Dove sono gli OGM?

A cura di Greenpeace

 



In centinaia di supermercati di tutto il mondo Greenpeace ha organizzato "tour" per indicare ai consumatori come difendersi dagli alimenti transgenici. La consapevolezza dei consumatori ha costretto diverse ditte ad abbandonare produzioni a base di ingredienti transgenici. Organizza anche tu una visita guidata tra gli scaffali del tuo supermercato: porta gli amici, i familiari, le persone che ti sono vicine. La consapevolezza è l'arma più forte di cui cittadini  e consumatori possono disporre.

Buongiorno! .Nella prossima mezz'ora sarò la vostra guida in questo supermercato. Insieme cercheremo di trovare, ed imparare ad evitare, gli alimenti che potrebbero contenere organismi geneticamente manipolati (OGM) e loro derivati, ed impareremo a conoscere meglio i prodotti provenienti dall'agricoltura biologica. La nostra non è una protesta, è un tour informativo. Più del 60% del nostro cibo può già essere contaminato dai derivati degli OGM: insieme proveremo a riconoscerli. Si trovano in questo supermercato alcuni sono etichettati, molti altri no.

Come acquirenti, spesso i proprietari dei supermercati ci considerano consumatori passivi, da noi si aspettano fedeltà e fiducia. Ciò che vorremmo mostrarvi con questo è che facendo la spesa ognuno di voi invece compie scelte importanti  a cui loro guardano con estrema attenzione  - scelte che non riguardano soltanto quello che mangiate voi e la vostra famiglia ma anche il modo in cui il cibo viene prodotto e, conseguentemente, gli effetti sulla società e sull'ambiente.

In qualità di consumatori in una delle zone più ricche del mondo, le nostre decisioni sono determinanti. Questo giro riguarderà proprio come prendere queste decisioni  affinché l'industria produca il cibo nel modo in cui voi volete.

Siccome ci muoveremo all'interno del supermercato, per favore, non bloccate le corsie, incoraggiate altri clienti ad unirsi al tour e fate domande. Non sono un esperto e probabilmente non potrò rispondere a tutte, ma posso indirizzarvi a persone che potranno aiutarvi. Alcuni aspetti  dell'ingegneria genetica sono molto semplici e non bisogna essere esperti per capire che questo cibo non lo vogliamo.

Appena dentro il supermercato- cosa è l'ingegneria genetica?

Stiamo per entrare nel vivo del problema: il cibo geneticamente manipolato (GM per comodità). Brevemente, vediamo come funziona

Tutti gli esseri viventi (piante ed animali) contengono milioni di cellule, ognuna con un nucleo: all'interno di questo nucleo ci sono catene di una lunga molecola, il DNA, organizzate in strutture chiamate cromosomi. Il DNA contiene le informazioni più importanti che caratterizzano la struttura ed il funzionamento dell'organismo. Il gene è una microscopica porzione di DNA che definisce, "codifica", una particolare caratteristica di quell'organismo: ci sono migliaia di geni in ogni organismo ed in realtà nessuno sa con esattezza come funziona questo complicato meccanismo.

L'ingegneria genetica prende uno o più geni da un organismo, per esempio un pesce, e li inserisce nel DNA di un'altra specie,  spesso molto diversa, per esempio un pomodoro. In questo modo avremo un organismo totalmente nuovo che non esisterebbe in natura. Un pesce non si accoppierebbe mai con un pomodoro! Ciò ha molte conseguenze preoccupanti:
 

Questo processo è imprevedibile- il DNA è così complesso che gli scienziati stessi non possono realmente prevedere cosa può accadere manipolando le istruzioni per la vita. Inoltre, siccome si tratta della creazione di nuovi esseri viventi, non possiamo prevederne il comportamento e dunque l'impatto sugli ecosistemi e su noi stessi.

E' incontrollabile- Piante ed animali geneticamente manipolati costituiscono, quindi, una fonte di inquinamento genetico.  A differenza dei prodotti chimici, si riproducono e si spostano: ogni possibile problema sarà tramandato, attraverso i geni, anche alle generazioni successive. Se qualcosa va storto, non si può più tornare indietro: il processo è irreversibile. Anche le coltivazioni biologiche o quelle non geneticamente manipolate verranno contaminate.

