L'AJA (CNN) -- Se non si farà nulla per fermare il riscaldamento globale i morti per le ondate di calore nel mondo potrebbero raddoppiare nei prossimi vent'anni: la fosca previsione viene da Godwin Obasi, segretario generale dell'agenzia delle Nazioni Unite per la meteorologia.
Mentre i rappresentati di 185 Paesi riuniti all'Aja per la conferenza sui cambiamenti climatici non riescono a trovare il modo di dare attuazione pratica al protocollo firmato a Kyoto per la riduzione delle emissioni dei gas a cosiddetto 'effetto serra', ritenuti responsabili del riscaldamento globale, Obasi lancia un nuovo allarme sulle ondate di calore, che si va ad aggiungere alle già forti preoccupazioni per l'innalzamento del livello dei mari e per le modificazioni delle fasce climatiche.
"Le onde di calore provocheranno sempre più morte" ha detto ha detto il segretario generale della Wmo (World Meteorological Organisation) in una conferenza stampa a margine della conferenza sui mutamenti climatici.
Un recente rapporto Onu ha stimato che, se non vi sarà una drastica riduzione delle emissioni di gas 'a effetto serra', la media della temperatura della superficie della Terra potrebbe aumentare da 0,6 a quasi 5,6 gradi Celsius entro la fine del secolo. Questi modesti aumenti sono destinati ad amplificarsi nelle grandi città che tradizionalmente, a causa della presenza di asfalto e cemento, e della mancanza di vegetazione, sono "isole di calore" dove la temperatura media è più alta di quella della zona circostante.
Nelle 15 maggiori città degli Stati Uniti nell'ultimo decennio a causa delle ondate di calore sono morte in media 1.500 persone all'anno. Questa cifra, ha osservato Obasi, è destinata a salire a 3.000 - 4.000 morti entro il 2020.
L'allarme, riguarda un po' tutte le grandi città 'calde' del mondo, da Shangai a Toronto, da Atene a Madrid, ma si prevede, ha detto Obasi, che il problema sia più acuto nelle cosiddette megalopoli dei Paesi in via di sviluppo, dove ci sono molte difficoltà nell'informare il pubblico su come attuare misure di prevenzione per le conseguenze delle ondate di calore e dove mancano infrastrutture.
Negli Stati uniti, ad esempio, i morti provocati dagli uragani sono drasticamente scesi con il miglioramento delle procedure di allarme e di evacuazione, mentre invece nei Paesi meno sviluppati gli effetti di questo tipo di fenomeni meteorologici estremi sono ancora devastanti, e mietono centinaia, se non migliaia, di vittime.
Gli esperti delle Nazioni Unite ritengono che l'aumento della temperatura media del mondo potrebbe favorire anche il diffondersi di malattie nelle regioni tropicali.
Dalla fine dell'Ottocento, quando è iniziata la rilevazione e la registrazione delle temperature a livello globale, gli anni '90 sono stati la decade più calda, e il 1988 l'anno che ha registrato la maggior temperatura media.