"Attenti, Bin Laden ha anche armi nucleari"
Parla Luigi De Ficchy, magistrato della Dia, uno dei massimi esperti di mafie balcaniche. "Al bazar dell'ex Urss i fondamentalisti hanno acquistato a sufficienza per armare un vero esercito: persino testate nucleari".
Se oggi esiste un così grande rischio per le potenzialità del terrorismo internazionale; se oggi la Cia, i servizi segreti occidentali e quelli dei paesi dell'ex Urss temono un'offensiva chimica e anche nucleare dei gruppi fondamentalisti islamici, a cominciare da Al Qaeda, è anche perché da oltre un decennio l'arsenale strategico dell'Armata Rossa viene sistematicamente saccheggiato: testate nucleari, plutonio, uranio arricchito, armi pesanti e leggere e addirittura aerei. Tutto nelle mani delle potentissime mafie russe e, attraverso queste, in gran parte finito nei gruppi che oggi annunciano la "guerra santa".
Tra i magistrati italiani, Luigi De Ficchy è quello che per conto della "Superprocura" (la Direzione nazionale antimafia) si è occupato della mafia russa, mantiene i contatti con le procure generali dei paesi ex Urss e sta lavorando per l'approvazione di memorandum di cooperazione giudiziaria. Inutile dire che le conoscenze da lui accumulate sul fenomeno lo rendono particolarmente preoccupato. Anche perché, attualmente, esiste un asse Cecenia-Bosnia-Albania attraverso il quale si è organizzata una delle reti internazionali che fanno capo al "network" fondamentalista. Un asse che corre parallelamente alle rotte del traffico di armi e droga che da quella zona del mondo attraversano l'Europa, Italia compresa.
Come
funziona
questo
saccheggio
degli
ex
arsenali
sovietici?
Traffici
di
armi
ci
sono
sempre
stati.
Ma
in
questo
caso
abbiamo
assistito
e
stiamo
assistendo
ad
Una
esportazione
continua
di
materiale
strategico
che
va
avanti
dall'implosione
del
regime
sovietico.
Da
allora
è
cominciato
il
saccheggio,
talvolta
anche
con
la
complicità
di
alcuni
settori
delle
forze
armate,
che
cedono
di
fronte
alle
pressioni
criminali
o
alla
prospettiva
di
facili
e
grandi
guadagni.
Non
solo:
ci
sono
canali
illegali
che
partono
anche
dalle
fabbriche
di
armi.
Del
resto
è
documentato
che
circa
il
70%
delle
imprese
statali
di
quella
regione
sono
infiltrate
dalla
criminalità
organizzata.
Quindi,
tra
lo
svuotamento
dei
vecchi
arsenali
e
il
dirottamento
illegale
delle
armi
di
nuova
fabbricazione,
ecco
che
si
comprende
come
mai
i
trafficanti
hanno
a
disposizioni
quantità
enormi
di
materiale
da
immettere
sul
mercato.
Chi
materialmente
gestisce
il
traffico?
La
mafia
russa.
Però
dire
così
è
estremamente
impreciso.
Diciamo
che
ci
sono
diverse
organizzazioni
caucasiche
che
hanno
base
a
Mosca
e
diramazioni
in
tutte
le
regioni
della
federazione
russa
o
nei
paesi
ex
sovietici.
In
particolare,
per
depredare
gli
arsenali
di
materiale
strategico,
sono
particolarmente
attivi
in
Russia,
Bielorussia,
Ucraina
e
Kazakistan,
cioè
i
paesi
dove
c'erano
i
principali
depositi
nucleari.
Tra
tutte
queste
organizzazioni,
forse
la
più
importante
è
la
mafia
cecena,
che
è
in
stretto
contatto
con
i
gruppi
fondamentalisti.
Veniamo
al
punto:
quanto
di
questo
materiale
alla
fine
va
ad
arricchire
gli
arsenali
dei
gruppi
che
si
richiamano
al
fanatismo
islamico?
