio Xl, vol. III, Libreria Editrice Vaticana, 1995. Infine, sulle protezioni offerte da esponenti della chiesa cattolica ai nazisti in fuga all'indomani della resa tedesca, si veda M. Aarons, J. Loftus, Ratlines, Newton Compton 1993 e l'appena citato Klee, Chiese e nazismo.
IV.2 La responsabilità sotto la dittatura
A distanza di cinquant'anni, proprio grazie agli studi storici, alla memorialistica e alla letteratura impegnati a comprendere quello che Italo Calvino definì il punto più basso mai raggiunto dall'umanità in quanto a orrore, ci si interroga anche sul ruolo che ebbero le popolazioni civili nel favorire lo sterminio. E' certo ormai che le situazioni estreme implicano una trasformazione degli individui che compongono il corpo sociale e imprimono un'accelerazione alle dinamiche dei rapporti interpersonali, tali da mettere bene in evidenza come l''intera partita si giochi sulla messa al bando della nozione di responsabilità: un tema aperto e molto delicato, che obbliga a una riflessione sulla responsabilità di ciascun individuo e delle collettività nel tutelare minoranze o popolazioni sottoposte a ingiustizia, soprusi, violenze. A chi indaga sul passato, sembra emblematica la risposta del contadino che vive nei pressi del campo di internamento e sterminio di Mauthausen, negli anni cruciali quando gli internati morivano a centinaia; alla domanda su cosa pensasse di quel che vedeva, disse: "Ma se tagliano un dito a lei, forse, fa male a me?". L'altro non è così lontano da noi come sembra a quel contadino. Oggi questa è una delle grandi lezioni della storia, che ci chiede di guardare gli eventi con gli occhi delle vittime.
Per una trattazione storica, innanzitutto il già citato testo di R. Hilberg, Carnefici, vittime, spettatori, Mondadori 1994, che pone all'attenzione del lettore un nuovo protagonista della storia dello sterminio: colui che resta a guardare, indifferente alle sofferenze degli altri simili. Il filosofo Tzvetan Todorov, Di fronte all'estremo, Garzanti 1992, offre un' analisi lucida e impietosa dei comportamenti umani, dell'eroismo, delle colpe e delle virtù quotidiane in condizioni estreme, scrivendo un testo chiave per leggere oggi lo sterminio e il campo di concentramento. Riferimenti importanti, che costituiscono la base di ogni discussione etica sull'argomento e fanno comprendere il rapporto tra società civile, organizzazione dello stato e comportamenti sono lo studio di * H. Arendt, Le origini del totalitarismo, Comunità 1991 e i saggi "Colpa organizzata e responsabilità universale" (in *Arendt, Ebraismo e modernità, Feltrinelli 1993) e "La responsabilita personale sotto la dittatura" (in "Micromega", 4, 1991). Un ascolto reclama anche la voce di Thomas Mann, raccolta nel volume # Scritti storici e politici, Mondadori 1957, che contiene nella seconda parte i cinquacinque radiomessaggi alla Germania dello scrittore tedesco, lanciati dalla BBC a partire dall'autunno 1940, di denuncia delle atrocità naziste contro le popolazioni civili e gli ebrei e la denuncia delle camere a gas.
Sull'adesione della quasi totalità della popolazione tedesca al governo di Hitler, si veda il lavoro di C. Natoli, La resistenza tedesca 1933-1945, Angeli 1989 (raccoglie gli atti di un convegno tenutosi a Roma nel 1987); in lingua francese è utile a cura di F. Bedarida, L'Allemagne de Hitler, Seuil, Paris 1991; infine, il divulgativo libro di ^Marc Ferro, La seconda guerra mondiale, Giunti 1993 (in particolare i capitoli 5°, 6°, 7°, 9°). Sempre sul tema della mancata resistenza e delle colpe della popolazione civile, si rimanda al libro della scrittrice tedesca # Anna Seghers, La settima croce, Mondadori 1947, dal quale è stato tratto un film di Fred Zinnemann (USA 1944). La vicenda è ambientata nei primi anni del nazismo (1936) quando sette uomini, oppositori del regime fuggono da un campo di concentramento. Sempre di Anna Seghers, La gita delle ragazze morte e altri racconti, La Tartaruga 1981, in particolare il racconto La fine.
Infine un testo antologico, che sintetizza assai bene il dibattito in corso e che nella seconda parte propone una scelta di testi: ^ P. Battifora e A. Maneschi, Olocausto e responsabilità morale, Vallecchi 1996.
IV.3 Forme di resistenza
Un notevole interesse dei ricercatori si è focalizzato in questi ultimi anni sulle reazioni possibili a un "grande e sanguinario fratello", dalla complicità attiva alla connivenza, alle forme di indifferenza, sino all'estremo opposto del dissenso e della resistenza. Ed è proprio quest'ultima risposta all'oppressione totalitaria a costituire 1'oggetto d'indagine e di riflessione, tra storiografia ed etica, di diversi studi disponibili per il lettore italiano. Studi che pongono l'urgente, e per nulla accademico, interrogativo di come ci saremmo comportati noi in quella determinata situazione?
Uno dei caposcuola degli studi sulle forme di resistenza non armate è J. Sémelin, Senz'armi di fronte a Hitler, Sonda 1993, testo sistematico sul ruolo della resitenza civile e sociale nella lotta al nazismo e al fascismo. Per chi legge in lingua francese, testi importanti sono di M. Rubby, Résistence civile et résistence militaire, Edition l'Hermés, Lione 1984 e la raccolta di scritti Célebrations dans la tourmente. La résistence spirituelle dans le ghettos et les champs de concentration, Verdier 1993. Gli atti di un convegno tenutosi a Roma sono ora stati raccolti da G. Giannini, La resistenzu non armata, Sinnos Editrice 1995 [Tel. 06/3701907].