Non e' necessario - Soltanto le grandi multinazionali delle biotecnologie trarranno vantaggi da questo esperimento: sono invece fortemente a rischio l'ambiente  e le popolazioni del terzo mondo che, a differenza di quanto proclamano le multinazionali, soffriranno ancora di più per la fame. Non a caso, sono i paesi più poveri ad opporsi allo sviluppo di queste produzioni.

Nessuno li vuole - Quasi l'80% degli italiani non vuole mangiare cibo geneticamente manipolato (il 78,5% secondo il sondaggio DOXA al 31 maggio 2000). In tutta l'Europa ed in Giappone la grande maggioranza dei consumatori si oppone al cibo geneticamente manipolato. Anche negli USA ed in Canada i consumatori cominciano a reagire contro questi alimenti. Le grandi multinazionali dell'alimentare cominciano, soprattutto nei paesi dove i consumatori hanno protestato (UK, Germania, Italia, Svizzera, Giappone), a dichiarare di non usare OGM. In alcuni paesi, come Inghilterra, Italia, Francia, Austria, Grecia, Lussemburgo e Norvegia, esistono già alcuni divieti contro l'uso di OGM.

Per tutti questi motivi, Greenpeace si oppone al rilascio incontrollato di organismi transgenici nell'ambiente e al loro uso nei nostri alimenti. Nessuno può prevedere gli effetti a lungo termine di questo esperimento di massa di cui noi siamo le cavie e che considera l'intero pianeta come un laboratorio a cielo aperto.
 

Reparto frutta e verdura fresche- coltivazioni industriali

Spesso si sente parlare dell'ingegneria genetica in termini di tecnologia rivoluzionaria del prossimo millennio. Se invece, diamo un'occhiata più da vicino, ci accorgeremo che si tratta del vecchio modello di agricoltura industriale che basa la produzione alimentare sull'uso massiccio di prodotti chimici. L'agricoltura industriale ha più di 50 anni ed ha già causato un enorme numero di disastri ambientali e sanitari.

Alla fine della seconda Guerra Mondiale molte delle compagnie chimiche che avevano prodotto gas nervino e veleni per usi bellici orientarono la loro produzione  nel campo dei pesticidi. Spesso si tratta delle stesse compagnie che stanno oggi manipolando il nostro cibo: Monsanto, Du Pont e Hoecsht.

Purtroppo molta di questa frutta e verdura non è così fresca e naturale come ci sembra. E' trattata con pesticidi, così come la maggior parte del cibo confezionato che acquistiamo. L'intera nostra dieta può contenere un cocktail complesso di pesticidi: la legge permette l'uso di migliaia di sostanze chimiche nei campi.
 
- L'ingegneria genetica continua a far uso di pesticidi.La soia geneticamente manipolata dalla Monsanto, detta Roundup Ready, non muore se viene trattata con l'erbicida Roundup venduto dalla stessa Monsanto: tutto il resto della vegetazione, si. Più del 50% dei raccolti di soia americana sono di questo tipo e vengono definiti ìresistenti all'erbicidaî.   Tutto ciò ha determinato un considerevole aumento delle vendite del Roundu.

- L'altro raccolto genetico che ci interessa perché lo mangiamo è il mais prodotto da un'altra multinazionale della chimica chiamata Novartis. Questo mais ha la caratteristica di produrre il proprio insetticida (Bt) che deriva da un batterio del suolo. In America le piante Bt sono incluse nel registro dei pesticidi anche se vengono commercializzate come le specie non manipolate.    Il Bt è usato, in forma del tutto diversa, anche in agricoltura biologica (applicato sulle piante, si degrada dopo pochi giorni, mentre le piante Bt lo producono continuamente). Un problema è che stanno già venendo fuori insetti resistenti al Bt: questo è un grosso problema per l'agricoltura biologica, ma non per le multinazionali che producono insetticidi chimici.

Già questi due esempi possono bastare a spiegare quanto l'ingegneria genetica sfrutti la pratica dell'agricoltura chimico-industriale che danneggia gravemente il nostro ambiente e minaccia la nostra salute.