Per
essere
ancora
più
schietti:
quanti,
tra
i
nuclei
che
simpatizzano
per
bin
Laden
hanno
armi
che
provengono
dall'Unione
Sovietica?
I
dati
che
sono
in
nostro
possesso
e
che
sono
in
possesso
delle
autorità
di
quei
paesi
ci
fanno
ritenere
che
la
maggior
parte
di
questo
materiale
finisce
ai
fondamentalisti
islamici
o
a
quelle
nazioni
che
sostengono
più
o
meno
direttamente
la
loro
politica.
Si
potrebbe
dire
che
hanno
a
disposizione
tanto
di
quel
materiale
da
poter
organizzare
un
esercito
del
terzo
mondo
di
tutto
rispetto:
addirittura
risultano
vendite
di
sottomarini,
aerei,
carri
armati.
C'è
un
passaggio
diretto?
A
volte
sì.
Altre
volte
attraverso
triangolazioni,
soprattutto
attraverso
paesi
africani.
I
grossi
snodi
del
traffico
sono
la
Cecenia,
la
Georgia,
l'Ossezia
e
l'Abkazia,
regioni
dove
l'infiltrazione
criminale
è
tale
che
le
stesse
autorità
locali
spesso
possono
poco
o
nulla.
E'
facile
allora
commerciare
violando
qualsiasi
tipo
di
embargo.
E
così
si
riforniscono
gli
estremisti
islamici...
Non
c'è
dubbio.
Non
è
un
caso
che
oggi
quei
gruppi,
come
ho
detto,
abbiano
a
disposizione
ogni
tipo
di
armi.
Arriva
di
tutto
in
continuazione.
Anche
testate
nucleari...
Testate
nucleari?
Purtroppo
sì.
In
quel
mercato
c'è
anche
questo.
Del
resto
alla
caduta
dell'impero
sovietico
ce
n'erano
40.000
e
molte
sono
finite
in
questo
giro.
E
poi
sono
accertati
furti
di
uranio
arricchito
da
basi
militari
ucraine,
furti
di
plutonio.
Tutto
materiale
utile
per
realizzare
ordigni
potentissimi.
Purtroppo,
ripeto,
anche
alcune
testate
nucleari
sono
state
vendute.
Credo
che
ora
molte
di
queste
siano
a
disposizione
dei
gruppi
fondamentalisti
o
di
paesi
che
li
appoggiano
o
li
tollerano.
C'è
qualcosa
di
questo
materiale
che
è
finito
nella
rete
fondamentalista
installata
in
Europa?
Credo
che
sia
un'ipotesi
molto
attendibile.
Non
parlo
poi,
per
tornare
alla
criminalità,
dei
legami
con
le
organizzazioni
italiane.
Sono
accertati
traffici
di
armi
con
la
camorra
e
la
'ndrangheta.
E
poi
tutti
ricorderanno
la
vicenda
che
ha
visto
protagonista
il
trafficante
internazionale
Leonid
Menin,
noto
per
essere
stato
uno
dei
protagonisti
delle
feste
dei
vip
in
Sardegna.
In
conclusione:
oggi
la
grande
paura
che
si
vive
in
Occidente
è
rappresentata
dai
rischi
di
un
possibile
attacco
scatenato
dai
fondamentalisti
islamici.
Un
rischio
reale,
proprio
alla
luce
di
ciò
che
è
accaduto
per
dieci
anni
nell'ex
Urss...
Proprio
così:
c'è
stato
un
bazar.
Ma
che
esista
una
stretta
connessione
tra
mafie
russe
e
gruppi
che
di
rifanno
all'estremismo
islamico
è
dimostrato
anche
da
un'altra
circostanza:
proprio
attraverso
la
criminalità
caucasica,
gli
afghani
hanno
per
tutti
questi
anni
continuato
ad
esportare
e
a
vendere
il
loro
oppio.
Ci
sono
dunque
le
armi;
c'è
la
droga.
Ci
sono
interessi
d'affari,
ci
sono
solidarietà
etniche
e
religiose.
L'intreccio
è
complesso.
I
pericoli
molti.