Sulle resistenze nei paesi di lingua tedesca: P. Hoffman, Tedeschi contro il nazismo, Il Mulino 1994 e Von Hassel, Diari, Editori Riuniti 1996.
Sulla rifiuto individuale della deportazione e sulla resistenza alla "soluzione finale", si vedano D. Vecchione, Raul Wallemberg, l''uomo che salvò 100.000 ebrei, Eura Press/Edizioni Italiane 1994, ricostruzione le vicende dell'operazione di salvataggio degli ebrei ungheresi da parte di un giovane diplomatico svedese; T. Keneally, La lista di Schindler, Frassinelli 1985 (nuova edizione 1994), il romanzo da cui è stato tratto il celeberrimo film di Steven Spielberg; ^ E. Deaglio, La banalità del bene, Feltrinelli 1991, ove si racconta la storia di Giorgio Perlasca che ha salvato, ingannando i nazisti, molti ebrei ungheresi dallo sterminio, e ^ G. Pederiali, I ragazzi di Villa Emma, Bruno Mondadori 1991, storia dei bambini ebrei salvati dalla popolazione di Nonantola, nei pressi di Modena.
IV.4 I processi e il nuovo diritto internazionale
Se il Novecento è stato il secolo dei genocidi per eccellenza, è stata anche l'epoca in cui, per la prima volta nella storia dell'umanità, si è cercato di dare una sistemazione giuridica alla efferatezza dei crimini contro popolazioni inermi. Tra le prime reazioni del dopoguerra ai crimini nazisti e fascisti vi sono stati i grandi processi che, a partire da quello di Norimberga e quello di Tokyo, hanno visto emergere nuove fattispecie penali nel diritto internazionale, nuove figure delittuose, quali quelle del crimine contro la pace, del crimine contro l'umanità e del genocidio. Se la strada da percorrere verso quella pace perpetua a lungo sognata da Kant, quell'ideale di giustizia e convivenza pacifica tra popoli, si dimostra ancora lunga, tuttavia passi in avanti sono stati compiuti.
La mole della documentazione raccolta nei vari processi è veramente difficile da consultare per un non specialista. Tuttavia è bene che il lettore comune abbia un'idea dei materiali a disposizione e delle problematiche, giuridiche e non, legate alla necessità di giustizia.
Per una ricostruzione del dibattito che ha portato all'affermazione di un nuovo codice di diritto internazionale e, in particolare, sui genocidi, il lettore italiano ha ora a disposizione lo studio esauriente di Y. Ternon, Lo stato criminale. I genocidi del XX secolo, Corbaccio 1997, in cui ampio spazio è dato ai crimini nazisti. Sul versante giuridico e più propriamente filosofico si segnala, per chi legga il francese, il testo curato da M. Colin, Le crime contre 1'humanité, Erès, Paris 1996, resoconto aggiornato sul dibattito internazionale. Un testo significativo, da leggersi sempre in francese, è quello di A. Grosser, Le crime et la mémoire, Flammarion, Paris, 1989, in cui i crimini genocidiari e le pulizie etniche del secolo, maxime quelle naziste, vengono analizzati sotto I'aspetto filosofico e giuridico. Di A. Finkielkraut, La memoire vaine. Du crime contre 1'humanité, Gallimard 1989, meditazione filosofica sulla "vertiginosa nozione di crimine contro l'umanità", scritta da un importante intellettuale che ha seguito il processo a Klaus Barbie, celebrato in Francia sul finire degli anni '80.
Sui processi di Norimberga e del primo dopoguerra:
Lo studio di Hilberg, La distruzione degli ebrei d'Europa, Einaudi 1995, citato nella sezione II al punto 1, offre una trattazione generale dell'argomento, con una lunga lista di criminali giudicati. In A. Wiewierka (a cura di), Les procès de Nuremberg et de Tokyo, Editions Complexe, Bruxelles 1996, una articolata raccolta di saggi sulla storia e gli aspetti tecnici procedurali dei processi tenutisi in Germania e di quelli contro il Giappone, celebrati dagli alleati in estremo oriente. Il libro, che raccoglie gli atti di un convegno, offre una chiave di lettura comparata di assoluto interesse. Anche in A. Demandt, Processare il nemico, Einaudi 1996 sono diversi i soggetti trattati: in questo caso il libro si occupa del processo politico nella storia attraverso una serie di casi paradigmatici. Un capitolo è dedicato a Norimberga.
Il testo più importante su Norimberga è stato scritto da uno dei pubblici accusatori, * Telford Taylor, Anatomia dei processi di Norimberga, Rizzoli 1993, impegnativo, ma indispensabile per accedere al dibattito che portò alla formulazione dei capi di imputazione. Libri più divulgativi sono quelli di # A. Poltorak, Il processo di Norimberga, Teti 1976 e di ^ G. Mayda, Norimberga, processo al Terzo Reich, Mursia 1996. Sul processo, tenutosi sempre a Norimberga, che vide sul banco degli imputati lo staff dirigente della IG Farben, il colosso tedesco della chimica che parte rilevante aveva avuto nello sfruttamento dei deportati ad Auschwitz-Monowitz (Primo Levi fu tra costoro) si veda lo studio divulgativo di V. Bocchetta, Aspirina per Hitler. Impunità di I.G. Farben, Montedit, 1995.