Frutta biologica- l'agricoltura biologica è la soluzione

Esiste, naturalmente, un modo migliore per produrre cibo: l'agricoltura (o l'allevamento) biologica.
Gli agricoltori biologici, infatti, non combattono una guerra con la natura, difendendosi con armi chimiche per risolvere i loro problemi:  al contrario, questo tipo di approccio è, se si può dire, più ìmorbidoî e si preoccupa innanzitutto di migliorare la salute. La salute del suolo, degli animali, dei raccolti e delle persone che mangiano questi alimenti. Gli agricoltori biologici, infatti, non utilizzano alcun tipo di pesticidi, usano antibiotici solo per profilassi d'emergenza, e sicuramente non fanno ricorso all'ingegneria genetica. Al contrario, utilizzano avanzatissime tecnologie agricole associate a metodi tradizionali come le coltivazioni a rotazione oppure piantagioni di due o tre raccolti diversi. Fanno anche uso di insetti predatori "utili" per eliminare i parassiti. La vera sfida tecnologica del futuro è, secondo Greenpeace, quella di fare sempre minor uso di veleni chimici per produrre sempre maggiori quantità di alimenti di qualità a prezzi sempre minori.

Tutti i cibi biologici devono rispettare altissimi standard di qualità, garantiti dall'etichetta biologica. In Italia ci sono 8 enti di certificazione del biologico approvati dalla legge. Molti agricoltori italiani, anche per i problemi cronici di sovrapproduzione del nostro Paese, si stanno riconvertendo all'agricoltura biologica. Tra l'altro essa può essere meno costosa e sicuramente pone gli stessi agricoltori al riparo dall'uso di veleni micidiali. Per questo motivo, e certamente perché finalmente sono stati attivati incentivi economici a sostegno di queste produzioni, il mercato biologico italiano è quello in più forte ascesa nel mondo. Un dato comunque in linea con il resto dell'Europa dove la crescita complessiva è dell'ordine del 25% (in superficie coltivata) l'anno, un aumento maggiore di settori considerati "di punta" come i computer.

Purtroppo, non è facile trovare il biologico all'interno dei supermercati: l'agricoltura biologica in Italia non solo è ancora una percentuale piccola (meno del 5%) del totale ma, fatto piuttosto paradossale, trova il suo mercato principale all'estero dove maggiore è la richiesta di questi prodotti.

Ovviamente, il problema principale dei prodotti biologici è che ancora costano più degli equivalenti tradizionali. Ciò è dovuto in parte alla minor produzione ma anche al fatto che a lungo si è trattato di una produzione "di nicchia". Ma questa situazione sta cambiano, visto che ormai anche la grande distribuzione dell'alimentare (e addirittura alcune multinazionali, compresa la Novartis che brevetta OGM!) sono entrate in questo "affare".

In Austria più del 10% dei campi sono coltivati biologicamente e si prevede che la Danimarca raggiunga la stessa percentuale entro il 2003. Come detto, in Italia il settore è in rapida espansione ma bisogna considerare anche che un campo, trattato per anni con veleni chimici, non può diventare adatto alla coltivazione biologica all'istante: è necessario un periodo di depurazione dei veleni.

Ma se l'agricoltura industriale ci appare più economica all'atto dell'acquisto, i conti non tornano più quando si considera che il conto per rimediare ai suoi disastri, ad esempio per ripulire l'acqua dai pesticidi, o per mettere sotto controllo la produzione di carne dopo la "mucca pazza" e i "polli alla diossina"  sono piuttosto salati e che li paghiamo tutti attraverso le tasse. Questo senza contare i costi per l'ambiente e dunque quelli legati alla diminuzione della qualità della vita: ad esempio, chi si fida più di bere l'acqua di rubinetto?

Al momento, la più grande minaccia all'agricoltura biologica è costituita proprio dagli alimenti geneticamente modificati. Perché non possiamo avere entrambi. Se un raccolto geneticamente manipolato cresce accanto ad uno biologico, è un dato di fatto che ci sarà una contaminazione tramite il polline che portato dal vento o dagli animali si disperde nell'ambiente. Non possiamo fermare il vento, gli uccelli e le api.

La società, a questo punto, deve fare una scelta molto precisa. Possiamo permettere questa contaminazione oppure far sì che gli alimenti biologici si affermino sul mercato. Dalle Istituzioni fino ai supermercati Greenpeace sta facendo pressioni affinché si operi questa scelta prima che sia troppo tardi. Voi quale cibo volete: genetico o biologico? E' impossibile volerli entrambi.

