Italia a rischio

Studio dell'Enea per il ministero dell'Ambiente

di Silvia Giralucci, CNNItalia

ROMA (CNN) -- Tra le conseguenze dell'effetto serra (scioglimento dei ghiacci, precipitazioni in aumento nell'emisfero Nord e crescita della siccità in quello Sud, estremizzazione degli eventi meteorologici…) quella che produrrà maggiori danni in Italia è l'innalzamento del livello del mare: molte zone turistiche tra le più rinomate del Bel Paese rischiano di scomparire.

L'allarme viene da uno studio curato dall'Enea (Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente) per conto del ministero dell'Ambiente, i cui risultati sono stati anticipati in un estratto sulla rivista 'Enea report'.

Lo studio pone l'area mediterranea "tra quelle mondiali a più alta vulnerabilità in termini di perdita di zone umide e in particolare degli ecosistemi e della biodiversità marino-costiera", anche se, nota, per il momento non appare tra le più critiche per problemi di popolazioni a rischio di inondazioni.

Erosione delle coste: danni al turismo

In Italia i cambiamenti climatici avranno l'effetto di accentuare e amplificare i rischi già determinati dall'urbanizzazione, dalla produzione industriale, dalla pesca, dal turismo, dai trasporti marittimi… con effetti, sottolinea lo studio, "talora non prevedibili".

Le lagune veneto-friulane, con l'innalzamento del livello del mare, saranno inondate più frequentemente e in generale tutte le zone costiere subiranno una maggiore erosione. Un pericolo più accentuato per quelle basse, per quelle ottenute con opere di difesa idraulica e per le aree bonificate. Il mutamento avrà certamente ripercussioni negative sull'industria turistica, con la perdita notevoli estensioni di spiaggia e il danneggiamento di infrastrutture e servizi turistici e abitativi.

Venezia
Acqua alta a Venezia: un'immagine destinata a divenire sempre più frequente  

Le strutture turistiche italiane, inoltre, saranno danneggiate in maniera globale dall'effetto serra: l'aumento della temperatura, rileva infatti il rapporto Enea, tenderà a stimolare maggiori attività turistiche e di ricreazione nell'aria aperta nel Nord Europa e a ridurle invece nel Sud Europa.

"Nell'area mediterranea - si legge nell'articolo scritto su 'Enea Report' da Vincenzo Ferrara, direttore della divisione ambiente globale e Mediterraneo - le più frequenti ondate di calore e di siccità, insieme alla minore disponibilità di acqua, potrebbero modificare le attuali abitudini turistiche concentrate soprattutto in estate, così come il minor innevamento e la progressiva ritirata dei ghiacciai potrebbe modificare e ridurre l'abituale turismo invernale alpino".

A rischio le falde costiere di acqua dolce

Altro grosso pericolo in agguato è l'invasione di acqua salata nella falde di acqua dolce presenti lungo le coste (in particolare quelle del medio-alto Adriatico, ma anche quelle del basso Tirreno) che potrebbe avere conseguenze sull'agricoltura e sulla disponibilità di acqua dolce.

L'innalzamento del livello del mare potrebbe inoltre provocare una forte riduzione delle zone umide e di acqua dolce e di acqua salmastra, con ricadute sulla pesca e sulle attività agricole.

Venezia: acqua alta un giorno su tre

Piazza San Marco
Venezia, piazza San Marco: un uomo tenta di mantenere l'equilibrio in piedi su due sedie per evitare di bagnarsi con l'acqua alta  

L'Enea ha anche calcolato, sulla base di un modello suscettibile di molte variabili e quindi da considerare soltanto indicativo, quali sono i venti siti costieri italiani che in caso di innalzamento del livello del mare e in assenza di adeguate misure di prevenzione, rischiano di essere sommerse (per il dettaglio, clicca sulla cartina).

Il pericolo maggiore è quello per le coste dell'alto Adriatico e in particolare per l'area veneziana. Venezia è una città costruita su palafitte e gli scenari che la vedono sommersa dall'acqua sono fantascienza molto meno di quanto possa sembrare: soltanto nell'ultimo secolo è sprofondata di 23 centimetri e l'istituto grandi masse del Consiglio nazionale delle ricerche ha previsto che nel prossimo secolo scenderà di altri quattro.

Considerando contemporaneamente subsidenza naturale e innalzamento del livello medio del mare, è facile prevedere un aumento notevole della frequenza di acque alte. Secondo quanto dichiarato recentemente dal direttore generale del ministero dell'Ambiente Corrado Clini, nel 2050 il fenomeno potrebbe arrivare a verificarsi addirittura un giorno su tre.