Va sottolineto che i documenti raccolti a Norimberga sono pubblicati in 42 volumi in lingua tedesca, inglese e francese. Trial of the Major War Criminals, Norimberga 1947-1949. Altre raccolte di documenti da segnalare sono Nuremberg Military Tribunals, Trials of War Criminals, Washington 1947-1949, in quindici volumi, e la selezione curata da John Mendelsohn nell'opera The Holocnust. Selected Documents in Eighteen Volumes, Garland Publishing, New York 1982.
Sul processo Eichmann:
Il processo che lo stato di Israele celebrò contro Adolf Eichmann nel 1961 diede origine a diversi resoconti. # Sei milioni di accusatori. Relazione introduttiva del procuratore generale G. Hausner al processo Eichmann, (con un saggio di Galante Garrone), Einaudi 1961, è il primo contributo resosi disponibile per il lettore italiano. Il reportage che * H. Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli 1992 scrisse come inviata di un giornale americano è considerato uno dei più lucidi apporti alla comprensione della consorteria criminale nazista. Il libro molto discusso anche in Israele, al momento della sua edizione nel 1963, è stato recentemente ristampato. Echi dell'acceso dibattito che seguì all'apparizione del libro si possono trovare in H. Arendt, K. Jaspers, Carteggio. Filosofia e politica, a cura di A. Dal Lago, Feltrinelli, 1989 e nella biografia dedicata alla studiosa da E.Young-Bruehl, Hannah Arendt 1906-1975: per amore del mondo, Bollati Boringhieri, 1990. Sul processo si dovrebbe prendere visione anche dello sconvolgente dossier accusatorio che il capitano della polizia israeliana Avner Less raccolse, interrogando Adolf Eichmann a partire dal 29 maggio 1960, nel libro curato da # J. Von Lang, Il verbale. La registrazione degli interrogatori a Adolf Eichmann, Sperling & Kupfer 1982.
Processi italiani per crimini fascisti e nazisti:
Mancando uno studio complessivo sui processi tenutisi nel nostro paese, si deve ricorrere a ricostruzioni parziali, come nel caso dello studio ben documentato di # Z. O. Algardi, Processo ai fascisti, Vallecchi 1958 sui processi di epurazione o a opere sui singoli processi.
Sul processo Kappler per la strage delle Fosse Ardeatine, conclusosi con la condanna dell'ufficiale all'ergastolo, si veda il già citato libro di Algardi, Processo ai fascisti, e W. Settimelli, Herbert Kappler, la verità sulle Fosse Ardentine, Ed. L'Unità 1994. Il primo dei due volumetti di cui l'opera si compone contiene una parte degli atti del processo contro Kappler e altri imputati, tra cui E. Priebke.
Sul processo per la Risiera di San Sabba, che vide giudicati in contumacia da un tribunale di Trieste alcuni dei nazisti responsabili del campo, lo studio più completo è quello curato da * A. Scalpelli, San Sabba. Istruttoria e processo per il Lager della Risiera, Ed. Lint, Trieste 1995. Sul processo si veda anche il già citato Dallo squndrismo fascista alle stragi della Risiera, ANED, Trieste 1978.
Sul processo Priebke per le Fosse Ardeatine, tuttora in corso, sono usciti diversi studi. Il testo che meglio sviluppa le tematiche legate all'essenza del crimine da giudicare è quello di * W. Leszl, Priebke, anatomia di un processo, Editori Riuniti 1997. Di AA.VV., Priebke e il massacro delle Ardeatine, L'Unita 1996, una interessante raccolta di articoli, tra cui un'analisi dell'impatto del processo sulla stampa nazionale. Di R. Katz, Dossier Priebke. Anatomia di un processo, Rizzoli 1997, anche in edizione economica. La sentenza del processo di primo grado, poi annullata, in C. Galante Garrone (a cura di), Processo Priebke: la sentenza, Il Mondo Edizioni 1996.
IV.4.1 Perdonare?
Come le responsabilità vanno individuate, quando non immediatamente inscrivibili nel codice penale? La mancata assunzione di responsabilità, l'aver ricoperto il ruolo di spettatori indifferenti, quando non conniventi con la dittatura, va punito moralmente? E, ancora, è giusto perdonare coloro che hanno recato offesa oppure il perdono è individuale e per nessun motivo può essere concesso a nome degli assenti, dei rnorti? Sul tema della colpa, e delle sue gradazioni, e su quello del perdono, il dibattito è ampio. Segnaliamo tra gli altri:
Sul tema della colpa della Germania e del popolo tedesco il testo da consultare, punto di partenza obbligato per qualsiasi ulteriore riflessione, è stato scritto dal filosofo K. Jaspers, La questione della colpa. Sulla responsabilità politica della Germania, Raffaello Cortina Editore 1996. Sul peso della colpa, ecco due testi di autori tedeschi: G. Anders, Noi figli di Eichmann, Giuntina 1995 e P. Sichrovsky, Nati colpevoli. I figli dei nazisti raccontano, Longanesi 1987 .
Una riflessione appassionata sulla questione del perdono in V. Jankélévitch, Perdonare?, La Giuntina 1988. Anche Simon Wiesenthal si è più volte soffermato sul tema. E' un peccato che non sia stato ristampato il suo Il girasole, Garzanti, 1970, ove l'ex deportato austriaco pone la domanda a diversi intellettuali europei se si possa perdonare. Di Wiesenthal si veda anche Giustizia non vendetta, Mondadori 1989.