In quanto consumatori e cittadini possiamo forzare questa scelta così:


Cibi pronti in scatola (anche sughi per la pasta, ecc...)- Alla ricerca dell'etichetta

Ci sono due principali ingredienti geneticamente manipolati che possiamo trovare nel nostro cibo in questo supermercato, come in ogni negozio di alimentari in Italia: mais e soia.

Come vi ho già detto, la soia resiste ad un erbicida ed il mais produce il proprio insetticida, e inoltre è resistente all'erbicida Basta prodotta dalla stessa Novartis.  Gran parte di questo mais e soia speciali arrivano dagli USA mescolati a quelli tradizionali. Insieme, questi ingredienti sono presenti fino al 60% dei nostri cibi confezionati. In questo pieghevole potete individuare in quali ingredienti sono presenti.

In seguito alla direttiva europea n° 49/2000  datata 10 gennaio 2000, le ditte sono tenute ad indicare sull'etichetta la presenza di ingredienti geneticamente manipolati solo nel caso in cui questi costituiscono l'1 % o più del prodotto finito.

Le sostanze a rischio di essere geneticamente modificate e che si trovano più frequentemente sulle etichette sono: olio di soia, olii vegetali, olio di mais, amido modificato* di mais, sciroppo di mais, mono e di-gliceridi degli acidi grassi, destrosio, lecitina (E322).
[*: AMIDO MODIFICATO NON VUOL DIRE GENETICAMENTE MODIFICATO!]

In molti paesi come Austria, Inghilterra, Germania, Italia, le principali ditte alimentari stanno richiedendo che soia e mais tradizionali siano separati da quelli geneticamente manipolati e che sia garantito, attraverso precise certificazioni, che non si tratti di ingredienti geneticamente manipolati: molte già dichiarano di non usare OGM.  Purtroppo, questa politica viene fatta sull'autocertificazione e non sulla segregazione delle materie prime geneticamente manipolate.

Fatevi sentire con i produttori e distributori.  Ne avete pieno diritto.

Allora, come si presentano queste etichette....immaginate di avere una bella fame: entrate in un negozio (o in un bar) e comprate delle patatine o uno snack, andate alla cassa,  pagate e state per mangiarle. Nulla vi dice che state forse per nutrirvi di ingredienti geneticamente manipolati. Oggi, per stare attenti alla nostra salute ed  a quella dell'ambiente, avremo bisogno di una lente di ingrandimento per fare la spesa! [PASSATE LA LENTE D'INGRANDIMENTO ED ALCUNI PRODOTTI CHE INTERESSANO!]

Solo così potremo studiare meglio le etichette (spesso scritte in caratteri microscopici) e capire se stiamo per mangiare ingredienti che possono essere geneticamente manipolati. In realtà, c'è una grande confusione:  ad esempio, l'amido modificato può provenire sia dalla patata che dal mais: entrambe potrebbero essere geneticamente manipolate, ma solo il mais geneticamente manipolato è approvato in Europa, mentre in teoria la patata ed i suoi derivati non dovrebbero circolare da noi. In teoria...

Ovviamente lo schema attuale di etichettatura è ridicolo ed insufficiente. Ma anche se ci fossero etichette perfette, il problema sarebbe sempre lì. Nel momento in cui sullo scaffale troviamo un'etichetta chiara, potremo finalmente fare la spesa in modo più facile, ma il problema resta. I danni più gravi avvengono attraverso le coltivazioni: quelle geneticamente manipolate, infatti, contaminano quelle tradizionali  ed interagiscono col suolo e con gli spazi non coltivati: se lasciamo passare ancora tempo, tra pochissimi anni saranno contaminati sia i raccolti tradizionali che quelli biologici ed allora davvero non potremo più scegliere.

In Italia dal prossimo anno potrebbero iniziare le coltivazioni su scala commerciale di mais geneticamente manipolato: anche in questo caso, fatevi sentire. Spedite la cartolina che trovate in questo pieghevole, richiedetene altre a Greenpeace e fatele spedire da parenti ed amici.

L'etichettatura non è la soluzione, nemmeno nel breve termine. La sola cosa possibile è fermare queste coltivazioni se davvero vogliamo salvaguardare il nostro ambiente e la nostra salute.
Se le istituzioni, i supermercati e le ditte pensano che raggiungere un'adeguata etichettatura possa risolvere il problema, sbagliano clamorosamente: sarebbe come etichettare un pallone fatto con il lavoro di bimbi schiavi.

