No
global sgomenti
12 settembre 2001
«I drammatici avvenimenti di queste ore negli Usa lasciano sgomenti. La morte di migliaia di civili e lavoratori a New York, come a Baghdad o in Palestina, non può lasciare indifferente chi oggi si mobilita per un nuovo mondo possibile». La Rete No Global - aderente all'ex Gsf che sta diventando un coordinamento stabile, con il nome di Forum Sociale Italiano - riassume in poche righe il sentimento diffuso fra i Centri sociali italiani che aderiscono al movimento.
Si esprimono anche i genovesi, nella voce di Paolo del Centro Sociale Zapata, ala «dura» del Genoa Social Forum: «Per la giornata di ieri, a Genova il Gsf aveva previsto una serie di incontri e dibattiti. Tutto è stato sconvolto dagli avvenimenti. Un gruppo di persone si è incontrata per cena alla festa di Liberazione, dove la serata è trascorsa di fronte agli schermi televisivi che diffondevano le notizie. L'atmosfera è stata dominata dal flusso di notizie che arrivavano ininterrottamente, molto più che dalle valutazioni positive o negative dei singoli sull'accaduto».
Bilancio: «Niente brindisi, né funerali». Francesco Mariani, anima del Roma Social Forum e portavoce del Centro Sociale Contro Circuito e di Ya Basta, commenta: «Mi sorprenderebbe molto che un'iniziativa di plauso per l'attacco agli Usa venisse dal movimento. Si tratta di avvenimenti che non fanno parte della nostra cultura, quanto piuttosto di quella dei kamikaze, della strage di massa. Quello che è successo negli Usa è semplicemente orribile, non abbiamo mai festeggiato la morte di nessuno». «Che cosa si può dire che non sia rituale? Siamo attoniti. È una tragedia senza precedenti, un orrore che cambierà la storia del mondo».
Questo il commento del leader dei centri sociali del Nord Est, Luca Casarini. «Migliaia di morti. L'America colpita al cuore»: di fronte alla tragedia, il tono di Casarini non lascia dubbi sui sentimenti. È rimasto inchiodato davanti alla tv, ad immagini che non mostrano ancora il dolore ma solo il crollo delle torri e il Pentagono in fiamme. «Hanno abbattuto il World Trade Center - aggiunge la Tuta Bianca - un simbolo della globalizzazione economica. Colpito l'emblema della strapotenza militare degli Usa. Ma l'idea non mi sfiora nemmeno. Vedo i morti, non i simboli».
Il prossimo appuntamento di piazza del movimento anti-globalizzazione, rappresentato dal controvertice Nato a Napoli, viene ricollegato dai No Global campani (centri sociali, associazioni di volontariato, Rifondazione Comunista, Cobas e Disoccupati Organizzati) agli avvenimenti di ieri: «La logica della rappresaglia sui popoli - secondo Caruso e compagni - colpisce sempre le parti più deboli di una società. Ma questo drammatico avvenimento di cui non si conosce ancora la matrice è anche il prodotto di una politica internazionale sempre più improntata alla logica di guerra e di aggressione, in cui proprio gli Usa e la Nato più in generale hanno grandi responsabilità».
Per questo motivo, la Rete campana ribadisce «la necessità di sciogliere un patto militare come la Nato, che di questa logica si fa interprete, per avviare un futuro di pace nella giustizia. L'annullamento del vertice NATO di settembre. La liberazione della città di Napoli da siti militari che rappresentano sempre più un serio rischio per la popolazione civile».