DOPO AUSCHWITZ
V.1 Germania anno zero
Il dopoguerra in Germania, l'elaborazione della memoria e di quello che è stato chiamato "il passato che non passa", la difficile riappropriazione da parte degli ebrei tedeschi di una identità comune sonooggetto di diversi e penetranti studi. Elenchiamo alcuni dei principali testi disponibili in lingua italiana.
Per una meditazione sulla Cermania dell'immediato dopoguerra e sull'impoverimento spirituale seguito al regime nazista si veda H. Arendt, Ritorno in Germania, Donzelli 1996, reportage di un viaggio nella sua patria d'origine nell'immediato dopoguerra. Per una valutazione di tipo psico-sociologico si veda il saggio di P. Furstenau, "Ripercussioni psicologiche del nazionalsocialismo", in # AA.VV., Germania: verso una società autoritaria, Laterza 1968 e lo studio di Alexander e Margarete Mitsherlich, Germania senza lutto. Psicoanalisi del postnazismo, Sansoni 1970. Alexander Mitsherlich, neurologo, guidò la commissione medica tedesca al processo di Norimberga contro i medici nazisti. Sull'elaborazione del passato e la costruzione della memoria tedesca è disponibile il bel libro del giornalista olandese I. Buruma, Il prezzo della colpa, Garzanti 1994, ove vengono dedicate interessanti osservazione anche alla situazione del Giappone.
Sull'identità ebraica in Germania si veda di # L. Katcher, Dopo lo sterminio. Ebrei e tedeschi oggi, Garzanti, 1970 e l'impegnativa analisi di * E. Traverso, Gli ebrei e la Germania. Auschwitz e la "simbiosi ebraico-tedesca", Il Mulino, 1994.
La letteratura tedesca del dopoguerra ha profondamente avvertito la ferita aperta da Auschwitz. Diversi sono stati gli scrittori che, dolorosamente, si sono interrogati. Tra i molti citiamo P. Weiss e il suo testo teatrale L'istruttoria, Einaudi 1966, elaborazione drammaturgica del processo tenutosi a Francoforte nel 1963-64 per i crimini di Auschwitz; # W. Borchert, Opere, Guanda 1968 poeta e scrittore amburghese prematuramente scomparso, la cui opera è pervasa del senso della tragedia europea e H. Boll, Il mestiere inspiegabile. La scrittura come contemporaneità, Editori Riuniti 1994, dialogo con il giornalista Heinrich Vormweg sul passato della Germania, che può essere considerato una utile lettura propedeutica all'opera dello scrittore.
V.2 Il pensiero dopo la catastrofe
Auschwitz, il luogo a cui questo nome rimanda, ha segnato una cesura nella storia e nel pensiero dell'umanità. Dopo Auschwitz non è più possibile la poesia, suona il celebre aforisma di Adorno. Dopo Auschwitz non solo il fare poesia va ripensato, ma è l'intero bagaglio concettuale che ci ha accompagnati per un lungo cammino a rivelarsi inadeguato e a dover essere riformulato. Dopo Auschwitz, ha suggerito il filosofo francese Levinas, il grido di Nietzsche "Dio è morto" ha acquisito il suo più esatto significato empirico.
La citatissima frase di Adorno è tratta dal libro * Dialettica negativa, pubblicato in Italia da Einaudi nel 1976. Un'altra interessante meditazione è offerta da # D. Kahler, La torre e l'abisso. La trasformazione dell'uomo, Bompiani, 1963, analisi del terrore totalitarista e del crollo della forma umana (definito dall'autore con il termine di a-umanizzazione). Anche l'opera del critico George Steiner è attraversata dal pensiero di Auschwitz, che emerge chiaramente e assume contorni precisi in # Linguaggio e silenzio. Saggi sul linguaggio, la letteratura e l'inumano, Rizzoli 1972, e Il castello di Barbablù, SE 1990. Due testi per concludere, quello dello storico della cultura americano C. Lasch, L'io minimo. La mentalità della sopravvivenza in un'epoca di turbamenti, Feltrinelli 1985 (in particolare il capitolo "Il discorso della morte di massa: lezioni dell'olocausto") e quello di A. Moravia, L'uomo come fine, Bompiani 1980.
Un libro prezioso, perché offre un quadro d'assieme sul pensiero europeo dopo Auschwitz, è il recentissimo testo di E. Traverso, L'histoire déchirée. Essai sur Auschwitz et les intellectuels, Cerf, Paris, 1997.
Sull'assenza di Dio ad Auschwitz e sulle ripercussioni che ha avuto tale concetto nell'elaborazione di una teodicea, una delle opere di riferimento è considerata quella di * A. Neher, L'esilio della parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschiwtz, Marietti 1983. A tal proposito veda anche la riflessione di H. Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Il Melangolo, ove l'atroce esperienza dell'abbandono dell'uomo e del fallimento della storia porta l'autore all'idea di un Dio non più onnipotente. Un testo compilativo ma esauriente sull'argomento e sulle risposte che può dare il credente è quello di G. Tangorra, Credere dopo Auschwitz?, Edizioni San Lorenzo 1996 [tel. 0522/ 323149].