Parlate al gestore del vostro supermercato e telefonate alle ditte produttrici:. Spesso, con i numeri verdi, non costa nulla se non un po' di tempo e di attenzione, ma sono in gioco il futuro del nostro cibo, della nostra salute e dell'ambiente in cui viviamo.
 

Cibi precotti e pizze surgelate: parliamo dei ristoranti

Come detto, soia e mais e/o loro derivati insieme sono presenti nel 60% dei cibi confezionati e ciò rende difficile evitarli. Molti di essi sono di uso assai comune. Ad esempio la lecitina (quasi del tutto proveniente dalla soia) è comunemente usata nella margarina e nella cioccolata. Anche nel pane di produzione industriale si usa assai spesso la soia (farina o altri derivati).

Ma non sono solo la soia o il mais a subire la manipolazione genetica. Compagnie come la Monsanto hanno messo gli occhi su tutti i prodotti agricoli di base. Ad esempio, anche se non è ancora in circolazione, Monsanto ed altri stanno già sperimentando il grano geneticamente manipolato pure in Europa (specialmente per la produzione di pane). Si comincia a coltivare riso transgenico in Cina, la colza transgenica (anche per produrre olio) è ampiamente coltivata in Canada ed è prossima la sua coltivazione in Europa. Le patate transgeniche sono già coltivate negli USA, e la coltivazione sperimentale è già partita in Europa. Uno dei prossimi prodotti che arriverà sarà verosimilmente lo zucchero che ovviamente è usato in un gran numero di prodotti, anche se non bisogna dimenticare che uno dei dolcificanti industriali più usati è lo sciroppo di mais, che già può derivare dal mais transgenico.

Leggendo attentamente le etichette ed evitando soia e mais ed i loro derivati è possibile oggi ancora evitare gli OGM, ma in pochi anni ciò diventerà praticamente impossibile, perché bisognerà evitare anche il grano, le barbabietole, le patate e lo zucchero. In Italia stanno provando anche a manipolare l'ulivo, le melanzane e molti altri ortaggi. L'unica possibilità realmente praticabile per evitarli è di attivarsi preventivamente ed unire gli sforzi con tutti quelli che oggi si battono per fermare gli OGM. Per esempio, è importante contattare le ditte che producono gli alimenti chiedendogli precise garanzie che esse non solo non facciano uso di mais e mais transgenici, ma che si rifiutino in futuro di utilizzare ogni sorta di OGM e loro derivati. Nelle confezioni dei loro prodotti sono spesso riferiti i numeri degli uffici per le relazioni con i consumatori (spesso sono "numeri verdi" e quindi la telefonata e gratuita).   Se ad esse arriva chiaro e forte il messaggio dei consumatori contro gli OGM, non si sogneranno nemmeno di usare OGM in futuro.

Ad esempio, COOP ed Esselunga hanno dichiarato che non useranno comunque alcun tipo di OGM o derivati nei prodotti a loro marchio. Potete chiamare queste imprese per manifestare la vostra approvazione (e lo stesso per altre che hanno dichiarato che non vogliono usare gli OGM) e, meglio ancora, chiedete loro di usare sempre di più i prodotti da agricoltura biologica che, oltre a non fare uso di pesticidi, non può usare nemmeno gli OGM.
 

Pane: tutti gli alimenti di base saranno contaminati dagli OGM

Nei prodotti confezionati non sempre le etichette sono sufficientemente chiare da poter escludere o meno la presenza di OGM e derivati. La cosa migliore da fare è chiamare gli uffici responsabili dei consumatori e chiedere che volete essere certi che i prodotti di quella determinata ditta non contengano OGM. Siate molto chiari: chiedete anche che tutti i derivati, come lecitina, oli, amido modificato ecc. siano non-GM e cioè che volete che provengano da colture geneticamente non manipolate. Se una ditta sostiene di non fare uso di OGM e derivati, chiedetegli di metterlo sulle etichette, in modo che i consumatori lo sappiano e possano fidarsi. E chiedete ai supermercati di non vendere prodotti con OGM e loro derivati.

Anche in questo caso, chiedete che piuttosto si usino derivati dell'agricoltura biologica. Quando possibile, inoltre, sostenete i prodotti del commercio equo e solidale: in questo modo oltre a difendere l'ambiente e a proteggervi dai rischi degli OGM, aiuterete le popolazioni più povere del pianeta.
 

