Disoccupazione USA
A dicembre disoccupazione al 5,8%, il dato peggiore dal 1995
Primi
dati
del
2002
e
prime
conferne
che
l'economia
Usa
e
tedesca
continuano
a
dare
segnali
di
recessione.
Questa
volta
è
l'aumento
della
disoccupazione
a
preoccupare,
in
entrambi
paesi.
In
Germania,
a
fine
anno,
si
calcolano
che
i
senza
lavoro
saranno
3,7
milioni
mentre
negli
Stati
uniti
-
dati
pubblicati
ieri
-
il
tasso
di
disoccupazione
è
salito
a
dicembre
al
5,8%,
uno
0,1%
in
più
rispetto
al
mese
precedente.
Negli
Stati
uniti,
dalla
fine
di
marzo,
hanno
perso
il
posto
di
lavoro
più
di
un
milione
e
quattrocentomila
persone,
sia
nel
settore
della
manifattura
che
in
quello
dei
servizi.
La
crisi,
quindi,
era
scoppiata
molto
prima
di
quell'11
settembre
che,
aquesto
punto,
sembra
semplicemente
aver
aggravato
la
situazione
di
recessione
preesistente.
Secondo
il
Dipartimento
al
lavoro
il
tasso
del
5,8%
di
disoccupati
è
il
peggiore
risultato
dall'aprile
'95.
Può
consolare
il
fatto
che,
in
totale,
nella
manifattura
sono
stati
licenziati
"soltanto"
124
mila
dipendenti,
la
maggior
parte
dei
quali
nel
settore
della
produzione
di
beni
di
consumo.
Mentre
i
servizi
(comprese
le
vendite
a
dettaglio)
hanno
tenuto
rispetto
ai
forti
cali
registrati
nei
mesi
antecedenti.
La
borsa
di
New
York
è
rimasta
"freddina"
di
fronte
a
queste
notizie,
che
in
fondo
erano
date
per
scontate.
Le
trattative
sono
andate
bene
come
durante
la
settimana,
ma
a
rilento.
Alcuni
operatori
hanno
manifestato
la
convizione
che
la
ripresa
ci
sarà
e
sarà
legata
al
rilancio
degli
investimenti
in
borsa.
Una
ripresa
"drogata"
rispetto
ai
reali
guadagni
realizzati
dalle
imprese.
Conforta
questa
tesi
il
buon
andamento
dell'indice
dei
direttori
agli
acquisti
Ism
(ex-Napm)
per
il
settore
non
manifatturiero
che,
a
dicembre,
è
salito
a
54,2
da
51,3
di
novembre.
Questa
volta
nessuno
ha
chiamato
in
causa
l'intervento
della
Federal
Reserve
che,
proprio
un
anno
fa,
iniziava
la
progressiva
discesa
dei
tassi
fino
a
portarli
a
quota
1,75%.
La
Fed
si
deve
riunire
alla
fine
del
mese,
ma
in
programma
non
dovrebbero
esserci
altre
manovre
ribassiste.
Il
mondo
economico
aspetta
piuttosto
qualcosa
di
positivo
dai
tagli
fiscali
che
il
Congresso
dovrebbe
approvare,
in
funzione
del
rilancio
i
consumi
interni.
Avvantaggiati
dall'attuale
riduzione
dei
costi
energetici.
Sul
fronte
monetario
-
dopo
l'exploit
dell'euro
al
suo
debutto
-
la
situazione
si
è
notevolmente
modificata.
Ieri
l'euro
si
è
indebolito
e
ha
chiuso
a
0,8939
rispetto
alla
divisa
Usa;
rispetto
allo
yen
è
a
117,28.
Le
borse
europee
hanno
chiuso
con
piccoli
rialzi
a
Londra,
Parigi,
Francoforte
e
Zurigo;
mentre
hanno
registrato
ribassi
Madrid
(-0,6%)
e
Milano
(-0,38%),
le
piazze
più
esposte
alla
crisi
argentina.
La
banca
centrale
di
Buenos
Aires
ha
annunciato
che
non
pagherà
nemmeno
la
cedola
dei
61
milioni
in
euro
dei
titoli
pubblici
in
scadenza
alla
fine
del
2007.
Come
aveva
già
fatto
giovedì,
per
quelli
in
lire
italiane.