LA SCRITTURA DELL'ESTREMO
VI.1 I testimoni
L'urgenza che tanti deportati si portavano dentro, così lucidamente enunciata da Primo Levi o da Robert Antelme, quell'urgenza di raccontare ciò che avevano visto, ciò che avevano vissuto ha fatto sì che la produzione memorialistica negli anni immediatamente successivi alla liberazione dei campi sia stata ampia. Sono queste, per noi oggi, le voci cui dare ascolto dopo l'immensa tragedia che fu lo sterminio degli ebrei d Europa e la deportazione nelle centinaia di campi in funzione in tutta Europa, non solo per cercare di capire perché è accaduto, ma per tener viva la memoria di tante vittime che con la loro testimonianza coraggiosa hanno voluto lasciare una traccia in segno di monito: è accaduto, può accadere ancora.
La conoscenza di alcuni testi, entrati ormai nel novero dei "classici", è caldamente consigliata e costituisce in ogni caso un punto di partenza necessario. Per i lettori in lingua francese, D. Rousset, L'univers concentrationnaire, Minuit 1957, un libro scritto nell'agosto 1945, al seguito della liberazione dal campo di Buchenwald dell'autore, un deportato politico, che per primo descrisse il Lager nella sua dimensione di complessità e di pervasività, cogliendo l'essenza stessa del sistema nazista nella invenzione di un universo concentrazionario che avrebbe funzionato in permanenza. Di questo libro molto importante (e tradotto nell'immediato dopoguerra da Longanesi con il titolo Dio è un caporale) è prossima una versione italiana (presso Baldini & Castoldi). Di Robert Antelme, La specie umana, Einaudi 1997, scritto sull'esperienza dell'autore, partigiano attivo nel gruppo clandestino capeggiato da François Mitterrand, in un sottocampo di Buchenwald; il valore letterario di questo libro testimonia come per la lingua sia possibile affrontare le esperienze estreme. Si consiglia la lettura di Antelme assieme a quella di M. Duras, Il dolore, Feltrinelli 1987. La Duras, all'epoca moglie di Antelme, narra in questo lungo racconto, scritto in forma diaristica, l'attesa e il ritorno del marito. Un testo classico è anche quello di E. Wiesel, La notte, La Giuntina 1980. Wiesel è, forse, uno dei pochi testimoni di fama mondiale a tenere viva la fiamma della memoria. Fondamentale resta il libro di Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi 1958, ristampato più volte, reperibile ora anche in un'edizione economica assieme a La Tregua. Molto probabilmente in Italia e all'estero uno dei libri, se non il libro, più noti "sulla mole infinita di dolore" prodotta dal nazismo.
Sull'esperienza ad Auschwitz, la letteratura dei sopravvissuti è copiosa. Di una certa notorietà godono i libri di L. Millu, Il fumo di Birkenau, La Giuntina 1993, con prefazione di Primo Levi, e di G. Tedeschi, C'è un punto della terra. Una donna nel lager di Birkenau, La Giuntina 1988. Una raccolta di quattro storie di donne internate nel campo in Mimma Paulescu Quercioli, L'erba non cresceva ad Auschwitz, Mursia 1994. Ana Novac, I giorni della mia giovinezza, Mondadori 1994, era una bambina di 11 anni quando fu internata e scrisse il suo diario. Di poco più vecchia era Edith Bruck, ebrea ungherese, essa pura deportata assieme alla famiglia. I suoi ricordi in Chi ti ama così, Marsilio. Di Auschwitz parla anche Elisabeth Springer, Il sileuzio dei vivi, Marsilio 1997. Straziante è il racconto di Cordelia Edvarson, La principessa delle ombre, Giunti 1992; all'età di 14 anni fu deportata prima a Theresienstadt, poi nel campo della morte di Auschwitz. Infine, è stato recentemente tradotto il libro di Paul Steinberg, Un altro mondo, Guanda 1997, apparso due anni or sono in Francia: interessante perché l'autore è uno dei deportati che compaiono in Se questo è un uomo, sotto il nome di Henri. Non è stato ancora tradotto, invece, un libro che andrebbe assolutamente conosciuto, quello di Filip Muller, Sonderbehundlung, Steinhausen Verlag, Munchen 1979, sconvolgente testimonianza di un appartenente al Sonderkommando addetto ai forni crematori. Si può, invece, leggere in italiano il libro del medico ungherese # M. Nyiszli, Sopravvissuto a Mengele, Sugarco 1985, deportato ad Auschwitz-Birkenau dove lavorò alle dirette dipendenze dell'obersturmfuhrer Mengele.
Altre testimonianze sulla deportazione "razziale" e "politica": A. Bravo e D. Jalla, La vita offesa, Angeli 1987, uno dei libri più importanti di storia e memoria dei lager nazisti, nei racconti di duecento testimoni; A. Carpi, Diario di Gusen, Einaudi 1993 (è il noto pittore e padre dello scrittore per ragazzi Pinin); ^ Aranka Siegal, Capro espiatorio, E. Elle 1994 e All'inferno e ritorno, E. Elle 1995; Maria Eisenstein, Internata numero 6, Tranchida Editore 1995 (l'autrice è un'ebrea polacca internata nel campo italiano di Chieti); ^ Inge Auerbacher, Io sono una stella, Bompiani 1995 (vi si racconta l'esperienza nel campo di Terezin); ^ S. Papa (a cura di), I bambini della Shoah, Esi 1995 (un libro anche fotografico che racconta dei bambini travolti dallo sterminio); ^ J. Oberski, Anni d'infanzia, La Giuntina 1993; V. Pappalettera, Tu passerai per il camino. Vita e morte a Mauthausen, Mursia 1956; ^ C. Gutman, L'albergo del ritorno, E. Elle 1992 e La casa vuota, E. Elle 1991. Infine P. Caleffi, Si fa presto a dire fame, Mursia, una delle prime testimonianze della deportazione a Mauthausen in un lucido resoconto. Segnaliamo anche il rilevante testo di M. Buber-Neumann, Prigioniera di Hitler e di Stalin, Il Mulino 1994. Moglie del dirigente del partito comunista tedesco Heinz Neumann, l'autrice ricevoca in questo testo il periodo trascorso come deportata, prima in una colonia penale dell'Unione sovietica e poi, consegnata ai nazisti, nel campo di concentramento di Ravensbruck. La Buber-Neumann testimonia circa l'esistenza dei campi di prigionia in URSS ai processi Kravchenko nel 1949 e Rousset nel 1951.