Cioccolata: attenti ai prodotti confezionati

Nei prodotti confezionati non sempre le etichette sono sufficientemente chiare da poter escludere o meno la presenza di OGM e derivati. La cosa migliore da fare è chiamare gli uffici responsabili dei consumatori e chiedere che volete essere certi che i prodotti di quella determinata ditta non contengano OGM. Siate molto chiari: chiedete anche che tutti i derivati, come lecitina, oli, amido modificato ecc. siano non-transgenici e cioè che volete che provengano da colture geneticamente non manipolate. Se una ditta sostiene di non fare uso di OGM e derivati, chiedetegli di metterlo sulle etichette, in modo che i consumatori lo sappiano e possano fidarsi. E chiedete ai supermercati di non vendere prodotti con OGM e loro derivati.

Anche in questo caso, chiedete che piuttosto si usino derivati dell'agricoltura biologica. Quando possibile, inoltre, sostenete i prodotti del commercio equo e solidale: in questo modo oltre a difendere l'ambiente e a proteggervi dai rischi degli OGM, aiuterete le popolazioni più povere del pianeta.
 
 

Cibi per bambini: quali sono gli effetti degli OGM sulla salute?

La soia si trova spesso nei prodotti per bambini. Alcuni di essi, in varie parti del mondo, in effetti sono risultati positivi nei test per gli OGM (negli USA ed in Europa). La verità è che non sappiamo quali sono gli effetti a medio e lungo termine degli OGM sulla nostra salute e su quella dei bambini e che è meglio essere prudenti che spiacenti. La soia Monsanto ha passato solo test di 10 settimane su ratti, polli, mucche e pesci gatto, e nessun test di lunga durata sugli uomini. A tutti gli effetti noi e i nostri figli siamo cavie di laboratorio. La ragione per cui i test a lungo termine non sono mai stati effettuati è che le imprese delle biotecnologie sostengono che gli OGM sono "sostanzialmente equivalenti" cioè "quasi uguali" ai loro equivalenti non manipolati, poiché sono stati effettuati solo alcuni lievi cambiamenti genetici. Il problema è che è stato provato che cambiamenti anche minimi del corredo genetico di un organismo possono avere notevoli conseguenze su altri geni e, potenzialmente, possono produrre effetti significativi, ad esempio producendo nuove tossine o causando reazioni allergiche inattese.

Il punto è che noi non sappiamo cosa succede mangiando gli OGM, e che nessuno sta valutando quel che succede. Per esempio, il Prof. Arpad Pusztai, uno scienziato di fama licenziato per aver osato parlare di queste preoccupazioni, era l'unico al mondo, a quel che si sa, a condurre test sugli effetti degli OGM sul sistema immunitario. Egli ha sostenuto che l'idea della "sostanziale equivalenza" è semplicemente sbagliata. Molti scienziati sostengono che i prodotti alimentari derivati dagli OGM dovrebbero essere trattati come farmaci, e che quindi dovrebbero essere sottoposti agli stessi test cui sono sottoposti i farmaci prima di essere messi in commercio: sono test che possono durare fino a 20 anni. Ciò fermerebbe la corsa delle multinazionali  che alterano la nostra dieta per il loro profitto.

Non a caso, forse, il settore degli alimenti per bambini è quello in cui più di tutti è in aumento l'uso di prodotti di agricoltura biologica. Una recente normativa italiana, messa in dubbio dall'Unione Europea perché troppo restrittiva, vieta l'uso di OGM (e definisce limiti assai bassi per i pesticidi) per gli alimenti per bambini al di sotto dei 3 anni. Ma, notoriamente, l'alimentazione dei bambini non è a compartimenti stagni e dopo un anno di vita essi, per imitazione o necessità, cominciano a mangiare le stesse cose che mangiano gli adulti (gelati, pizza, pane, pasta, merendine, cioccolata, ecc...).
 

Carne: il problema della resistenza agli antibiotici

Uno degli usi principali di soia e mais è quello per l'alimentazione animale. Dopo la mucca pazza, si supponeva che l'Unione Europea si fosse sufficientemente attrezzata per prevenire crisi simili, prestando maggior attenzione alla delicata questione dei mangimi per gli animali. Il caso dei polli alla diossina non ci consente, come consumatori, di farci troppe illusioni.  Il problema è che non è noto quanta soia e mais transgenici mangiano gli animali che mangiamo noi, ma è pressoché certo che la mangino, a meno che non ci siano specifiche garanzie al riguardo (es.: carni da allevamenti biologici certificati, in cui si usano solo mangimi biologici). La soia, tra l'altro, si usa anche per gli allevamenti di itticoltura.