Oltre ai testi che hanno trovato un posto qui sopra, scegliamo l'opera di alcuni autori particolarmente significativi.
- Etty Hillesum
Diario 1947-1943, Adelphi 1985. E' una parte del diario della giovane Etty, che sceglie di condividere il destino dei suoi fratelli ebrei olandesi. Confinata nel campo di transito di Westerbork, un giorno sara trasferita ad Auschwitz. La voce di Etty fino all'ultimo viaggio verso il campo della morte in Lettere, 1942-1943, Adelphi 1990.
- Primo Levi
La segnalazione iniziale deve, naturalmente, riguardare Se questo è un uomo, la testimonianza pubblicata nel 1947 dell'esperienza di Auschwitz. Da vedere anche la versione tetrale del testo, a cura dello stesso Levi e di Pieralberto Marchè, Se questo è un uomo, disponibile nella collana teatro di Einaudi. In La tregua, Einaudi 1963 si narra il ritorno dal lager dopo la liberazione. Dal libro è stato tratto il film di Francesco Rosi, discutibile soprattutto per l'ingiustificata scena finale, assente nel libro, dell'inginocchiamento di un soldato tedesco davanti all'ebreo Levi. Di riferimenti all'esperienza concentrazionaria e all'epoca nazista è disseminata anche la produzione successiva, tanto nei racconti di Il sistema periodico, Einaudi (libro bellissimo e per molti versi geniale) e di Lilit e altri racconti, Einaudi, quanto nella raccolta di poesie Ad ora incerta, Garzanti 1984. Levi ritorna decisamente sull'argomento con il romanzo Se non ora, quando?, Einaudi 1982, storia di un gruppo di ebrei partigiani nell'est europeo. Infine l'ultimo suo scritto, I sommersi e i salvati, Einaudi 1986. Vanno anche segnalati, in attesa di una prossima edizione completa a cura di Marco Belpoliti (dovrebbe vedere la luce questo settembre), i tre volumi delle Opere di Primo Levi, Einaudi, Biblioteca dell'Orsa 1987-1988-1989.
Di Levi si ricordano le numerose interviste e i puntuali interventi che hanno segnato il suo impegno civile. Assieme al fisico Tullio Regge è autore di un serrato Dialogo, Edizioni di Comunità 1984 (ora Einaudi), mentre F. Camon, Conversazione con Primo Levi, Guanda 1997, riporta in volumetto la lunga intervista rilasciatagli da Levi poco tempo prima del suicidio. Infine, è da qualche mese disponibile un'utile raccolta di interventi curata da Marco Belpoliti, dal titolo Conversazioni e interviste 1963-1987, Einaudi 1997.
- Elie Wiesel
La notte, La Giuntina 1980, opera d'esordio, è il drammatico racconto della deportazione del futuro premio Nobel per la pace, ad Auschwitz e a Buchenwald. Il quinto figlio, La Giuntina 1986, è una storia di vendetta e di espiazione: un lucido e spietato atto di accusa contro i carnefici SS. Di Wiesel si veda anche Il testarnento di un poeta ebreo assassinato, La Giuntina 1981 (ora Bompiani 1991) e Credere o non credere, La Giuntina 1986, raccolta di penetranti saggi sulla shoah e la memoria, tra i quali va citato in partiicolare lo scritto "Sulle tracce di Simon Dubnow", omaggio al grande storico ebraico ucciso nel ghetto di Lodtz. Lo scorso anno è stato tradotto il primo volume dell'autobiografia Tutti i fiumi vanno al mare, Bompiani 1996, mentre il secondo volume è apparso in Francia con il titolo ... Et la mer n'est pas remplie, Seuil, 1996. Di Wiesel segnaliamo infine Tacere è impossibile. Dialogo sulI'olocausto, Guanda 1995 (trascrizione della conversazione televisiva che l'autore ebbe con Jorge Semprun nell'occasione del cinquantennale della liberazione dei campi) e Memoriale a due voci, Bompiani 1996, lunga intervista a François Mitterrand.
- Anne Frank
La storia di Anne Frank raccontata nel suo diario è divenuta emblematica di sei milioni di storie di ebrei scomparsi dall'Europa a causa dello sterminio progettato dai nazisti. Ma per una lettura attenta della sua storia, e per una ricostruzione del suo diario oggi possiamo ricorrere a una buona bibliografia.
^ Anne Frank, Diario, Einaudi 1993. Si tratta della nuova edizione definitiva del diario che Anne aveva deciso di destinare a un pubblico di lettori. L'edizione italiana reca una lunga postfazione del curatore Frediano Sessi, in cui si racconta la storia dei diari di Anne. In lingua francese, o tedesca nell'edizione Fisher, si possono leggere integralmente i diari di Anne Frank, a partire dai quali la giovane ragazza riscrive il suo diario per i lettori: Les Journeaux d'Anne Frank, Calmann-Lévy, Parigi 1989 (l'edizione contiene anche gli studi sulla grafia di Anne messa più volte in dubbio dai negatori dello sterminio). I ^ Racconti dall'alloggio segreto, Einaudi 1983 raccoglie gli scritti di Anne della clandestinità.
Su Anne Frank e la sua famiglia sono state edite alcune raccolte di immagini. ^ L'alburn di famiglia, La Spiga/Fondazione Anne Frank 1992 presenta le fotografie di famiglia dell'album delle sorelle Frank, mentre Anne Frank nel mondo, Ed. Fondazione Anne Frank, Amsterdam 1989 è il catalogo della mostra fotografica omonima, cui è allegato il video in VHS di circa 20 minuti dal titolo Cara Kitty.
Su Anne Frank si può vedere di W. Lindwer, Gli ultimi sette mesi di Anne Frank, Newton Compton 1989 (oggi anche in edizione economica, 1995) e di Miep Gies, Si chiamava Anne Frank, Mondadori 1988, il racconto della vita di Anne e degli otto clandestini dell'Alloggio segreto, attraverso la testimonianza della segretaria personale del signor Frank, la quale salvò i diari, dopo l'arresto e la deportazione degli amici.
Chiudiamo questa sezione con un accenno alla memorialistica di area veronese, legata essenzialmente alla deportazione politica e militare:
Di V. Bocchetta, Spettri scalzi della Bra. Verona-Flossenburg anni 40-45, Bertani 1989 (ora rielaborato in '40-'45 quinquennio infame, Montedit 1995); di G. Caleffi, Da Cefalonia alla Siberia. Un superstite, due volte prigioniero, racconta, 1990; di G. Cantaluppi, Flossenburg. Ricordi di un generale deportato, Mursia 1995; di P. Passarin, Da Verona a Mauthausen via Fossoli e ritorno, Cierre Edizioni 1996; di P. Ruffo, La tradotta dei senza patria dalla Grecia ai lager nazisti, Bi & Gi 1987.
Per concludere con questa selezione essenziale sulla memorialistica, segnaliamo i due volumi che Andrea Devoto ha dedicato alla raccolta dei titoli apparsi sul tema. L'autore, aggiornando al 1981 la sua bibliografia, raccoglie più di tremila titoli di libri o di articoli scritti nelle varie lingue: * Bibliografia dell'oppressione nazista fino al 1962, Olschki 1964 e * L'oppressione nazista. Considerazioni e bibliografia 1963-1981, Olschki 1983.
VI.1.1 Sopravvivere e dire 1'indicibile
La sopravvivenza e la testimonianza dell'esperienza della deportazione e, in alcuni casi, della prossimità all'annientamento ha aperto la strada alla riflessione su come possa essere detto e raccontato l'indicibile. Il problema della rappresentabilità dell'evento più tragico della storia è al centro di un dibattito serrato soprattutto negli Stati Uniti. Ma prima ancora elenchiamo alcuni testi che analizzano il trauma psicologico che tali esperienze possono indurre nei sopravvisuti.
Internato nel campo di Dachau come oppositore del regime, Bruno Bettelheim ha scritto due testi conosciuti: Sopravvivere, Feltrinelli 1991 e Il prezzo della vita. La psicoanalisi e i campi di concentramento nazisti, Bompiani 1976. Più volte ristampato, e anch'esso piuttosto noto, lo studio dello psicologo V. E. Franckl, Uno psicologo nel lager, Ares, Milano 1967. Del già citato Andrea Devoto ricordiamo Il comportamento umano in condizioni estreme. Lo psicologo sociale e il lager nazista, Angeli 1985. Una ricerca interessante, corredata di statistiche, è quella di # M. Martini, Il trauma della deportazione, ANED/Mondadori 1983. Infine di L.J. Kaplan, Voci dal silenzio, Raffaello Cortina Editore 1996. Testo di una psicoanalista americana; il capitolo "Immagini di assenza, voci dal silenzio" è incentrato sull'anaIisi delle reazioni emotive e psicologiche dei sopravvissuti.
Sulla sopravvivenza in condizioni estreme: per uno sguardo più generale e di tipo storico-valutativo si veda Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi 1986, saggio centrale a ogni riflessione sulla vita di un essere umano in condizioni estreme. Importante anche lo scritto di * J. Amery, Intellettuale ad Auschwitz, Bollati Boringhieri 1987, riflessione amara sulla debolezza intrinseca dell'intellettuale in un ambiente come quello del lager.
Sulla scrittura dell'estremo:
II testo più completo e più acuto, ove si offrono analisi di alcuni grandi testimoni dell'inferno, è quello di un giovane critico francese, A. Parrau, Ecrire le champs, Belin 1995. Più didascalico, ma comunque interessante, il recente contributo di S. Zampieri, Il flauto d'osso, Giuntina 1996.
Sul tema della rappresentazione dell'indicibile si rimanda al fondamentale Saul Friedlander (a cura di), Probing the Limits of Representations. Nazism and the "Final Solution", apparso nel 1992. Due anni or sono è apparso in traduzione italiana il numero monografico che la rivista francese "Pardes" ha dedicato alla tematica, * Pensare Auschwitz, Luca Gentili/Tranchida Editore 1995: il libro raccoglie una serie di contributi proprio sulla possibilità di raccontare l'esperienza dello sterminio.