Per alcune varietà di maistransgenico ci sono particolari preoccupazioni perché uno dei geni "trapiantati" nel mais conferisce la resistenza agli antibiotici. L'uso eccessivo di antibiotici, in medicina e negli allevamenti di animali, è già un grave problema: spesso, negli allevamenti intensivi, gli antibiotici sono mescolati con il mangime. Usando antibiotici in modo eccessivo ed errato, i batteri (patogeni o non patogeni) sono diventati resistenti ad un numero sempre maggiore di antibiotici. Di recente, sono state diffuse notizie allarmanti di batteri resistenti ad ogni tipo di antibiotici. L'insorgere di resistenza a questi farmaci è la ragione per cui le industrie del settore cercano sempre nuovi antibiotici: perché a causa dell'uso improprio, eccessivo, un antibiotico perde ben presto la sua efficacia, con implicazioni veterinarie e mediche allarmanti.

Migliaia di dottori, soprattutto in Inghilterra e in Francia, si sono espressi (anche firmando una petizione di Greenpeace) per un divieto del mais e di altri prodotti transgenici che contengano fattori di resistenza agli antibiotici. In Francia, una decisone del Tribunale ha fermato la coltivazione del mais transgenico con resistenza agli antibiotici dopo che Greenpeace ha fatto causa al Governo francese per averlo approvato. Lo stesso mais è vietato in Austria, Lussemburgo, Germania e Norvegia. In Italia invece c'è il rischio che questo mais, che è già presente nei prodotti in vendita,  venga coltivato nel 2001.

Il modo migliore per essere sicuri che le carni che mangiamo siano prive di antibiotici e conseguenze dell'ingegneria genetica è di mangiare carne che deriva da allevamenti biologici o da altri schemi di certificazione mirata: è in corso un tentativo lodevole nelle Marche.   Oltre ad una migliore qualità, gli allevamenti biologici forniscono garanzie di migliori standard di benessere per gli animali allevati. Questo tipo di produzione nel nostro paese è comunque raramente disponibile, ma i consumatori possono porre con insistenza la questione, soprattutto alla grande distribuzione dell'alimentare (supermercati). Un alternativa è la scelta di diventare vegetariani: purtroppo, oggi, questa nicchia di mercato è però particolarmente esposta alla presenza di soia transgenica, non sempre riferita sulle etichette. Anche in questo caso, i consumatori devono richiedere precise garanzie ai produttori.
 

 Merendine: le pressioni dei consumatori funzionano!

Il successo di alcune campagne di pressione da parte dei consumatori dimostra che essi possono realmente giocare un ruolo importante nell'orientare le scelte delle industrie dell'alimentazione. In Inghilterra l'Unilever, una delle maggiori multinazionali del settore, ha messo in vendita 2 anni fa uno piatto pronto, "Beanfest" ,il primo in cui è stata ammessa la presenza di OGM. Dopo una lunga campagna di Greenpeace, lo scorso aprile l'Unilever ha deciso di usare in tutta la sua produzione in Inghilterra solo ingredienti non-transgenici.

Analogamente in Germania, dopo una campagna di Greenpeace, la Nestlé, maggiore multinazionale dell'alimentare al mondo, ha deciso di non usare ingredienti geneticamente manipolati nel "Butterfinger" uno snack messo in vendita con lo scopo di "sperimentare" la tenuta sul mercato di un prodotto con ingredienti geneticamente manipolati. Purtoppo, in Italia né Unilever (Findus e molte altri marchi) né Nestlè (che controlla anche Perugina, Buitoni, Motta, Alemagna, Vismara, ecc.) hanno dato assicurazioni chiare riguardo al non uso di ingredienti transgenici. Chiamate queste ditte ed esigete di non essere trattati in modo diverso rispetto ai consumatori inglesi (anche Nestlè ha dichiarato di non usare prodotti transgenici in Inghilterra). Chiedete che non usino alcun ingrediente transgenico, compresi quelli che non devono essere etichettati.
 