VI.l.2 La voce degli esecutori
Lo sterminio visto da coloro che hanno recato l'offesa, gli esecutori, ha trovato la sua naturale sede nelle aule dei tribunali europei ove si sono celebrati i processi a partire dall'immediato dopoguerra. La lettura degli atti, di difficile reperibilità, è facilitata dalla presenza di diversi testi più divulgativi, redatti proprio allo scopo di far conoscere l'orrore. Per quanto queste letture provochino ripugnanza, ciò nonostante vanno affrontate per comprendere come il genocidio nazista sia stato compiuto da persone comuni (la banalità del male, secondo la celeberrima formula coniata da Hannah Arendt).
Sui crimini commessi nell'est europeo si veda la raccolta di lettere private, estratti di diari, rapporti ufficiali curata da E Klee, W. Dressen, V. Riess (a cura di), "Bei ternpi". Lo sterminio degli ebrei raccontato da chi lo ha eseguito e da chi stava a guardare, Giuntina 1990. L'espressione tra virgolette nel titolo riprende letteralmente il testo di una didascalia che compare in un album fotografico appartenuto al comandante di un campo di concentramento. Su Auschwitz si veda l'antologia curata dal Museo di Stato di Auschwitz, Auschwitz vu par les SS, 1994, raccolta delle dichiarazioni di Rudolf Hoss e Perry Broad, rispettivamente primo comandante del campo e guardia SS, e di estratti del diario di Paul Kremer, medico assegnato al campo. Di Hoss, il lettore italiano ha a disposizione il memoriale già menzionato altrove (Comandante ad Auschwitz, Einaudi 1960). Sui centri di sterminio della Polonia, C. Lanzmann, Shoah (Rizzoli 1987) e G. Sereny, In quelle tenebre ( Adelphi 1975) costituiscono testi irrinunciabili. Di G. Sereny ricordiamo anche 1'ultimo libro apparso in traduzione, In lotta con la verità e i segreti di Albert Speer, amico e architetto di Hitler, Rizzoli 1995, monumentale biografia del ministro degli armamenti del Reich, condannato dalla corte di Norimberga a vent'anni di reclusione. Di V. Pappalettera e L. Pappalettera, La parola agli aguzzini. Le SS e i Kapo di Mauthausen svelano le leggi del lager, Mondadori 1969. Il libro è costruito sulla base degli atti del processo per i crimini del campo di concentramento.
Una interessante analisi del male supremo si trova nello studio di * A. Gruen, La follia della normalità. Per una interpretuzione della distruttività umana, Feltrinelli 1994.
VI.2 Letteratura e sterminio
Il dibattito se sia possibile una letteratura sullo sterminio, che non sia solo il prodotto della volontà di raccontare dei testimoni, è ancora aperto. Alcuni scrittori, a volte nati dopo la guerra, ebrei e non, ritengono che si possa raccontare per aggiungere materia e sentimento al ricordo, per parlare alle future generazioni che non sanno e che rischiano di non sapere. La finzione, anche quella cinematografica, forse può avere un ruolo nel dare alla memoria un futuro. Leggendo questi romanzi, che non esauriscono per qualità e quantità la produzione, non troppo vasta, di questi anni, il lettore si renderà conto di modi diversi di raccontare, attraverso la finzione, la tragedia degli ebrei d'Europa. I racconti e i romanzi dei testimoni sopravvissuti sono in numero maggiore e molti sono stati citati nel corso di questa bibliografia. La sfida del futuro, tuttavia, è anche nelle mani dei narratori che, pur non avendo vissuto l'esperienza, per età o condizione, sapranno trovare le parole per rendere dicibile ciò che molti considerarono inimmaginabile. Alcuni titoli di romanzi scelti tra i tanti possono aiutare a rendersi conto dei termini del dibattito:
C. Ozick, Lo scialle, Garzanti, 1990. L'autrice, nata nel 1928 da ebrei russi, è cresciuta a New York. * D. Grossman, Vedi alla voce: Amore, Mondadori 1988. L'autore è nato nel 1954 a Gerusalemme. A. Miller, Focus, Sugar 1957. Scritto dal grande drammaturgo americano nel 1945, è un'accusa contro l'antisemitismo della popolazione statunitense che può far comprendere come sia stato possibile accettare lo sterminio. A. Camus, La peste, Bompiani 1992. Il grande scrittore francese propone una metafora forte, che abita molta parte della tradizione letteraria, per affrontare il tema dello sterminio nazista. Un modo indiretto di narrare quanto è accaduto. * W. Styron, La scelta di Sophie, Leonardo 1990. Un libro discusso che ha sollevato polemiche, ma che comunque si propone di suggerire un modo su cui discutere di non dimenticare il passato. * L. Uris, Mila 18, Bompiani 1989. La ricostruzione minuziosa in forma di epopea delle vicende che hanno condotto alla battaglia del ghetto di Varsavia. Ricostruzione storica e invenzione corrono su linee parallele. Primo Levi, Se non ora, quando?. Un romanzo di Levi che esce dalla sua esperienza diretta di sopravvissuto e che narra la storia di una banda di ebrei russi partigiani che combattono contro il nemico nazista. Un capolavoro, troppo spesso dimenticato. Giorgio Bassani, Cinque storie ferraresi, Einaudi 1956 (ora Mondadori) e Il giardino dei Finzi Contini, due gioielli della letteratura italiana della memoria.