 Il cibo per animali domestici

Questa particolare categoria di alimenti, che possono contenere soia e mais, non è compresa nelle norme, insufficienti, di etichettatura dei prodotti transgenici. In realtà, alcune ditte hanno etichettato questi prodotti confermando la presenza di OGM tra gli ingredienti. Anche in questo caso i consumatori possono chiamare gli uffici responsabili dei contatti con i consumatori e chiedere garanzie sull'assenza di OGM. In Italia, gli alimenti "biologici" per animali domestici sono quasi introvabili: chiedete alle imprese di orientarsi verso questo settore.
 

 Il settore non-food (abbigliamento, cotton fiocs, fazzolettini, ecc...)

Ci sono parecchi articoli non alimentari in cui si usano OGM. Metà del raccolto di cotone USA è costituito da cotone transgenico che potrebbe essere usato in questi prodotti (tessile, bambagia, fazzoletti...). Anche se alcune imprese hanno dichiarato di non usare OGM nei propri prodotti alimentari ciò non vuol dire che non li usino nel settore non food. Comunque, le dichiarazioni di alcuni, come COOP, vanno oltre l'uso alimentare e COOP dovrebbe fornire specifiche garanzie sul non uso di derivati da OGM anche in questo settore. Come il cotone, anche mais e soia hanno usi al di là del settore alimentare:

Poiché non sono considerati prodotti alimentari, questi OGM non sono etichettati, ma i possibili rischi ambientali rimangono intatti. Ad esempio, sul rischio di causare l'insorgenza di resistenza ad insetticidi che, tra l'altro, sono usati da tempo in modo sicuro dall'agricoltura biologica, è proprio il cotone transgenico che ha manifestato la prima resistenza mai registrata alla tossina del Bt del Bacillus thuringiensis.

Parlando col servizio consumatori dei supermercati, ricordate sempre che siete contrari anche agli usi degli OGM nel settore non alimentare (tessile, etc...). E' probabile che non abbiano nemmeno pensato a questo settore: ricordateglielo. In realtà è verosimile che, quanto più i consumatori si opporranno agli OGM, tanto maggiore sarà la tendenza all'uso di OGM nel non alimentare. Inoltre, quando acquistate vestiti di cotone, cercate prodotti tessuti con cotone biologico: il cotone è una delle colture su cui si usano più pesticidi in assoluto.
 

Fine del tour: come potete fare la differenza.

Questa è la fine del nostro tour. Naturalmente, ci sarebbero numerosi altri alimenti che avremmo potuto esaminare, ed ogni negozio fa storia a se. Durante i vostri acquisti cercate di fare attenzione voi stessi: controllate le etichette, chiedete al supermercato e chiamate il servizio consumatori delle ditte chiedendo informazioni sui prodotti.

Se davvero volete evitare gli OGM ci siano tre cose che potete fare:

Infine, se credete che questo tour sia stato utile e che avete imparato qualcosa che ne valeva la pena, unitevi con altre persone (amici, colleghi, genitori con bambini alla mensa scolastica, insegnanti, ecc...) ed organizzate attività locali su questo tema. Greenpeace può fornirvi informazioni utili ed aiutarvi. Più persone sono informate su cosa fare e su come evitare gli OGM, più saremo vicini a modificare realmente il modo in cui si produce il cibo che mangiamo, allontanandoci dalla produzione industrializzata di bassa qualità, verso prodotti genuini e verso un'agricoltura sostenibile.

Questa è la fine del nostro tour. Naturalmente, ci sarebbero numerosi altri alimenti che avremmo potuto esaminare, ed ogni negozio fa storia a se. Durante i vostri acquisti cercate di fare attenzione voi stessi: controllate le etichette, chiedete al supermercato e chiamate il servizio consumatori delle ditte chiedendo informazioni sui prodotti.

Se davvero volete evitare gli OGM ci sono tre cose che potete fare:

Infine, se credete che questo tour sia stato utile e che avete imparato qualcosa che ne valeva la pena, unitevi con altre persone (amici, colleghi, genitori con bambini alla mensa scolastica, insegnanti, ecc...) ed organizzate attività locali su questo tema. Greenpeace può fornirvi informazioni utili ed aiutarvi. Più persone sono informate su cosa fare e su come evitare gli OGM, più saremo vicini a modificare realmente il modo in cui si produce il cibo che mangiamo, allontanandoci dalla produzione industrializzata di bassa qualità, verso prodotti genuini e verso un'agricoltura sostenibile.